Idea Semplice, Orizzonte Pulito

«A Marseille, même à perdre il faut être en mesure de battre.»

«A Marsiglia, anche per perdere bisogna sapersi battere.»

Casino totale, Jean-Claude Izzo

 

Questo lo devo scrivere. L’orizzonte pulito.
Vuol dire che occorre avere ogni santo giorno la stessa idea sempre uguale e sempre ariosa e semplice e molto piacevole della vita che ci attende. Non può essere mai un progetto problematico e una vita di fatica intensa e difficile, l’unica idea fissa a mandarci avanti.

Questa frase dovrebbe essere scritta in tutte le case, in tutti i quaderni di lavoro, in tutti gli spiriti in evoluzione.

Non si può vivere in un’immagine interiore colma di problemi perenni. Punto. E non la si può sentire come fosse normale. E non ci si può più illudere che questo dipenda dai fatti reali che ci stanno accadendo. Questo è pazzesco. E drammatico. E totalmente falso. Perché allora questa emergenza non finisce mai? Occorre chiederselo e soprattutto rispondersi.
E la terapia ci confronta proprio su questi temi imprescindibili per star bene. E nella nostra cultura figurati se ci facciamo aiutare. Non sia mai.
Eppure è proprio ciò che succede quando una persona sta male. Nello spirito e nel corpo.
Chi vive bene, vive un’idea molto ma molto più lieve della vita.
Ogni volta che si fa fatica, ci si ammala, e ogni volta che ci si ammala, c’è una fatica.
Ed è solo ed esclusivamente perché non c’è un’immagine interna di vita luminosa, pulita, già realizzata dentro di noi.
Dice Alejandro Jodorovski: ‘Dietro ogni malattia c’è il divieto di fare qualcosa che desideriamo oppure l’ordine di fare qualcosa che non desideriamo. Ogni cura esige la disobbedienza a questo divieto o a quest’ordine’.

Da tali contorsioni dei permessi alla vita piena nasce qualsiasi disagio.
Proprio perché, da bambini, partiamo tutti con la semplicità nel sangue. Ma poi, il sistema educativo forgia per ciascuno di noi i propri divieti. Che quindi diventano complessità e paradossi.
Pensate allora il contrario: cosa accade invece ogni volta che ci si sente felici e soddisfatti? C’è un’idea immediata e coinvolgente di come vivere. Magari frivola e infantile, privata e inconfessata, ma si vede che c’è. E c’è in partenza, non da raggiungere.
Mentre ogni malattia deriva dalla cappa tremenda di difficoltà e preoccupazione quotidiana e rinuncia a se stessi che nessuno ci insegna che può essere non accettata passivamente, fin dall’inizio e per definizione.

E quando si impara in terapia, accade una rinascita che ci riaccende letteralmente.
Sentirsi sempre costretti a non poter mai vedere la fine, ci rende la vita delusa e confusa.
Le persone che stanno male hanno un’immagine interiore di vita che non sanno più nemmeno descrivere, perché così si confinano nel disagio e nell’impossibilità.
Per questo una canzone che dice ‘Ma perché non te ne vai una vita in vacanza?’ riscuote tanto successo.
Perché solo chi ha questo stacco dai condizionamenti incredibili, e torna a vivere una vita serena e ritrova un’idea chiara e spontanea della propria giornata, può vivere bene.

L’interessante, tuttavia, è come e in quanti modi si può lavorare su tale meccanismo interiore preziosissimo. Una persona aveva come ispirazione le proprie camminate nella natura. Pensava costantemente a sé immersa nelle campagne, con tutti i sensi attivati. E questo la mandava avanti. Prima però lo faceva come rifugio da una vita massacrata, letteralmente. Ed era totalmente rassegnata. E le fughe nella natura erano un contentino. Quando ha compreso e ha iniziato a credere e a sentire che queste sue ispirazioni potevano essere centrali nella sua nuova esistenza (perché lo erano sempre state, in fondo in fondo), è rifiorita. Da lì il passo per la realizzazione di sé è stato breve.

In seguito ha cambiato vita, casa e lavoro. E, in tutto questo tempo, ha avuto un’immagine chiara del mondo, che le ha permesso di non prendere mai più strade attribuite da altri e dall’esterno e ha invece seguito il suo filo rosso di piacere e star bene con poco, credendoci sempre di più. Per poi alla fine scoprire che questo è il cammino naturale e normale che seguono tutti coloro che stanno bene.

Altri hanno trovato il buddismo, la meditazione, la recitazione, lo yoga, la bioenergetica, il rimettersi in ascolto del corpo. L’importante è stato crederci, iniziare a provare più cose e non smettere più.
E allora diciamo noi: saperlo prima no?
Non dovremmo conoscere tutti la cultura del benessere?
Era l’inversione appresa nell’infanzia, il problema della persona con l’idea della natura di cui sopra, come in moltissime nostre famiglie: ‘non si può mai stare bene, per definizione. Perché la vita è difficile e complessa. E occorre far fronte costantemente alle infinite difficoltà’.
Era questo ‘bubbone’ a rovinarle la vita. Ma lei il pensiero pulito di come star bene-bene l’aveva sempre avuto e accantonato. E da un certo punto in punto in poi non l’ha più accantonato. Semplice. E poi l’ha fatto diventare centrale e d’ispirazione.

Ora: credete che lei sì è voi no? Ma andiamo… non è possibile. È’ una legge di natura. Possiamo solo seguire senza nemmeno una pausa le nostre immagini semplici e completamente soddisfacenti di noi e delle cose che ci circondano. E chi lo fa, sta bene. Solo chi lo fa sta bene.

Realmente, evidentemente, allora le persone si dividono in due:

1. chi ha capito che deve avere sempre, ogni giorno, un’immagine interiore di qualcosa di preciso che lo faccia vibrare, emozionare e coinvolgere, magari anche sempre la stessa visione, o variazioni su un solo tema, centrale per sé, e non da realizzare chissà quando, bensì da vivere ogni giorno al presente…

2. E chi invece è alla continua e faticosa ricerca di una soluzione a problemi infiniti. E non potrà star bene mai.

Fino a che punto? Purtroppo fino al punto in cui ci saranno molti più sintomi, medicine, malattie conclamate, disagi, impossibilità, enormi somme di denaro spese per curarsi, rigidità, vite sempre uguali, frustrazioni, infelicità.  
E prima o poi si ammalano. Ma al di là del fatto che si ammalino, sono preda comunque di malesseri emotivi evidenti.

E sono molte di più le persone che vivono così: una ricerca pubblicata su Repubblica pochi giorni fa, riporta che solo il 7% degli italiani sono felici sul lavoro. E siano buon ultimi in Europa. Il 7% di felicità mentre si lavora, è una percentuale sconcertante.
Per questo diciamo sempre che c’è bisogno come il pane di rispondere alle domande importanti su di sé.
Andare allora in giro e incontrare persone allenando l’occhio a riconoscere il malessere, ci fa scoprire questa immensa verità: se chiedete alle persone che sembrano stare male, che cosa vedono dentro di sé, che cos’è la vita per loro, ebbene, vi risponderanno che i loro obiettivi, la loro giornata, ciò che si ripetono e che li manda avanti, è solo un’idea complessa e difficile dell’esistenza che stanno attraversando.
Viceversa, chi sta bene, ha un’idea e una fonte di benessere interiore, un pensiero bello, un’innamoramento, insomma una di queste cose fondamentali, facile, accessibile e concreta e realistica, magari anche banale, ma semplice e coinvolgente. Da qui a lì. E poi da lì a qui. Ogni giorno. E poi di nuovo. Repeat.
Qualcosa da comprare, un aggeggio da costruire, una bici da inforcare e via col vento. Che occorre non smarrire mai.
E come abbiamo visto, si può seguire tale idea come un contentino, oppure farla diventare il canale della propria realizzazione.

Per un’anima in terapia era la musica e lo era sempre stata, l’ispirazione. C’è una frase bellissima di Albert Camus che dice: solo la musica è all’altezza del mare. Fa capire meravigliosamente che cosa vuol dire e come ti cambia avere un’ispirazione.
Ma per un’altra era aprire ogni mattina il proprio bar e i rumori e le relazioni e il corpo che si muove e il tempo che vola.
Per un’altra ancora, l’idea fissa era la propria passione sportiva.
Per molte persone è il volontariato. Far del bene agli altri.
Ma occorre lavorarci su e semplificarla, e poi percorrerla, questa immagine interiore, insieme a tutta la propria esistenza.

Una donna ormai di 50 anni che oggi ne avrà più di 60, ad un certo punto ha travasato e si è ispirata alla sua passione per il ballo per ridefinire la propria vita, rigenerandosi e capendo un punto cruciale per sé: portare lo spirito di lei che balla anche al lavoro, ogni giorno, e non vivere più come fosse due persone e abbattersi ogni volta che entrava in ufficio, per poi risorgere ogni venerdì sera. Basta-deprimersi-ogni-lunedì, ha detto un bel giorno. E lo ha fatto.

Questo esempio del ballo mette in luce la moltitudine di persone che addirittura hanno sempre vissuto con una fantasia inconfessata ma mai provata nella realtà, quindi con una vita emotiva abbastanza incompiuta e fatta di rinunce. Ebbene, a volte in pochi mesi di terapia, riprendono il treno dell’entusiasmo e della fiducia in sé, attraverso la verità di una vita semplice. In cui basta esprimere, cercare e sperimentare. 

Far quadrare, trovare una soluzione agli infiniti problemi, inventarsi una strada in una vita buia, non sono azioni che vanno risolte, sono stati d’animo che vanno abbandonati. Perché abbandonati? Perché occorre semplificare e scegliere.
Perché il conflitto è tra le due immagini interiori. Conflitto che noi affrontiamo in modo inconciliabile.

L’immagine (caratteriale) che ci fa mettere in piedi impalcature ardite e difficili sulle nostre povere spalle…

Contro…

… l’idea ragionevole del sé reale, che dovremmo ascoltare e seguire sempre.

Per cui, prova a dare queste due definizioni:

1. Che cos’è la vita per me. Come la vedo in generale e come la vedo destinata a me.
E scrivi tutto ciò che viene fuori. In modo dettagliato e accurato.

 

2. Che cos’è la vita felice per me. E come la posso descrivere. Come vedo il mio essere finalmente un giorno felice? E’ subordinato a qualche risultato da raggiungere prima? Per poi sentirmi come?

 

Sii onesto. Come se non avessi ancora letto questo articolo.
La prima domanda riguarda la vita in generale: come la vedi sinceramente?

La seconda invece riguarda la tua esistenza felice: come la vedi dentro di te? Che immagini hai? Che potrai esserlo solo al termine di un lungo cammino? Quale? E’ complesso e si ripete da troppi anni?
Mettici del tempo e scrivilo con accuratezza.
Sii decisamente sincero con te stesso.
Fa molto esempi, anche i più frivoli, perché potrebbero essere illuminanti e farti capire la scintilla di cui hai bisogno.
E poi confronta queste definizioni con qualcun altro che coinvolgi in questo piccolo gioco che può cambiarti l’esistenza. Perché? Perché hai bisogno come il pane di parlarne. Perché ciò che esprimi a qualcuno si trasforma e diventa realtà. Perché il confronto con gli altri ti guida come una sponda benevola a cui appoggiarsi sempre.
Apparirà chiaro dal vostro dialogo: solo se hai un progetto di vita semplice, chiaro e nel piacere, potrai stare nella salute, soddisfazione e felicità. E se la ritrovi, questa idea di grazia, potrebbero passarti tutte le malattie o i sintomi fisici che hai da decenni. E finalmente iniziare a vivere la tua vita. Anzi, iniziare a vivere, punto.
Se in seguito vuoi approfondire, il lavoro sui sintomi fisici e i pensieri disfunzionali fa parte poi dei 4 livelli di terapia sulla Ferita Caratteriale. Lo trovi in quest’altro punto: La Quarta Accettazione.

Fatto sta che troppe persone si vergognano. Esatto: si vergognano dei propri piaceri, passioni e piccole soddisfazioni. Non credono in sé. Si svalutano. E allora vanno contro di sé, assurdo ma frequente. E scelgono di vivere in modo innaturale. Perché? Perché così fan tutti. E aderiscono a modi di vivere comuni, ma che non hanno una radice dentro di sé.

E invece così non fanno tutti. Anzi.
E senza un’idea semplice nella testa, nessun benessere o minima felicità è possibile.
Certo che spesso sentiamo che siamo calati in una situazione difficile, complessa e da risolvere, la quale situazione ormai ci abita, ma in realtà nel 90 % dei casi la verità è un’altra.
Se fosse solo un periodo di emergenza in una vita pulita e lineare e semplice e piena di belle atmosfere, allora sarebbe la verità. Ma il malessere, ammettilo, lo sai bene, non funziona così. Non è solo un periodo d’emergenza, ma è una sequela di stagioni d’affanno senza soluzioni, legate ad un’idea della vita appresa fin da piccoli che fa sì che il nostro vivere affannati, spacciato per normale, normale non è.
Le persone spacciano a se stessi come realtà ciò che non riescono a vedere in meglio con la loro visione.
E l’unica (!) azione che possono compiere per star bene è far tornare semplice e facile la propria strada da percorrere. E soprattutto immediata da realizzare e al presente, non da rimandare.
Perciò il cammino di Santiago, la Via Francigena, riscuotono tanto successo: perché semplificano e rendono tutto profondamente emotivo.
Perciò ‘staccare’ dalle preoccupazioni si impara fin dalle prime esperienze di Bioenergetica.
Perciò la visione problematica e stressante di risolvere un problema che poi si ripete sempre è il più grande alibi dell’essere umano del nostro tempo.

Chi sta bene-bene si sente meglio-meglio perché rifiuta ad un certo punto lo schema precedente che faceva acqua da tutte le parti (perché erano parti difficili e improponibili). E lo rifiuta a prescindere questo quadro complicato e arbitrario. E ne costruisce un altro senza per questo cambiare vita, anzi, bensì interpretandola dentro di sé molto ma molto diversamente.
Non vale nemmeno l’alibi rispetto all’evidenza che chi ha idee semplici di vita di solito non ha un’esistenza di grandi ideali. Come a dire che se voglio realizzare qualcosa nella vita non posso pensare di avere una vita semplice. Ma smettiamola. E’ il contrario. In altre parole, è una fandonia colossale il principio secondo cui: se io voglio vivere intensamente devo avere grandi obiettivi che m’impegnino e stressino, per forza di cose, se no vivo in modo subalterno e passivo. E’ un gigantesco falso storico, perché soltanto chi vive secondo un’idea cardine chiara e facile, trova la vera forza per procedere a lungo e costantemente verso i suoi obiettivi più grandi. Chi ha realizzato grandi cose, da Edison a Tesla, da Voghera a Los Angeles, lo ha fatto perché frutto di una sola idea precisa e sostenibile. Ho letto recentemente On Writing, libro che vi consiglio appassionatamente, una piccola confessione autografa sullo scrivere e sulla propria vita, di Stephen King, che è indubbiamente una persona di successo. Ebbene, nella sua esistenza, ci sono elementi semplici, imprescindibili e ripetuti all’infinito che lo mandano avanti ogni santo giorno.
Viceversa tutti coloro che si stressano sono schiavi della presunta imprescindibilità dello stress totale e pervasivo di cui sopra, e alla fine vivono male (issimo) e hanno la chiara e sottile sensazione di non realizzare mai ciò che si prefiggono.

Dove siamo nel cammino per il benessere? Siamo alla Visione Radicata, la Madre di tutti i punti d’arrivo della nostra vita. La quale ci fa chiedere:

  1. cosa sto facendo in questo periodo? Per andare dove? E come ci voglio riuscire? Rispondete anche a questo. E’ facile? Ha senso? Ci provo piacere? E’ sorretto da un’immagine di me continuativa e contenta, soddisfatta?
    E poi confrontate le risposte con i due elenchi precedenti. Ne può venire fuori una rivoluzione.

E ora scusate, un’ultima considerazione. Non traspare quanto poi alla fine, sia necessario porsi domande così illuminanti, per chiarire ogni volta le nostre immagini interiori, nella nostra vita complessa e trascinata per definizione? Non si sente l’aria pulita che torna ad entrare dalle finestre?
Io vedo per lavoro decine di persone alla settimana. E immancabilmente ognuna di queste percorre il cammino, dal casino totale come lo chiamava Jean Claude Izzo, all’ispirazione illuminante che gli cambia l’esistenza. Ora chi sarai tu che ti vuoi inventare chissà quale strada contorta che sai solo tu per non ammettere che hai bisogno come tutti di qualcosa di facile, presente e comunicabile? Adesso, per di più, sai anche che cosa cercare.
In queste quattro righe che stai leggendo hai già tutto. Lo spazio dell’esistenza per decidere che da oggi lo fai e basta.
Letto. Deciso. Percorso. Ciao.

La vostra visione diventerà chiara solo quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all’esterno, sogna. Chi guarda all’interno, apre gli occhi.
(Carl Gustav Jung).

Crea il tuo percorso. Crea la tua nuova visione.
(Herbie Hancock).

Oppure inviaci un messaggio con la tua richiesta all’indirizzo:

marco.digiovanni@analisibioenergetica.com

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