Per chi la vive, la paura è una condizione esistenziale.
Ecco, non lo è.
La paura è uno stato transitorio.
Sempre.
Non una condizione bloccante.
Mai.
Lo diventa se ce la facciamo diventare.
Ma non lo è naturalmente.
E’ semplicissimo.
Verissimo.
Eppure sconvolgente per chi lo acquisisce dopo decenni.
E toglie letteralmente il velo davanti agli occhi degli impauriti paurosi cronici.
Lo stato naturale non è impaurito, è gioioso.
E le persone ricordano sempre, nel 100% dei casi, di periodi in cui non sono stati impauriti, magari solo da piccoli.
E ricordano anche (sempre al 100%), i fatti, i piccoli traumi ripetuti e le atmosfere e le situazioni che hanno portato a quello stato di paura.
Solo che, dopo decenni, questa suggestione che non è altro, crediamo non possa essere abbandonata.
Ne siamo fermamente convinti. E questo diventa il problema principale e non lo vogliamo ammettere.
Ecco però che in terapia si scopre di dover sposare un’appartenenza, con tutto se stessi e anche di più, aderire come ad una setta con un patto di sangue, alla Setta della Gioia, serenità, intensità e sdramma. Lo sdramma al posto del dramma, se mi passate la sgramma(-ticatura).
Stato coinvolto, che abitavamo prima, e a cui ritorniamo ancora, ogni volta che vogliamo, se lo crediamo veramente.
Per di più, lo stato di paura, in quanto non naturale ed acquisito, è molto più illogico, esagerato, senza alcun senso e chiaramente tormentoso (!), ripetitivo e fine a se stesso, esattamente com’è il ricordo di un trauma.
Mentre il coinvolgimento, la gioia, lo slancio, l’aderire fino in fondo e senza motivo (!) al “sentire” qualsiasi giorno e accadimento come se fossimo innamorati e intensamente divertiti e insieme agli altri, aperti sempre a belle possibilità e novità e fiducia, condivisione, calore e piacere…
…ci fa sentire sempre cose nuove. Scoperte. Emozioni inedite. Belle atmosfere.
Davvero non le ricordate?
Allora occorre buttarcisi dentro come la regina Sonia dal burrone mentre Conan il Barbaro resta lì impaurito. “Volete vivere in eterno?”- esclama lei mentre dimostra che tutto è illuminato, fluido, fiducioso e per questo intraprendente.
Ripetiamo, non c’è eccezione a questo. Lo dico al mio amico H. che commenta sempre che quello che dico è vero, certo, senz’altro, ma non per lui. Ma secondo te, secondo voi, la natura fa eccezioni? Una volta sì e una no? O addirittura una sì, solo contro di te, e cento miliardi di altre volte, a favore di altri? E andiamo, dai…
Dalla paura non si risolve la paura.
La gioia intensa annulla la paura.
Paura non risolve paura.
Gioia annulla paura.
Le persone lo imparano proprio come un mantra, mentre si volgono alla luce fuori dal tunnel.
Questa allora è la più grande rivelazione per chi vive di paure. Cambia squadra, casacca, missione, visione, pezzo di mondo e universo parallelo. Soprattutto se non senti di riuscirci.
Non stai vivendo in modo naturale. Quindi letteralmente non stai vivendo. Sei in sospeso. Che vuoi fare?
Ma che devo fare? Buttarmi? E come si fa? Non saprei più nemmeno da che parte cominciare!
Ma tu, lo vuoi fare?
O vuoi fare finta?
Perché questo si vede, sai?
Cioè, la natura lo vede. Come puoi pensare di nasconderti?
Se continui a vivere con il freno a mano tirato, la prima pauretta che passa per caso, ti ricoglierà irrigidito e deluso, abbattuto e pessimista. Come sempre. Ad libitum.
Perché la vita è lastricata di paure.
Il problema non è la paura che mi è venuta a cercare. Il problema è che cosa stavo facendo e dove mi ha colto questa paura. E quale spirito bello mi animava mentre mi è tornata. Non conta nient’altro.
Se invece ero nell’incertezza a far finta, non aspettavo in realtà che di impaurirmi.
Ogni cliente che vediamo in studio arriva con un corredo nuziale di timori, una parure di sfighe e un completo di disastri e ossessioni e blocchi.
E va via immancabilmente con un’apertura che levati.
Rispetto a prima sembrano rinati e ringiovaniti. Letteralmente.
Allora cosa sono loro? Sono miracoli? Congiunzioni cosmiche che capitano solo agli altri e da cui “io sooono escluuuuso per seeeeempre (voce da poltergeist)”.
Insomma amico mio, il panico, il timore, l’ansia, l’angoscia, la malattia, sono sintomi di qualcosa che non vuoi vedere. Una volta visto, una volta che il tuo inconscio ti ha parlato, e che tu hai recepito il messaggio, lui non ha più bisogno di mandarti accidenti per avvertirti.
Ma io pratico da più di 20 anni 2 volte a settimana Bioenergetica e per anni ogni giorno a casa mia bella.
Qualsiasi casa fosse, tutte le mattine ho esplorato esercizi ed esperienze e meditazioni corporee ed emotive.
Tu che fai? Cosa metti sul piatto della paura? Solo altra paura che torni la paura? Senza fare niente di concreto per annientare gli imputamenti infiniti?
Ecco che ti sei risposto da solo.
Ecco perché non capisco chi arriva entusiasta alla classi di bioenergetica e poi partecipa per un tot e sembra un’altra persona e dopo poco semplicemente fa puf, sparisce, forse perché crede che basti capire, senza mettere in atto i passi necessari davvero per star bene. Ma per star bene oggi e senza paure devo fare qualcosa oggi.
Ogni giorno è oggi.
Che ho fatto oggi?
Solo pensato a paure?
Orgogliosi dei propri attacchi di panico, allora, è un modo di scherzare che noi usiamo per intenderci di quanto, ora, dopo aver capito perché ci venivano gli attacchi di panico, chiunque possa sentirsi mooolto più leggero e convinto che è meglio un attacco di panico di altri sintomi psicosomatici assai più gravi e invalidanti.
E le paure, titubanze, fobie conclamate, fissazioni e ossessioni, non sono altro che abitudini acquisite. Ma, resteranno? Certo! Come tendenza, solo quella, però io le accoglierò e le lenirò al meglio come si fa con un bambino impaurito, e la smetterò invece di agirle, e identificarmi con esse, e di rovinare la vita a me e a chi mi sta vicino.
E inizierò -e questa è l’unica cosa che conta- a stare da un’altra parte, nella pura intensità di vivere.
Come si fa? Un cliente recente, che vive da 40 anni di paure e sintomi fisici invalidanti, ha ricordato almeno due periodi, uno a 20 e l’altro a 38 anni, in cui era stato benissimo. Stagioni intere a fare cose e seguire flussi senza alcuna preoccupazione e pieno di slanci: “mi dicevo: non vedo l’ora ogni giorno di appassionarmi ad una cosa bella”.
E così ha ripreso a fare in terapia. E sta solo per questo incredibilmente meglio.
E’ celeberrimo il caso della mia cliente alle prese con l’Erasmus in Spagna, “unico anno in cui ho vissuto davvero”. Lo racconto ogni volta. Le ho risposto: “adesso che mi hai elencato per un quarto d’ora tutte le cose entusiaste che faresti se fossi ancora lì a vivere fuori dai doveri e paure, vai a casa, sbobini dalla registrazione tutto quello che hai detto, te lo scrivi e te lo rileggi tutte le mattine, fino a che tu ti senta finalmente diversa e faccia automaticamente e senza pensarci qualcosa di leggero e coinvolgente come se fossi ancora al tuo Erasmus”. E così è stato, dopo solo 3 settimane di auto suggestioni.
E’ riprendere il proprio filo rosso interiore di cui abbiamo tanto parlato.
Insomma, occorre farsi il lavaggio del cervello.
Perché il condizionamento è stato altrettanto potente.
Ma tu lo vuoi fare? Se sì, fallo. Scrivi tutti i periodi in cui sei stato bene e tutte le emozioni, le immagini e i ricordi che hai. E poi rileggili tutti i giorni e nutriti di questo.
L’entusiasmo è un muscolo. Se non lo alleni si atrofizza.
O vuoi continuare a furia di tentennamenti e tentativi appena-appena accennati e soprattutto senza mollare il potere su di te della paura e la condizione che qualsiasi cosa ci possa destabilizzare in qualsiasi momento? Se non abbandoni questa credenza e non ti nutri di altro, non arriverai a sentire queste paure come quello che sono: un ricordo, un‘irritazione, un leggero fastidio, nel cammino luminoso della gioia della tua bambina o negli occhi di tutti coloro che se la godono.
Vuoi sapere come ci si sente se lo fai?
Quando il mio terapeuta mi disse “guarda che chiunque al posto tuo avrebbe avuto paura nell’atmosfera di casa tua”, mi si spalancarono le cataratte del cielo dopo il diluvio universale: “ah! Quindi io non sono pauroso dentro (come pensano tutti gli impauriti del mondo)! Io non sono il più pauroso del reame. Sono stato solo esposto alla paura. E sono solo sensibile, perché dovevo stare attento agli umori degli altri e a sentire da dove e quando poteva arrivare la violenza. E questo mi ha dato il dono della sensibilità alle persone, alle atmosfere e alla verità!”.
Da qui mi si sono ribaltate totalmente le prospettive. Ho ringraziato la mia paura. Ed è esploso il livello di fiducia in me stesso. Perché quando poi arriva la botta di gioia te la godi il quadruplo, visto che non è arrivata gratis, sai perfettamente quanto è importante e cosa hai fatto per filo e per segno per arrivarci. E lo puoi ripetere.
Credici allora, amico mio, ma totalmente e con fede assoluta. E’ così e solo così.
Senti o non senti che è solo l’incisività che ci metti?
Basta per sempre di nutrirti di immondizia non vera.
E sì per sempre, ogni santo giorno nessuno escluso, a condizionamenti oltremodo positivi, ma nel corpo e nelle emozioni (!), che ti riportino alla verità su di te.
Fai una cerimonia.
Fanne due.
Qui sono descritti i 5 riti necessari per la vita nuova.
Qui ci sono decine di esercizi da fare proprio sulla paura. In generale, sono riportati 600 articoli da leggere ed esperienze da praticare. Tutti scritti dopo che la fiducia e la gioia ebbero spodestato la paura.
Penso a G. che aveva l’angoscia negli occhi quando l’ho conosciuto e adesso canta ispirato dalla gioia negli occhi, pezzi lirici davanti a chiunque per il puro piacere di esibirsi. Perché ha scoperto che questo gli è sempre piaciuto da impazzire. Punto. E non ha altra chance che essere lieto.
Dall’angoscia alla gioia senza passare dal via.
Penso a Q. per cui ho scritto questa nota, che sta facendo finta di impegnarsi a più non posso, ma non vuole mai e poi mai abbandonare tutto. Ma proprio tutto. Cosa vuoi come grandi obiettivi della tua vita? Buttali via. Scrivili e stracciali letteralmente. Evidentemente ti fanno star male. Fallo anche tu, lettore, dai retta. E fallo solo come simulazione. Dai per scontato che non ce l’hai più quegli obiettivi. Che sono stati aboliti dall’universo. Che tanto ti hanno eroso energie e altrettanto scavato decenni di vita. Per sopravvivere. Per risolvere tonnellate di problemi. E chiediti cosa faresti se non li avessi più. Se li avessi già risolti. Perché sono un cul de sac irrisolvibile. Dove ti sei andato a ficcare chissà perché. E vedi come ti senti. Scrivi la tua rinuncia su un foglio bello grande e appendilo. Rileggilo ogni giorno e stai in ascolto e non smettere mai.
Dedicati a te. A quello che ti arriva da dentro. Questa paura non è mai e poi mai la sola emozione che hai. Mai.
Penso a C. che se non si convince a fare qualcosa di inedito, creativo, assolutamente strano e simbolico per sé, non uscirà mai dai piccoli rituali evasivi del mattino, dalle pigrizie, dalle piccole ansie malcelate. E basta. Come nel racconto Scateniamo l’Inverno. Leggetelo e fate così. Ebbasta. Penso ad H. che ha cambiato tutto solo quando ha gridato 1 ora e mezza sotto la doccia: bastanoncelafacciopiùmisonorottoicoglionidituttoneholepallepieneenoncelafacciopiùeallorabastapersemprecapitooooo?bastaaaaaaaaaa!
E se n’è fregato finalmente che tutto il palazzo stesse ascoltando.
E il respiro alla fine era completamente sbloccato. Naturale.
Una notte, a poco più di 20 anni, quando vivevo ancora in Abruzzo, di fronte ad una cocente delusione su me stesso, sono tornato da Chieti a Pescara a piedi. Come una freccia, senza nemmeno chiedermi perché. Dovevo riflettere e camminarci sopra. Dovevo capire. Dovevo ridefinire la mia vita. E così ho fatto. Da lì poi mi sono trasferito e ridefinito studi, professioni, interessi, obiettivi e città. E non è lo stesso spirito con cui si affrontano ben altri cammini come quello di Santiago?
Un’altra volta, a 9 anni, solo per il gusto dell’avventura, sono partito in sella alla mia bici da cross da bambino gialla e arancione, col sellino lunghissimo, per andare in salita fino a Chieti (Mmmh, che la Saggezza e il Sacro Graal siano a Chieti? Ci devo riflettere). Quando sono tornato, quasi al buio, fierissimo, tutto il quartiere mi stava cercando e devo averne prese tante, ma tante. Eppure io ricordo solo la gioia e il gusto dell’avventura.
Tu cosa vuoi ricordarti, amico mio? Enormi pezzi di gioia diffusa e illuminante per i prossimi decenni o pesanti catene di rinunce e paure appese al collo? Conta qualcos’altro di più nella vita? Ti rendi conto che tutto dipende da che cosa tu scegli per nutrire te stesso?
Insomma, che devo fare per convincervi?
Io non ho mai realizzato nulla e non ho mai visto fare nulla di concreto senza mettersi in discussione sul serio-serio. E cambiare tutto. Dichiarare lo stato d’emergenza. Dirlo a tutti. Chiedere scusa in anticipo se si urteranno le suscettibilità altrui. Ma basta, per carità, Cara Signora.
L’assurda pretesa di chi ha paura è di non avere mai più paura, ritenendo a torto incredibile, che tutti gli altri non abbiano paura. Mentre chiunque stia bene e a proprio agio semplicemente accetta di avere paura e l’affronta a viso aperto come una delle eventualità della vita, ma giammai bloccandosi alla minima paura, come fa chi ne soffre. Comprendete allora il clamoroso malinteso nella mente degli impauriti?
Stai lì, affronta, confrontati con lei, lotta a viso aperto, e se la paura non ti convince appieno e non lo fa mai perché bara, cercando qualsiasi pretesto per non farti godere la vita, allora zittiscila con veemenza e vivi la vita pienissima e mai meno di entusiasmante.
Anche il perché, il famoso “perché capita proprio a me la paura”, che tanto assilla ogni impaurito impacciato, è lapalissiano: con la pratica si capisce subito, abbastanza al volo, che cosa ha scatenato quella sua specifica paura: una rinuncia obbligata alla soddisfazione propria di quella casa, quella educazione e quel carattere, nelle forme e sostanze più diverse e disparate. Ma quella è e si chiama Ferita. E Ogni Ferita E’ un Dono. E ritorniamo a bomba.
Z. è stato obbligato dalla famiglia a lasciare ogni cosa gli piacesse. Per motivi lunghissimi da raccontare ma semplici. Ad un certo punto, senza motivo -è sempre ogni volta così, dal nulla- nel vuoto sprigionato dalla noia, un giorno si fissa su un pensiero da paura, e inizia un cammino di incertezze che dura 2 decenni (!), per un semplice pensiero, che riempie finalmente la sua vita non di soddisfazione, ma di apprensione e tortura interiore.
Ecco allora la domanda che faccio spesso: di che cosa dovremmo stare a parlare io e te, invece di queste derive dalla logica e così senza senso alcuno? Qual è il vero problema che -anche a te, caro lettore- la tua inveterata paura non ti fa vedere? Ecco qua. Tutto qua.
E’ chiaro? Lo spero tanto.
Fatto sta che la nostra brocca dell’acqua col filtro si è rotta e dopo che l’abbiamo ricomprata, ancora la maneggiamo con cautela come se fosse ancora rotta. E questo è il dono della ferita: la cura. Quando ti accade qualcosa, valorizzi quel qualcosa, perché sai che cosa puoi perdere e che cosa significa. E quando siamo al supermercato, guardiamo ai decenni di trasporti delle bottiglie di minerale e a quanta salute in più abbiamo oggi e al denaro e alle fatiche risparmiate. E’ così vale per le sigarette per chi fuma e per tutte le dipendenze del reame.
Sono esempi stupidi? Ma se vale per questi esempi irrisori, non vale a maggior ragione per quelli più profondi?
La cacca di cane incredibile sul pianerottolo, apparsa all’improvviso una mattina, ci ha fatto riflettere non poco. L’abbiamo evitata non so quante volte. Quando è stata finalmente pulita, noi la vedevamo ancora e ci mancava poco che la evitassimo letteralmente passando di lato. Ed è stata lì fuori solo 3 giorni.
Cosa sarebbe successo se l’avessimo lasciata lì per stagioni intere? Eppure è proprio quel che facciamo con le paure. Le lasciamo lì, appena fuori casa. Quali altri esempi ci vogliono per convincervi? E’ tutto solo un gigantesco condizionamento.
Vi prego con tutto il cuore e le viscere. Mettete in totale discussione le vostre paure. Solo così si spalancherà il nuovo mondo, di prima, che avevamo prima, e che è ancora lì ad aspettarci, per fortuna, da una vita. Per tornare a veleggiare tra i cancelli del cielo fino alle porte di Orione, se capite il livello di fantasia a cui vi chiedo di tornare ad ispirarvi.
Mentre ci sono moltitudini di anime che hanno perso la brocca e si considerano a torto fragilissime, impegnate per lustri ed ere intere ad oscillare tra lo star male e il malissimo e l’abbastanza male, grazie. Per questo l’appello è accorato. Solo così può essere. Per rimuovere la cacca di cane che abbiamo nell’anima.
Niente accade se non è preceduto da un sogno.
Carl Sandburg
Il mio sogno è stabile e regge il mio peso. È il gradino su cui salgo, per avvicinarmi alle mie speranze.
Gabriele D’Annunzio
I sogni non sono tanto ciò che succede ma l’emozione che provi nel vivere ciò che succede.
Antonio Tabucchi
Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere d’essere niente.
A parte questo,
ho in me tutti i sogni del mondo.
Fernando Pessoa
I sogni sono illustrazioni dal libro che la tua anima sta scrivendo su di te.
Alan Drew
Riprendere il proprio filo rosso interiore