Evoluzione Sostenibile: 26. Le Giuste Domande

La cosa da fare è sempre la stessa: porsi le giuste domande.

(Le precedenti domande, dall’1 al 5, sono riportate nell’articolo correlato: Mai ‘Na Gioia)

 

  • Ho provato davvero di tutto per restare qui?
  • Questo nuovo lavoro soddisfa la parte più profonda di me?
  • Sto dando priorità, con questo cambio radicale, ad aspetti profondi del mio modo di essere?

Se la risposta è sì, allora andare, cambiare tutto pur di trovare se stessi.

 

Più in generale: quando ci offrono un lavoro che ci impegna in sforzi notevoli come cambio di città o di nazione o di competenze: accettare o rinunciare?

Se la risposta è non lo so, non solo parlarne e parlarne e parlarne, su queste basi di domande, bensì molto di più:

  1. simulare e stare con la simulazione senza dirlo a nessuno; giorni, settimane…
  2. poi simulare la scelta contraria, e anche a questa entrarci dentro e viverla, anticipandola, PRIMA di effettuare la scelta definitiva…
  3. …fino a quando sarà chiaro se voglio far diventare realtà la prima o la seconda simulazione.

 

Perché certo, possiamo anche sbagliare, però ponendoci ogni giorno della nostra vita, le giuste domande. Questo è il bello.

Quindi pre-figurarmi la rappresentazione emotiva e corporea di una delle due scelte, e stare giorni in questa realtà dentro di me, è l’unica possibilità, anziché elucubrare all’infinito su quale scelta sia quella “oggettivamente” giusta.

Scegliamo con la pancia in realtà, mai con la testa.

La pancia rappresenta tutto noi stessi, compresa la testa, mentre la mente, il ragionamento, taglia fuori gran parte del sé.

Punto.

E se la risposta è ancora non lo so, allora è no. Semplice. Almeno non è sì. Su questo siamo d’accordo?

Il problema è il contrario: se ci facciamo le domande sbagliate, la nostra vita gira a vuoto.

Se molti miei amici, consulenti, terapeuti, mi dicono che sto girando attorno alla profondità ponendomi dei problemi non così profondi, allora, forse è il caso di mettere avanti altro.

Volete esempi di domande parziali, non appropriate, non utili?

Presto fatto:

  • Questa scelta mi porrà in una condizione più vantaggiosa?
  • Quanto sarà conveniente?
  • In che modo posso evitare che mi freghino?
  • Mi porrà nella migliore prospettiva di carriera?

Se viceversa ci facciamo le domande giuste, tutto riprende a girare bene, a prescindere da qualsiasi risultato:

  • Mi interessa davvero?
  • Tanto di più?
  • Mi coinvolge?
  • Mi fa stare meglio questa scelta, senza ombra di dubbio?
  • Cosa mi interessa in realtà di questo nuovo lavoro o vacanza che sia?
  • Che garanzie ho che sia soddisfacente per me?
  • Ho fatto tutte le domande del caso sui dettagli?
  • RIspetta tutte le esigenze che mi fanno espandere e arricchiscono le mie esperienze? (si veda elenco al termine di questo articolo).

 

Porsi le giuste domande si impara in terapia, o nei workshop che durano più weekend, dove la ritrosia delle prime occasioni lascia il posto ad un’apertura, ad un’ampiezza di sensazioni e sentimenti, ad una consapevolezza e ad una crescita finale che tolgono ogni dubbio residuo sul buttarsi nelle occasioni future della vita.

 

Altri principi che regolano la fatica o meno di vivere:

(Come ricordato, le precedenti domande sono riportate nell’articolo correlato: Mai ‘Na Gioia)

 

6) La Relazione Viene Sempre Prima?
Si percepisce quando lo sforzo è per aprirci o per chiuderci alla presenza degli altri.
Se la decisione che voglio prendere –su questa vacanza o altra partecipazione che la vita mi richiede- mi farà chiudere alle relazioni, anche solo rinunciando ad un cinema in compagnia per stare da solo a casa, allora la scelta dovrebbe essere sempre quella di stare in gruppo. E di uscire.

Ciò perché non abbiamo mai la garanzia che non ci stiamo chiudendo nei nostri circoli viziosi. Mentre gli altri, il prossimo, gli amici di sempre oppure nuovi, sono sinonimo di benessere.

Quando stiamo bene ci sono sempre tante persone che ci girano intorno e facciamo sempre nuove amicizie. E questo avviene quando abbiamo azzeccato un hobby, un lavoro, un viaggio, una relazione che ci apra e non qualsiasi attività che ci chiuda. Sentiamo vitalità e non appiattimento.

Gli altri sono un acceleratore di Benessere, sempre. E’ un principio costante. Anche quando ci danno fastidio.

Si dice che quando qualcuno ci dà fastidio è perché ci rimanda qualcosa di noi. E’ molto vero.

Quindi se mi sforzo di partecipare a qualcosa che sulla carta non mi va perché ci sono altri che non mi piacciono o perché non mi va di stare stasera in compagnia, oppure perché c’è proprio quella persona che oggi non sopporto, allora è proprio il momento invece di accettare, di uscire, di andare, di partecipare. E di cercare di farlo in modo nuovo. Proporre attività ludiche diverse dal solito piuttosto che sempre le stesse.

Il motivo è sempre quello: quel che fuggo m’insegue, quel che affronto, si scioglie.

 

7) Conta per Me Solo l’Arricchire Esperienze e Consapevolezze?
La natura se ne frega di ciò che ci piaccia banalmente stasera o per le prossime vacanze.
Il principio è sempre: ci si lascia solo quando ci si lascia bene. Magari non mi divertirò come stare a casa a vedere un film, ma se mi butto nella mischia, ne uscirò sempre arricchito.
Sarò più sicuro che con questa persona non ho più niente da spartire. Ma sarò andato a vedere il punto. E la prossima volta avrò chiamato più spontaneamente altre persone con cui preferirò naturalmente uscire e che incontrerò magari per caso il giorno dopo o mi telefoneranno. Ma se resto a casa a chiudermi stasera, domani avrò sempre la stessa scelta interiore: tra quelle situazioni che non mi piacciono e stare chiusi e da soli.

Sentite che in tutto ciò c’è comunque una direzione?

In un senso o in un altro. Evoluzione o involuzione. Basta scegliere. Solo questo conta.

 

8) Riesco ad Aprirmi a Nuove Abitudini?

E se non ci riesco? Se non riesco a cambiare modo di reagire? A non chiudermi?

Non è importante riuscirci, è importante provarci. L’universo, le leggi di natura, sentono la direzione, avvertono se ci stiamo aprendo oppure vogliamo come sempre fare di testa nostra. E ci premiano o ci bastonano per questo.

Occorre allora aprirsi sempre a nuove abitudini o ad una nuova organizzazione del tempo e dello spazio -non facile da realizzare all’inizio, ma in un circolo che sento virtuoso.

Questo è un altro caso per cui vale la pena lo sforzo.

Ad es. una nuova abitudine alimentare non è mai facile da instaurare.

Ma ci sono cibi a cui ero intollerante per decenni senza saperlo, che mi davano raffreddori e altri sintomi quotidiani. Quindi togliere alcuni ingredienti nella mia vita ha comportato sforzi e sacrifici per alcuni mesi, dopo i quali però sono rinato fisicamente ed emotivamente. Certo, all’inizio, le scarse conoscenze e la dispensa, e il frigo, mi dicevano che era difficile e sono stato più volte tentato di smettere, e solo alla fine, mi sono detto che n’è proprio valsa la pena.

La stessa cosa accade con lo smettere di fumare o di bere o con un vizio importante.

O con una relazione o un lavoro che non ci danno più quanto desiderato.

Ci sono diversi miei clienti ad esempio che banalmente fumano sostanze psicotrope. Più colloquialmente, si fanno le canne. Il ché non fa male in sé. Ma come ogni esagerazione, se è eccessiva, provoca insoddisfazione laddove cerca qualcosa che non può essere, non può verificarsi. Quindi il dibattito sul farsi o non farsi le canne, che tra i giovani è tornato un argomento frequente, è fuorviante. E’ un falso problema. E’ ciò che faccio rispetto a cosa desidero, l’importante. E’ l’esagerazione rispetto alla giusta norma. Se dipendo, da qualsiasi abitudine, e non ne posso fare a meno, allora, smetto. Semplice.

 

 

9) E’ Sempre lo Stesso Sforzo?
Occorre NON accettare la fatica, quando lo sforzo è di un tipo solo: è sempre il nostro solito sforzo e lo abbiamo già ripetuto troppe volte.

Cioè: mi metto lì a pensare. Oppure mi metto lì a lavorare sodo, senza riflettere. A faticare, come mio solito, a rinunciare ai miei desideri. O qualsiasi altra situazione a me ben nota, in cui mi sento limitato.

Allora, anche in questo caso, vale la pena interrompere il circolo vizioso. In qualsiasi modo. Ma non ricadiamoci più, per favore. Ogni altra scelta, è migliorativa.

In qualsiasi altra situazione:

Che la facilità ci accompagni. E che lo sforzo sia lungi da noi.

E se, alla fine, la domanda si ripropone: ma ‘sta vacanza, la devo fare o non la devo fare?

 

10) Seguo delle Tecniche per Prendere Decisioni?

Oppure mi comporto sempre secondo l’inutile buon senso che MAI mi ha portato davvero novità essenziali?

La prima tecnica l’abbiamo vista prima: si sceglie con la pancia: quindi state 1 giorno e 1 notte decidendo uno dei 2 poli senza dirlo a nessuno: vado non vado, amo non amo, lavoro non lavoro. E mi immedesimo nella decisione presa, come se fossi già lì. Poi, prendiamo il polo opposto, sempre per almeno 1 giorno e 1 notte. E sento dentro cosa mi succede. Di solito, si sa al volo, con la pancia, che cosa desideriamo in profondità.

Lo abbiamo descritto meglio in: Fare sempre di testa propria, ma mai scegliere d’istinto. 

 

La seconda è che –se quello che proviamo pe’ ‘sto viaggio, ‘st’amore, ‘sto lavoro, NON è sì, Sì! SI’!!, allora molto probabilmente è semplicemente NO… Noi siamo esseri di grandi entusiasmi, solo che ci abbiamo rinunciato.

Quindi cerchiamo di saperlo, che è opportuno riprendere a vivere con tanta più intensità. Allora, se possiamo, diciamo no, grazie, vacci tu a fare ‘sto viaggio, se ti piace tanto…a patto di avere qualcos’altro da fare, altrimenti ci chiudiamo e valgono le regole di cui sopra. Quindi partiamolo stesso, se non abbiamo alcuna alternativa, faremo qualcos’altro la prossima volta…!

Vale infatti la terza regola:

La terza regola è che possiamo sbagliare. Anzi, sbaglieremo sicuro. Però è il dramma di non poter sbagliare e tornare indietro che troppo spesso ci rovina la vita.

Quindi prendiamo qualsiasi scelta con leggerezza e se non ci troviamo bene, pazienza. Ma se ho fatto gli esercizi, letto tutti i libri del mondo, interrogato chiunque, dagli astri agli amici, alla fin fine… presa una decisione, va bene così: possiamo tornare indietro, possiamo aver cannato completamente la situazione, l’importante per qualsiasi cosa, è non angustiarsi dopo aver scelto. Mai. A che serve?

E così ci arrichiremo comunque e sentiremo che la nostra esperienza progredisce. Sempre.

E godersi quel poco di vacanza che comunque è almeno uno spazio nostro, fuori da tutte le menate.

Ma soprattutto, il principio più importante di tutti quelli visti sinora è:

11) Tendo a Fare Qualcosa Fuori dal Comune?

La vacanza serve a fare qualcosa che non facciamo di solito.

E non vale certo solo per le vacanze (!).

E’ da chiedersi per ogni giorno della nostra vita: per quale motivo ci vado o scelgo qualcosa? Se è per un’idea che mi accende, che mi catapulta in una dimensione che mi fa palpitare, allora ok ok ok.

L’entusiasmo dovrebbe essere sempre il reale motivo valido per dire sì ad una scelta.

Se no…

E’ questo il senso d’intendere la nostra vita. Molto più importante di scegliere solo una vacanza.

E se non è per queste ferie, dove ho deciso semplicemente alla meno peggio e adesso scelgo di non angustiarmi… per le prossime sì! Che sia per un’idea che mi accenda, mi appassioni, mi “acchiappi un casino”.

 

Leggi l’Articolo precedente, correlato: Evoluzione Sostenibile: Mai ‘Na Gioia

 

Riepilogo: Le Giuste Domande

1) E’ un Tipico Problema Mio?
2) Scelgo Progressione o Ritiro?
3) E’ solo una mia Convinzione, senza basi di realtà?
4) Cerco l’Intensità?
5) Sento Connessione?
6) La Relazione Viene Sempre Prima?
7) Conta per Me Solo l’Arricchire Esperienze e Consapevolezze?
8) Riesco ad Aprirmi a Nuove Abitudini?
9) E’ Sempre lo Stesso Sforzo?
10) Seguo delle Tecniche per Prendere Decisioni?
11) Tendo a Fare Qualcosa Fuori dal Comune?

 

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