2) Soddisfazione anziché Solitudine

E se ci sentiamo soli, allora, è perché ci sono parti di noi non soddisfatte, non perché abbiamo bisogno di altri.

 

Quindi, altra pietra miliare per l’abbondanza:

 

2)          Soddisfazione anziché Solitudine

 

Cercare la Soddisfazione anziché risolvere la Solitudine.

Questa è la chiave.

Dedicarsi alla soddisfazione è cercare l’abbondanza.

La solitudine deriva non dalla mancanza di qualcuno bensì dalla sensazione di dovercela fare da soli di fronte a qualcosa di più grande di noi, di eccessivo, di soverchiante. E continuare a sentire questa sensazione per troppe stagioni. E già saperlo muta il nostro atteggiamento.

Vuol dire allora che è arrivato il momento di cercare di far bene, con soddisfazione e piacere qualsiasi cosa che fino a ieri facevamo con disgusto e noia; riscoprire la stessa vita di ieri con occhi completamente diversi.

Significa tornare a stupirci di come può essere bella l’attività che crediamo che “quello stronzo” ci abbia rovinato per sempre.

Oppure riscoprire il piacere di camminare, semplicemente, o di nuotare, o di stare per conto nostro solo dieci minuti al giorno. E’ quindi una questione di focus: riportare la nostra attenzione verso il corpo e le emozioni che ci fanno provare soddisfazione. A prescindere dal tempo che abbiamo a disposizione!

Quando siamo soddisfatti, non ci manca nulla e nessuno, siamo in armonia con l’universo, e tutto gira bene. Cercare allora soddisfazione al posto di agitarsi per colmare la solitudine è l’unico segreto che conta. E nessuno ce lo può portare via.

E’ semplicemente rendersi conto che ci siamo messi in un angolo da soli. E prendiamo anche le scuse che il danno lo hanno perpetrato altri. E non ci possiamo fare niente.

Non ci possiamo fare niente?! Scherziamo?! Noi glielo abbiamo permesso. Altrimenti perché “lui” o “lei” non sono nelle nostre stesse condizioni? Perché migliori di noi, peggiori, più stronzi? Sono solo “chiacchiere da bar”. E -sotto sotto- lo sappiamo.

Nel momento in cui la nostra vita finalmente “gira”, possiamo cambiare qualcosa di importante o prendere decisioni anche difficili, proprio perché stiamo bene e ci sentiamo vitali.

 

In questo senso risiede il significato dell’affermazione: la natura non conosce mancanza, solo abbondanza.

Come si fa? Ci si concentra su cosa abbiamo di abbondante e di soddisfacente, oggi, e si cerca dentro, si aspetta di sentirlo, si ragiona in termini di coinvolgimento anziché di dovere e di rimando. Si impara a “staccare” dalle brutte atmosfere e a far fruttare ciò che normalmente non riusciamo più a vedere.

In questa accezione, cambiare il modo di cambiare non vuol dire mandare tutto all’aria: vuol dire chiedersi: cos’è che non riesco più a vedere, a sentire, di piacevole, in questo lavoro o in questa atmosfera familiare? Fino a sentire la pienezza arrivare.

Mentre noi, al contrario, scegliamo di vivere per metà, anzi un quarto, in ciò che facciamo. Ci siamo oggi, ma in realtà non ci siamo. E così a casa.

Se ci hanno rovinato la vita è perché non ne avevamo un’altra da perseguire.

Pensiamo alla vita che vogliamo, sempre e comunque. La differenza è tutta lì.

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