Evoluzione Sostenibile: 13. Alcuni Errori Comuni nel Cambiare

Tutte le evoluzioni che conosciamo
vanno dal vago per arrivare al definito.

Charles Sanders Peirce

 

 

 

E dai che lo sapete: non basta iscriversi in palestra… Inoltre, non serve fissare appuntamenti con l’estetista, con i corsi di lingue e con i centri benessere, se poi non riusciamo ad andarci e paghiamo questo lusso con eccezionali sensi di colpa…

Allora, “che fare?”.

  • Smettere di fare appello alla volontà… ci vuole volontà per andare in palestra ad una certa ora un paio di volte alla settimana… Ci sono milioni di persone che abbandonano dopo un paio di mesi.
  • Iniziare ad alimentare il piacere, attraverso piccole abitudini. Solo il piacere! Fate una lista: cosa dovrei sentire, di minimo, di piccolo, ma di piacevole, di eccitante, rilassante, arricchente, una volta che questo cambiamento che desidero si sarà verificato? Cosa posso fare per sperimentarne una piccola parte giorno dopo giorno? Quale piccolo cambiamento va nella direzione giusta? Posso provare, materialmente? Mi ci vedo?
  • Guardate che sappiamo benissimo che in realtà tutto ciò rimanda dentro di noi alla sensazione di legittimità! Mi posso permettere questo? Posso rivendicare il diritto di sentirmi a posto? Posso controllare davvero questa sensazione e dedicarmi con serenità alle mie cose?
  • L’allenamento che noi facciamo tutti i giorni alla vita, serve a rispondere a queste domande interne, altrimenti a che serve, affannarci a vivere?

Ad esempio: una volta, alle prese con una presentazione in inglese, ho deciso che io sapevo l’inglese, così da un giorno all’altro. L’ho addirittura comunicato ai miei colleghi e collaboratori: ho deciso che so l’inglese. Sono impazzito? No, nulla di tutto ciò: ma ho smesso di andare a corsi in cui era continuamente messo in evidenza ciò che non sapevo, quello che avrei dovuto migliorare, le differenze tra i livelli superiori e il mio. Ho detto semplicemente basta. Il mio inglese era sufficiente ad esprimermi nel contesto in cui ero. Il resto, se ci doveva essere, sarebbe arrivato solo con il piacere.

Non vi dico la sensazione evidente del miglioramento della sicurezza del mio modo di esprimermi, con colleghi prevalentemente francesi che -con tutto il rispetto- l’inglese lo sapevano meno di noi… Ho così iniziato a vedere filmati su internet in lingua, quando necessario con sottotitoli in italiano, interessanti, coinvolgenti, a volte stupefacenti (non ci credi? Vai su www.ted.com, malfidato che non sei altro!). Ho scoperto la Suggestopedie, cioè l’arte di apprendere le cose con il gioco. Perché se non so come si dice una cosa in inglese è un conto, ma se quella cosa l’insegnante me la tira addosso per 10 minuti e io gliela tiro indietro, non solo ci ammazziamo dalle risate ma non dimenticherò mai più come si chiama quell’oggetto…

Altri esempi? Oggi ci sono aperitivi in lingua dove si fa conversazione nel linguaggio che desiderate. Lo sapevate, vero? Non siete più contenti di divertirvi nell’esprimersi in inglese, francese, spagnolo…? Basta cercare informazioni su internet. Altre persone che conosco hanno cercato altri insegnanti fino a trovarne di davvero divertenti, coinvolgenti e compatibili con il proprio carattere.

Insomma, il tema è smetterla di sentire quel preciso problema, qualsiasi esso sia, come un problema, e iniziare a considerarlo un piacere, legando la soluzione ad un’attività che mi porti un minimo di sollievo 

E se infine non ci riesco, accettarmi anche incompleto, perché alla fine, il gioco che facciamo con noi stessi, è andare a cercare ogni scusa buona per sentirci inadeguati. Basta. No?

E’ possibile perdere 16 chili divertendosi? Una decina di anni fa (in realtà ormai quasi 12), ho perso 16 chili in 6 mesi. Quasi due taglie e mezzo. Da 94 a 78 chili. Ho dovuto cambiare guardaroba e in alcuni casi portare molti capi dalla sarta. Ma come è successo? E’ che non me ne sono nemmeno accorto. Possibile? Certo che è possibile. Innanzitutto non mi sono privato di niente. Ma ho fatto diversi cambi di impostazione.

Io amavo i dolci come milioni di noi. Allora ho iniziato a fare almeno una pausa alla settimana con una macedonia gigante con gelato o yogurt sopra. Davvero ero sazio. Era un beverone enorme. All’interno di un centro commerciale, mentre i miei colleghi erano come sempre seduti al self service, io giravo, facevo la spesa molto più costantemente, senza più avere il frigo sempre vuoto come mi capitava fin lì. E in generale, camminavo, anziché stare seduto e mangiare sempre le stesse cose dallo stesso menu, con poche variazioni.

Questo non vuol dire che stavo solo e non socializzavo, anzi: trovavo sempre qualcuno dei miei amici che volesse pranzare con me in modo alternativo oppure raggiungevo i colleghi mentre loro stavano ancora mangiando. Ho lanciato poi i “blitz” della pausa pranzo: outlet di grandi marche lì vicino all’ufficio (eravamo in periferia di Milano); Libreria; Altri centri commerciali, con negozi diversi da visitare.

Se poi dovevo recarmi da clienti o fornitori di servizi, lo facevo nel primo pomeriggio oppure la mattina presto, girando il più possibile a piedi e con i mezzi, facendo in modo che ci fosse sempre un interesse diverso che facesse diventare il pranzo un elemento secondario, senza troppo spazio. La stessa cosa ho fatto la sera, iniziando le serate motivanti che vi dirò in un’altra occasione, ma che sostanzialmente seguivano lo stesso schema, cioè di non essere strettamente collegate alla cena. Ciò non vuol dire, ovviamente, che non mangiavo bene, anzi… Se si doveva mangiare, mi ero ripreso il gusto di scoprire nuovi ristoranti, etnici e non, di preparare e di chiedere di preparare cose antiche di cui avevo goduto in passato.

Ho poi ripreso a giocare a calcio una sera a settimana e mi sono iscritto ad una sessione settimanale serale di esercizi di bioenergetica, disciplina che in seguito mi avrebbe cambiato letteralmente la vita. Ho fatto i test per le intolleranze alimentari e ho evitato per 2 mesi poche cose cui ero risultato un minimo intollerante, cambiata la colazione, fatta diventare più robusta e più sana. Infine, ho cambiato il concetto di vacanza, da evasione a partecipazione: vacanze di solidarietà in giro per il mondo, giri in bici di pochi chilometri, piccolissimi trekking in posti entusiasmanti. Insomma, ho ripreso a godermi la vita…

Solo questo ha comportato che perdessi 16 chili, non la volontà di farlo, tutt’altro. Tutto qui. Ora: cosa ci vuole di più di questi esempi per convincervi a cambiare qualcosa? Cosa aspettate? Volete vivere in eterno?! Quale cambiamento possiamo pensare per i prossimi 30 giorni?

A questo proposito, ho organizzato con molto piacere un PerCorso di 10 incontri su “Cambiare il Modo di Cambiare”, in cui potere trattare i temi che stanno più a cuore a tutti.

Ricordate: non è necessario riuscirci, è indispensabile provarci. Il fallimento non esiste, esiste solo il piacere. Allora, buon divertimento, finalmente.

A presto. Marco.

 

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