Il secondo Motivo di non Cambiamento è che non conosco “come” IO PERSONALMENTE possa fare a cambiare… con il mio carattere e le mie difficoltà.
Nessuno me l’ha insegnato e io mi sono sempre dovuto arrangiare.
Allora provo, provo, provo, sempre allo stesso modo, e alla fine, rinuncio.
Volete fare un esercizio? L’abbiamo già descritto. E’ stato per me molto significativo.
Chiediamoci insieme:
- Che cosa ci preoccupa sistematicamente?
- Che cosa cerchiamo da tanto tempo, in modo ricorrente?
- Qual è il tema della nostra vita?
- Può essere: la ricerca della propria strada sul lavoro
- Oppure la serenità affettiva
- O la sensazione finalmente di essere all’altezza dopo decenni d’inadeguatezza
- Ovviamente, può essere molto altro ancora… aggiungere il proprio scopo se del caso:
Fatto, ci avete riflettuto il tempo necessario?
Ecco, fate questo esercizio: concentratevi su una condizione precisa: che non lo raggiungerete mai. Ma proprio mai…
Il motivo di questo mancato raggiungimento è che occorre accettarne il lutto, la mancanza percepita allora, non alimentarne la vana ricerca oggi.
Oggi possiamo esprimerla, condividerla, e così accade in terapia.
Attraverso le domande di cui sopra, e degli approfondimenti dell’Acccettazione, se volete approfondire…
…nella risonanza e nel rispecchiamento con qualcuno sinceramente all’ascolto…
…emerge chiaramente che …
…–da adulti- non è più questo ciò di cui abbiamo bisogno, ma ci ha fatto comunque bene, molto bene, condividerlo, come se qualcosa finalmente si sciogliesse.
Quindi, cosa succede se stiamo il tempo sufficiente a sentire che questo desiderio di colmare una mancanza lo diamo per perso? Proviamo? Quanto tempo riusciamo a starci?
Già qui si vedono le prime differenze. C’è chi non riesce proprio a rinunciarci nemmeno per un minuto. Perché è ancora abbarbicato strenuamente al suo orgoglio. Nonostante la fatica e la sensazione di blocco ripetitivo: “non riesco. E’ come se -rinunciando- mi costringessi ad accettare che tutte le mie lotte sono inutili. Mi sembrerebbe di morire”.
Eppure -se solo ci si applica- può volerci del tempo, da 5 minuti a 5 giorni a 5 mesi, ma le fasi che si attraversano di solito sono: prima ribellione, poi delusione, poi rabbia e, alla fine, tristezza profonda.
Che sono esattamente le fasi dell’elaborazione del lutto. Curioso, eh?
In seguito, con il passare dei minuti, dei giorni, delle settimane -a seconda dei casi- fiorisce una specie di liberazione. Perché è da una vita che cerchiamo quella precisa emozione, sensazione, situazione, e non la riusciamo mai a trovare.
Perché cerchiamo qualcosa d’impossibile… E’ proprio un paradosso. Anziché risolvere, torniamo ad attrarre la sensazione della nostra infanzia da cui vorremmo uscire. Freud la chiamava coazione a ripetere. Quindi si arriva ad una specie di grande sollievo:
“ah, è così allora: certo, mi sento disorientato/a, ma percepisco una marea di energia di ritorno
che -fino ad oggi- ho sprecato in una trentennale ricerca di qualcosa d’impossibile”.
Vi sembra di rifiorire, non è così?
Nel mio caso personale la situazione di partenza, il mio “desiderio di una vita” era e sarà sempre risolvere l’incertezza, la paura, la sensazione di non farcela, di non poter avere agio, serenità, continuità, che ho respirato per anni e anni a casa mia, mentre crescevo.
E so che se le vado dietro e metto in atto tutta una serie di meccanismi per “guadagnarmi” con sforzo e sacrificio la serenità, ritornerò in un attimo nel mio tema caratteriale: sbattermi e lavorare il più possibile per arrivare -“un giorno”- a non sentirmi più precario e incerto. Con il risultato di non arrivarci mai… E di alimentare proprio la precarietà! (E questo è il corollario più assurdo…).
Io posso invece stare in pace adesso, subito, come diritto inalienabile ed esistenziale.
Solo così la serenità si sviluppa. Da dentro. E così posso percepirla fuori. Con difficoltà all’inizio, certo, perché ciò che è facile per altri, era davvero un blocco impossibile a casa mia, a casa nostra …
Ma con i dovuti investimenti di energia, aiuti e consapevolezze, possiamo tutti riuscirci benissimo, se conosciamo che cosa stiamo facendo e lo sentiamo andare finalmente dove risiede davvero il problema: oggi casa mia sono io… E posso farlo.
E quindi il paradosso del Furetto si sana: posso stare completamente sereno accettando che non sono stato sereno (!) e che una parte di me tenderà a non sentirsi mai serena (!).
Come chi abbia subito l’esperienza di una bomba: sa che se scoppia un petardo lui trasalirà sempre un po’. Ma è solo un petardo e può accettarlo per il resto della vita anziché vivere perennemente teso perché un petardo può scoppiare in ogni momento, o costruire un rifugio antiatomico per difendersi, con dispendio impressionante di energie.
Ciò che conta è capire perché la sentiamo come se fosse oggi, la bomba.
E poi accettare fino in fondo che è una vita che ce l’andiamo a cercare senza accorgerci -la sensazione di bomba- per poter così fuggire ogni volta.
Ed è sbagliata l’abitudine inconsapevole a fuggire: NON siamo noi ad essere sbagliati.
Tutto ciò che ci porta fatica, ce ne porterà, ancora e ancora.
E noi non stiamo facendo altro che ri-sottometterci da soli; ri-somministrarci ciò che era “normale” a casa nostra, per i nostri genitori… pur degni della massima considerazione, ma con tutte le loro fissazioni personali e culturali.
Ora, nessuno in passato ci ha detto “rassegnati, il problema è dentro di te?”. Certo che ce l’hanno detto! Un’infinità di volte. Ma è il perché il problema non si sana da solo -e come funziona tutto il giro del fumo- che non ci hanno mai spiegato.
Sapete che gioia vedere qualcuno che ritrovi una motivazione verso una direzione, un cambiamento reale, percepibile, solo mutando atteggiamento dentro di Sé? Non è quello che stiamo tutti cercando?
Ah, ma allora, si cambia? Le persone cambiano? Possono cambiare? Basta solo respirarci dentro?
Se volete approfondire, potere vedere le diverse ferite, i temi conseguenti e le reali evoluzioni, “l’altra storia” che può diventare la nostra vita.
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2a. Si Possono Sviluppare Sentimenti Sconosciuti?
Le Persone Non Cambiano? 4 Modi per Far Finta di Cambiare
1. E’ Davvero Questo il Cambiamento?
1a. Come Non Cercare Qualcosa che Non Voglio Davvero?
2. Come Trovare il Mio Modo di Cambiare?
2a. Si Possono Sviluppare Sentimenti Sconosciuti?
3. L’Entusiasmo Necessario per il Cambiamento: Il Battitore Motivato
3b. L’Energia per Raggiungere i Miei Obiettivi
4. Evitare Nel Cambiamento di Confondere Tempo e Spazio
Riepilogo: Le Persone Non Cambiano? 4 Motivi di Non Cambiamento
Info sul prossimo incontro Le Persone Non Cambiano?
Leggi il programma completo degli incontri di Terapia di Gruppo Bioenergetica 2016