Una gioia gravata dall’obbligo di supplire ad altre gioie
diventa presto una gioia troppo stanca.
(Milan Kundera)
Perché incontriamo spesso paradossi nella nostra vita?
- Ci battiamo come matti per qualcosa o per qualcuno…
- ….ma poi alla fine non proviamo la soddisfazione che credevamo…. e scappiamo letteralmente via.
- Ci vantiamo che stiamo tanto bene e che le cose vanno ottimamente
- ….ma siamo costretti ad ammettere che una sottile insoddisfazione perenne ci attanaglia
- Siamo orgogliosi delle nostre scelte, le rifaremmo una ad una…
- …ma allora perché sentiamo questa sottile inquietudine, ad esempio perché siamo soli da troppo tempo?
Cosa c’è davvero che non va?
A volte assume la connotazione di un vero e proprio Paradosso o dilemma:
Se sto in questa situazione -o con questa persona- sto male.
E se ne esco sto male lo stesso.
E mi blocco completamente.
Si veda L’Enigma del Furetto, per approfondire il senso dei paradossi della nostra esistenza.
Il problema reale è che noi tutti, dal mero punto di vista esistenziale,
siamo sottoposti ad un unico Grande Paradosso,
che poi si declina nei Problemi più immediatamente percepibili, che poi vedremo.
Quali sono i due estremi di questo paradosso?
1. INTENSITA’ E RICONOSCIMENTI
2. RIGIDITA’ CARATTERIALI
1. INTENSITA’ E RICONOSCIMENTI
Il primo è che da un lato abbiamo un bisogno incredibile, primario e prioritario, in modo vitale e ogni santo giorno, di contatto, accoglienza, accudimento, sicurezza, relazione, spontaneità, corporeità, affetto, condivisione, risonanza, leggerezza, rispecchiamento e sensazione di fluidità e benessere.
2. RIGIDITA’ CARATTERIALI
Ma dall’altro polo del paradosso, noi abbiamo la nostra storia caratteriale incisa sul nostro corpo, fatta di educazione famigliare, con interventi a volte sfibranti, condizionamenti, stillicidi, fissazioni, paure, rigidità … in sostanza il nostro modo di essere… che forma, crescendo, le nostre necessità di proteggerci, le fragilità che non ammettiamo, le urgenze di autonomia da tutto e tutti, e gli atteggiamenti che non vogliamo perdere nelle abitudini, nel lavoro, nelle relazioni, nella coppia…
Ora, il paradosso consiste nel voler controllare il 1° polo con il 2°…
INTENSITA’ < RIGIDITA’
E RICONOSCIMENTI CARATTERIALI
Vale a dire che -a modo nostro- pretendiamo che questa sovrastruttura, egoica, che si è creata con il condizionamento quotidiano, caratteriale, comandi sulla prima, che invece è più naturale e non può essere sottomessa più di un tot.
Da questo mancato allineamento derivano tutti i nostri sintomi di malessere.
Pertanto: alla sovrastruttura caratteriale vogliamo far affluire, far obbedire, quella naturale…
…che però è la prima, e dovrebbe guidare, trainare, in modo potente tutta la nostra vita, ma noi tendiamo ad asservirla al nostro ego, alla volontà, orgoglio, oppure sottomissione e impotenza…
…a seconda di ciò che l’esperienza nella famiglia ci ha insegnato e quindi poi, crescendo, il carattere ci obbliga a ripetere.
Scrive Alexander Lowen, fondatore della Bioenergetica:
La sfida all’uomo moderno è di riconciliare gli aspetti antitetici della sua personalità. Nel corpo egli è come un animale, ma a livello dell’Io si vorrebbe simile a una Divinità. Il destino dell’animale è la morte, che l’Io cerca di evitare con aspirazioni divine. Ma cercando di evitare il suo destino, l’uomo ne crea uno anche peggiore, cioè vivere con la paura della vita.
La vita umana è piena di contraddizioni, e riconoscerle e accettarle è una prova di saggezza. Dire che l’accettazione del proprio destino ne determina un cambiamento può sembrare una contraddizione, ma non lo è. Quando si smette di lottare contro il destino, ci si libera dalla nevrosi (conflitto interno) e si raggiunge la serenità. Il risultato è un atteggiamento diverso (non più paura della vita) espresso da un carattere diverso e unito a un destino diverso. In questo modo l’individuo avrà il coraggio di vivere e di morire e riuscirà a realizzarsi. La storia di Edipo, la mitica figura il cui nome è legato al problema chiave della personalità dell’uomo moderno, si conclude così.
A lowen, introduzione a paura di vivere, ubaldini editore
Ecco, questo è il Grande Paradosso del Benessere:
Ciò che sarebbe naturale mi fa soffrire
mentre le mie paure e rigidità
mi legano a comportamenti
sempre condizionati e mai pienamente vitali.
La conseguenza è che noi NON vogliamo alla fin fine il benessere, bensì pretendiamo che s’incastri PRIMA con le nostre indisponibilità, fissazioni, idee campate per aria ecc. ecc.
E’ emblematica per me, l’espressione di una cliente che mi guardava incredula dopo aver capito come risolvere tutto il suo circolo vizioso col denaro:
“Sì, però mi stai dicendo come stare bene, NON come guadagnare più soldi…”.
Ancora con le parole di Alexander Lowen:
È destino dell’uomo moderno essere nevrotico, avere paura della vita? La mia risposta è sì, se consideriamo l’uomo moderno appartenente a una cultura i cui valori dominanti sono il potere e il progresso. Poiché questi valori caratterizzano la civiltà occidentale nel ventesimo secolo, ne risulta che ogni persona che vive in questa civiltà è nevrotica.
L’individuo nevrotico è in conflitto con se stesso. Una parte del suo essere cerca di dominarne un’altra. Il suo Io tenta di sottomettere il corpo; il suo pensiero razionale, di controllare le emozioni; la sua volontà, di superare paure e angosce. Sebbene questo conflitto sia per lo più inconscio, il suo effetto è di esaurire le energie di una persona e di distruggere la pace della mente. La nevrosi è conflitto interno. Il carattere nevrotico assume forme diverse, ma tutte implicano una lotta all’interno dell’individuo tra quello che è e quello che crede di essere. Tutti i nevrotici sono coinvolti in questa lotta.
A lowen, introduzione a paura di vivere, Ubaldini editore
E come si sana questo Grande Paradosso?- direte voi.
Ecco, NON si sana purtroppo secondo buon senso.
Lo abbiamo visto in questi anni di terapia, giorno dopo giorno.
Non succede mai che qualcuno si renda conto di questa inversione di senso, e basti riportare tutto al principio di natura per star meglio.
Magari.
Non funziona, perché la nostra struttura esistenziale e caratteriale si è formata con l’illusione di proteggerci dall’apertura e dalle condizioni che da piccolo ci hanno fatto stare così male.
Quindi la nostra natura crediamo sia invece il nostro dolore.
Pazzesco, ma è proprio e solo così.
E questa armatura caratteriale, se messa alla prova in modo diretto, non molla nemmeno di un millimetro.
Anzi.
Reagendo, si rafforza sempre di più.
Gennarino il Sopportatore, ad esempio, di cui parliamo spesso in queste note, è cresciuto allevato da 3 sorelle più grandi, perché i genitori commercianti erano sempre al lavoro in negozio ogni santo giorno, compreso il Sabato e la Domenica, prima in Germania e poi in un paese del Sud Italia di 200 persone.
In seguito, è diventato adolescente a contatto con ragazzi sempre più grandi di lui, che gliene facevano di ogni.
Per lui, da adulto, lasciarsi andare alla propria indole naturale, ai bisogni, ai desideri, ed esprimere tutto ciò che sente…
…vuol dire soffrire, punto e basta.
Gennaro ad esempio è omosessuale fin da quando era adolescente. E lasciarsi andare e ammetterlo, condividerlo, rivendicarlo, rappresenterebbe la sua più intensa soddisfazione.
Eppure per lui è escluso.
Dichiararlo, a suo avviso, lo farebbe solo soffrire, in modo insopportabile.
Anche se non sarà mai così, lui lo crede e lo crederà sempre.
Questo è il problema.
E fai presto a dirgli: lasciati andare.
“Sì sì, certo. Mo’ me lo segno”.
Occorre viceversa ripetersi il problema, NON la Soluzione. In modo appunto paradossale.
Vediamo il dettaglio di come si fa?
Prosegui la lettura con: Come si sana Il Grande Paradosso del Benessere.
In più, nei prossimi passi, risponderemo alla domanda:
Come si Presenta il Grande Paradosso del Benessere?
E’ curioso infatti vedere da quali segnali paradossali si individua.
Ci sono infatti 5 Problemi Paradossali che si presentano a significare che sotto c’è sempre lo stesso minimo comun denominatore.
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