Tornare allo Stress di Prima?
Eh sì, a questo punto non è che puoi tirarti indietro.
Allora è tutto un periodo di grandi sospiri. Lo sentite?
Penso a tutte le persone, le vedo una per una, che sono state comunque bene in questo mezzo disastro, in qualche modo meglio, grazie proprio al disastro e adesso banalmente si devono rituffare nel traffico del far quadrare di nuovo i tempi e gli spazi.
E si sentono anche costrette a dire: non vedevo l’ora.
Non vedevamo l’ora? Sicuri?
Dove eravamo rimasti?
Quali fila occorre riprendere con pazienza e attenzione infinite?
Come ci sentiamo cambiati dentro?
Oppure è solo superficie?
Penso alla ragazza che ha sospeso tutto e si è rifugiata coi gatti.
Penso a noi ovviamente che ci siamo guardati e ci siamo detti: fuggiamo al mare? E via. Ora o mai più.
A cosa tornare e a cosa non tornare più? Comunque più?
Proviamo a richiedercelo:
a che cosa in ogni caso non voglio tornare che mi assillava prima del lockdown e che ho rimosso?
La crisi generale mi ha costretto ad accettare qualsiasi compromesso?
E adesso sono disposto a tutto pur di tornare a vivere e a lavorare?
E questo potrebbe abbassare di molto l’asticella della vita?
E mi dico che non è questo il momento di andare tanto per il sottile?
Ma scusate, allora: da un lato ho una prospettiva di stacco e riflessione e agio, e ascolto ed esplorazione, perché tanto non è che potessi fare molto di più. Dall’altro ho il ritorno alla frustrazione, qualsiasi essa sia.
Mmhhmm. C’è qualcosa che allora di nuovo non quadra. E non quadrava già da tempo.
E’ tutto già detto e scritto:
Se ogni aspetto è al ribasso, non è vero.
Se è di nuovo tanto peggio tanto meglio, allora vaffantastico.
Se non sono riuscito e non riesco a individuare un cambiamento di attitudine, una prospettiva, e mi sento costretto a subire, a involvermi, ad avvilirmi di nuovo, e forse di più, non è la verità.
La storia del manager e dell’arco di Edgar Schein, vale sempre di più, non di meno: si esce dai periodi di impasse dall’alto o dal basso.
Noi quale scelta stiamo facendo con il nostro modo di prendere le cose?
Le tre fasi della clausura ci sono sempre.
Ci sentiamo aperti fuori di nuovo? O sentiamo serrate le prospettive?
Ho fatto tesoro di qualcosa in queste 6 stagioni infinite? Oppure ho sperperato tutto?
E ciò valeva prima e vale ancora di più oggi, proprio perché la sospensione è stata lunga e chissà pure se è finita.
Allora chiediti: di cosa voglio fare tesoro e appuntarmelo bello grande in casa tanto da non dimenticarlo mai? C’è qualcosa di più importante da chiedermi di questo, oggi che tutto sembra tornare alla presunta normalità di prima?
Ci sono gemme in questa vita di emme?
Penso anche soltanto alla infinita varietà di scoperte che abbiamo fatto in questo ventieventuno già solo nelle classi di Bioenergetica. L’ascolto e la meditazione sono state inediti, illuminanti, rigeneranti, ogni sera, ogni settimana, ogni vibrazione dentro che abbiamo seguito insieme. Per ogni notizia terribile che abbiamo ascoltato fuori. E parlo di decine e decine di settimane, di decine e forse centinaia di persone.
Mi soffermo sulle abitudini sottili e bellissime, fragili e appena accennate che abbiamo comunque riscoperto tutti, nessuno escluso, per forza di cose.
Alla sensazione di stop naturale, necessario, al turbinìo impazzito.
Penso allo sconcerto nel vedere l’incoscienza generale delle folle che comunque esplodeva, agli aperitivi delle 3-4 del pomeriggio (!) pur di concedersi dei rituali e allo stupore di fronte alle reazioni governative di una approssimazione avvilente, alla Lombardia che per mesi è stata di un colore pandemico peggiore della realtà solo per un tabulato sbagliato.
Come reagirà, mi chiedo, nel valzer della macchina del caffè, la già stressata S. Di fronte al suo famigerato collega? E V.? Che da chissà quanto non riesce a cambiare vita? Come reagirà alla fine dello smartworking? Come una pietra tombale su di sé? Oppure come un’occasione per mettere alla prova le sue decisioni?
Eravamo schiacciati, amici miei.
Molti di noi lo erano.
E solo pochi fortunati accettano di andare in terapia e parlarne e rimettere in discussione tutta la propria vita.
Accadeva prima.
Riaccadrà adesso.
La grande crisi illumina le grandi prospettive.
Mai sprecare una buona crisi.
Io personalmente l’ho sprecata? O ne ho fatto tesoro?
Solo questo conta.
E dove, e come, e perché?
Nell’infinitesimale dettaglio.
Ciò poiché nell’un!-due-tre di questo valzer sempre uguale, io posso solo smetterla di resistere all’abbraccio di passi e cadenze che non voglio, e lasciarmi andare alla mia direzione, sentendo di nuovo l’ebbrezza della mia propensione, attitudine e bellezza, e tornare a girare e girare e girare finalmente come mi piace. L’unica possibilità che mi attende per star bene.
Quanta complessità, quanti piani allora si intersecano in questa gelida estate ? E come posso fare a trovare una strada senza prima capirci qualcosa ? Senza distinguere gli schemi? Senza agevolare le possibilità nuove, le prospettive inedite, le piccole gioie riscoperte?
Mi sembra abissale ad esempio la differenza tra il mio respiro con il diaframma finalmente basso ed elastico e il respiro pieno, guadagnato in stagioni di classi rigeneranti a casa e sul computer, in un’impresa che appariva disperata e invece.
E non lo voglio perdere. Fosse l’ultima cosa che faccio. Ma come riuscirci?
Allora: davvero credi che i vantaggi acquisiti nel periodo di forzata auto riflessione ed esclusione e clausura si armonizzeranno automaticamente con la vita da ufficio di nuovo come prima?
Senza un’impostazione nuova? Senza un puntare i piedi? Senza una richiesta quasi scritta a chi di dovere? Senza un’evoluzione da parte tua in prima persona, una punta d’orgoglio e una passo e una cadenza sostanzialmente diversi?
Quindi fallo davvero, ora, o presto-presto, rispondi alle due questioni impellenti di questa ripresa di tutto:
quale punto di questo lockdown ho guadagnato con le unghie e con i denti e non voglio assolutamente perdere?
E quale questione, punto doloroso, abitudine, attitudine o sbaglio nudo e crudo non voglio più fare, percorrere, rivivere, tornando alla vita di prima della pandemia?
Scrivilo bello chiaro-chiaro e confrontati con altri alle prese con le stesse dinamiche. Cioè tutti. E respiraci dentro.
E prendi con decisione il toro per le corna, guardandolo dritto in faccia.
E’ il fallimento che guida l’evoluzione; la perfezione non prevede alcun incentivo per il miglioramento.
Colson Whitehead
L’evoluzione è deriva, devianza, creazione, ed è interruzioni, perturbazioni, crisi.
Edgar Morin
Forse la nostra più grande distinzione come specie è la nostra capacità, unica tra gli animali, a fare scelte contro-evolutive.
Jared Diamond
Oppure inviaci un messaggio con la tua richiesta all’indirizzo: