Visione Radicata: 35. Come Trovare l’Emozione Chiave?

Ma come si fa a trovare l’emozione chiave per ciascuno di noi?

Perché a volte la stessa emozione che ti spezza il cuore è anche quella che te lo guarisce.

Nicholas Spark

 

Ci si sottopone ad una esperienza semplice e rivelatoria:

Ci si chiede più e più volte, in modo emotivo e ad occhi chiusi:

La chiave da affrontare per sbloccarmi è…

…. e si appuntano su un foglio -meglio se su post it separati- le singole risposte, emotive, esplorate fino in fondo.

Poi si rileggono le affermazioni scritte e si trova il minimo comun denominatore tra loro. 

Fallo, Signor Lettore, o Signorina Lettrice, fallo anche tu. Altrimenti, che leggi a fare qualcosa che ti spinge verso il benessere, se vuoi solo restare in superficie? Impiegherai solo pochi minuti, Potenzialmente preziosi per tutto il resto della vita.


Esempi di Emozione chiave

Qui di seguito, la lista di Emozioni in risposta alla domanda di cui sopra, di Federica:

  • Mollare il controllo
  • Mollare la preoccupazione
  • Avere fiducia nelle cose
  • Avere fiducia che il futuro andrà bene
  • Accettare la paura
  • Stare nel presente
  • Stare bene col corpo
  • Divertirmi
  • Fare esercizi
  • Farmi aiutare
  • Condividere i progetti
  • Accettare di disturbare
  • Fare poco e bene
  • Accettare quello che arriva
  • Non essere tirata
  • Organizzarmi
  • Non avere flashback emotivi

Si individuano, sentendo come la persona esprime queste sensazioni, qual è la prima da dove cominciare.

Nel caso dell’elenco sopra riportato, molte affermazioni, come mollare la preoccupazione il controllo e non essere tirata, ci portano a quella più importante, cioè chiave: ACCETTARE LA PAURA, attraverso cui, poi, nel tempo, arrivare ad una reazione. Ma vale per quella persona in quel periodo.

Si può sbagliare l’emozione chiave? Può non essere quella? Sì, certo, ma va bene lo stesso, lo sapremo solo se ci abbiamo provato. E la verifica è sempre molto utile. Se è un’altra la chiave di volta, lo scopriremo presto poiché quella che abbiamo scelto ci porterà spontaneamente ad un’altra chiave. 

Ricordo poi, come sempre, che bisogna affidarsi ad un terapeuta qualificato e non avventurarsi nel faidate.
Queste note sono solo una divulgazione dei metodi usati in terapia, perché preziosi e sconosciuti ai più, ma poi occorre spingersi a farsi aiutare.

Questi esercizi si rivelano spunti preziosi nel cammino, non possono rappresentare una sostituzione della terapia.

Perché l’emozione? Non basta prendere una decisione?

Non basta no, poiché senza partecipazione attiva, profonda, coinvolta, di reale ascolto di sé, non succede niente, mai, in nessun luogo.

Senza emozioni non saprò mai se ho preso una decisione parziale, con una parte soltanto di me.
Mettiamo che io abbia preso e raccolto tutti gli elementi razionali per decidere e me li sia appuntati.
Ora chiaramente ce li ho davanti e devo scegliere. Ma se scelgo solo la direzione indicata da fattori razionali, mentre la mia parte più sensibile vuole andare nell’altra direzione, mi sentirò fottuto, letteralmente.
Proprio nel momento in cui credevo che mi sarei sentito sollevato (!). 

Allora devo fermarmi. E al limite, se posso, non fare niente. Ne abbiamo parlato altrove, nel dettaglio, su come si decidono questioni importanti per noi, secondo emozioni. Leggetela se volete approfondire.

L’energia nasce solo dalle emozioni, non dalle decisioni prese di testa.

Occorre lavorare sull’emozione, starci a contatto settimane e poi elaborarla, lasciare che si trasformi naturalmente e che segua il suo cammino.

Il principio dell’emozione chiave allora afferma soltanto che c’è sempre un perno, una situazione che occorre sbloccare, rimettere in moto, ed è per forza, per natura, collegata ad un impulso profondo, che ci prenda le viscere, in una condizione corporea ed esistenziale importante, evidente, spontanea, la quale:

  • Di norma, non vogliamo accettare per il dolore ad essa legata
  • Ma che risulterà poi vincente e obbligata per riappropriarci pienamente dei nostri diritti.

Diritti di affermarci, di star bene a prescindere, di poter amare in modo univoco e totale, e così via… a seconda della ferita caratteriale di ciascuno.

Prendiamo ad esempio l’emozione che per definizione è difficile da accettare, la paura, e facciamo il mio caso personale e la mia paura specifica che non riuscivo ad ammettere.

Io sono nato in condizioni difficili, nel senso che sono rimasto esposto prima di nascere, con la testa mezza fuori, perché l’ostetrica (io sono nato in casa) era andata via, dicendo che c’era ancora del tempo alla nascita, salvo poi al ritorno, accorgersi che ero già da troppo tempo con la testa metà fuori. Poi, ho sofferto per 1 anno, dagli 8 ai 20 mesi, di convulsioni, di cui non si riusciva a trovare la causa. In pratica avevo piccoli attacchi come episodi epilettici, per minuti infiniti, senza fermarmi mai.
Per questi motivi provo da sempre una paura precoce, senza nome.

Nel corso della mia infanzia, c’erano anche condizioni oggettive di tensione e violenza e non amore tra ai miei genitori, liti e brutte atmosfere, e paure trasmesse a noi figli da parte di mia madre nei confronti di mio padre.
Ecco, per tutti questi comprensibili motivi, io non accettavo questa paura, non vedendo proprio come fare e quale utilità avesse accettarla. Ovviamente perché credevo fosse mia, endogena, propria delle mie difficoltà e inadeguatezze.

Per non accettare la mia paura, tendevo a stare in situazioni superficiali che non me la provocassero, oppure a non sentirla, stando nella testa, oppure sempre in allarme, oppure ancora pronto a difendermi.

E che vita era? Di fuga, o di evitamento, o di tensione costante, o di sensazione di non essere all’altezza, di avere problemi importanti e sconosciuti. Da non andare mai a vedere.

E soprattutto era una vita senza gioia.

Ricordo perfettamente il momento in cui il mio terapeuta mi disse: tu non sei pauroso. Se stato solo esposto alla paura. Tu sei sensibile. E questo è un dono importante. Perché dovevi essere attento ogni momento a chi o che cosa ti potesse fare paura. Ora puoi smettere di nasconderti alla paura, perché se no ti nascondi anche alla gioia.
E da qui ho sentito che è cominciata la mia rinascita.
Se invece io mi alzo la mattina- mi dissi, e accetto la mia paura, sapendo che ciò che sento è un semplice ricordo, che fa parte di me… si rivela la radice di tutta la mia sensibilità… allora accade la piccola rivoluzione che compio ogni giorno.
Ora finalmente da tanto tempo non sento la paura come prima cosa, bensì una gioia e un coinvolgimento intensi. E ogni volta che sento qualcosa che mi fa paura, so perfettamente da dove viene questo sentimento e come accogliere e far passare al volo le incertezze. 

L’emozione chiave funziona proprio come un triangolo. Se accetto, coltivo e metto in priorità l’emozione che possa scardinare i miei blocchi, si attiva un’azione conseguente che risulterà molto più pulita e spontanea ed efficace. Ciò traccerà il solco di un atteggiamento diverso. Emozione-azione-atteggiamento.

Pertanto, chiediti:

Qual è l’emozione che non voglio accettare, ma che può scardinare i miei blocchi?

Cosa accadrebbe se fossi sempre felice? Oppure tutta la tristezza che sento ma non voglio entrarci? O la rabbia fortissima che ho dentro? O di che diavolo ho paura?

E sto lì ad occhi chiusi, a simulare. 

Quale di queste domande mi riguarda di più?

Ma se dall’impossibilità, acquisita, di esprimere la rabbia per i conflitti che ne derivano, si passa ad esprimerla in modo assertivo, mai più in atmosfere di contrapposizione con qualcuno, allora il solco di nuove azioni e di un inedito atteggiamento, è presto tracciato.

E’ tutto questo processo che ci fa scoprire l’immagine vera di noi stessi, che di solito gli altri vedono bene e ci rimandano, ma noi da decenni non riusciamo nemmeno a considerare. 

E finalmente ci fa sentire fuori dalle solite dinamiche e semplicemente pronti a coinvolgerci nel senso e nel significato che ha per noi vivere questa vita. Una buona volta. Una buona vita.

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