Come Smettere di Colmare la Mancanza

Alla volta successiva, Esse considera:
“alla fin fine cosa voglio di così strano? Solo un gruppo di amici selezionati e affidabilissimi”, ma -le rispondo io- chi è aperto agli altri è sempre aperto a tutti e a chiunque.

E solo se lei si apre e fa sentire alle persone che lei c’è sempre e accoglie più o meno tutti, senza giudicarli e senza curarsi del dolore da mancanza di spazio vitale che sicuramente proverà, ma che solo così andrà via, allora potrà poi nel tempo selezionare naturalmente le persone a lei più vicine.

O apriamo tutto o non apriamo niente.

Aprirsi allora a ciò che desideriamo in maniera pulita vuol dire accettare che l’abbondanza ci farà male. Non è vero, ovvio. Ma siamo da troppo convinti così.

Allora ci si mette lì ad essere disponibili sempre e comunque, proprio come negli esercizi delle classi di bioenergetica.

Facciamo insieme allora l’esperienza dell’apertura: ad occhi chiusi lei allarga le braccia davanti a me immaginando di trovarsi di fronte quella data amica e poi ad un’altra e così via. Che cosa sente?
Io prendo appunti.
Poi li rileggiamo insieme:

  • Esame
  • Aspettativa
  • Esigenza dell’altro
  • Non essere all’altezza
  • Ansia. Di volere scappar via.
  • Doversi adattare.

Una volta realizzato tutto ciò, lei mi guarda.
Sei sicura che la vuoi, questa relazione, se ti provoca tutte queste brutte sensazioni?
Lei ci pensa. “E cosa dovrei fare? Chiudermi e accettare che non voglio gli altri?

“Dall’altra parte: aprirmi a chiunque? Senza selezionare? Mhmm…”.

Proseguiamo. Esperienza del buono che ciascuno di noi ha.
Individuare le cose migliori, i pregi e le potenzialità di alcune persone di cui mi ha parlato.
A disagio, non riesce.
Ha bisogno di tempo.
Ma in realtà, la verità è che è centrata su di sé.
Come tutti noi quando siamo ossessionati dalla nostra ferita. Persi dietro alle nostre mancanze, gli altri non li vediamo per le loro qualità ma solo in funzione della soluzione compulsiva ai nostri problemi.
Glielo spiego.
Mi guarda e -grazie ad una buona alleanza- adesso, sta accettando davvero.

 

Credo si veda quanto sia sfaccettato il mondo di bisogni e delle mancanze.
E la sensazione che state avendo nella lettura è la stessa che per fortuna hanno poi i clienti dopo che ci siamo calati per così tanto tempo nella mancanza senza uscita: una perdita infinita di tempo. E che fatica…
Da cui appunto risorgere, per fortuna, colmi di energia inesauribile.
La mancanza, ogni mancanza, è infatti un’espressione della Ferita. E come tale rientra nelle sue conseguenze, che fanno parte di ciò che emerge come tema irrisolto, o copione, o karma che si ripete sempre uguale.
E non va risolto, né possiamo desiderare di non sentirlo mai più come la maggioranza di noi tenta di fare in modo grottesco. Altrimenti ci toglie infinite energie. Va solo attraversato ogni volta e accettato per poi vedersi da fuori e dedicarsi finalmente a ciò a cui siamo destinati, con tutte le risorse che abbiamo proprio da questa ferita e dalla sua specifica mancanza da essa creata.
Esse ad esempio è molto caparbia, intelligente, costante, applicata, brava e molto altro. E tutto ciò non le viene dalla ferita e dalla sua mancanza? Certo.
Solo che ora può finalmente mettere a frutto le sue doti e smettere di andare in direzione ostinata e contraria alla sua vita e all’abbondanza.

Passano altre settimane.

Da un po’ si ripete tutti i giorni, terapeuticamente, la verità, in modo da scardinare le mancanze:

Io non voglio vedere davvero gli altri.

Mi provocano troppo dolore. 

Nelle ultime settimane, da

“mi mancano da sempre gli altri”

a

“non le voglio in realtà, le relazioni con le altre persone, perché mi fanno troppo soffrire”

è un bel cambiamento.

Racconta che si sta accorgendo di una sua tendenza maledetta: controllare tutto con lo sguardo.

Vediamo insieme la lista che ha preparato per uscire dalla mancanza:

  • Donare ogni istante agli altri
  • Attingere alle proprie infinite potenzialità fidandosi di me stessa per donare, e mai più per raggiungere chissà che
  • Guardare le persone con benevolenza e tenerezza
  • Aprirmi e attraversare qualsiasi dolore la memoria mi fa tornare in mente, standoci a contatto
  • Scindere ciò che è successo un tempo -e mi ha fatto male- dal meraviglioso potenziale di oggi
  • Non chiedere per me bensì offrire di me
  • Non essere più centrata su di me e sul lamento delle mancanze ma sulla condivisione di abbondanze, facendo ad esempio ogni giorno 1 regalo a qualcuno, anche solo simbolico 
  • Gli altri diventano il centro su cui concentrarmi per aiutarli con sincero interesse, non più ossessionarmi sull’invidia di quel che hanno, e che a me manca
  • Tutto consiste per me nel condividere: qualsiasi avere e qualsiasi essere lo posso solo condividere, compartire.
  • Riaprire la mia casa, spezzare il pane e mangiarlo sempre insieme a chiunque altro, davvero chiunque sia, senza selezionare, mai più
  • Cercare negli altri, in chiunque incontro, il bello. Qual è il bello di questa persona? E rimandarglielo. Solo questo conta. 

 

Da quando rilegge ogni giorno questa lista, si rende conto che è la verità, che non è facile, ma che si sente decisamente meglio.

Se si occupa di chi incontra, e lo fa con occhi nuovi, si pone direttamente fuori dalla mancanza.

“E’ incredibile -commenta- come siamo noi stessi che creiamo qualcosa che non possiamo risolvere per alimentare il nostro mondo insoddisfatto”.

 

 

Continua la lettura:

4. Le Obiezioni alla Mancanza

 

Torna a: Ci Manca Sempre Ciò di Cui Abbiamo Paura: Riepilogo

 

Rispondi alle 8 domande per scoprire la tua specifica mancanza, al punto “Ci Manca Ciò di cui Abbiamo Paura”.

 

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