Non appena vai in crisi
c’è sempre qualcuno che verrà a dirti
che non è il caso di abbattersi,
che un giorno le tue pene farai fatica perfino a ricordarle…
e tu sai che è vero
ma sai anche che quella
è l’ultima cosa che in quel momento vuoi sentirti dire.
Luciano Ligabue
Il cambiamento reale si ottiene in modo facile ed istantaneo.
Ci sono solo due grandi modi naturali per ottenere questo tipo di cambiamento spontaneo:
+ vedere le cose in modo diverso dentro di noi;
+ cambiare in modo sostenibile ogni giorno attraverso piccoli rituali legati al piacere.
Solo questo ci porta a sentire -appena iniziamo- di andare verso la direzione che vogliamo. Dopo 100 piccoli cambiamenti effettuati con un’immagine completamente diversa di noi e del mondo, succede la rivoluzione.
– Allora ripetiamo qual è il problema: che cosa mi avvilisce in questo periodo? Che cosa reca con sé solo e soltanto un messaggio molto inadeguato? “Oggi, come ieri e come domani, devo fare solo ciò che devo fare e a costo di qualsiasi sacrificio? Che cosa sinceramente è così insoddisfacente per me da troppo, troppo tempo?”.
– Qual è il reale problema interiore sottostante a questo avvilimento, Sinceramente?
– Che cosa o chi -e in che senso- fa sì che io NON possa ad indirizzare adeguatamente la mia vita verso ciò che desidero?
– Ora qual è invece un’immagine interiore, un’ispirazione, che possa competere in potenza e in positivo, contro questo stato di cose che mi avvilisce? Che cosa in questi anni mi ha mandato avanti e magari oggi è venuto meno?
– Come posso recuperarlo? Non è possibile recuperarlo? Allora, c’è qualcos’altro di vitale, altrettanto potente ed alternativo, che mi può ispirare? Sono consapevole che ho necessità di questa ispirazione come dell’aria che respiro? Cosa posso fare per trovarlo?
– Se senti che non c’è niente di vitale e potente che può di nuovo ispirarti, sappi che semplicemente non può essere vero: esiste in modo naturale qualcosa o qualcuno che ti ispiri, ti ridoni entusiasmo, coinvolgimento, passione. Allora, semplicemente ti stai ingannando, stai vivendo male e puoi allora stare meglio fin da subito solo conoscendo la innaturalità di questo stato.
Pertanto, rimuoviamo per adesso il Grande Abbattimento, e cominciamo dalle piccole cose, trasversalmente:
dove, concretamente, posso smettere di ripetere giorni sempre uguali e riguadagnare “spazio per me”?
Che cosa posso una volta per tutte non permettere mai più a me stesso e ad altri di rovinarmi, come umore, emozione, ottimismo e via dicendo? Dove è necessario interrompere per prima cosa la catena verso il magone e instaurarne un’altra da subito, di segno completamente opposto?
– Un esempio: Mary aveva deciso di non avvilirsi più, ma da tempo non sapeva come fare. Era davvero un brutto periodo. Una domenica pomeriggio, doveva lavorare ad una presentazione per il lavoro, importante, da illustrare in una riunione il lunedì in ufficio.
L’ex marito l’aveva come al solito fregata, con una scusa, e le aveva lasciato i figli nel weekend che toccava a lui e ora i bambini scalpitavano mentre lei in qualche modo non poteva curarsi di loro. La giornata era piovosa e I due figli di 7 e 9 anni litigavano tra loro. I bambini allora presero la presentazione -lasciata 1 minuto stampata sul tavolo- e iniziarono a pasticciarla con i pennarelli e a scrivere domande, scherzi, “Booh!”, “Bleah” eccetera.
Tornata in cucina, lei era rimasta di sasso: non sapeva se ridere o piangere. Alla fine, era scoppiata in una risata, dopo tanto tempo passato in tensione… Fatto sta che scannerizzò la presentazione pasticciata dai figli e il giorno dopo la presentò in questo modo. Ottenendo ancora più apprezzamenti da capi e colleghi. In più colse l’occasione di portare loro anche la torta che i figli avevano reclamato scrivendolo sulla presentazione: “ma non era meglio una torta?!”. Al lavoro ebbe molta più soddisfazione, cercando solo piacere a casa.
– Che cosa credo che mi risollevi il morale ma sono convinto di non potermi più permettere? Ad es. non posso per problemi di età, tempo, stanchezza, ecc.
– E se lo facessi 1 volta alla settimana? Potrei sopportarlo, fisicamente, nonostante tutto? Se no, una volta ogni 2 settimane? Potrei sopportarlo fisicamente? Ancora no? Allora, 1 volta al mese, potrei sopportarlo? Se sì, che cosa? Quando? Con chi? In che data? Con quale organizzazione?
– Posso programmarlo, mettere una data, organizzare questo piacere? Oppure è ormai tutto completamente bloccato? Mi è chiaro questo meccanismo quanto sia diventato così potente da non permettermi più cambiamenti? Dove agisce? In che modo? In che modo invece posso ribaltarlo? Se ci riesco, mi fornisco da solo un’enorme dote di motivazione, entusiasmo, sensazione di padronanza, consapevolezza, di poter re-indirizzare la mia vita. Cominciando dalle piccole cose. Qualsiasi cambiamento per essere tale si comincia sempre dalle piccole cose.
– Posso stare in ufficio un giorno fino a cena o dopo cena? Soprattutto se in questo periodo mi abbatte terribilmente? Lo sappiamo che sembra assurdo, ma tecnicamente, posso farlo? Oppure da casa, posso lavorare? Che cosa farei? Scriverlo dettagliatamente, anche se non mi vengono idee nuove. Posso provarlo una volta sola per vedere l’effetto che fa? Anche se all’inizio mi sembra inutile, paradossale? Se sì -e se sentirò lo sblocco che ciò significa- potrei farlo una volta a settimana? No? Una volta ogni 2 settimane? 1 Volta al mese?
Ripetere per altre situazioni apparentemente paradossali: andare in ufficio la mattina all’alba e uscire nel primo pomeriggio: posso farlo? Ecc. Se no, posso lavorare da casa all’alba? (Chiaro il meccanismo? io non mi abbatto mai…! Da oggi ci provo e ci riprovo ecc. ecc. ecc. )
– Se viceversa riuscissi con gli stessi intenti, in un altro giorno, ad alzarmi all’alba senza andare al lavoro, e non usare più alcuna scusa o pigrizia per uscire ed evitare così di vivere il sublime che ci circonda, anche durante il weekend, per che cosa mi alzerei? Quando? In che data? Con chi? Con quale organizzazione?
– Posso in un altro giorno uscire dall’ufficio alle 4 del pomeriggio, per fare qualcosa di meraviglioso per me, che sono anni che rimando? Che cosa? Quando? Con chi? In che data? Con quale organizzazione?
– In che cosa il mio ufficio, la mia postazione lavorativa non mi piace più o non mi è mai piaciuta? Se mi guardo intorno, che cosa non è più tollerabile dello spazio in cui vivo? Casa o lavoro? Non posso cambiare niente? Sicuro? Ma posso almeno scrivere che cosa cambierei? Ho così almeno un obiettivo chiaro, piccolo, sulle piccole cose concrete, per programmare almeno un po’ di agio. Se non riesco con le piccole cose quotidiane, come posso farlo sulle grandi direttrici della mia vita? L’universo sente la direzione che prendiamo e ci premia per questo, non soltanto se ci riusciamo. Mentre noi, se vediamo che un’operazione è difficile rinunciamo a priori, perdendo il meglio della vita: il tentativo.
– In che cosa posso contribuire un minimo a personalizzarla, amarla, la mia postazione lavorativa, il mio ufficio, la mia vita quotidiana a casa, negli spazi in cui mi muovo? E la mia auto? Quanto tempo è che non la pulisco? Ci sono amici/amiche che leggono queste note che hanno la macchina letteralmente ostruita da reperti storici… Posso fare qualcosa in questo senso, soprattutto quando non è proprio più sopportabile che il lavoro e casa mi facciano letteralmente schifo?
– Non è che ho confuso, il ribrezzo per questo lavoro in questo periodo, con quello per lo spazio in cui lavoro o vivo? Posso distinguerli? In che modo e in che senso? Mi posso fare aiutare? Non è meglio ricominciare proprio dal fare pulizia, chiarezza, dall’evitare lo sconforto?
– Quando è stata l’ultima volta che ho portato in ufficio la mia torta meravigliosa che ho cucinato con amore (o altre pietanze, non sottilizziamo!), proprio a chi sentiamo che ci rovina la vita ogni giorno in ufficio? Posso portare qualcos’altro? Mi è chiaro il senso di tutto ciò e cioè che lo faccio per me, senza aspettarmi nulla dagli altri?
– E la pena? Come posso vivere contemporaneamente allora, e totalmente, il piacere e la pena, però accentandola come parte della vita, senza più sentirmi dimezzato, schiavo, e aspettare o sperare che ciò finisca, ma cercando di cambiare con tutto me stesso ciò che posso, scegliendo comunque begli stati d’animo, in ogni attimo della giornata, laddove possibile certo, ogni giorno di più?
Solo così, automaticamente, qualcosa succederà e cambierà davvero, perché cambia la nostra capacità di incidere. Il vero problema è non sapere più che cosa ci emoziona, essere diventati aridi, routinari e stupidi. Allora ripartiamo da qui. Ci concentriamo anche sulla pena, sul dolore che ci provoca questa situazione, nel dettaglio. Poi, ad un certo punto, di colpo, sentiremo come la autorizziamo noi, non mettendola più in discussione da troppo tempo. O addirittura perché ci fa comodo per lamentarci o per dimostrarci che è meglio chiudersi definitivamente. Mentre possiamo cambiare stato d’animo. E’ importante perché diamo al nostro inconscio il messaggio che non fuggiamo più, mai più, i nostri problemi, ma li accettiamo, ci stiamo dentro, per affrontarli e risolverli. E sorridiamo, miglioriamo, ogni giorno di più. (Si veda il libro “Fish!” Sperling & Kupfer editori).
E se non esce niente, proprio niente, da una riflessione come questa, solo con carta e penna? Allora mi devo aiutare. E farmi aiutare. Il processo non cambia: se mi aiuto, mi faccio aiutare. E’ il principio di reciprocità. Punto.
La mia esperienza quotidiana di terapeuta mi dice che molto spesso le persone che arrivano totalmente a terra, dicendo che non riescono a capire che cosa le abbatte, in realtà lo sanno benissimo ma hanno bisogno di sentirselo dire da fuori per vedere se è vero ciò che sentono. E’ un bisogno di rispecchiamento naturale dell’essere umano. Ma si può cominciare per prima cosa essendo oltremodo sinceri con se stessi. E poi avere conferma da un esperto. Avete idea di quanto la persona esca dal mio studio sollevata dopo aver avuto la conferma che il suo problema può essere affrontato e risolto? A chi posso quindi chiedere conferma delle mie sensazioni?
– La legge dell’attrazione funziona così: noi attraiamo l’uguale, non il diverso. Quindi se io mi avvilisco, attrarrò situazioni e persone che hanno a che fare con l’avvilimento di se stessi e degli altri. E quindi insieme ci svaluteremo e avviliremo di più e meglio.
Se io smetto l’avvilimento e mi aiuto, attirerò nella mia vita persone e situazioni che aiutano se stessi e gli altri.
Posso iniziare ad andare in libreria e leggere un libro che mi sembra interessante. E non smettere mai di cercare. Mai. E inizio a passare una sera a settimana in libreria o in biblioteca (da quanto non andiamo in biblioteca!?) a sfogliare sul posto libri di tutti i tipi per poi approfondire.
Ma non rinunciamo mai più ad un minuto in cui cerchiamo di star bene. E’ una sconfitta? E’ una sconfitta non farlo. E’ una sconfitta restare aggrappati all’orgoglio. “Io non chiedo niente a nessuno” è il problema da cui siamo partiti: e perché mai non posso chiedere aiuto? Chi sono io? Un orgoglioso che soffre da morire piuttosto che cambiare abitudini? Come vedete, diventa un alibi per non fare niente.
L’Abbondanza Dentro di Noi
7 Passi nella Prosperità
Clicca su ognuno dei punti per visualizzarlo
1a – Check List: Piacere al posto di Tempo
2) Soddisfazione anziché Solitudine
2a – Check-list: Soddisfazione anziché Solitudine
3a – Check-list: Rimuoviamo il Grande Abbattimento
4) Generare Un Entusiasmo al Giorno
4a- Check-list: Un entusiasmo al giorno: tornare a muovere le acque
5a – Check-list: Che cosa va bene, oggi? Un gusto pronunciato per i piccoli piaceri della vita
6) Seguire i Desideri, Non i Bisogni
6a – Check-list: Seguire i Desideri. Smettiamola di Continuare a Cavarcela
7a – Check-list: 1 Emozione, 1 Parola: Ripartire è Ripartire dalle Emozioni
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