Per vivere, proprio come per nuotare,
va meglio chi è più privo di pesi,
perché anche nella tempesta della vita umana le cose leggere servono a sostenere,
quelle pesanti a far affondare.
Apuleio
I 3 Livelli del Carattere
Insomma, l’intensità e la leggerezza profonda funzionano in un solo modo:
C’è qualcosa che non vedete l’ora di fare?
Che vi coinvolge, vi prende i sensi, vi rigenera?
Che vi ha cambiato le abitudini? Vi ha fatto sentire finalmente di appartenere a qualcosa? Ad una categoria, ad un gruppo, ad una forma dello spirito?
Ecco, questa è l’intensità, oggi.
E Oggi vuol dire Ogni giorno.
E basta per favore a raccontarsela.
Si manifesta proprio quando non percepiamo più momenti così appassionati. Ne sentiamo un bisogno vitale. E ci sembra come se la nostra vita non abbia il senso che potrebbe avere.
Ma lo sappiamo: non basta descriverla, l’intensità, occorre specificare come trovarla e -nel caso- ritrovarla.
In sostanza: -questione cruciale- come diavolo la pratico, l’Intensità?
Poiché la nostra ferita, il nostro carattere, in fin dei conti il nostro modo di essere, qualsiasi esso sia, resiste proprio all’intensità di oggi, presentandosi in forme inafferrabili. Nel senso che tutto ci consente, tranne di essere intensi davvero e senza condizioni nel coinvolgerci in profondità, nelle passioni, nel ridere a crepapelle, nel godersi la leggerezza profonda fino in fondo, nell’apertura di cuore incondizionata. Punto.
That is the question.
E ciò perché ogni educazione occidentale, italiana, è stata tutta volta a limitare, condizionare, incasellare, “rendere”, sacrificare, prima di poter poi, forse, una volta compiuto il dovere, godersi sì, ma limitatamente, certo, un pò, solo un pò, di famigerato piacere.
Ecchediamine!
Una vita interpuntata.
Come fa ad essere profonda?
Ma, per fortuna, la famigerata ferita segue sempre gli stessi schemi, dall’1. Più in superficie. Al 3. Più in profondità.
- 1. Problemi Paradossali in evidenza. Noi ci diciamo che vogliamo a tutti i costi risolvere i grandi problemi per essere un giorno finalmente felici. Senza ovviamente riuscirci mai. Perché in realtà non sono i veri problemi e non vogliamo davvero risolverli (!).
- 2. Temi irrisolti sottostanti. Questa tessitura di finti problemi sempre cangianti ma uguali nella sostanza -che comunque è celata alla coscienza- crea nel tempo i temi irrisolti e ripetitivi, karma, copioni esistenziali, in cui non ci sappiamo più districare.
- 3. Ferita, in profondità. La verità pertanto è che non vogliamo in realtà risolvere i problemi di cui sopra. Se lo facessimo, ci vedrebbero per come ci sentiamo (NON che lo siamo davvero, beninteso): indegni, troppo fragili, incapaci o qualsiasi altra dimensione della ferita profonda. Il vero impedimento, il diritto negato, è che la nostra educazione ci ha convinti che non siamo degni, all’altezza o chissà cos’altro. E’ questa la vera offesa, mancanza, disabilità che sentiamo.
Solo questa constatazione consapevole squarcia il velo della coscienza e impone una svolta diversa alla nostra vita: non è che non riesco a vivere bene, il problema. E’ che se ci riesco davvero e fino in fondo si vede che non lo merito… ciascuno di noi per un motivo specifico e assurdo comunque.
Ma è questo il mio vero dilemma. Che alla fine non lo voglio in realtà superare il problema. E metto in piedi un cinema di sforzi, per decenni, al vero scopo di non riuscirci mai. Quindi la verità è all’esatto opposto di quel che credevo …(!).
La prima cosa allora è buttarsi totalmente, oggi, in qualsiasi attività o impeto o semplice manifestazione di me, 10 volte di più.
E non è meglio saperlo?
E il punto 3. è davvero profondo, ma per fortuna, solo apparentemente difficile da cambiare.
Buttarsi, coinvolgersi, spendersi sempre e comunque, “lima” fin da subito il disagio, che alla lunga si scioglie nello star bene.
Per questo conoscere che la Ferita (3), Le Difficoltà Ripetute (2) e i Finti Problemi Paradossali (1) si presentano secondo questi 3 Livelli, è fondamentale per mantenere la via del benessere.
Quindi Starò bene Oggi E – CONTEMPORANEAMENTE- mi sentirò sempre indegno, insicuro, pauroso, sentendo che non lo merito, che sarò punito, che non durerà ecc. ecc. ecc.
Vale anche se questo concetto lo si è solo compreso ma non ancora nei fatti posseduto e praticato. Soprattutto se non si sa come fare. Perché come è possibile saper tutto, prima di buttarsi? Intanto buttati, altrimenti ti stai ancora bloccando con la scusa che non sai ancora come fare e devi capire meglio, capire ancora, capire di più.
Smettila.
Se aderisco e comprendo questa svolta matura delle emozioni che la leggerezza profonda ci fornisce, l’intensità la trovo comportandomi “come se”.
Come se l’avessi già trovata, solo perché ho capito la differenza abissale e fondante tra trovare sul cammino la naturale pienezza, adesione ed esplosione di sé e dall’altro lato cercare PRIMA qualcosa che non arriva mai, in modo sempre uguale e ripetitivo a sé stesso.
Assodato ciò, è il modo intenso e completo ed emotivo, e soprattutto corporeo, che fa il risultato fin da subito, senza dover aspettare più nulla, perché il resto è solo una sintonizzazione successiva sull’auto aggiustamento.
Se faccio convogliare tutte le mie energie in ogni preciso istante che vivo, la forma migliore di soddisfazione e realizzazione del mio peculiare potenziale arriva presto a palesarsi.
Se mi esprimo per metà, o 1/3 (!), in attesa di trovare la formina giusta da imprimere sulla sabbia della vita, otterrò in realtà l’effetto contrario: nulla aderirà completamente perché ogni cosa mi rispecchierà per metà o per un terzo.
A furia di aspettare, la sabbia diventa asciutta e la formina non forma più.
Aderire per definizione, affrontare qualsiasi coabitazione o vicinanza col prossimo, che prima disdegnavamo, possono allora fare la differenza tra sacrificio bloccante e trattenuto e coinvolgimento e significato della vita.
Io personalmente l’ho fatto decine di volte, forse centinaia, con aggiustamenti successivi.
E le persone che percorrono il cammino della trasformazione del carattere, le vediamo rifiorire ogni settimana verso il godersi la vita con molta più intensità.
E poi ci sono le cose, i mutui, gli impegni che ce lo ricordano.
Per scherzo, ci dicevamo con un collega: la vita è un mutuo. Ed è vero. E’ il coraggio di fare un mutuo al buio. Ma una cosa è se io “subisco” un mutuo per paura, protezione e perenne fragilità. E un’altra è se io “accendo” un mutuo per intraprendere una nuova avventura in una relazione, una casa e un bambino.
Con entusiasmo come modo e a prescindere. Buttandomi. Poi si vedrà.
Ci sono milioni di impiegati e liberi professionisti insoddisfatti del proprio lavoro. Ma si dividono in due categorie:
- una parte che vive malissimo e a vuoto
- e una parte che fuori dal lavoro ha un mondo vivissimo e colmo di passioni, scopi primari, volontariato, interessi e adesione totale e caratterizzante.
Vedere la luce negli occhi dei secondi e la connessione e l’energia di cui sono capaci rispetto allo spreco e al trattenimento dei primi, ci illumina e spiega bene perché parliamo così tanto di luce nella leggerezza profonda.
Perché di luce si tratta.
Interiore che accende lo sguardo e diventa esteriore. E ci illumina la strada.
Di giorno e di notte. Senza aspettare.
Mai più.
Il sole anche di notte.
E come ci sono arrivati? Solo dopo aver deciso un cammino di consapevolezza su sé stessi. A volte assistito da terapia, a volte no.
Ma dalla decisione che comunque esplorare, conoscersi, esprimersi fino in fondo, è la base necessaria.
Poi conta solo tirar fuori: emozioni, idee, intenti, confronti, entusiasmi, frivolezze, che importa.
E confrontarsi, trovare la strada, ritornare a saltare i fossi per il lungo, non farsi mai più addormentare e fuorviare da alcunché.
Si Vedrà che Sono Indegno – Esempi dei 3 Livelli del Carattere.