Il Segreto della Leggerezza Profonda

Ma ovviamente, le nostre istanze si presentano spesso contrapposte.

 

E non sappiamo proprio essere leggeri. Se abbiamo A, ci manca B, e viceversa. E ciò solo per l’atmosfera che abbiamo respirato da piccoli, nel periodo in cui ci siamo formati.

 

Per questo Pesantezza e Superficialità coincidono. Perché se siamo perennemente nella mancanza e respiriamo mancanza, tutto è pesante. Allora possiamo stare solo in superficie. Per non sentire la pesantezza. E piano piano, ci blocchiamo.

 

Per dare allora la direzione migliore alle nostre albe e tramonti, occorre saper far litigare le parti interne, le urgenze, i desideri e i bisogni opposti, in modo da uscire arricchiti da qualsiasi dialogo interno.

E non invece lacerati, contrapposti, insoddisfatti e con la solita giostra che continua a girare, senza progressione.

Se siamo così divisi internamente, non stiamo mai bene, né da soli, né in coppia.

 

Il punto è tornare a sentirsi auto diretti e non ogni volta prede di perenni istanze insoddisfatte, urgenze e imprevisti umori, tutti più importanti di noi.

Il problema invece non è che “non so stare” o che “mi senta escluso”. Quella è una suggestione che ho imparato da bambino e che quindi tenderò a sentire sempre.

E’ come ci convivo che fa la differenza.

Il problema è che nonostante tutto, io NON cerchi sempre e comunque di godermi la vita
e i momenti di vitalità, leggerezza e intensità, appunto.

E’ inutile angosciarmi per il mio sentirmi escluso o incapace di stare.

 

L’unico grande paradosso del benessere è che vogliamo cambiare proprio ciò che possiamo solo sopportare.

Il benessere è star bene, bene, bene, accettando quello che sono.

Non cercando di massacrarmi l’esistenza per cambiarmi, rottamarmi, proteggermi, mantenere castelli di carta di compromessi.

 

Il benessere oggi non è al primo posto nelle nostre priorità personali e non può che tornare ad esserlo.

Per questo le tecniche di terapia che pratichiamo tendono a sviluppare un dialogo interno che faccia letteralmente discutere, contrapporsi, le nostre parti interne. Fino ad uscirne finalmente arricchiti.

Proprio così: una terapia riuscita è una condizione in cui ho imparato a prendere posizione decisa, discussa fino in fondo tra le varie istanze presenti in me, e poi applicata e per questo, solo per questo, sicura. Non quale assunto di base certo e infallibile, come pensavamo prima della terapia dovesse essere.

Allora mi chiedo e sto lì fino a che non mi sento molto meglio e emotivamente diretto verso una o l’altra posizione:

Cosa ti piace di questa situazione? Qualsiasi essa sia. Questa è la domanda cardine. Solo quel che ti piace. E come fare a riprodurlo.

E’ curioso questo meccanismo presente in ciascuno di noi, che emerge come in una poesia della Szymborska. Tutti noi crediamo che le persone sicure di sé e dei propri sentimenti lo sentano al volo e non discutano mai di quanto si sentano sicure. Lo siano e basta, sicure.

Mentre tutti noi scopriamo invece, col tempo, che la sicurezza di sé è sempre un cammino al termine del quale c’è un pezzo in più di sicurezza, come premio se si dirimono bene le questioni interne.

Essere sicuri non è essere certi. E’ conoscere la strada per prendere decisioni esplorandosi fino in fondo in mezzo alle proprie giuste indecisioni.

E questo cammino, il corso su come discutere con sé stessi, ci rende leggeri e profondi insieme.

Essere insicuri è essere leggeri.

Perché sappiamo come fare a mantenerci aperti e a contatto con la nostra fragilità. E così sentirci solo un pò più sicuri.

 

Far litigare le parti interne ci rende leggeri. Chi l’avrebbe mai detto?

 

L’avreste mai detto voi? -direbbe sempre la Szymborska- che in terapia, per star meglio, occorre mettere in scena le diverse parti di noi, imparare a farlo, e uscire con le istanze tutte esplorate, ad esempio con la tecnica delle due sedie, e poi ritrovarci a star meglio?

Eppure.

Fatto sta che in un’analisi, che sia individuale o di coppia, ciascuno impara, per ritornare all’esempio della vita da single o di coppia, a restare sempre single dentro di sé per una parte e sempre in coppia dentro di sé per un’altra parte, equamente importante.

A valorizzare finalmente quel che ho e non quello che non ho. A rendere più verde la mia erba, per una volta. E che diamine! Ma non solo, a non perdere di vista e godere anche di quella del vicino.
Perché i paletti e gli steccati tra giardini sono solo interni, e non rappresentano mai la verità.
Verità che è una sola: godersi appieno ciò che si vive e allargare sempre più questa possibilità.

Ah, volete sapere come si fa?

Allora volete imparare a litigare!

 

Un esempio di dialogo interno è racchiuso in questo video, colmo di due enormi insegnamenti:

1. imparare ad assorbire e integrare la propria ferita, coglierne il dono, il senso attraverso cui ci ha reso migliori

2. Costruire su questo la propria vera identità.

Il modo come l’autore lo ha fatto e lo spiega, è indimenticabile:

Forge Meaning and Build Identity

sono le due sole cose che la vita ci permette.

E’ illuminante come tutto quel che gli è capitato sia la fonte della sua incertezza all’inizio. Ma poi, sempre di più, della sua sicurezza di sé.

Si noti come lui si mostri totalmente insicuro, sensibile e fragile e solo per questo alla fine ne esca arricchito e finalmente certo e grato di come oggi è e della propria vulnerabilità. Con una potenza e intensità incredibili. E per niente scontate all’inizio. Ecco la verità.

 

In seguito, si scopre come far emergere sempre i due poli di una istanza, del solito paradosso caratteriale, e contrapporli, farli discutere, uscendone finalmente integrati.

Se, ad esempio, hai il comunissimo problema del non riuscire più a goderti i momenti di coppia o a far fallire ogni inizio di relazione perché poi alla fine preferisci non sentirti condizionato… allora, chiediti:

Ma se non avessi questo problema o non fossi in coppia, cosa farei?

E fallo, allora. Più in piccolo, magari, ma va fatto. Perché la coppia non interrompe la vita. Mai. Anzi, se la coppia dovrà funzionare, lo farà solo se prendiamo una direzione in modo deciso. E se no, sarà più facile dirsi che non funziona.

 

Allora chiediti cosa hai desiderio di fare e fallo e basta. A prescindere.

 

 

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