Accenditi d’entusiasmo e la gente arriverà
da molto lontano per vederti bruciare.
John Wesley
Altri modi di dar luce ci risultano indispensabili quando la sottile difficoltà di vivere si può insinuare dentro di noi inaspettatamente.
Servono in sostanza quando chissàpperché e chissàccome…
…sappiamo tutto, stiamo costruendo molto bene la nostra auto-regolazione, la nostra consapevolezza …
…ma stamani ci è bastato un contrattempo, una banale discussione….
…e ci ritroviamo persi, o di nuovo ansiosi e irritabili…
…e abbiamo bisogno di un appiglio, una pratica, una pillola dell’anima a cui attaccarci.
E ne abbiamo bisogno più dell’aria.
Servono perché la nostra Armatura Caratteriale così si chiama perché è posturale e automatica e tende a bloccarci, psico-fisiologicamente… per proteggerci, per resistere, per evitare, salvarsi ecc. ecc. ecc.
E quindi occorre ammorbidirla con esercizi certo, ma anche con atteggiamenti e aperture immaginative, emotive e soprattutto corporee.
- EMANARE ENERGIA DAL DIAFRAMMA:
Un altro modo di dar luce allora è immaginare per la prossima mezz’ora -e imparo a farlo più volte al giorno- che un fluido esca da me, una luce bianca, un’energia luminosa venga dal profondo di me -e uscendo dalla bocca del mio stomaco- investa gli altri che interagiscono con me.
Per esempio, qualcuno mi parla e mentre ascolto, anziché limitarmi ad annuire, mi apro talmente tanto a lui, corporalmente, da investirlo di questa energia che immagino passi dal centro del mio petto, appena sotto alla cassa toracica (Diaframma) e arrivi al suo tronco, investendolo totalmente. E da lui, ritorni a me, in un circolo energetico.
Ne parla nel dettaglio la Guida alla Profezia di Celestino, a proposito della Ottava Illuminazione:
Guardare al di là del dramma e inviare all’altra persona la massima energia possibile ci aiuta a rafforzare la possibilità di ricevere messaggi carichi di significato”. …(..) …
…”Diventando più consapevoli delle opportunità che si nascondono dietro quelli che sembrano degli incontri del tutto fortuiti, dovremo continuare ad esercitarci per non restare intrappolati nei drammi di controllo, in modo da evitare le lotte per il potere che impediscono lo scambio dei messaggi.
(James Redfield, Guida alla Profezia di Celestino, pag. 222)
Ciò distingue la mera tecnica dell’ “essere positivo” mentre gli altri ci parlano…
…dall’atteggiamento corporeo-immaginativo volto a irradiare energia qui ed ora alla persona che mi sta di fronte, processo molto più profondo e significativo.
Lo scopo è che noi siamo per la stragrande maggioranza nel sistema pensiero-orgoglio-volontà e con il diaframma bloccato.
Ciò limita e indirizza la nostra interazione sempre verso i soliti binari, mentali, caratteriali, ripetitivi e incardinati.
E soltanto una rivoluzione nella nostra postura-atteggiamento-armatura, fa sì che migliori il nostro livello costante di benessere.
Se infatti provate ad irradiare luce materialmente dalla bocca dello stomaco al petto della persona con cui parlate, la vostra capacità d’intensità emotiva sarà così tanto più ampia che sia voi che il vostro interlocutore ne sarete colpiti.
In una settimana di questa pratica, assisterete ad una ristrutturazione dei vostri rapporti e delle visioni del mondo.
Tutto apparirà molto meno drammatico.
Il senso è che il nostro modo, il carattere e la postura, quelli sono e così restano…
…e solo una pratica così corporea e immaginativa allo stesso tempo, sblocca finalmente tutto.
Ma lo devo sapere e provare materialmente, fino a che inizia ad essere connaturato in me.
E allora tutto cambia.
E’ l’insegnamento che io ho appreso per caso stagioni fa:
Funziona solo ciò che è semplice e naturale e che ci riporti alla natura.
E l’apertura all’altro, concreta, corporea, e il respiro s-bloccato e la disponibilità intensa, partecipata e piena di calore che questa luce ci garantisce, sono quanto di più intenso e utile possiamo praticare.
Nel Caso di Piera, abbiamo visto come l’essere stati traditi e mortificati possa a volte risultare un vero e proprio trauma. E abbiamo visto come in capo a soli due giorni di “Dare Luce”, in quella circostanza una luce immaginativa, interiore, lei sia riuscita a tornare a lavorare e a sentire che poteva elaborare il lutto restando aperta e nelle leggi della natura.
Qui, invece vediamo come e quanto
-rispetto ad altre situazioni e dal punto di vista corporeo-emotivo profondo-
sia importante DAR LUCE in modo diretto,
fisiologico, qui ed ora, mentre interagiamo con il prossimo.
Ne parlano anche due bravi terapeuti, molto ma molto concreti, Phil Stutz e Barry Michels, un po’ americani nelle loro pragmatiche, ma proprio per questo, tali pratiche risultano molto utili ad uscire concretamente dalle proprie dinamiche.
“Immaginate di essere da una luce calda e liquida, infinitamente amorevole. Sentite il vostro cuore espandersi ben oltre il vostro corpo, fino a diventare tutt’uno con quell’amore.
(…) Sentite questa energia infinita concentrarsi all’interno del vostro petto. E’ un’inarrestabile forza amorevole che vuole donarsi.
Focalizzatevi sulla persona che ha scatenato la vostra rabbia. (…) Inviategli tutto l’amore senza serbarne nemmeno un briciolo.
(…) Seguite l’amore mentre lascia il vostro petto. Quando entra nell’altra persona all’altezza del suo plesso solare, non limitatevi a guardare: sentitelo entrare. Questo vi darà la sensazione di essere in totale comunione con l’altro.
Ora rilassatevi: vi sentirete di nuovo circondati da un amore infinito, che vi restituirà tutta l’energia da voi profusa,. Vi sentirete appagati e in pace.
Phil Stutz e Barry Michels nel libro “Il Metodo”, Sperling e& Kupfer Editori
Dar Luce quindi non è un semplice concetto new age, è una sana accettazione della realtà. E’ un posizionarsi nella Leggerezza Profonda, sempre e comunque.
Questo processo NON VALE SOLO con chi ha scatenato la nostra rabbia. Ma funziona soprattutto in maniera preventiva e di apertura totale all’altro, chiunque lui sia e in qualsiasi situazione si trovi.
E’ autorizzarsi adesso e per sempre ad una via direttissima verso il benessere, verso la pacificazione, abbandonando strade strette, caratteriali, sempre uguali a se stesse.
Dedicandosi a sensazioni sollevate, abbondanti e prospere.
E’ prendersi, dentro, ciò che è nostro diritto, fuori.
E’ sentire che così tutto cambia davvero, senza più dover cercare di sforzarsi, mai più.
E’ il motivo per cui gli atteggiamenti di pericolose uscite dalla società, di ritiro in vite alternative, all’inizio apparentemente funzionino, ma dopo si rivelino un mezzo disastro.
Qui invece ci prendiamo il meccanismo rivoluzionario, lo portiamo sul corpo, e restiamo inseriti nella nostra vita, senza bisogno di colpi di testa disastrosi e colmi di contro-indicazioni.
Col tempo accade che i risultati nel rendere gli altri così “accesi” e disponibili attraverso queste “luci” corporee, fanno sì che queste aperture diventino un’abitudine.
Quindi, in seguito non c’è più bisogno di ricordarsi e ripetersi di immaginare il fascio di luce che esca da noi e arrivi al petto dell’altro. Resta l’apertura e il cambio completo di atteggiamento nei confronti del nostro prossimo.
E, come sappiamo, l’atteggiamento è tutto.
Ma all’inizio devo proprio vederlo dentro di me il fascio di energia che parte della mia apertura nella bocca dello stomaco e arriva al mio interlocutore. Ciò perché non lo so proprio fare. E’ una funzione da imparare completamente. E occorre avere la costanza di attendere che accada qualcosa di ritorno.
Che gli altri ci dicano o ci dimostrino in modo fattivo che qualcosa è cambiato.
A quel punto, mantenere l’apertura sarà naturale.
La perderemo certo, come tutti, ma la riprenderemo in un attimo, perché ora sappiamo come fare.
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