Ciò che fuggo m’insegue.
Ciò che affronto si scioglie.
Ciò che mi aspetto accade.
Ciò che alimento cresce.
1. Cio che fuggo m’insegue.
Che scoperta illuminante, le 4 leggi dell’Accettazione!
Le incontri e c’inciampi ad ogni terapia, per questo diventano leggi. Fenomenologiche. Empiriche. Del comportamento. E le sottolinei, ne vedi gli effetti e ne apprezzi i risultati, ad ogni svolta del cammino.
Riassumendo, perché sei qui?
Credo di essermi semplicemente stancato di fuggire.
Vedo che comunque sei molto consapevole delle tue dinamiche.
Sì, ma a cosa serve se non riesco ad affrontarle?
E’ vero. Ma adesso mi sembra che tu abbia deciso di affrontarle.
Sì, certo. Speriamo.
Beh, lo diciamo sempre: ciò che fuggi t’insegue, ciò che affronti, si scioglie.
Tu dici?
Non lo dico io, ovviamente. L’importante è che tu ti chieda: cosa voglio fare, adesso?
Questo momento, in terapia, accade più o meno sempre. Ma non solo in terapia, ovviamente.
C’è un’immagine che rende bene il concetto: l’altro ci considera davvero, ci ascolta e capisce che esigiamo una risposta concreta, solo quando mettiamo le valigie accanto alla porta e ci mettiamo a trattare: così non lo accetto più. E -o cambia questo qualcosa- oppure io esco dalla porta e non mi vedi più.
È un’immagine estrema, certo. Ma che rende bene il concetto.
E qui lo abbiamo riportato nella prospettiva relazionale, quando occorre farsi valere. Ma non occorre farsi valere ancora di più con se stessi? Soprattutto quando ci sono emozioni troppo trattenute, insoddisfazioni, vizi, scelte rimandate e strade nemmeno accennate? Quand’è l’ultima volta che abbiamo sentito il bisogno di farla finita una volta per tutte con quel maledetto problema?
Certo, non possiamo mettere le valige davanti alla porta con noi stessi, perché non possiamo abbandonare noi stessi… ma appunto, siamo destinati a convivere. Allora, a maggior ragione, condividere e comunicare. Sempre.
Ecco. ‘Ciò che fuggo m’insegue’ è moltissimo vero, tutto qui. E ci aiuta enormemente.
Le persone in terapia lo ripetono continuamente:
Se glielo avessi detto subito…
Se non avessi procrastinato la scelta…
Accade perché quando fuggo qualcosa, se ci pensate, mi metto all’istante nell’immagine concettuale che non ce la posso fare, che devo scappare, che qualcosa da affrontare è in realtà più grande, più forte e più capace di me.
E non è mai vero. Ma è anche, molto più immediatamente, che se fuggo presuppongo proprio che qualcosa m’insegua, e non mi lasci tregua. E anche questo è falso ed esagerato.
Cosa credete che si faccia in terapia? Si inverte la direzione. Tutto qui. E’ uno dei cardini del lavoro di sviluppo di sé. E sancisce come pochi la scelta del cammino di Accettazione Incondizionata della realtà.
2. Ciò che affronto si scioglie.
Anche perché, realmente, quando affrontiamo qualcosa o qualcuno, sempre, accade che è molto meglio di ciò che pensavamo. Il sollievo e la sensazione finalmente di entrare nella cosa che ci ha tormentato troppo, sono tali che tracciano un solco opposto, dopo anni di fuga, nel dire: mai più negherò quel che sento e mai più mi terrò per me le mie espressioni, emozioni, sensazioni e sentimenti.
Le persone si sciolgono allora nel pianto di gioia del sollievo di aver detto quella cosa famigerata e di non aver affatto avuto la reazione contraria e la proibizione che si aspettavano. Anzi. E allora piangono le lacrime degli anni passati a non dire. E non fare. Talmente tanto tempo e che non ricordavano neppure perché.
E qui inizia la rivoluzione da cogliere al volo. ‘Ciò che affronto si scioglie’, lo potete immaginare, ha infatti anch’esso due sensi, uno immediato, di liberazione, e l’altro di contesto, di processo, di acquisizione di un’abitudine preziosa, ad affrontare qualsiasi paura con la certezza che adesso si sciolga, non appena cominciamo. Bellissimo.
Le persone che affrontano le riconosci subito e le ami all’istante. Hanno quel qualcosa, quel segreto, il viso pulito e lo sguardo dritto che noi pensiamo che siano da sempre così. Ma va’. Neanche per idea. Magari hanno iniziato il giorno prima ad affrontare. Eppure lo hanno capito e seguito subito. E come per ogni legge dell’universo, appare subito chiaro e acquisito. Stupefacente è il potere del benessere quando è acquisito col corpo e le emozioni:
Quindi che cosa fai, glielo dici?
Gliel’ho già detto.
E…?
Non puoi capire. Mi si sono spalancate le porte della possibilità. Vado. Mi sento come se solo adesso mi sentissi libero. Adesso, se fosse per me, direi tutto a tutti. E direi a chiunque: smettila! Smettila di trattenerti. Agisci, vai, parti, afferma, condividi, fregatene, riprenditi il diritto dall’inizio, e no, non smettere mai!
Ecco. Wow. Bello. Adesso però non andiamo nella mania e nella smania di fare una crociata, se no le persone ci rifiutano.
Certo. Lo so. Ma sento un entusiasmo, che, francamente, mi fa sentire un’altra persona. Rispetto solo ad una settimana fa.
3. Ciò che mi aspetto, accade.
E’ qui che mi accorgo che ciò che mi sono sempre aspettato, è poi puntualmente accaduto. Con le emozioni, intendo. Non ‘vorrei tanto che accadesse’, bensì con le aspettative emozionali, gli umori, le illusioni e tutto il territorio dell’inconscio e dei sogni: se mi aspetto il fallimento a cui sono da sempre abituato, quindi me lo aspetto più di ogni altra cosa, questo fallimento accadrà puntualmente. Non si dice: quel che temo, accade? Ecco, è molto vero. Ma per fortuna è vero anche il suo opposto: quel che mi aspetto davvero con tutto me stesso, inizia subito ad avvicinarsi a me. Solo che occorre essere puliti, univoco, intensi. Questa è l’informazione fondamentale. Arriva quel che mi sono aspettato fino ad oggi con la ‘maggior parte di me’.
Esattamente come me lo sono aspettato. Né di più. Né di meno. Ed è solo per bilanciare questa forza del destino avverso che siamo convinti ci perseguiti, che allora desideriamo disperatamente un cambiamento, senza poterlo mai realizzare davvero. Bilanciamo. Sfiga a mille. Contrapposta a desiderio a mille.
Ma nulla cambia nulla. Proprio perché è l’ennesima riproposizione paradossale di due poli di un paradosso. Mi sento tirato da due condizioni che in realtà uso per dividermi e rendere vane le mie energie: Mi sento disperato vs. Allora desidero disperatamente.
Ciò che mi aspetto accade è determinato davvero dalla natura. E’ una legge di natura, la legge della corrispondenza. La quale ci dice che così dentro, così fuori. Non viceversa. Noi influiamo, vediamo e sentiamo solo ciò che si rispecchia nel mondo che abbiamo dentro. Accade fuori solo ciò che accade dentro. Si riversa fuori. Ma se invece cerchiamo qualcosa che accada fuori per invertire il processo, ciò non potrà accadere. Perché ciò che accadrà sarà frutto dell’illusione che sentiamo dentro per compensate il disagio che sentiamo, e non accadrà mai proprio come vogliamo. E poi sarà troppo carico di aspettative che vada esattamente come vogliamo noi. E la natura, bellamente, di noi se ne frega. Segue le sue leggi.
Nulla in realtà potrà darmi ciò che ho già e che posso trovare già dentro di me. Ma sono convinto di non avere.
Pensate allora che stravolgimento è, del proprio universo, quando in terapia ci si sente dire che occorre iniziare il cammino di Accettazione Incondizionata e che per farlo occorre cambiare le proprie aspettative, buttando a mare tutto il proprio mondo interiore, ridiscuterlo, metterlo alla prova di realtà, e dirsi verità che ci schiaffeggiano pesantemente. La terapia dei ceffoni.
Sembra non facile a leggerlo, all’inizio. Eppure le persone si aprono e sentono sollievo immediato di fronte alla verità. Perché è una vita che sentono di girare in giro e di aspettarsi qualcosa, un risultato, mentre si raccontano di aspettarne un altro.
Perciò, occorre cambiare le proprie aspettative. Solo questo conta. Ma come vedete, è un lavoro profondo, di ascolto, di verità e di consapevolezza. Se no, come possiamo invertire il processo di illusione, di compensazione?
Adesso inizio a capire quello che dici.
Ecco.
E, in parte, ad aspettarmi la realtà, qualsiasi essa sia.
Beh, se è davvero così, è già un risultato.
Ma come faccio ad alimentare le aspettative corrette e non tornare a quelle sbagliate, di compensazione?
E’ sbagliata la domanda. E’ carica di aspettative di salvezza.
Quindi smetto? Di aspettarmi qualcosa?
Non puoi smettere di avere aspettative, come vedi, e di ingannarti, eventualmente. Puoi certo dire: smetto di aspettarmi cose che sento sempre uguali, esagerate e sogni ad occhi aperti. Questo sì. Anche se non sai bene ancora quali sono. Ma alcune sì, le conosci. E piano piano affini il meccanismo.
Tutto qui? Sembra facile.
E’ semplice, come ogni cosa della natura. Non facile come sembra. Ma poi lo diventa. E ti cambia la vita. Perché, soprattutto è la verità. Segui la verità. E ti dà una sensazione di liberazione enorme.
4. Ciò che alimento, cresce.
Perché per fortuna, ciò che alimento davvero, e su cui mi concentro sul serio, conscio e consapevole dei meccanismi di cui sopra, inizia a crescere e a far sì che qualcosa dentro di me cambi davvero, costantemente, in meglio.
Questo è il punto in cui iniziamo a sentire i primi vagiti di cambiamento. Ma se sto un po’ meglio rispetto ad una settimana fa, e ciò si ripete di settimana in settimana, allora cosa posso volere di più? Certo, il Grande Cambiamento, l’illuminazione totale e vitale, la folgorazione. Ma quella lasciamola sulla via di Damasco. Le persone sorridono quando lo dico, perché è proprio vero: non ci accontentiamo di aver ritrovato la pulizia del gesto? Del piccolo significato? Non vediamo che siamo di nuovo presi dalle illusioni caratteriali di qualcosa che arrivi da fuori a farci la festa del santo patrono con tanto di fuochi d’artificio? Perciò sorridono. Perché vedono subito, proprio grazie a ciò su cui si concentrano e alimentano, cioè il piccolo lavoro quotidiano, che è proprio arrivato il momento di lasciare andare il mondo diviso e dicotomico dei paradossi di prima.
Basta sentirmi disperato e insoddisfatto da un lato e speranzoso di desideri irrealizzabili, dall’altro.
Perciò la Bioenergetica è una fonte indescrivibile per la potenza che ha. Perché ti costringe a scegliere cosa alimentare nello scendere e salire nella posizione del grounding. Semplicemente. Sali. Scendi. Metti la cera. Togli la cera. E ascolti. E accetti. Stai lì.
Nel sentire nel corpo profondamente che cosa accade davvero. Ma non solo. La Bioenergetica ti costringe a rispettare le leggi della natura e ad osservarle, a rifletterci nel corpo, con consapevolezze molto più profonde. Naturali. Perciò ti pulisce il gesto di alimentare e ti induce a scegliere ad ogni passo di carica e scarica energetica che cosa alimentare e che cosa no. E qui davvero si stabilisce la rotta, giorno dopo giorno, esercizio dopo esercizio, esperienza dopo esperienza, di dove vogliamo davvero portare la nostra esistenza.
Esperienza: aggiungere esperienza ad ognuno dei 4 punti. Qui potremmo scrivere: scelta quotidiana. Ridurre a due scelte dicotomiche le dinamiche della giornata. Ad esempio, rabbia trasformativa oppure gioia partecipativa. Dire o non dire tutto. Chiamare o aspettare la chiamata per motivi di opportunità. Mettersi in moto per quel problema, oppure rifletterci prima poiché potrebbe essere un falso problema. Decidere che cosa alimentiamo e su che cosa quindi però ci concentriamo in modo deciso, energetico e risolutivo, senza indugiare e oscillare tra le du possibilità, come facciamo abitualmente. Ciò ci fare sentire di indirizzare le energie dell’universo a nostro favore.
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