Prima o poi chiedersi allora:
- se devo –ad esempio- scegliere prima il luogo dove vivo e poi il lavoro o viceversa;
- se è il caso di “mischiare” gli affetti con il lavoro, lavorando con i miei, con la mia nuova compagna oppure con entrambi… (oh mamma!);
- da quale aspetto ho necessità di cominciare, per il mio benessere, senza compromettere tutto?
Io, per fare il mio caso, non avrei realizzato niente di quello che mi fa sentire me stesso, se avessi messo al primo posto la mia città d’origine. Che pure mi manca immensamente.
Sapete quante persone vengono da me per problemi confusionali, tra lavoro, affetti, e famiglia, considerati da loro un tutt’uno? E se succede una discussione, in un’impresa gestita all togheter, “anem’e core”? Ogni ambito, nessuno escluso, ne risente.
E avete idea di quante persone, mettendo avanti ciò che non avrebbero mai dovuto mettere avanti, hanno perso letteralmente il sonno?
Prendiamo ad esempio alcuni casi in cui “per il bene familiare” molti possono ritrovarsi in città o in lavori non scelti.
E sentirsi persi.
E soprattutto senza possibilità di tornare indietro.
Non è vero, per fortuna: conoscendo come funzionano i pilastri, si può sempre rimettere in discussione ogni cosa; ma farlo senza alcuna guida o consapevolezza, a volte può sembrare impossibile, proprio perché riguarda enormi interessi e aspettative.
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