Non è che mi manchi.
È solo che se tu non ci sei, io ci sono un po’ di meno.
Alberto Sorge
Una volta vista per quello che è realmente, e accettata la mancanza come irraggiungibile, si percorrono i due poli.
“cercando di non stare qui, in mancanza,
elaborando disperatamente soluzioni” .
“ accettare di stare qui, in mancanza,
sapendo che non ci sono soluzioni,
perché il problema è finto e non esiste,
non perché occorre rassegnarsi e abbattersi“.
E lo facciamo con sempre maggior determinazione, consapevolezza e più facilità.
Il primo passo, il passato, cercare soluzioni qualsiasi alla mancanza, lascia presto il campo alla sensazione di non andare da nessuna parte. Eppure, ogni tanto fa molto bene se ci torniamo e ci simuliamo di nuovo in mancanza, se andiamo apposta a sentire che aria tirava in passato. E ci fa un bene incredibile, poiché scioglie le tentazioni e gli automatismi.
Nell’altro polo, viceversa, accettare che sarà sempre così, che non c’è bisogno di soluzione alla mancanza, perché è solo un’illusione, fa accadere diversi fenomeni:
- Accettare l’ansia.
Se l’ansia di base di soluzione magica non è mai risolvibile -e lo do per assodato che non lo sia, che sia fine a se stessa- non la percorro più, ci rinuncio totalmente. - Svelare il meccanismo.
E sono capace di vederlo in azione, questo meccanismo, con consapevolezza. Ciò mi porta una rinnovata fiducia in me. - Uscirne/Non uscirne.
Il passo successivo è che non mi è facile uscirne, da questo meccanismo, perché sono disorientato e ripercorro le strade che conosco. - Ripetersi la verità.
Occorre allora che mi ripeta a lungo la verità e che introietti tale consapevolezza. - Resistere nell’indeterminatezza.
Infatti, ormai lo sappiamo, stare nell’incertezza genera doni. - Sentirsi più se stessi.
Poi, naturalmente, l’essere consapevole mi fa sentire più totale e meno parziale, mi fa percepire più me stesso in ogni manifestazione di me. - Vedersi nei vecchi e nei nuovi modi.
Vedo allora allo stesso tempo i vecchi comportamenti che avrei avuto e i nuovi che iniziano a venirmi spontanei. - Vivere da dentro la lotta.
Sono molto più consapevole di prima, della crociata che intraprendo per liberarmi dei blocchi e delle impossibilità a star bene a lungo e serenamente e costantemente. La mia chimica interna brama ancora mancanza. - Le ricadute non esistono.
Sono allora alle prese con le famose ricadute. Le quali in realtà non esistono. E’ solo che io ancora mi aspetto una ricompensa. E sono ancora convinto che -se farò tutto in maniera perfetta e migliore…- poi non sarò mai più il me stesso di prima. Ma questo non è possibile. Allora, quando inevitabilmente ricasco nelle delusioni o negli stravizi o nelle mancanze, questo è in realtà è un bagno di ulteriore consapevolezza: tu sei sempre quello di prima e i ricordi di ciò che ti è successo da piccolo e le tue paure… tutto è sempre lì… e resterà lì. E non può e non deve andar via, perché è anche la fonte di tutto il bello che è in te. Non è facile cambiare la chimica interiore, tutto qui. Cerca di andare avanti per piccoli passi. Non puoi fare altro, d’altronde: solo riprendere le fila delle nuove abitudini. - Energia.
A questo punto mi rendo conto però, devo ammetterlo, che ho già molta più energia di una volta. Sia perché ne spreco meno in tutto il processo, sia perché ne recupero più in fretta. Vale a dire: mi vedrei esattamente come un tempo, fatto salvo che oggettivamente mi sento meglio. - Aumento della capacità di indirizzare.
E le cose iniziano ad accadere in una direzione che in definitiva, finalmente, abbiamo scelto noi. Accade proprio così: il cambiamento si ammette a se stessi. Ci sentiamo ancora gli stessi, ma ammettiamo che stiamo meglio oggettivamente, sotto diversi punti di vista:
energia, uso del tempo e dello spazio, riposo, rigenerazione, relazioni, corpo, salute, denaro. Meno sprechi in generale. - Cambiamenti concreti.
Mettiamo allora in campo alcuni cambiamenti che determinano come un piano inclinato verso il benessere: abitudini concrete sul cibo, sullo star bene, sul lavoro, sugli hobby. In generale, Rimettiamo il corpo e le emozioni corporee al centro della nostra vita. - Atteggiamento più responsabile.
Siamo pronti allora per un cambio di atteggiamento, il quale porta con sé alcuni passi più marcati, come in una partita di scacchi dove decidiamo delle mosse più organizzate: ci iscriviamo ad un’associazione di volontariato. Oppure affrontiamo questioni familiari irrisolte come le eredità da definire. Oppure vacanze diverse, condizioni abitative inedite per noi e modalità di relazione su basi decisamente migliori: ridefiniamo, chiudiamo e riapriamo rapporti affettivi prima di tutto con noi stessi e poi con gli altri. - Progressione reale.
Così facendo, ci rendiamo conto che le quattro o cinque abitudini nuove sono diventate ormai cinquantacinque e ci accompagnano con fiducia verso una vita dove possiamo affermare davvero che stiamo finalmente bene.
Vediamo alcuni casi di queste dinamiche in diretta, mentre si manifestano.
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7. Il Giro del Fumo della Mancanza
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