Evoluzione Sostenibile: 25. Mai ‘Na Gioia

“Ma tu mi spieghi perché, anche in Agosto, mi devo sforzare, fare fatica, costringermi a fare una vacanza di cui non ho nessuna voglia?!”.

 

Perché sforzarsi, sacrificarsi in vacanza, quando si può stare in pace?

Ecco una buona domanda. Da farsi per ogni aspetto della nostra vita.

  • Su che cosa è giusto fare o non fare il sacrificio?
  • Su quali punti impegnarsi o lasciar perdere?
  • Ci sono dei criteri per capire se vale o non vale la pena?
  • Se sto andando bene?
  • Nella direzione giusta che ho voluto dare alla mia vita?

Devo farla questa vacanza anche se proprio non mi va?
Devo sempre sforzarmi? Anche in ferie? Eccheddiamine!

 

Beh, alcuni principi ci sono –altroché- per capire come siamo messi e come orientarsi.

 

1) E’ un Tipico Problema Mio?
Vale la pena sforzarsi –a fare questa vacanza o qualsiasi altra azione che io sento come penosa, incombente, e senza piacere-…

…solo se mi dico che qualcosa che ho sentito al termine di questo tipo di sforzo mi ha fatto bene -anche se all’inizio riconosco la stessa indolenza e pigrizia nel cominciare, nel partire.

  • Banalmente, è come l’andare a correre o a nuotare se poi so che mi fa star meglio nella direzione che ho voluto sentire nella mia vita.
  • Oppure se in altre vacanze simili, poi alla fine ho conosciuto persone nuove e vissuto esperienze inaspettate.
  • Oppure vale la pena partire per questo viaggio anche solo per stare in compagnia, se l’unica alternativa è ritrovarmi come al solito a stare da solo/a.
  • Insomma, lo devo fare comunque questo viaggio se so che in cuor mio -non partendo- rifarei sempre lo stesso gioco con me stesso, che è ogni volta la solita canzone: pretendo troppo o non mi accontento mai oppure non voglio mettermi in gioco fino in fondo e alla fine mi ritrovo nelle solite insoddisfazioni.
  • Per di più, sono come al solito in preda ai miei meccanismi del cavolo che sento di riproporre come in una nemesi.

Quindi l’importante non è la fatica o la pigrizia. L’importante è:

2) Scelgo Progressione o Ritiro?
Le cose che faccio, pur faticose, mi lasciano al termine la sensazione di sentirmi rinnovato, rigenerato, con obiettivi migliori, dove il peggio è superato?

E’ questa sensazione che via via traccia il solco della nostra nuova struttura, quella basata sulle risorse e attitudini, sull’evoluzione reale.

E’ questo il tipo di sforzo, ad esempio, che si effettua negli esercizi bioenergetici: scomodi, impegnativi a volte, eppure rigeneranti, e portatori di scioglimento delle tensioni.

Fuori dalla bioenergetica, succede quando non volevamo proprio uscire e andare a quell’incontro e poi ci siamo decisi e… alla fine abbiamo cantato, ballato, chiacchierato e conosciuto gente nuova e ci diciamo: ecco, vedi!?

Se invece una costrizione ci lascia privi di piacere e null’altro –e succede, uh se succede- allora non dovremmo più farlo…

Mentre uno degli scogli più frequenti del cambiamento è che noi confondiamo questo sforzo da non fare più….

…con il precedente, quello sano, da compiere perché sconfigge una nostra pigrizia, una bad attitude.

Ciò poiché NON vediamo e NON accettiamo di tracciare un SOLCO NUOVO nelle nostre consuetudini e ci avviciniamo alle esperienze in 3 soli modi:

  1. Piegandoci: ci rassegniamo che tutto sia sforzo.
  2. Entrando in Sciopero: oppure, a volte, scioperiamo ad libitum, perché qualsiasi sforzo non si debba più presentare nella nostra vita.
  3. Ritirandoci: Ci mettiamo in malattia, ci facciamo prendere da sintomi psicosomatici, ci ritiriamo, o semplicemente evitiamo di esserci sul serio, per preservarci.

Quindi il problema è di Visione Radicata di noi e delle cose della vita. Null’altro che modi di prendere la vita con CONVINZIONI LIMITANTI:

3) E’ solo una mia Convinzione, senza basi di realtà?
Siamo lì sempre ad attendere di non sentire più fatica, a cercare con tutto noi stessi uno stato irragiungibile in cui non saremo più noi con le nostre indolenze, conflitti e sforzi quotidiani?

Arriverà questo stato? Arriverà solo se accettiamo che non arriverà mai. Ecco la verità.

Lo raggiungeremo solo se non lo cerchiamo più: perché è infantile. E’ un falso problema.

Cercare di non far fatica equivale ad alimentare fatica.

Viceversa, accetto che il benessere sia solo l’alternarsi tra l’impegno per un piacere emotivo desiderato, costi quello che costi, quindi anche sforzo e fatica –ecchesaràmai!- per poi però alla fine lasciarsi andare completamente alla soddisfazione finale.

La verità è una sola: la fatica è solo divisione, resistenza, conflitto interno. Se mi apro e mi butto, puf, la fatica sparisce. Punto.

E’ sempre l’estensione dell’atteggiamento degli esercizi bioenergetici di cui sopra:

Mi concentro quindi sulla sensazione di apertura e –se non la sento- la cerco, mi sforzo, lotto, mi impegno, non abbandono mai il coinvolgimento, il senso dell’esistenza…

…ma mai più in modo mentale, orgoglioso e di principio, bensì con tutto me stesso, totalmente, aprendo il corpo, le emozioni, lo sfogo, la partecipazione, la gioia, il divertimento….

 

Allora, l’importante è chiedersi:

4) Cerco l’Intensità?
Più totali sono queste due intensità…

  1. impegnarsi totalmente in ciò che si fa, andando al di là della fatica
  2. e ponendosi nel piacere, quindi al di là del concetto di sforzo…

…e maggior benessere si percepisce.

Per questo funziona il paradosso: …se sono sempre stanco

…..faccio finta di non esserlo mai più nella vita…

….e accetto tutto, anche di stare 24 ore senza dormire e divertirmi a più non posso o lavorare oltre ogni limite. E lo faccio solo per ristabilire “il fondo corsa”.

 

Scopro così che devo superare l’impasse e tornare a stancarmi immensamente e poi riposarmi in profondità. Solo questo conta, solo questo mi rigenera.

Quindi:

5) Sento Connessione?
Il benessere è un chiamarsi dentro, mai un chiamarsi fuori.

A questo punto sì, sentiremo leggerezza, fluidità, profondità, quando non le cerchiamo più come prodotto principale, ma quando andiamo dietro al nostro scopo primario, che ci faccia partecipare di più, che ci connetta ogni momento a ciò che è più importante per noi in ogni momento dell’esistenza.

Anche su questa connessione insistono sempre gli esercizi di bioenergetica che alla fine ci fanno sentire fluidi e collegati a sé e agli altri. Per questo la pratica corporea è fondamentale per il benessere partecipato, rigenerato, ogni giorno, ogni settimana.

Leggiamo nel successivo articolo le altre condizioni in cui vale la pena o non vale la pena fare lo sforzo.

Leggi l’articolo successivo, collegato: Le Giuste Domande.

Riepilogo: Le Giuste Domande

1) E’ un Tipico Problema Mio?
2) Scelgo Progressione o Ritiro?
3) E’ solo una mia Convinzione, senza basi di realtà?
4) Cerco l’Intensità?
5) Sento Connessione?
6) La Relazione Viene Sempre Prima?
7) Conta per Me Solo l’Arricchire Esperienze e Consapevolezze?
8) Riesco ad Aprirmi a Nuove Abitudini?
9) E’ Sempre lo Stesso Sforzo?
10) Seguo delle Tecniche per Prendere Decisioni?
11) Tendo a Fare Qualcosa Fuori dal Comune?

 

Articolo successivo: Evoluzione Sostenibile: 26. Le Giuste Domande

 

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