Rivolgi il viso verso il sole e le ombre cadranno alle tue spalle.
Proverbio Maori
Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce.
Lev Tolstoj
L’incontro con Aldo, di cui agli articoli precedenti, si era aperto con l’esperienza -consueta in terapia- di immedesimarsi con la Parte Ombra e poi con i singoli genitori e analizzare analogie e differenze, preziose utilità.
Lavoro sulla Parte Ombra
a) Immaginate di essere di fronte a persone e situazioni che vi fanno sentire bloccati, impacciati, insicuri.
b) A coppie, fate dire al vostro interlocutore, in piedi davanti a voi che siete rannicchiati, le parole più efficaci per far uscire la vostra parte ombra: “di fronte a te sono insicuro perché…”
c) Lasciate che queste sensazioni diano vita ad un essere che non siete del tutto voi stessi, ma che rappresenti solo queste sensazioni. Questa è la vostra parte ombra.
d) Immaginate ora di vedere la vostra parte ombra che cammini per l’ambiente in cui siete. Com’è? Che aggettivi usereste?
e) Ora interpretate la vostra parte ombra: vi calate nei suoi panni e camminate sentendovi parte ombra. Alla fine, annotate le sensazioni più forti.
f) Ora effettuate lo stesso procedimento pensando a vostro padre: com’è vederlo camminare? com’è poi interpretarlo mentre cammina?
g) Idem rispetto a vostra madre. Com’è vederla camminare nella stanza e poi interpretarla?
h) Pancia all’aria. Bacino in aria e vibrazioni. Di nuovo ci sentiamo davanti a qualcuno che ci metta soggezione o che faccia scatenare la parte ombra. Poi pensare la frase: “lascia che…” e finirla con ciò che viene. Sentiamo un unico legame: con la nostra parte ombra. E ripetiamo più volte la frase detta al nostro interlocutore.
i) Ripetere tra sé e sé mormorando le parole che vengono spontanee di fronte a questa persona.
l) Terza volta: con energia ripetendo la frase per noi più significativa che è venuta fuori.
m) Al termine, notare se ci si è commossi, oppure se si è restati ai margini dell’esperienza.
Nelle settimane successive io e Aldo siamo pronti a confrontarci con Veri e Propri Passi e Contrappassi Danteschi.
Sono allegorie vere e proprie. Vite vissute al contrario di ciò che avremmo sempre pensato e addirittura opposte rispetto a quanto desiderato.
Le persone che attraversano questo cammino, mi guardano come se vedessero la loro vita scorrere dal finestrino di un treno, finalmente più chiara, come in un film.
Per esempio, Aldo ha lottato per una tutta la sua giovinezza contro i modelli repressi-impauriti del padre da un lato e dall’altro contro un efficientismo e una forza di volontà ossessivo-compulsiva della madre: mai un attimo di tregua e mai soddisfatti rispetto a “ciò che si sarebbe potuto fare”…
…e oggi lui deve ammettere che è proprio così: estremamente (ma anche più di estremamente!) esigente, instancabile, oltre ad avere in profondità l’altra parte, quella ombra, del padre, che ha una paura folle e crede di non farcela mai.
Se non si vede in questa prospettiva, non ce la potrà mai fare. Se non abbandona l’illusione-tensione-sfida verso i propri obiettivi, non potrà che toccare una delusione periodica.
Anche un’altra persona, A., ha evitato come la peste il cinismo percepito nella propria famiglia e si ritrova ad accettare che proprio il cinismo -che in realtà possiede a bizzeffe- è alla base del suo successo nel lavoro. E ne resta all’inizio sconvolta, poi se ne fa una ragione e comincia a progredire realmente.
B. invece ha sempre sentito di essere stata tradita dai genitori che le tendevano agguati quotidiani senza alcuna considerazione.
E si ritrova oggi accusata di tradimento “solo perché mi voglio occupare di me! Quindi ogni volta che lo farò mi sentirò sempre in colpa”. Con il piccolo particolare che occuparsi di sé ha consistito nel tradire il partner. “Io che sono stata tradita devo accettare che io tradisco perché è ciò che conosco, mentre tendo a considerare tradimento solo quello degli altri”.
In conclusione: voi “siete” vostro padre o vostra madre. Tutti lo siamo. Un pò, magari solo un pò, ma lo siamo e occorre capire dove e come. Altrimenti il processo di consapevolezza ed emancipazione come fa a compiersi pienamente?
Fino a che sentiamo di esserlo infinitamente meno per certi versi, quelli più importanti. E va bene così.
E provate ad immedesimarvi in questa ipotesi e a fare l’esercizio sopra descritto.
Allora sì che emergerà quello che diceva Jean Cocteau: lo stile è quel che resta quando abbiamo fatto di tutto per togliercelo.
Ma per toglierselo di dosso bisogna vederlo, capire come e dove, quanto può essere “volturato” in pregi e non solo in difetti e in che misura possiamo cambiare senso, direzione e scopo della nostra intera esistenza.
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Visione Radicata: 31. Tu Sei Una Persona Meravigliosa
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