Accettazione Incondizionata: 11. La Metafora del Vento


      

“Il Tetto si è bruciato
Ora posso vedere la Luna”

Mizuta Masahide (1657-1723)

 

Se non mi aspetto più niente, arriva ciò che “reggo” con naturalezza.

Allora l’obiezione è facile: quindi devo diventare insensibile? E se è così, che fregatura è l’esistenza?! Tutto quello che mi interessa non lo devo più volere?!! Lo devo rimuovere?! E via una serie di parolacce e imprecazioni variamente combinate.

Ma non è questo che accade.

E’ che -se io sono ossessionato dal vento… e non vivo più senza vento-…

…mettiamo che il vento siano i soldi che non bastino mai…

…o l’amore che non arrivi mai da troppo tempo…

questo vento non soffierà mai come me lo sono figurato (!).

 

Ciò perché carico di così tante attese che coglierò solo quello che ormai la mia percezione distorta mi fa avvertire.

Accade, ad esempio, quando percepisco che:

-se il vento è… il denaro o l’amore-…

  • “non è abbastanza”
  • “non è mai come io lo desidero”
  • “mi costringe sempre ad accontentarmi”.
  • …insomma, non mi basta mai.

Il fatto è che la natura se ne frega delle nostre aspettative.

Se sono esagerate e fuorviate, tali resteranno.

Io vento, se arrivo a te e tu mi rimandi aspettative innaturali, sento che non sei pronto ad accogliermi e allora vado istantaneamente a soffiare da un’altra parte….

…e a te resta solo il refluo, la folata, il sospiro che per qualche motivo ha bisogno di quella tua preoccupazione per alimentare se stesso/a:

ad esempio:

  • se sono preoccupato per i soldi
  • mi arriva l’energia di qualcuno che si illuda come me che i soldi risolvano tutto
  • o che preferisca salvare me col proprio denaro (o peggio, al contrario)
  • per poi chissà quali gabbie affettive creare…

 

Ma siamo in una finta verità, valida solo per noi due, e di breve respiro. E lo avvertiamo in forma di sottile fastidio.

Stiamo giocando al gioco: finalmente è arrivato il vento della mia vita!

E gli amici -chissà perché- storcono il muso…

 

Allora, tornando alla domanda: per avere ciò che desidero, ci devo rinunciare?!

No, certo, anzi, devo far ardere il desiderio, ma in modo naturale e verso elementi naturali.

Accade ciò che accetto come normale che accada…


…non quel che mi manca terribilmente
tanto da dare un senso inverso e innaturale alla mia vita.

Per cui se il vento mi serve per:

CIRCOLO VIZIOSO

  1. inseminare le colture dei miei campi
  2. e io non vedo l’ora che ciò accada perché non ne posso proprio più di questa vita
  3. e questo raccolto dovrà per forza essere miracoloso perché è davvero l’unica e ultima chance…
  4. … allora, qualsiasi cosa arrivi non sarà mai all’altezza delle mie aspettative disperate.

Ed è soltanto giusto che la natura mi riporti alla regola, deludendomi ogni volta.

 

Solo se invece io accetto incondizionatamente:

CIRCOLO VIRTUOSO

  1. la mia situazione data -e quindi anche -che questo raccolto sarà abbondante come e quanto riesce, anche nella misura peggiore possibile!-
  2. e ci sorrido dentro
  3. senza resistere, bloccarmi e aspettarmi troppo
  4. a questo punto sì che ricomincio a sentire il piacere del vento e del ‘non vento‘, la profondità e gioia intense, sempre più elevate.

 

A questo scopo la pratica dell’accettazione quotidiana:

  • accettare che “quel” problema non si risolverà mai
  • e che “quella” preoccupazione non passerà mai
  • perché sono solo fissazioni e false illusioni
  • e lo accetto fino in fondo, anche solo come simulazione per un periodo

solo questo assunto di base fa letteralmente la differenza tra benessere e malessere.

Poiché è solo un’illusione caratteriale, che ho da sempre e avrò per sempre.

E aiuta perché basta semplicemente sopportarla… per entrare finalmente nell’ordine di idee che:

  • “comunque vada, andrà bene”
  • “me lo farò andar bene comunque”
  • e “coglierò sempre gli aspetti positivi di ciò che mi capita. In ogni caso!”.

 

Con un adulto interno molto più supportivo, caldo, presente, autonomo, maturo.

Senza mai più eccessive aspettative, orgoglio, volontà che vada sempre come farebbe comodo a noi ecc. ecc.

Accadrà così qualcosa che posso sostenere, in senso buono, non rinunciatario o negante o frustrante o compensatorio.

 

Per questo, quando nasce un bambino, la profondità della soddisfazione della vita e del “qui ed ora” è al livello al quale dovrebbe essere sempre.

Ed è per questo che alcune mamme -e un pò meno papà- vorrebbero continuamente procreare e allevare bambini, perché questa sensazione di pienezza, accettazione…

…non solo è al di là del vento, ma fa arrivare più vento, proprio perché non lo consumo più, ma me ne nutro, in parità e reciprocità.

 

Come diceva un comico una volta: È chiar stu fatt?

 

Dice il saggio:

In un certo senso, ogni terapia che ha successo si conclude con un fallimento. Non si raggiunge la propria immagine di perfezione. Il paziente si rende conto che avrà sempre dei difetti. Sa, tuttavia, che la sua crescita non è terminata e che il processo creativo iniziato in terapia è adesso sotto la sua personale responsabilità.

Lottando contro il destino ci si avvolge solo più profondamente nelle sue spire. Come un animale preso in una rete, più uno lotta più si lega strettamente. Questo significa che siamo condannati? Siamo condannati solo se lottiamo contro noi stessi. La spinta principale data dalla terapia è l’aiuto a smettere di lottare contro sé stessi.

Alexander Lowen

 

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