Accettazione Incondizionata: 9. I Livelli di Base di Accettazione

Se non mi senti, sono nel tunnel

 

 

L’esercizio quotidiano dell’accettazione spalanca un mondo.

1) La prima dinamica che la costituisce è entrare finalmente nel dolore della Ferita che la nostra struttura caratteriale ha bloccato, fuggito, negato, contrastato.

“Accettare” pertanto assume maggior valenza tanto più la nostra armatura, posturale e di atteggiamento, è rigida, bloccata, ripetitiva e negante…

…e quindi tanto più sono automatiche le difese, le impossibilità, le fissazioni e le nevrosi che da esse derivano.

 

Se sono una ragazza di 30 anni e per una vita mi sono sentita sotto assedio, ripetermi ogni giorno il mantra dell’accettazione…

…mi scatenerà un mondo di reazioni.

Questa ragazza così vivace e preziosa per tutti, Rosalina-Rosalina, due volte, come ama ripetere lei citando una nota canzone, ha avuto una vita irta di così tanti ostacoli da parte del padre, che a raccontarli non basterebbe un romanzo sull’apparente normalità delle educazioni impartite nelle nostre famiglie.

Quindi questo primo stadio è quello che chiamiamo la Direttissima per l’Accettazione. E’ una vera e propria pista nera e si può accompagnare a momenti di sconforto.

Nemmeno a farlo apposta, Rosalina ricorda proprio l’imposizione di una pista nera per lei così difficile che alla fine si era tolta gli sci ed era scesa a piedi. Il padre l’aveva talmente traumatizzata all’arrivo, che lei era stata 3 notti senza dormire e quasi senza mangiare.

Ora, se Rosalina si ripete ogni giorno:

“io mi sentirò per sempre sotto assedio
perché così è stato per troppo tempo da bambina”…

…Potrà registrare come si sente:

  • com’è il respiro? Qualcosa si rilassa dentro di sé? Una battaglia cronica per la salvezza viene finalmente risparmiata?
  • Occorre ovviamente limitarsi se è troppo per noi e staccare da questa sintonizzazione quando necessario.
  • Ed è importante sapere che siamo dentro un paradosso: è simulazione perché non è proprio vero ci sentiremo sempre sotto assedio. Ma una parte di noi lo ha sempre ritenuto vero ed ha basato l’intera esistenza sul contrasto tra questa sensazione e il suo polo opposto: rompere ad ogni costo l’assedio.
  • Ma l’assedio non c’è più! E’ e sarà sempre solo un’illusione!
  • Quindi cosa mi fa pensare che smetterò di sentirlo se non stravolgo qualcosa di drastico nei miei comportamenti?
  • Sapere quindi cosa stiamo facendo, ci serve per sentire che cosa abbiamo provato decenni fa e non oggi. E prenderne così le distanze.
  • Tenere ben presente che non ci possiamo fare nulla: così è stato e possiamo solo viverne il lutto e il dono per le risorse che tutto questo dolore ci ha permesso di sviluppare.
  • Infine, sentire fino a che punto l’atmosfera di blocco, che possiamo percepire e disvelare se siamo in ascolto e accettazione, è antica e non adeguata (!), venata di ferita e non più attuale, e soprattutto, può finalmente lasciare il posto -col tempo, certo, e con l’accordo di tutte le parti (!)- alla nuova leggerezza, felicità, serenità matura e adulta che ri-scegliamo ogni giorno.

 

2) E’ qui che si apre una nuova fase: Attenuazione della Disperazione e viceversa Trasformazione della delusione e dell’ingiustizia, dell’essersi sentiti non visti o negati o sottomessi ecc., nelle sue conseguenze naturali: tristezza e malinconia, ma anche gioia improvvisa, leggerezza e sdrammatizzazione (!), le quali ci danno la prova che è proprio l’accettazione ciò che si sta verificando:

“Non è più così penoso per me stare in questo dolore.
Mi fa solo male, d’accordo, molto male all’inizio e poi via via ri-conosco un dolore familiare, che mi appartiene in realtà da tempo immemore
e che sto ri-contattando ora in modo lenitivo, trasformativo…
e con il passare delle settimane, è come sanare una ferita per sentirsi meglio,
molto meglio e più veri”.

 

3) La fase seguente riguarda gli altri, i quali, entrando diversamente in relazione con noi, ci danno segnali di questa accettazione: ci rispecchiano in modo diverso, e fanno sì che ci accadano cose inaspettate:

“Sai che in queste settimane mi arrivano telefonate, scuse, riconoscimenti
che non aspettavo nemmeno più?”.

Sentiamo allora in modo esatto e misurabile fino a che punto è cambiata la nostra atmosfera, il clima che respiriamo intorno a noi.

Sono mutati i segnali che inviamo agli altri (“mi hanno aumentato i Giga senza che io abbia fatto niente”, scherza Rosalina. Vi ho detto che è molto auto-ironica, simpatica, arguta e sdrammatizzante? E secondo voi da dove deriva? Proprio dalla sua ferita da bambina. Come accade a tutti noi. E noi invece decenni a contrastare la ferita che non c’è ed è stata al contrario un dono).

Di conseguenza, si stravolge tutto il sistema di azione e reazione che mettiamo in moto. Siamo tornati ad evolverci. E sappiamo collegare tutti questi segnali all’accettazione, che è il processo più importante della nostra vita, in questa stagione.

 

4) A questa fase segue, finalmente, ciò che stiamo aspettando con trepidazione:

a furia di ripetere i nostri mantra e immedesimarci in essi e di ridirci che cosa occorre accettare…

…più lo facciamo incondizionatamente…

…più portiamo fuori ciò che abbiamo dentro, più possiamo vederlo, più possiamo finalmente connetterci e ri-vivere finalmente bene la nostra storia, prendendo le distanze SOLO dai modi di essere inadeguati, drammatici e bloccati.

 

Alcune frasi scritte, significative, che hanno trasformato la vita, nella rilettura, di un’altra persona, Federica:

  • “Prima accetto che… la mia vita sarà sempre grigia, relegata, impossibilitata.
  • E ci sto settimane, mesi. A piangere, ma in modo nuovo, diverso da prima, meno disperato.
  • Poi mi sale la rabbia: la mia vita grigia e il mio lavoro mi sono stati imposti dalla mia famiglia (!). E mi fa imbestialire.
  • Poi … inizia ad essermi chiaro: Ogni giorno –impossibilitandomi- inseguo ancora l’amore dei miei! Che non potrò mai avere per come sono io e sento la vita. Mi limito e così li accontento! Ma si può !?!?
  • Poi ancora… mi rendo conto che da una vita inseguo l’accettazione e l’amore di mia madre che non potrò mai avere. Questa è la vera mazzata.
  • Mia madre è sempre fuggita da me e mi ha sempre trattata male perché rappresentavo un rapporto che le ha rovinato la vita. (Questo mi ha letteralmente ammazzato, tagliato le gambe…).
  • Tale consapevolezza mi rovina. Mi lascia senza fiato. Quante volte l’ho vissuta! Tutta la vita. Ma sento che ci devo ripassare con questa nuova lucidità, e accettarla. E’ stato sempre così… altrimenti continuo a riviverla… ma quante lacrime…!
  • Io cerco l’accettazione, l’approvazione, delle mie figure, di chiunque mi circondi! E  sento che non valgo e non varrò mai abbastanza per averla!
  • E più sento che non valgo e più loro non mi accettano: sono cresciuta così. Decenni così…
  • Poi arriva un sogno: io inseguo mia madre. Lei finalmente si ferma, si gira e… ammette che è sempre fuggita da me. E’ straziante…
  • Ma io le dico nel sogno: per questo io sento che non valgo niente? Per questo sento che è colpa mia? Se non valgo è più accettabile? Io fingo che tu fuggi perché io non merito niente? Ma lei, ovviamente, non mi risponde, e mi sveglio.
  • Mi tiro su dal letto e vedo chiaro che così si chiude il giro: se non merito niente, cosa posso volere? Solo una vita grigia, relegata, impossibilitata. E sarà sempre così”.

 

Credo che qui appaia chiara l’utilità del processo di accettazione: sembra straziante e senza risultati all’inizio, ma soltanto questa esplorazione ri-concilia con la propria vita e poi -col tempo- accetteremo così tanto questa nostra apparente disgrazia…

…che valorizzeremo le nostre qualità, scaturite in noi proprio da quanto subito…

…e ci sentiremo risorgere. Federica per esempio è stracolma di doti, qualità e sensibilità assolute che le vengono proprio da questo strazio subito da piccola (!).

Attenzione: sentite quanto il processo è vero e contorto, chiaro e sfuggente allo stesso tempo? E quanto il discrimine di che cosa sto realmente facendo è da ripetere e ripetere e ripetere, prima che il significato sia fluido e pulito? Ciò perché noi siamo bravissimi ad ingannarci e ad inseguire finti obiettivi a vita.

 

 

L’Accettazione allora è una pratica composta di aggiustamenti successivi.

Non si accetta una volta sola. Si accetta una mattina di accettare per sempre ogni giorno qualcosa.

O è una pratica, altrimenti non è.

 

Ogni tanto, dovremo sempre ripetercelo che quella è la nostra ferita, perché l’illusione di risolverla all’esterno per non sentirla più è una tentazione falsa e sempre in agguato.

E per molte parti della nostra vita potremo davvero non risentirla più, questa ferita, ma non appena la cavalchiamo e la usiamo, non appena ri-consumiamo la serenità e la sicurezza ritrovate, la abusiamo…

…e accade qualcosa che ci riporta alla delusione e al dolore che alla ferita si accompagnavano…

…poiché è come se non onorassimo più la nostra storia, i nostri ricordi, quel che è successo davvero.

 

E’ questo il motivo per cui, in terapia, molte persone sentono che -se si abbandonano al piacere di vivere e al benessere- allora accade sempre qualcosa:

  • un sintomo psicosomatico
  • un problema più o meno grave
  • addirittura un infortunio a qualcuno della propria famiglia che li riporti all’erta!

(Rosalina: “E’ come se mi ri-togliessero i Giga! E io mi dico: Ah, ecco, mi sembrava strano!”).

Curioso, no? Ma è ancora più curioso, come questi “prezzi da pagare” si attenuino via via e scompaiano, una volta che si è evidenziato e reso palese alla persona questo processo…

E’ accettare l’accettazione, se ci pensate: è la PRATICA DELL’ACCETTAZIONE il passo che ancora dovevamo compiere e finalmente sentiamo un clic, dentro:

  • a) accetto davvero, incondizionatamente, che non succederà mai niente di diverso e
  • b) mi muovo allora in modo molto più determinato e fine a se stesso, senza illusioni, per il mio piacere di oggi e qui ed ora, senza sperare mai più che accada qualcosa.

 

In questo passo è ben descritto ciò che accade emotivamente: Scateniamo l’Inverno.

 

Detto questo, il processo è da attraversare, soffrire e infine godere. E’ tenero e delicato: ci sentiamo non più in quel preciso stato d’animo; sentiamo che lo abbiamo accettato sul serio e quindi non è più “la solita solfa”.

E ci sentiamo finalmente arricchiti, più pieni, maturi, allargati nel novero di esperienze e atteggiamenti possibili. Più ampi nel respiro, orizzontalmente, e più profondi, verticalmente: ci muoviamo percependo tutto il corpo e respiriamo in profondità.

 

E siamo pronti finalmente per i Livelli Superiori di Accettazione (Continua la lettura).

 

Scopri di più sull’Accettazione e sulla Partecipazione a 4 Serate per una Piccola Felicità

 

Riepilogo. I Livelli di accettazione:

  1. Direttissima per l’Accettazione: entrare finalmente nel dolore della Ferita che la nostra struttura caratteriale ha bloccato, fuggito, negato, contrastato.
  2. Attenuazione della Disperazione e Trasformazione nelle sue conseguenze naturali: tristezza e malinconia.
  3. Gli altri ci fanno da specchio, entrando diversamente in relazione con noi e ci danno segnali di questa accettazione.
  4. Prendere le distanze: Più portiamo fuori ciò che abbiamo dentro, più possiamo vederlo, più possiamo finalmente congedarci, prendere le distanze da questo modo di essere.
  5. Rintracciare le conseguenze positive di tutto questo: che cosa ci piace di noi? Ecco, viene indubitabilmente da lì.
  6. Sentire meno ingiustizie e meno assedio: Mi rendo conto che ne attiro di meno, me ne lamento infinitamente di meno.
  7. Noto come io vado a procurarmele e come ci sto in queste ingiustizie e assedi.
  8. Interrompo il processo. Chiedo, osservo, mi esprimo, laddove un tempo accettavo “l’ingiustizia” (o a seconda: l’indegnità, l’incapacità di farcela, ecc.) e mi ci crogiolavo dentro.
  9. Mi riconosco Responsabile rispetto alle mie “paturnie”, blocchi, difficoltà, me ne prendo carico.
  10. Le esperienze ritornano finalmente a girare: diventano evolute, consapevoli, di reale progressione, laddove erano solo ripetitive.

 

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Riepilogo:

 

 

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