Fernanda
Ferita: Tradimento
- “Io sono stata tradita. E’ stata dura ammetterlo. Ma va bene, adesso l’ho visto. Ci ho messo mesi, ma è così e bon, l’ho accettato. E mi sento tradita. Punto. Principalmente dalla figura paterna.
- Ancora oggi sento spesso questa ferita. Una sorta di abbattimento, alla fine di giornate piene di impegni e di aspettative che restano puntualmente deluse. Con i miei capi, i miei figli, le relazioni amichevoli e affettive.
- Alla fine, al fondo, c’è solo mancanza di fiducia nelle persone e nelle cose che faccio, che non mi daranno mai ciò che mi promettono.
- Sul piatto della bilancia, metto sempre più impegno e sacrificio io che gli altri”.
Tema: Soddisfazione, Mancanza di Piacere
- “L’impossibilità di raggiungere ciò che mi piacerebbe ricevere allora diventa una costante: eppure vorrei solo un premio, anche solo una pacca sulla spalla, che non arriva mai.
- Ogni mattina, nonostante la ferita che sento, non posso far altro che quello che so fare meglio perché mi dà identità.
- Indosso la mia divisa da manager e mi sento di nuovo attiva, organizzata, efficiente, una specie di macchina da lavoro. Il tema è la soddisfazione che non riesco mai ad avere.
- Tutti possono fidarsi di me, sono però io a non potermi mai rilassare completamente, abbandonarmi, bensì essere sempre all’erta.
- Io m’illudo che impegnandomi anche se è sempre dura, troverò una situazione, un lavoro, un affetto che finalmente mi darà il piacere.
- Quando ciò periodicamente non si verifica, mi ritiro”.
Ritiro: Diventare un Automa
- “Quando sono entrata in terapia mi sentivo così ritirata, piena di paletti.
- Non volevo più vedere le amiche, fare le solite cose, persino andare in vacanza mi sembrava privo di senso.
- Mi sentivo un automa, come se mi osservassi da fuori. Mi sono chiesta se stessi diventando depressa.
- Limitarmi aveva i suoi vantaggi: meno fatica, meno delusione, meno aspettative deluse. Ma molto più cinismo, disillusione, chiusura affettiva e mancanza di speranza”.
Trasformazione: Ritrovare le Radici
- “Aver compreso perché sono come sono, fin dentro le radici della mia storia, mi ha iniettato una nuova gioia di vivere e un piacere insperati, rigeneranti, come fossi innamorata senza nemmeno i vincoli di una relazione.
- Mi sono sentita degna, che potevo valorizzarmi da sola, in un momento rifondante della mia vita.
- A volte mi ritiro ancora, ma lo prendo come un momento di riposo, di coccole che mi somministro, anziché di disperazione.
- Anche le ferite le sento, soprattutto negli ambiti difficili per me da cambiare: lavoro e famiglia. E questi li considero delle ricadute, delle inevitabili tristezze legate alla mia storia, che mi aiutano a sentire dove sto nel mio cammino di emancipazione dai modelli ricevuti.
- Sento di poter valorizzare le mie risorse, le mie qualità: sono attiva, in grado di sopportare carichi di lavoro notevoli, generosa, entusiasta per le cose che faccio.
- E mi piaccio molto ma molto di più di prima per come sono. Quindi mi premio da sola, anziché attendere premi che non arrivavano mai”.