Noi abbiamo solo 3 Atteggiamenti nei confronti di ciò che continua a succedere nella nostra vita.
Vale a dire nei confronti del Karma, che è il sistema delle convinzioni e delle azioni che mettiamo in moto ormai automaticamente con il nostro carattere, le posture, le emozioni e le aspettative.
1. Automatismo. Il primo atteggiamento che noi tutti purtroppo mettiamo in atto verso il nostro Karma è inconscio: cioè paghiamo il prezzo di ciò che abbiamo costruito nel tempo -e per chi ci crede anche nelle vite precedenti- senza lavorarci su.
Quando va bene non è un problema. Ma è triste e colmo di malessere, quando bene non va.
Quindi qui la distinzione in due è tra chi ci lavora e si chiede che fare e si subisce e si chiude.
Ne vediamo molti purtroppo che arrivano a farsi aiutare dopo periodi di di stagioni intere passate a subire gli avvenimenti e a mettere la testa sotto la sabbia.
2. Risveglio. Il secondo atteggiamento è già il risveglio: reca in sé i prodromi del successo. Le persone per forza di cose iniziano a correlarsi al senso di ciò che ci capita: che significato? Quale insegnamento? Mi occupo e valorizzo le sincronicità e quindi mi aspetto sempre il meglio? Rivolgo lo sguardo fiducioso e profondo alle questioni della mia vita? Se sì, l’essere umano si collega all’instante al proprio Dharma, cioè si pone nell’ottica di apprendere da ciò che lui e proprio lui e solo lui ha generato con il proprio coordinamento corpo-mente-emozioni per ritrovarsi in tali condizioni in questo preciso momento. E così, decidendo che tutto va bene come vada e come sia andato sinora, accetta incondizionatamente il proprio karma. Allora le leggi universali sentono che ha imparato la lezione di questa vita sulla terra e può passare al livello successivo, il Dharma appunto: ciò che siamo destinati a svolgere come ruolo e come posto nel mondo.
3. Trascendenza. Se quindi il secondo trasforma il Karma, il terzo atteggiamento invece trascende il Karma. Lo accetta talmente tanto e per definizione che si occupa della meditazione sullo spazio tra i pensieri, sui minimi gesti, sulle manifestazione dei propri desideri.
Generalmente, tale terzo e maturo atteggiamento, si manifesta dopo il secondo ed è frutto di un’evoluzione di sé.
Vale a dire che una volta che ho provato a trasformarlo, il mio karma, e dopo che l’ho fatto per un po’, e decisamente ho segnali di averlo compreso, trasformato ed evoluto, e so come e perché mi sono cacciato in questi guai, allora inizio a provare come cavalcare l’onda. Cambio totalmente atteggiamento nella vita. Mi acquieto e mi accomodo nel percepire le sfumature di ciò che mi accade per coglierne l’essenza.
In questa terza versione di me, cosmica e dharmatica, realizzata per definizione, mi soffermo su tre aspetti, esercizi ed esperienze che -guarda caso- sono le stesse attitudini delle classi di bioenergetica:
A) Coscienza: essere il più possibile consapevole e in ascolto del proprio corpo ed emozioni per cogliere gli effetti emotivi delle proprie scelte. E quindi affinare la propensione alla consapevolezza;
B) Sensazione: porsi sempre due domande: quali sono le conseguenze di ogni mio gesto e di ogni meccanismo di attrazione che metto in moto? E la seconda: per quanto ne so, questo gesto porterà felicità a me e agli altri che mi circondano? Oppure no?
C) Fiducia: rinnovo allora il voto di fiducia; mi farò guidare allora dal cuore e dalla bussola nuova del corpo e delle emozioni per produrre molto più consapevolmente nuovi pezzi di mondo.
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