Aprire le Vele alla Profondità – Differenze tra Secondo e Terzo livello

Il secondo livello dispone. Mette tutto sul piatto. Ha la preziosa capacità di non farci tirare più indietro dal Sentire. E’ aver capito la lezione della superficialità del solo Fare.

Che ci è servito, per carità. Ma adesso è un mero indugiare. E allora apre le vele alla profondità. Ma per forza di cose, il Sentire resta complesso, articolato, sancisce la stagione dell’approfondimento necessario, non solo all’agire, bensì al sentirne le conseguenze e accettarle davvero; del distinguere, del decidere che cosa seguire e che cosa no.

Ma è evidente che non l’abbiamo provato prima. Per questo motivo non può esserci terzo livello senza secondo. Perché il secondo ha provato e riprovato. E poi ancora provato e poi riprovato.

– Ma che cosa sento se non so sentire?
– Senti che non è vero. Che puoi starci. E che qualcosa sentiamo sempre. Non credi più a  te stesso quando senti che non vuoi sentire. Se non sai cosa vuoi, sai sempre cosa non vuoi. Queste sono le verità della terapia. L’importante non è se riesci e quanto riesci. L’importante è che scegli l’apertura all’ascolto interiore. Per conoscerti e stare così finalmente bene. Che inizi oggi e non smetti mai più.

Allora sì. Il terzo può nascere già pulito e ispirato. Quindi occorre che passi del tempo mentre esploriamo il secondo livello del Sentire per farci maturare il terzo atteggiamento dentro di noi stabilmente. Il terzo livello dell’Essere arriva a rendere il secondo, del Sentire, intenso e conseguente:

è il terzo livello che ‘sa’, conosce e orienta e si orienta. Ha una scintilla dentro, e realizza ciò che è, non ciò che si presupponga debba ancora manifestarsi. Come fa del resto ad esserci una sintesi e un guizzo, un’intuizione e un’ispirazione, senza un precedente momento di apertura, ascolto ed esplorazione? Eccolo il terzo livello, ci diciamo, quando si manifesta. E’ la sostanza esterna della nostra realtà interna.

La questione curiosa è che nella nostra educazione psicologica, nella crescita e nelle esperienze giovanili, non esiste proprio l’informazione che la vita ha da darci questo terzo livello di realizzazione di sé. Si parla di lavoro, responsabilità, famiglia e amore. Ma di questa sensazione di esprimerci compiutamente, di creare da dentro e da soli il senso e il significato dell’esistenza, non si parla proprio. Si dice ai ragazzi soltanto che magicamente, quando si troverà l’amore o ci si sentirà realizzati, allora appunto, come fosse uno status, la vita assumerà significato. Ma di che cosa intraprendere e di come Fare per arrivarci, non una parola. Se infatti solo sapessimo che lì saremmo tutti destinati, almeno una grossa percentuale di noi lo perseguirebbe come stato e lo riconoscerebbe quando arriva. Sarebbe bello, no? Ma cominciamo dal saperlo noi quattro gatti che leggiamo queste note.

Anche il passato e il futuro si legano in questo punto, tornando al senso del tempo. Tutto quadra perché ne vediamo ora gli antefatti prima e gli sviluppi poi. E li accettiamo (!).
Finalmente vediamo quanto abbia avuto senso tutto il tempo passato nei livelli precedenti. E lo spazio che occupiamo oggi è di default di nostra proprietà. Lo sentiamo finalmente nelle viscere.

Dal punto di vista esperienziale il terzo livello è un’illuminazione. Anche quando non lo percepiamo chiaro e deciso come momento, ma sappiamo che c’è, che c’è stato e ci può Essere. Addirittura, a volte sentiamo solo che si sta verificando qualcosa. Quindi è fede e musica. E’ dare luce benevola e fortissima a qualsiasi condizione incontriamo nella giornata. E’ questo il terzo livello.

Inoltre è alleanza. È la scomparsa del conflitto, interno e quindi esterno.
Essere è davvero Essere Se Stessi, fino in fondo e senza contrapporsi più ai propri desideri o al prossimo che ci circonda.

Perché dite che non si può insegnare e imparare la profondità dell’Essere?
Credete che non la si apprenda?
Ogni famiglia che funziona almeno quel minimo e ogni persona che ha realizzato un piccolo benessere, ha appreso come si vive in profondità il proprio modo di Essere. Gli è stato insegnato direttamente e lo ha visto in opera in casa ogni giorno come modello. Tutto qui. Certo, non lo si sa e non lo si dice. E le famiglie cosiddette normali non ne parlano esplicitamente, anzi non sanno nemmeno che esiste, ma ne trattano continuamente. Come devo vivere papà?- è la domanda implicita. E le risposte sono le più variegate e improvvisate possibili. Si fa così. Si sente questo. Si realizza quest’altro. Punto. E se i genitori non hanno svolto questo ruolo con noi, occorre farci in terapia il pezzo di strada che manca.

Queste sono le semplici verità che andrebbero a comporre un benessere sociale, consolidato. Semplici principi costitutivi come questo dell’esistenza:

la Legge dei Tre Livelli d’Esistenza
Solo quando si conosce e si coltiva che l’esperienza ha tre livelli, in ordine di profondità, del Fare, del Sentire e dell’Essere, allora si può arrivare più facilmente e in modo consolidato al livello di esistere costantemente in un’esperienza che ci trasformi profondamente, giorno dopo giorno. E ciò accade nel nostro benessere interiore, nelle relazioni e nel lavoro.


Perché i Tre Livelli?
Ora, per capirlo, chiediamoci: quando le persone hanno bisogno di aiuto?

Che cosa fa dire loro che qualcosa non va nella propria vita?

Quando la vita è troppo appena-appena accennata, gli ambiti sono separati tra loro, le relazioni non sono e non possono essere profonde, le consapevolezze e le corrispondenze tra le sensazioni non sono mai univoche, mai unificanti, e le persone non sanno bene allora chi sono davvero né come potrebbero stare meglio. Allora non Fanno, non Sentono, non Sono. Almeno non in modo compiuto.

E qui, lo dico per l’ennesima volta, avere degli schemi ri-educativi, quasi pedagogici, senz’altro terapeutici, come questo dei tre livelli, porta ad esclamare: ah, allora è così. Ed è questo che devo intendere per progredire davvero, e tali sono le dinamiche a cui posso dedicare attenzione e profondere energie.

E se possono essere ‘lavorate’ queste sensazioni grazie a dei semplici esercizi corporei, allora il risultato di benessere risulta esponenziale.

Era di Maggie, cantava Battiato, riprendendo un antico adagio napoletano. E fu di Maggio, che Adelina entrò finalmente nel mio studio e disse:

E’ ‘facendo’, solo così, che ad un certo punto sento quel che sto facendo. Una volta, prima di fare qualcosa, mi facevo un’infinità di menate. Adesso faccio qualsiasi cosa senza fermarmi più. E mi dico: qualcosa da scoprire ci sarà sempre!
Più lo ripeto e più mi accorgo sia di dove sto andando che di quel che ho bisogno di costruire. Cioè della benedizione di questo mio Fare e Fare e Fare…

Prendiamo ad esempio la mia fragilità. So che cosa mi è mancato. La presenza della mia famiglia. Mio padre ad un certo punto ha lasciato un vuoto incolmabile nello spirito di mia madre e quindi mio e di mia sorella. Ecco, non mio in origine, ma mio nella sostanza. Acquisito e catalogato.

Ora, con il mio Fare per procurarmi benessere, sento come posso star meglio e quanto. Ma poi, di colpo, mi fermo e mi dico: sì, ma brutta bestia, indirizza le cose che fai, organizzale, 
e soprattutto scegli, ‘senti’ cosa ti manca; ti manca una struttura interna, un gruppo, una famiglia, un co-housing, una terapia di gruppo, un’accoglienza, un’associazione, qualcosa, un progetto, insomma una ‘casa’ che ti dia una consegna e ti accolga, come una nuova famiglia, che non hai mai avuto. Non ti manca invece mai più l’esigenza effimera di colmare e di compensare la sensazione di esclusione che senti fin da bambina. Basta. E che diamine! E adesso ‘lo sento’.
Ora però, una domanda, per il terzo livello, l’Essere: quando costruirò questa struttura, fatta di rimandi, emozioni, cose, faccende e sentimenti, allora vivrò il mio Essere me stessa, come identità e
soddisfazione di me?

Io sorrido e annuisco. Ecco!– Esclama lei, in una sonora risata.

Ora, qual è la folgorazione dei tre livelli? E’ nel vederne la successione, constatarne la semplicità e l’evidenza e fotografarci in slow motion mentre attraversiamo i tre stadi e ci vediamo nelle nostre imbarazzanti incapacità di Essere in definitiva e di tenere conseguenti il Fare e il Sentire.

E un attimo dopo, possiamo esclamare: c’è una strada semplice e ricchissima allora da percorrere per me e per il mio star bene! Tenere presente sempre che devo iniziare a Fare-Sentire-Essere per vivere sempre meglio queste integrazioni. E spalancare finalmente portoni di benessere.

Lo vediamo tra un attimo nei 3 punti, approfonditi un minimo, uno dopo l’altro, al termine di questa nota.

Ad esempio, percepisci che se arrivi dal Fare agli altri due ‘superiori’, capisci bene che è certo una scoperta, ma è ancora una ricerca, uno stato di formazione e sviluppo di sé che parte ancora dalle basi. Sei a questo stadio-livello? Accettalo allora, sappi che esiste e goditelo fino in fondo. In modo che sia compiuto. Lascia stare quanti anni hai e a che stadio presumi tu dovresti stare.
Magari sei a questo livello sugli affetti e sul sesso. Ma non sul lavoro. Sul lavoro magari ti stai esprimendo al tuo livello di Essere. Sappilo.
Fuor di metafora: ti senti già quasi arrivato sul lavoro. Ma su affetti e sesso, magari ti senti una schifezza.
E sappi anche che il livello della nostra esistenza che sentiamo più nostro tende poi alla lunga ad uniformarsi nei diversi ambiti in cui mi esprimo: se un ambito fondamentale della tua esistenza non funziona, senti finalmente la necessità di adeguarlo al tuo modo di Essere.

Se ti esprimi invece nel Fare partendo dal Sentire allora tutto è una fioritura. Cioè non ti chiedi più cosa Fare, come prima. E a volte era proprio uno strazio, ricordi? E adesso cosa diavolo devo fare?!– ti chiedevi spesso.
No. Oggi il tuo Fare vive un momento di grazia. Ormai faccio solo ciò che sento. E quindi non me lo chiedo nemmeno più. Lo faccio e basta. E non mi pesa, tu guarda un po’ …

Questo è il secondo livello acquisito, del Sentire. Ma se il tuo Fare si compone di respiro in respiro senza nemmeno che tu lo abbia deciso e voluto, allora viene direttamente dall’Essere e tutto è esatto in sé. Ed è il momento in cui percepisci che le cose ti accadono senza che tu le abbia né decise né fatte materialmente. E ti trovi magicamente in ciò in cui scopri di star bene. Ti arriva proprio ciò di cui avevi bisogno. Senza averlo deciso. Lo hai solo attratto a te. E ti sta bene così. E la sensazione è che le cose si creino da sole davanti a te.

Vediamo come può descriversi questo stato di grazia, in modo da conoscerlo e poterlo raggiungere e ripetere, ogni volta che vogliamo.
E’ così la vita.
Facile.
Semplice.
Accessibile.
Finalmente intensa come doveva Essere.

Leggi gli approfondimenti successivi:

Fare
Sentire
Essere

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