(Il presente articolo è la continuazione di Imprimere la Giornata).
Ora. Che fare quando non si riesce ad imprimere la giornata?
E cosa si fa per uscirne? Aiuta moltissimo l’adulto nel suo dialogo interno, rinnovato o ricreato in terapia. Come abbiamo visto con i post it di cui parliamo spesso.
Anche la tecnica delle due sedie è enormemente utile.
Attàccati sempre ad una rete di emozioni e persone e situazioni che ti portino salute mentale e fisica. E se non ce l’hai diventa, trovare questa rete, il tuo primo entusiasmo.
Guarda che c’è qualcuno che lo scorso anno ha iniziato a pensare che aveva la sindrome dell’impostore. Solo perché ne aveva letto su un giornale. Che diavolo è questa sindrome?- si è detto. Ah ecco. Però, interessante. Ma forse allora ce l’ho anch’io. E da lì a credere che non valeva niente in realtà. A convincersi che quindi aveva sbagliato lavoro. E poi a non dormire la notte. E poi a non andare più a fare sport. E poi ad accusare dei sintomi. E infine, in terapia, in 4 incontri ha capito la verità, ha rivisto tutte le cose buone che invece aveva fatto nella vita e si è rimesso in riga velocemente. Ha fatto rewind. E ha ritrovato passo passo le abitudini di poche settimane prima. Ma se non fosse venuto? Se fossero passati anni? Sentite la successione dei pensieri a cascata? La deriva, la breccia che salta e la salute che si sospende in nome di incertezze campate in aria che poi si avvitano su se stesse?
Il problema vero è che a quel punto va bene tutto. Se accetto l’inaccettabile, e cioè che ho pensato una cosa e -solo perché l’ho pensata- inizio a darmi schiaffi da tutte le parti (!), vuol dire che apro ad altre ipotesi e a tutti gli altri schiaffi possibili, senza più capo né coda. Ed è uno sbaglio colossale.
Vedete invece come qui la vera soluzione sia la rete di elementi di realtà che ci tiene liberati e in salute fisica e mentale? Le relazioni autentiche e non finte con se stessi e gli altri, l’accettare per definizione che noi valiamo comunque e a prescindere, il lottare come un leone per avere sempre un piacere e una facilità e un’evoluzione in questo senso nella vita, l’appassionarsi alla verità su di sé, la voglia di scoprire a che cosa siamo destinati nel bene, il seguire la struttura della soddisfazione nelle cose, il vedere sempre il meglio, l’ottimismo, la prosperità, la sdrammatizzazione, il vivere insieme ad altre persone e confidarsi sempre con qualcuno che ci sostenga e chiedere aiuto sincero quando ne abbiamo bisogno? (E’ un elenco, non vuoi trascriverlo e provare a vedere dove incrementare? (‘Ce l’ho?/Manca’?).
E se vivo di paure?! Ci sono qui decritti decine di passi precisi per non vivere più di paure. Ecco qua (Continua a dire la mia bambina di 19 mesi). E’ tutto a posto. Mentre io penso tutto drammatico.
E’ la sola verità. Credici. Non hai altre chance. Non è così, del resto, che le paturnie si riveleranno utili. Mai. Non è mai successo. Ne abbiamo parlato a proposito di Joe Dispenza. Nei suoi primi 3 libri, cita alcuni di questi casi incredibili di derive insostenibili e di come se ne possa uscire solo ricreando dal nulla la propria realtà.
Quando l’onda diventa pervasiva e tutto si fa scuro, qualsiasi passo fai non è mai credibile né adeguato né tantomeno utile. Mai. Mai vuol dire mai. Mettici una diga. Non ci tornare più. Punto.
Chiaro? Capito?
C’era una ragazza che parlava di un pomeriggio di tanti anni fa in cui aveva proprio visto che i propri brutti pensieri formavano una specie di onda scura come un mantello che l’avvolgeva. E invece di dirsi machediavolostaidicendo, e risolverla in 20 minuti, l’ha coltivata e cullata per anni. Senza dirla davvero a nessuno.
Allora abbiamo semplicemente ricominciato. Che cosa ti piace? Cosa ti dà gioia? Nulla? Che cosa allora ti piaceva? Cosa ti dava leggerezza? Non c’è più niente? Ecco qua. Non è possibile. Come vuoi che lo dica? In turco?
Ohh.
Un intervento così, già solo un intervento così, resuscita i morti e stravolge i periodi negativi e li fa tornare a quelli che sono in realtà. Crisi. E non c’è cambiamento senza crisi. Quindi è una cosa buona che tu sia andato in crisi. Mai sprecare una buona crisi.
Ma non mollare mai la verità. Scherziamo?
Qualcosa senz’altro non va. Ma non è mai quel che pensiamo. E’ matematico. Non siamo lucidi. Aspetta. Sfogati, parlane. Scrivi nel caso e rileggi. E poi tira le somme. Ma mai lasciarsi invadere (è proprio così) da pensieri che diventano boicottanti e ci chiudono le prospettive. Del resto, qualcosa c’è sempre che non va. Assumi allora solo questo principio. Lavorerò su di me e i miei umori e i miei motivi, ma senza mai smettere di credere in me.
Ci sono persone che per un solo pensiero hanno stravolto la loro vita. Irrimediabilmente. Dividendosi e disseminandosi nel cammino. Se un pensiero mi fa star bene è salute. Se un pensiero mi fa star male è contro natura. Questa è la vita dei bambini. A cui noi siamo comunque destinati.
Quando ci sono bambini vicini si sta molto attenti a vedere sempre il bello e a comunicarlo bene. E quando non ci sono bambini perché dovremmo mai smettere quest’attitudine?
C’è un’altra persona a cui hanno offerto un lavoro e lei ha pensato che forse non sarebbe stata in grado. E allora è andata in blocco, immobilizzandosi. Non poteva più fare il solito lavoro. E nemmeno quello nuovo. E allora io chi sono? Forse non valgo niente. Se non so fare niente. E allora non voglio fare niente. Così. Dal nulla. Da un solo pensiero. Fino a sospendersi da tutto. Ora prende i farmaci e crede, è convinta, di essere fragilissima e che non si possa chiedere più niente. Solo sopravvivere, senza lavorare né avere relazioni, passo dopo passo, evitando tutto, qualsiasi domanda o interesse precedente.
Un’altra anima come noi ha visto un film sui mondi paralleli, e ha iniziato ad avere paura che quella situazione si potesse ricreare nella realtà (!). A pensarci tutti i giorni. E se ci penso allora è possibile. Ma che cosa?! Che torni a casa e ti ritrovi in un mondo parallelo? Ma se è un film!! E da allora sono passati 3 anni. In cui non ha più praticamente vissuto, sospendendosi.
Anche perché, ‘dopo’ non affronti più niente. Devi solo restare in superficie. Non puoi più (credi tu) andare in profondità di nulla.
Invece quel che affronto si scioglie, quel che fuggo m’insegue. Sempre. E’ un’altra legge della vita.
Qualcosa, un pensiero, una convinzione ti ritorna a cercare troppo? Bene. Affrontala con decisione. Non mi vuoi far dormire? Lavorare, amare, respirare? Bene. Sono qui. Non indietreggio di un millimetro. Piuttosto muoio. Ma mi apro a te. E in realtà ci rido e non credo a tutte queste stronzate. Mai più. Ecco. Dialogo alla pari e torno alla logica. E’ logico quello che mi sto dicendo? No? Allora vai a quel paese! Smettila. Se non sappiamo dirci questo, se non sappiamo di dover mettere una diga, quale direzione imprimiamo alla nostra vita?
Magari sto un mese senza dormire. Ma non mollo. Non mi convincerai più, caro boicottatore interno, che io non abbia più speranza alcuna. Idiota che non sei altro. Ohhh.
Ora: si può sapere con chi diavolo stai parlando? Ti rendi conto che parli a te stesso e la disfunzione è solo che non ti rispondi come dovresti? Che dai credito a queste derive e zero fiducia alle risposte ragionevoli e logiche che puoi dare?
Basta. Semplicemente. E per sempre.
Questo qualcuno non è altro che me stesso che mi sta parlando, nessun altro. E se dice assurdità, sono io che sto dicendo assurdità. E’ la sola verità.
E io non mi accorgo che sto dando totale legittimità ai pensieri negativi e ai dubbi colossali mentre a me che comunque merito a prescindere, non mi ascolto neanche.
Ma non vedi che non è possibile?
Riprendi allora a costruire con gioia e non smettere mai leggerezza e profondità insieme.
Senti ora l’investimento su se stessi? Senti che a prescindere dalla paura e dalla mancanza di autostima, io la smetto di ascoltare il nulla, l’etereo, il non esistente?
Se ciò che mi dico non è logico, comprovato, reale, concreto, ma solo astratto e ripetitivo e ossessivo senza ragione, non-è-vero. Senza appello.
E non lo ritiro fuori di nuovo la prossima settimana.
E cosa succede quando ci riesci a non derivare dalla rotta?
Senti una sorta di vittoria, di energia, un baluardo, una piccola ma fondamentale affermazione che hai raggiunto tu, proprio tu; sono questi i momenti belli della terapia. Quando rivedi il terapeuta o un amico e dici: funziona, cavolo, funziona! E commenti con un solo respiro profondo e sorridi. C’è verità.
Vuoi il benessere? Eccolo. Cerca la verità.
Sì, sto pensando a te… Ti ricordi? Ti immedesimi? Sì, sto pensando proprio a te. Allora fanne tesoro.
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Leggi l’articolo, correlato: E’ Bellissimo! Non Vedo l’Ora!.
Leggi I Tre Livelli d’Esistenza e della pratica del whirling, il primo tibetano.
Approfondisci:
– l’aiuto de l’adulto nel suo dialogo interno, rinnovato o ricreato in terapia.
– La tecnica delle due sedie, che può aiutare enormemente.
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