Se ci guardiamo intorno, di esempi di desideri e blocchi contrapposti ce n’è un numero abnorme:
Sergio e Sandro desiderano considerazione e sentono che loro semplicemente non esistono perché a casa loro, da bambini, non esistevano.
Gaetano dichiara di cercare amore e profondità, ma in realtà non vuole la felicità e la pienezza perché presuppone:
> entrare in intimità > sancire un legame > essere troppo condizionato dall’altro e dalle situazioni della normale esistenza.
E questa sensazione non la sopporta più, poiché non è altro che l’atmosfera nella quale è cresciuto.
Quindi cosa fa, come facciamo tutti? Adatta i suoi desideri, facendoli diventare:
- concreti/ non concreti
- oppure centrali / ma non troppo per la sua esistenza.
Quindi il processo di verifica dei desideri è oltremodo vitale.
Perché in questi desideri investiamo tutto, a volte la nostra intera vita.
Allora chiediamoci, continuando il lavoro di consapevolezza iniziato nei punti precedenti:
- Adatto troppo i miei desideri? Dove e come lo faccio?
- Se fossi ricchissimo, liberissimo da vincoli, cosa farei di completamente istintivo?
- Cosa posso salvare e portare di questo risposta così creativa e apparentemente assurda, nella mia vita reale?
- Viceversa, se purtroppo mi ammalassi e mi dicessero che potrebbero restarmi solo pochi mesi da vivere? Cosa farei di profondamente diverso? Come cambierei atteggiamento? A cosa rinuncerei? E come posso salvare queste risposte nella mia vita reale, PRIMA di una malaugurata malattia?
“La vita è un mutuo!” dico spesso scherzando, ma è verissimo: perché noi cosa facciamo? “accendiamo” un muto, e viviamo di stenti, recalcitrando e maledicendolo per decenni, mentre occorre conoscere solo la differenza tra mutui buoni, e mutui cattivi…
…e investire le nostre energie, e non i nostri soldi… Dico anche infatti: “il primo mutuo non si scorda mai, ma anche il secondo, il terzo, ecc. ecc. Dipende solo da come e perché lo facciamo!”.
E se non so che cosa fare, in cosa investire?
Si inizia con enorme fiducia in sé, proprio quando non c’è lo scopo concreto, altrimenti questo scopo non lo conosceremo mai!
E si va avanti, in modo fideistico e incosciente, come nella storiella del topolino entusiasta che segue tutti gli animali della giungla e dice: ‘nce sto a capi’ niente, ma stamo a fa’ ‘n casino!”. Quindi gettandosi a capofitto in qualsiasi attività, cominciando proprio da quella che ci piace di meno, nel modo che meno ci rappresenti.
(Nel blog trovate decine di punti, di cui basterebbe quello rappresentato dai 20 passi de La Nona Stagione. Prova a leggere: Buttarsi a capofitto. Oppure esamina ciò che ti riguarda di più: Riepilogo: La Nona Stagione).
Avendo così imparato che le disgrazie della vita sono un dono e ci hanno reso sensibili.
E smettendola con i lamenti e i rifugi. E buttandosi a cento all’ora per la discesa.
Altrimenti le interpunzioni, le paure e le brutture delle nostre vicissitudini, come potremmo saltarle a piè pari?
Per tutti questi motivi, quando ci sentiamo stretti e costretti, obbligati e routinari, non possiamo minimamente lasciarci vivere aspettando, poiché quello stato d’animo di blocco non è derivato da fuori, bensì da dentro di noi, introiettato da decenni dall’educazione, dalle atmosfere respirate da piccoli e oggi inscritte nel nostro corpo, nella nostra maschera caratteriale, nel nostro sistema emotivo e affettivo.
E la recita è quella: Matrix è far finta che tutto vada bene così.
Quindi solo con un bacino di energia altrettanto pari, e capendo bene che cosa stiamo facendo, possiamo riuscire a determinare prima il cambiamento, sentirlo possibile e finalmente realizzarlo. Facilmente, per giunta. Per questo, se non conosco i miei scopi, solo se inizio a buttarmi con enorme energia, A PRESCINDERE, li troverò.
La domanda giusta non è: a che serve mettersi a correre se non ho uno scopo?
La domanda giusta è: per che cosa sto correndo?
Ma non lo posso sapere se non mi metto prima a correre.
Nel punto precedente a questo, se non l’avete letto, ho riportato un esempio -per me emozionante- di una seduta in cui con un semplice esercizio, si accede ad una rabbia finalmente trasformatrice e liberatoria: 3a. Esplodere l’Emozione.
E’ questa la constatazione illuminante: c’è tutto ormai a a disposizione per star bene, amici miei. Tecniche, esperti, testi, ricerche e nuove applicazioni. Non ha davvero più senso vivere come negli anni ’50.
Ho già detto del mio amico Emanuele che non riusciva a rassegnarsi a svendere la sua casa a 300, perché l’aveva pagata 500.
Aveva bisogno come il pane di stravolgere la propria vita e si era attaccato a questo cambiamento di casa, di città, di lavoro. Ma non riusciva a farlo, con la giustificazione razionale che “non posso mica svendere la mia casa così tanto!”.
“Quindi?”.
“Quindi niente, tutto è fermo e bloccato”.
“Ma senti, allora… se dovesse succedere un’emergenza, che ovviamente non ti auguro mai… ma se dovessero servirti dei soldi per operare uno dei tuoi figli, la svenderesti la casa?”.
“Certo, senza pensarci un secondo!”.
“Ecco, allora: noi siamo in grado di attivarci con tutto noi stessi, ma solo per gli eventi negativi! Ti manca solo qualcosa di altrettanto positivo, per svendere la tua casa e dedicarti alla tua nuova vita. Quindi la casa è un falso problema.
E’ che smani per una nuova vita, ma non hai niente di entusiasmante da fare!”.
E’ così. Preferiamo mettere avanti mille ostacoli da superare e così rovinarci. Piuttosto che cercare qualcosa che ci trascini verso noi stessi, nella migliore delle nostre espressioni, vitali, piene, potenti.
E’ sufficiente invece smettere di:
- Lasciarci vivere senza trovare mai il tempo né la determinazione per reagire.
- O di inventare soluzioni che producano interi oceani di energia girando a vuoto, non facendo in realtà niente di davvero nuovo per noi.
Sì, ma resta il problema: come faccio a metterci così tanta energia da sollevare quella che a me sembra una montagna? Come faccio a guadagnare davvero più soldi, cambiare realmente vita, ecc…?…..
Semplice: decidendo-che-è-necessario-cominciare-a-farlo-andando-in-una-direzione-senza-pretendere-di-riuscirci-da-subito. E questo è già un ottimo stimolo.
E’ emblematica la sensazione che scaturisce quando iniziamo ad agire.
Ho riportato numerosi casi -nel prossimo punto- di persone che hanno provato e stanno cercando l’energia giusta.
La sensazione è impagabile: che l’universo giri finalmente come avremmo sempre voluto.
Vai al punto successivo: 4. Evitare Nel Cambiamento di Confondere Tempo e Spazio
Le Persone Non Cambiano? 4 Modi per Far Finta di Cambiare
1. E’ Davvero Questo il Cambiamento?
1a. Come Non Cercare Qualcosa che Non Voglio Davvero?
2. Come Trovare il Mio Modo di Cambiare?
2a. Si Possono Sviluppare Sentimenti Sconosciuti?
3. L’Entusiasmo Necessario per il Cambiamento: Il Battitore Motivato
3b. L’Energia per Raggiungere i Miei Obiettivi
4. Evitare Nel Cambiamento di Confondere Tempo e Spazio
Riepilogo: Le Persone Non Cambiano? 4 Motivi di Non Cambiamento
Info sul prossimo incontro Le Persone Non Cambiano?
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