10. Fare sempre di testa propria, ma mai scegliere d’istinto.

 

In conclusione, il principio definitivo che vige su tutta la materia è:

 

  1. Fare sempre di testa propria, ma mai scegliere d’istinto.Parlarne invece sempre molto, ma sul serio però, e in maniera emotiva e profonda. Non semplicemente facendo finta…E soprattutto, PRIMA di effettuare una scelta importante, sviscerare ogni ambito e mettere in relazione le scelte, le influenze reciproche e principalmente il nostro benessere. Se la scelta che avremmo effettuato istintivamente è quella giusta, riemergerà in tutto il suo vigore, ma sarà molto più -e molto meglio!- messa alla prova, diventando (ora sì!) un vero pilastro della nostra esistenza.Per scegliere, esiste una vera e propria tecnica che pratico da decenni di cui vi parlo in uno scritto a parte, ma che comunque si riassume nello stare almeno 1 giorno e 1 notte con la decisione presa per uno dei 2 poli della scelta vitale per noi (vado a vivere al mare oppure cambio lavoro). E non comunicarlo a nessuno. Simulare però dentro di noi, come se fossimo già in quella vita, che cosa succede e come lo viviamo. E poi, passo un altro giorno e un’altra notte con la decisione opposta, verso l’altro polo (non vado a vivere al mare, oppure non cambio lavoro).E immediatamente sapremo se dentro di noi, ci sentiamo meglio da un lato o dall’altro. In maniera emotiva e profonda e non solo razionale e mentale.

    Sapete quante persone ha aiutato questa semplice tecnica? E quanti disastri ha evitato?

     

    E comunque alla fine, ricordarsi che nessuno ci chiede mai di scegliere di sacrificarci. Spesso capita in terapia:

    • non posso
    • non vogliono
    • non vuole
    • non me lo permettono
    • non me lo posso permettere.

    La stragrande maggioranza delle volte è una proiezione su voleri degli altri che in realtà non esistono.
    “Ma gliel’hai chiesto alla persona interessata, che cosa ne pensa?”.
    “Non mi serve, lo so già”.

    Se invece si va a chiedere alla persona che crediamo ci blocchi, la reazione è quasi sempre sorprendente:
    “E chi ti ha detto che non voglio?! A me interessa solo che tu sia soddisfatto, e che non faccia scelte avventate, ma ciò che importante è il tuo bene, che tu sia sicuro, responsabile. Pensi che ti voglia qui con me, insoddisfatto e costretto?!”.

    E a posteriori, la massima è sempre vera: meglio fare e pentirsi che non fare e pentirsi. Dopo che glielo abbiamo chiesto, qualcosa si è mosso, quantomeno nella nostra determinazione a fare qualcosa, a smuovere il pantano.

    Come tutti, spesso scherziamo sul livello di ciascun ambito o pilastro che sia.

    Ad esempio definiamo e distinguiamo:

    • una casa Ikea da una casa Cargo (enorme negozio di arredamento di Milano)
    • un amore adolescente da un amore maturo
    • un lavoro appassionato da uno sconfitto

    E utilizziamo scale, livelli e attributi di un cinismo impressionante, ma la verità è che spesso vediamo giusto.

    Può sembrare stupido e banale, ma abbiamo tutti bisogno di riferimenti. E una casa X, vuol dire una certa affettività e una consapevolezza, e una casa Y, un altro tipo di attenzione, possibilità, investimento ecc.

    Ma valutare se qualcuno vive prigioniero in una casa ristrutturata da altri che non gli appartiene, oppure se ha arredato con gusto e con due lire il suo splendido rifugio, sono passatempi che pratichiamo tutti.

    Solo che non sono passatempi: è la vita, baby… E’ come un immediato riferimento ai punti cardinali, esattamente come una bussola interiore, emotiva.

    E in questi cammini per le nostre selve oscure è utile muoverci su basi più solide e meglio conosciute.

    Allora Buen Camino, Peregrino.

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