1. Il Problema dell’Apparenza e il Paradosso dell’Accettazione

La vita va accettata per quello che ti dà e ti toglie,
altrimenti sei condannato all’infelicità volontaria

Andrea Camilleri

 

 

Il primo su cui tutti noi -clienti e terapeuti- ci confrontiamo ogni volta,

è il Paradosso dell’Accettazione Incondizionata.

 

Se infatti il Problema dell’Apparenza ci fa scontrare ogni volta col fatto che

il Problema non è mai ciò che sembra a prima vista…

allora, non possiamo che rinunciare a risolverlo tout court…

e non solo perché abbiamo visto essere l’unica strada per risolvere ciò che evidentemente negli anni non si è risolto,

 

ma anche per una sana abitudine a Star Meglio, in un Modello di Benessere.

 

Lo abbiamo già detto:

 

solo ciò che “risolve” in termini di modello di Benessere,
può valere anche in termini di soluzione del Malessere.

 

Vale a dire che io seguo un SOLO sistema, sia che io stia Bene o che stia Male. La mattina mi alzo e applico sempre le stesse sisntonizzazioni, che imparo e sviluppo sempre più. Punto.

Allora impariamo a sottoporre le nostre ansie, angosce, ripetitività, insoddisfazioni e mancanze, al sano principio dell’Accettazione Incondizionata. Sempre. Non solo per star bene in un periodo in cui niente va come dovrebbe.

 

1. Il paradosso dell’accettazione Incondizionata:

Accettare e ripetersi il problema e NON la soluzione, ci pone per forza di cose già al di là del problema.

 

 

E’ davvero una rivoluzione del senso comune nell’affrontare le questioni più spinose della nostra vita:

 

“Cosa vuoi dire?
Che mi devo rassegnare al problema?
Che non ho speranza?
E soprattutto che non lo risolverò mai?”

 

E io rispondo invariabilmente: “Non proprio, è il contrario”.

Poi, sorridendo e sdrammatizzando, spiego in realtà che cosa voglio dire e

come funziona questo paradosso da opporre al problema caratteriale che il cliente ha da sempre.

 

I punti importanti da tener presente sono:

SCHEMA DEL PARADOSSO DELL’ACCETTAZIONE

 

  1. Se il problema non lo sto risolvendo da tanto tempo, vuol dire che forse non lo voglio risolvere
  2. Allora almeno come simulazione, mi dico che non lo risolverò mai
  3. Così ri-contatto quella mia parte emotiva primordiale che probabilmente ha sentito proprio la stessa angoscia da cui è partita per decenni di vani tentativi di soluzione
  4. E così resto in ascolto per verificare qual è il problema vero, come mi sento a rinunciare a risolverlo, per sempre
  5. E alla fine scopro davvero cosa succede se mi ripeto per mesi che non lo risolverò, perché non è quello il problema reale
  6. E solo alla fine scopro la verità: non lo devo risolvere perché non c’è niente da risolvere, non perché c’è una maledizione su di me come pensavo…
  7. E unicamente questa consapevolezza mi dona la liberazione che cercavo, ma in tutt’altra direzione.

 

La cliente in questione, che ha obiettato le frasi di cui sopra (“Che cosa vuoi dire…ecc.”), ha ad esempio una relazione invischiata famigliare e lavorativa e non riesce a decidersi a scegliere tra un lavoro fuori dalla famiglia o restare con fratelli e genitori nell’azienda industriale che porta da sempre il loro nome.

 

Ora sta capendo molto di più di sé, da quando ha accettato che -probabilmente- non lo risolverà mai questo problema… e sta cercando di percepire, ad un livello più profondo, come sanare il paradosso.

 

Quindi, ricapitolando…

 

Decalogo del Paradosso dell’Accettazione

 

  1. Se il Problema NON si risolve…
  2. Vuol dire che Probabilmente Non è quello il problema
  3. Oppure che Non vogliamo davvero risolverlo
  4. Non si risolverà allora se non accettando la verità
  5. E Cioè che NON lo stiamo risolvendo
  6. Quindi accettando che ci sarà qualcosa sotto
  7. Che solo col tempo e continuando a stare in ascolto
  8. In un atteggiamento completamente diverso rispetto al problema stesso
  9. Di adesione attiva e sdrammatizzante, e comprensione nuova
  10. Solo allora si mostrerà nella sua forma finalmente illuminante.

 

 

E accade con tutti i tipi di blocco:

  • Ataviche difficoltà col denaro
  • Insicurezza e mancanza di autostima
  • Incapacità di realizzazione di sé
  • Ma soprattutto funziona con i diversi tipi di Trauma, come abbiamo indicato in Aggredire il trauma.

 

Innanzitutto, occorre chiedersi: se i modi comuni che hai seguito sinora, o le terapie tradizionali… fossero la vera strada risolutiva, perché quel che hai provato fino ad ora NON funziona?

Non serve infatti fare qualcosa pur di farlo, se non sappiamo cosa stiamo facendo.

 

Solo soluzioni creative e realmente utili -a questo punto- possono affrontare adeguatamente problemi a volte trentennali.

 

Se “opporsi” a questo problema fino ad ora non ha trovato una soluzione…

…allora perché non provare a stare con la prospettiva che, se non si è risolto sinora, potrebbe non risolversi mai?

 

Troppo spesso infatti il “Guaio” non esiste ed è solo nella nostra testa.

Oppure è molto probabile che NON SI POSSA MAI risolvere e occorra solo conviverci. E soltanto così comprendere -in un secondo!- che magari non è un problema così grave, come pensavamo. Ci possiamo benissimo vivere insieme. E sentire un’intensità illuminante.

 

 

Ma soprattutto, partiamo dall’inizio…

Cosa accade intimamente, dentro di noi, nelle settimane e nei mesi successivi in cui proviamo ad accettare incondizionatamente che non passera mai, anche solo per simulazione terapeutica?

 

Per cui, appunta questa domanda su un foglio, e scrivi giorno dopo giorno come ti senti, fino a che avverti un cambiamento reale di prospettiva, stato d’animo e motivazione. E fissa anche questo al termine delle tue considerazioni, in modo da rileggerlo per le successive settimane, e tenerlo molto ben presente. In questo modo, oltre a star meglio, avrai instaurato un vero eproprio utile meccanismo per non perdere o ritrovare la strada del benessere. Questo è realmente importante. 

 

 

Accade che qualcosa nel profondo si smuova, si sblocchi, si chiarisca e si rimetta in cammino.

 

Due casi dei giorni scorsi sono emblematici in questo senso… riguardano due persone, donne entrambe, che si sono avvicinate al cammino di accettazione da pochi mesi, in modo parallelo, una da 1 anno e l’altra da un paio di stagioni.

 

Ecco le loro osservazioni, stupite:

“Questa te la devo raccontare… mi sono tirata su dal letto, stanotte… come folgorata… E’ vero, voglio da sempre un uomo, mi manca da una vita, da quando mi sono separata dopo 18 anni…. ma ancora da prima… mi rendo conto che mi è sempre mancato… e adesso, che stiamo qui da mesi con me che mi ripeto l’accettazione: non avrò un uomo in quella forma… (perché in realtà è mio padre che non ho mai avuto, conquistato e da cui non ho mai sentito amore… e siamo d’accordo)… Insomma, non vado più appresso a quella eterna illusione… mi accorgo …udite udite… che io l’uomo lo temo, ne ho paura, mi opprime… mi giudica, mi aggredisce quasi… io non lo voglio in realtà un partner… e come faceva allora ad arrivare…? Io fingevo, ecco la verità!”.

 

“Sai cos’ho visto l’altro giorno? L’ho sentito nella classe di bioenergetica… e poi a casa… rileggendo le mie affermazioni in terapia… quelle su: non mi sentirò mai al centro dell’attenzione… mi sentirò sempre ai margini ecc. … ho visto chiaro che proprio per questo… la mia voglia di partecipazione… di sentirmi parte, di NON sentirmi più esclusa… in realtà si reggono sul fatto che io lo voglio ma ho paura… tantissima paura del gruppo… allora è per questo che nei gruppi alla fine non mi trovo mai… sul lavoro, nelle relazioni… li voglio ma ne ho paura… io quando sono con tante persone, mi spengo, mi metto ai margini, non sento… quindi cosa sto lì a tormentarmi?… ma basta! Io mi vedo adesso esattamente come sono…. e va bene così. Pazienza! Ma non sto più a mettere in piedi un circo per volere qualcosa che in realtà non voglio…!”. 

 

 

Il principio di base è che la questione è profonda, atavica, caratteriale e quindi sempre uguale a se stessa, come indicato nei punti de La Ferita è un Dono.

Finalmente lo schema ci appare chiaro:

emerge evidente perché sentiamo quel problema

e perché occorra accettarlo per risolverlo.

 

E in questo senso il corpo e la terapia bioenergetica è la strada maestra per una nuova vita, rigenerata davvero.

 

E si vede allora subito a che serve accettarlo e quanto sia importante questa accettazione:

in realtà quando ci diciamo “devo accettare che non cambierà mai questa situazione” -come ha fatto la cliente di cui sopra- stiamo finalmente “digerendo” che la nostra parte bambina è abbattuta o arrabbiata o schiacciata o resa insensibile per un’ingiustizia o una qualsiasi costrizione che ha sentito da piccola, in modo ripetuto per anni, NON OGGI. NON E’ MAI OGGI.

 

Pertanto, è molto utile dirci:

“non ti opporre più a questa sensazione, non è oggi, è solo una proiezione di cose antiche su situazioni attuali”.

“Allora non reagire, accetta, rinuncia a costruire castelli in aria per risolvere problemi che crei tu, che esistono solo dentro di te”.

 

Ma insomma: non conoscete nessuno che continua a litigare con chiunque sempre per le stesse dinamiche?

O chi trova sempre un fallimento a cui andare incontro, o una causa di insoddisfazione atavica?

 

Ma accade per questioni anche molto meno evidenti e roboanti:

Tutte le cause di malessere, persino le più piccole,

attengono a questioni caratteriali

che alimentiamo noi stessi.

 

Solo l’accettazione svela questo meccanismo.

 

E settimana dopo settimana accadono due piccoli miracoli:

  1. Accettando tutto, si evita di alimentare i problemi e di reagire nei nostri soliti modi …e la vita si fa molto più tranquilla e “sgonfiata”
  2. E soprattutto, il secondo fenomeno, è che si smuovono ora sì energie nuove e diverse e in una direzione di pienezza… che ci dona un entusiasmo che da tanto tempo non avevamo.

 

E ci sentiamo così già al di là del problema, senza nemmeno aver fatto più niente per risolverlo.

 

Per tutti questi motivi abbiamo dedicato così tanto spazio, circa 30 articoli, all’Accettazione Incondizionata, nella Trasformazione del Carattere, e così anche alle altre Cinque Ricette per una Piccola Felicità.

 

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