6. La sensazione, evidentissima, che sia una prova generale. Che la prossima volta sarà peggio. Che questa stagione sancisca un punto di non ritorno. Da che cosa e per che cosa? Ognuno tira acqua al mulino delle proprie convinzioni. 2 su tutte:
1. Quelli che “E’ tutto un complotto” e non ci dicono la verità, come al solito.
2. E quelli che “E’ una logica conseguenza”. E tra poco saremo tutti morti se non facciamo qualcosa. Ma per tutti è chiaro che è così: comunque la si pensi, è una prova d’orchestra di qualcosa che la prossima volta sarà peggio. Se è l’ambiente o il modo economico capitalistico assurdo, se le diseguaglianze create ad arte o l’uso impazzito della tecnologia, se un complotto delle banche, se una macchinazione di destra o di sinistra, se l’America o la Russia o la Cina, c’è comunque qualcosa che non abbiamo capito e questo è solo un avvertimento. C’era già una crisi spaventosa. Lo abbiamo già visto mille volte. Economica. Sociale. Ambientale. Personale. Ora, questa, è una crisi delle crisi. Ed è solo un avvertimento. Con la liturgia della prima volta. Le città mai viste vuote. Le acque di Venezia pulite. Il papa che cammina per strada. Poi prega nella piazza desolata, sotto l’acqua. Quante prime volte? Nazioni che possono stampare di nuovo moneta. I Germani Reali che nidificano di nuovo in Piazza San Marco. E noi? La prima volta che sono 4 giorni che non esco, nemmeno per la spesa, una volta sarei impazzito. Che stiamo in casa tutti assieme. Che ci diciamo queste cose. Quante altre prime volte ci saranno? Ci fanno sentire vivi. Anche se sono tragiche. Soprattutto. Siamo vivi per la prima volta. Per la somma di tutte le prime volte. Ma per quanto ancora?