E’ il fallimento che guida l’evoluzione;
la perfezione non prevede alcun incentivo per il miglioramento.
Colson Whitehead
Vediamo un esempio concreto di Ritorno alla Progressione: Piera non usciva più di casa da 6 mesi. Uscì per venire a conoscermi nel mio studio. Due giorni dopo, esercitandosi, riprese la sua vita normale. Il cammino che fece è molto semplice:
- A l’aveva lasciata per B.
- Lei ormai -per lui- era C.
- Non solo: l’aveva tradita e maltrattata per intere stagioni, a ripetizione.
- Ma lei era davanti a me convinta che se l’era meritato: perché era lei ad essere “sbagliata”.
- Questa era la ferita che Piera si ritrovava ogni volta con gli uomini: “Tu non vali la pena”.
- Ciò che mancava completamente in Piera era la rabbia (nell’andare “verso di sé” non “contro l’altro”!)
- Mancava stranamente la reazione ad un affronto così grande.
Ora: che lavoro potevamo fare insieme per uscire da questo enorme impasse che bloccava la sua vita?
- Va bene così (insomma, sì, deve andare così).
- Questa è la verità di oggi. Punto.
- Ci possiamo solo rassegnare.
- Però non riusciamo a non pensarci spessissimo.
- In alcuni casi non riusciamo più a vivere una vita normale, lavorativa e affettiva.
- L’unica cosa da fare, a questo punto è: ci si lascia davvero solo se ci si lascia bene.
- Ciò significa dare un preciso messaggio all’universo: se io invio personalmente un’energia positiva proprio a questa persona, che mi ha fatto del male, oppure mi tiranneggia essendo il mio capo, allora vuol dire davvero che accetto tutto, che va bene ogni cosa in questo modo. E che niente mi rovinerà più la vita (!):
- Alla fine, il viso di Piera mutò drasticamente verso un sorriso amaro e riconciliante. “Va bene. Se è successo, vuol dire che così doveva andare…
- E comunque non posso farci niente se non accettarlo.
- Desidero riprendere a vivere, ad andare per la mia strada.
- Allora mi predispongo di buon grado, con levità, sebbene questa notizia possa essere una mazzata per me …
- … E da oggi in poi- darò sempre messaggi di enorme benessere a quella persona, nei miei pensieri; e la immaginerò che stia incredibilmente bene. Ogni volta che mi si ripresenta. Anche 100 volte al giorno se sarà necessario”. E a volte lo è.
“Nel giro di pochi giorni, la mia vita riprenderà a girare. E se sarà così, allora sarò molto ben disposta ad applicare lo stesso meccanismo al lavoro, ai colleghi, a tutta la mia vita; che diventerà di colpo molto più profonda, aperta, soddisfacente”.
E’ così puntualmente è stato.
Il punto è che Piera non è “sbagliata”. Ma dirselo semplicemente non serve.
Occorre che se lo dimostri ogni giorno della sua vita.
- La FERITA di Piera è “tu non vali la pena!”. Ma viene dai genitori, non dagli uomini
- Le storie affettive -di svalutazione- servono solo a Piera per ri-piombare in quella ferita.
- E dimostrarsi che è vero: “Vedi? Tu non vali la pena!”
- Quindi la vera scoperta è quanto in realtà lei se le vada a cercare (e perché!)
- Ignorando che deve ancora accettare QUEL rifiuto, completamente, e il lutto, con la tristezza che ne consegue.
Per farlo può solo ringraziare e pensare bene a quegli uomini con enorme trasporto immaginativo, affettivo, emotivo. Totale. Non serve se solo appena accennato.
- Poi, potrà ringraziare questi uomini e i genitori perché lei è come è: sensibile, adorabile, sana, integra e potente, “grazie” a ciò che le hanno fatto e non “nonostante” (Si veda la prossima nota: Ti Ringrazio Perché).
- A quel punto, solo a quel punto, si aprirà dentro di sé una specie di valvola di energia, consapevolezza, calore, luce e intuizione emotiva che la trasfigurerà davvero
- E le farà dire: “ma è proprio così! Basta! Sento finalmente trasporto, entusiasmo e desiderio vivo di lasciarmi andare a cose belle! Solo a situazioni e persone belle!” (come la bambina di una volta!).
- A quel punto, la pienezza della sua vita sarà esponenziale, radicata, certa, solida, garantita, auto-generata.
Leggi un altro esempio professionale, al prossimo punto: Tornare a Progredire sul Lavoro
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