Il Tempo Negli Esercizi di Bioenergetica

 

Come non vedere che null’altro la natura ci chiede con grida imperiose,
se non che il corpo sia esente dal dolore,
e nell’anima goda d’un senso gioioso sgombra d’affanni e timori?

Tito Lucrezio Caro

 

 

 

 

Per me, ogni settimana, la sensazione che mi rinnova è quanto diventi intenso il tempo durante una sessione di esercizi di bioenergetica.

È come sospeso. Un’ora e mezza sembra durare in modo indefinito, il piacere finale è liberatorio e ci ricorda qual è il fine ultimo di tutti i nostri sforzi: la soddisfazione, integrazione, armonia interno-esterno, appunto.

E me lo ricorda concretamente, ogni giorno o settimana, come un dono.

Per me è indispensabile ed inevitabile ogni volta il paragone con molte altre occasioni in cui il tempo è superficiale, veloce, sprecato.

Questo provano tutti coloro che si dedicano ad una passione o ad un lavoro, vissuti con emozioni e corpo. Che quel tempo è più prezioso degli altri tempi.

In più, ciò che ho trovato solo nella pratica bio consiste in alcuni passaggi chiave:

 

  • L’intensità dell’esperienza. Tutto ha preso un alone d’intensità dopo appena poche settimane di pratica ripetuta. E non necessariamente per il piacere. Ma per la verità. Per la sensazione che si può e si deve stare negli esercizi qui ed ora; che respirandoci dentro si cresca, per evolversi ed accettare e sciogliere qualcosa.
    Che cosa godo, o soffro, ma elaboro, rimando, cerco ed assimilo dell’esercizio che sto provando qui ed ora?

 

  • Godere il tempo di ADESSO, dilatato all’infinito. E l’invito naturale a vivere il più possibile allo stesso livello di profondità ed intensità anche fuori da quest’ora e mezza e di questo spazio.

 

  • La sensazione di integrare in ogni istante le espressioni di sé: corporea, emotiva, relazionale e -solo dopo queste- l’aspetto mentale -che elabora a posteriori e non determina in anticipo i confini di ciò che vivremo.

 

  • Quindi la sensazione di apertura all’esperienza che poi si dilata in ogni dove: lavoro, affetti, comunicazione. Accettare di non sapere più che cosa aspettarsi e scoprire che la scoperta è la vita. E soprattutto, che va bene così. Non ci dev’essere null’altro dopo.

 

  • Mollare di volta in volta non solo le tensioni muscolari ma soprattutto le resistenze e i conflitti. E solo così lasciarsi davvero andare. E arrivare ad un riposo più profondo. E’ l’atteggiamento che si rinnova, e re-integra le nostre parti, rinunciando a resistere. E’ come una sensazione di andare al di là della contrapposizione precedente, tra parti di noi che vorrebbero direzioni diverse. Di nuovo: va bene, va bene così. È una sorta di “smettila” con le tue solite dinamiche. Un invito molto efficace e non solo mentale, questa volta.

 

  • L’atmosfera finale di condivisione, di accettazione delle differenze come ricchezza, che tutto si possa sanare. La prova è nel fatto che i problemi con cui siamo usciti stasera dall’ufficio o da casa, appaiano -appena un paio d’ore dopo- minori e affrontabilissimi.

 

  • La sensazione di stacco totale dai propri problemi di lavoro o esistenziali ci dimostra allora che l’umore può cambiare partendo da noi e dalle nostre scelte di come impiegare il tempo e la nostra esperienza, secondo solo due direttrici: o alimentiamo le nostre paranoie ed elucubrazioni oppure -come con questa sessione di esercizi- stacchiamo e ci rigeneriamo. Ciò sviluppa “nel tempo” una strada consolidata di enorme beneficio.

 

  • La possibilità di diventare -in questo modo- noi stessi i produttori dei nostri umori e della nostra energia, centrandosi su di sé e non su accidentate dinamiche relazionali, incerte per definizione se investite di un ruolo esagerato. Una cosa è affidarsi a ciò che capita fuori di noi, e un’altra è invece investire nelle relazioni con gli altri e le cose della vita come giusta conseguenza di manifestazioni di sé.

 

  • E di potere così prendere la nostra vita e portarla finalmente non “dove vogliamo” ma dov’è naturalmente destinata ad essere.

 

Certo, sono caratteristiche comuni anche al ballo o al canto, o a qualsiasi passione ci conquisti, ma non ci si sofferma mai sul come e perché questo hobby ci coinvolga così tanto.

L’unica differenza -distintiva e fondamentale- è che la Bioenergetica lo fa in modo diretto e non come sottoprodotto.

Ed è specifica e progettata per questo.

Il risultato, pertanto, non è affatto scontato con qualsiasi altra disciplina corporea.

E poi certo: questi sono i motivi per cui una  pratica profonda e dedicata riesce e aiuta parecchio.
Solo se e quando ha queste caratteristiche.

Ma saperlo è ancora più importante di seguire una passione senza sapere bene che cosa stiamo facendo e perché ci piace.

Questa consapevolezza dona respiro vitale.

E ci fa capire che cosa cercare in ogni esperienza.

Che così diventa trainante.

 

 

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