Passo un sacco di tempo rinchiuso nella mia testa e fa abbastanza schifo.
E così ci sono degli stratagemmi che devo usare.
Nel corso della vita ho imparato che ci sono certe pratiche al semplice scopo di uscire dalla mia testa e diventare normale.
Non sto parlando di prestazioni da record.
Solo per diventare normale, io devo meditare e fare esercizio fisico. (…)
Mi tirano fuori dalla mia testa e mi fanno smettere di analizzare qualsiasi minimo dettaglio, di stare sempre male, e fare pessime scelte.
Rainn Wilson
Il Cambiamento è Facile o Non è.
Per comprendere il terzo paradosso, relativo all’evoluzione sostenibile, occorre porsi di fronte alla prospettiva di accantonare interi pezzi di esistenza e ri-orientare le proprie energie.
Secondo questo punto di vista, il “problema” è in realtà una specie di humus in cui abbiamo coltivato la nostra vita. Se diamo per scontato che i grandi obiettivi che ci hanno animato in questi decenni siano viziati dalla nostra armatura caratteriale…
…allora come può essere sostenibile il nostro progetto di vita?
Afferma infatti il Problema dello Scollamento:
3. Problema dello Scollamento
Il Malessere degli esseri umani deriva dal mettere in piedi questioni enormi e irrisolvibili e per questo paradossali, che poi non riescono più a gestire e a trovarci un senso… e non dallo stress oggettivo procurato dai problemi effettivi.
Se ad esempio, ci hanno animato queste tipiche dinamiche caratteriali:
- Fare di tutto per farmi i fatti miei e stare fuori dalla società, ma con un evidente prezzo in termini di solitudine
- Oppure sentirmi sempre sopraffatto da situazioni della vita troppo grandi per me
- O ancora incapace di sostenere nel tempo le relazioni affettive
Vuol dire che:
- nel 1° caso, abbiamo messo in piedi un’enorme cattedrale nel deserto che poi è risultata invece una prigione solitaria
- nel 2°, ci siamo messi in gioco per far fronte sempre e comunque alle situazioni che in realtà non ci interessavano con l’unico risultato di sentirci ogni volta più insoddisfatti
- nel 3°, ci siamo dannati l’anima per entrare in situazioni affettive pur che fossero, senza sapere davvero cosa volevamo e con l’unico scopo di trovare un centro esterno a noi, che invece proprio per questa costruzione infelice, finiva ogni volta per naufragare.
Sono ovviamente 3 casi reali. E hanno mostrato proprio questa impalcatura sovrastrutturale, assolutamente vuota di veri scopi all’interno. Che ha portato le tre persone in questione a ritrovarsi ad un punto morto…
ad uno scollamento appunto, tra:
A) il grande progetto si è messo in piedi (magari più volte di seguito…)…
… e B) la vita quotidiana, gli impegni, i carichi e la fatica,
che a questo punto sentiamo che non hanno più alcun senso per noi.
Allora, solo ri-orientando i nostri sforzi, non più attraverso le grandi direttrici di prima, ma tramite semplici abitudini sostenibili, quotidiane, legate al piacere corporeo, riusciremo a riappropriarci di emozioni piene e potenti per noi, e rieducarci a vivere soddisfatti comunque. Senza più calvari e strade improbabili.
Il terzo paradosso della Trasformazione del Carattere afferma infatti:
Paradosso dell’Evoluzione Sostenibile:
Il cambiamento o è facile oppure, semplicemente, non è.
Ed è -come sentite- all’improvviso portatore di una prospettiva moltissimo più leggera e sdrammatizzante.
Ci sembra dire:
Dedicati, Consacrati, a Sentire qual è la Strada
più Immediata, Emotiva e quindi Facile per Te.
Nel senso di spontanea, immediata e naturale.
- E smettila con tutte le tue costruzioni infinite e ripetute. Basta.
- Qualunque sia la tua storia, riparti dal basso, dalle cose semplici.
- Nessuno arriverà a farti conseguire le grandi soluzioni che hai sempre cercato.
- Per una marea di motivi: non le vuoi per niente in realtà; non sono realistiche; e non sarebbero nemmeno raggiungibili.
Quindi riparti da te, consapevole che:
- L’Accettazione ti può cambiare tutto l’approccio alla vita.
- La Leggerezza Profonda ti ri-orienta nell’animo e fa ripartire.
- Ora occorre radicare il cambiamento.
A) Appunto ridefinendo ogni piccolo passo e rinunciando ai grandi obiettivi precedenti.
B) E tessendo una tela per star meglio attraverso momenti e abitudini quotidiane e settimanali, che in modo traversale ti sostenga in un senso partecipato e più profondo di prima.
La verità è che assistiamo a infiniti giri a vuoto e “lavori a metà” su di sé.
“Ok, ho capito, ho accettato o almeno credo, e dato luce alla mia vita… e così ho riguadagnato leggerezza… ma adesso tu mi dici che non avrò il denaro o l’affetto che desidero da sempre. Perché? Non lo posso accettare. Non riesco”.
Forse non ci siamo capiti- rispondo io.
La terapia non è un escamotage per arrivare comunque a qualcosa d’innaturale o effimero.
La terapia ha le sue leggi come la natura. E ad essa si rifà.
Quindi se il lavoro fatto sinora non viene radicato con un preciso compito semplice, piccolo, piacevole e naturale, fatto di abitudini e rituali molto più dalla nostra parte…
…i vecchi schemi torneranno immediatamente a riabitare la nostra vita, come se niente fosse successo.
Allora, in definitiva, ritornando sempre ai 3 esempi di cui sopra:
Vuol dire che:
- nel 1° caso, occorre uscire dalla solitudine, costringendoci alle relazioni, cosa che all’inizio non sarà facile, ma con precisi piani sostenibili di avvicinamento agli altri e ad una nuova abitudine alla condivisione, accadrà qualcosa e fiorirà una nuova vicinanza
- nel 2°, occorre trovare semplici passi legati al piacere e confrontarci con nuove piccole abitudini per trovare soddisfazione corporea, leggera e coinvolgimento che non sappiamo più sentire spontaneamente
- nel 3°, occorre essere molto sinceri con se stessi e gli altri e riprendere le relazioni dal punto minimo che ci sentiamo di sostenere e proseguire con precisi piani di impegno affettivo solo nei limiti di ciò che “reggiamo”, confronto dopo confronto con il partner e con l’aiuto di un professionista.
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La Felicità è Sopravvalutata – il Circolo Vizioso dello Scollamento