La Cosa Più Importante

La capacità di distogliere l’attenzione da una cosa
per spostarla su un’altra
è fondamentale per il nostro benessere.

Daniel Goleman

 

 

 

La cosa più importante?

Ma quella proprio più importante di tutte?

 

È che quando capiamo dove abbiamo sbagliato, e perché ci troviamo in quel guaio,

 

… l’unica sola cosa da fare, è stare nello sbaglio.

 

Altrimenti, se decidiamo-agiamo sull’istinto, verso ciò che a questo punto crediamo sacrosanto…

 

…in realtà ci muoveremo comunque secondo i criteri delllo sbaglio…

 

…perché l’istinto caratteriale che ci ha fatto commettere l’errore, sempre e solo quell’errore sa fare, senza che noi nemmeno ne accorgiamo…

 

Quindi la questione più importante di tutte è che -se comprendiamo qualcosa di colossale- primario per noi, lo sforzo è doppio, quadruplo, perché non vediamo l’ora di cambiare, avendo capito tutto…

 

…ma la natura ci permette solo di rispettare i suoi tempi per cambiare davvero.

 

Mentre invece noi scalpitiamo… e così -presi dall’impeto- commettiamo sempre gli stessi disastri…

 

 

La legge della gravità c’è in ogni istante, come quella dell’attrazione e anche la legge delle scadenze delle bollette. Ci sono in ogni momento.

 

Mi ha ricordato recentemente un nuovo amico che quando arrampichi in montagna non puoi mai pensare alle difficoltà, allo strapiombo, al pericolo, mai e poi mai. Puoi solo concentrarti su ogni singolo punto di appoggio con tutto te stesso. E quel punto diventa il tuo assoluto presente. E solo così tutto si libera. La passione. La soddisfazione. L’intensità.

 

 

Pertanto, se ci rendiamo conto del perché la nostra vita ci ha portato ad esempio a fare un lavoro sbagliato e in cui ci siamo rifugiati e che non ci piace per niente, la via risolutiva è solo star lì con il doppio della concentrazione e riuscire ad accettare che così è stato e -di colpo rinnovàti- piano piano ricostruire un’attrazione diversa e uscire da quella difficoltà dall’alto e non dal basso.

E questo non è per niente facile.

Visto cos’è e come funziona la mia Matrix, mi ci devo muovere dentro in modo realmente diverso e le pareti si muoveranno insieme a me.

Se invece esco di colpo da Matrix in verità resto sempre nell’illusione di essere nuovo e diverso e libero e indipendente mentre mi ritroverò solo e con gli stessi disastri che pian piano si ricreeranno… in un’altra Matrix.

 

Ciò poiché ogni nuova condizione di benessere si crea ogni giorno in modo corporeo-emotivo-viscerale e secondo ritmi naturali da rispettare per mutare drasticamente il quadro.

È un lavoro su di sé che muta completamente le prospettive.

 

In questo modo A. ha ritirato le sue dimissioni. E per fortuna l’azienda ha accolto il ripensamento, altrimenti avrebbe sconvolto la sua vita senza un progetto reale, ma solo su un impeto di ribellione al capo, al sistema, e al tipo di vita…

 

B. invece purtroppo aveva fatto di più. Dopo aver comunicato le sue decisioni a sua moglie, ha abbandonato famiglia e figli e poi si è ritrovato a vivere in campagna, incompreso, per anni. Fino a rendersi conto che la sua era una vera e propria fuga, un ritiro in una torre d’avorio. Pagato carissimo. Che aveva ottenuto il contrario della libertà e apertura ricercate.

 

C. invece si è ritrovato nella nuova postazione di lavoro ed ha avuto un mancamento. Due ore dopo era in malattia e il giorno dopo nel mio studio. Si era accorto che per la smania di cambiare non aveva minimamente tenuto conto di accettare una posizione inferiore e un lavoro che non gli piaceva affatto (!):

 

Cosa fare in questi casi? Si lavora sul sé anziché sull’ego.

E in questo senso il corpo, la pratica, la disciplina settimanale o quotidiana, aiutano e fanno la differenza a favore della terapia corporea nello…

 

“stare” diversamente nei propri panni
immaginando di influenzare il mondo
esterno a sé, con una soddisfazione e un agio mai avuti

 

E inizia un lavoro che anche qui segue un paradosso.

 

Sto molto di più, mentre desidero altrettanto di più una vita che mi assomigli davvero.

 

Fino a che sto meglio sia qui ed ora che nella nuova vita, che immagino molto più vicina, fattibile, semplice da realizzare. E soprattutto “verificata”, prima di buttarmi.

 

E’ un’operazione che sentiamo di dover fare tutta la vita e che va bene così.

E’ uno sviluppo che però ci sconvolge così tanto le priorità che sancisce un cambio epocale:

 

quindi è già la-nuova-vita-oggi e non importa allora
per quanto tempo lo dovremo portare avanti:

ci trasforma fin da subito.

 

Devo solo andare ad una velocità diversa, meno secondo “i miei soliti modi” e più seguendo criteri terreni.

 

Se infatti ho capito qualcosa di preziosissimo su di me e sui miei meccanismi, come posso realizzare il cambiamento se mi baso sui miei soliti modi? Automatici, caratteriali, reattivi, sempre uguali e di scarso respiro?

 

Una constatazione recente di A.:

– “ho fatto più cose il giorno dopo del nostro incontro che in qualsiasi altro giorno della mia vita”.
– “Se è così, il resto che importanza ha?”.

 

Sappiamo che siamo nel fiume e stiamo nuotando bene.
Allora possiamo goderci, oggi sì, la nuotata.

 

Nuotare non è mai lungo se ci godiamo ogni bracciata.

 

B. – “Ho avuto la sensazione di aver vissuto ogni istante degli ultimi 10 anni in attesa di questa rivelazione su di me che sapevo essere lì e la intuivo, ma solo ora finalmente si esprime compiutamente”.
“Ora: che fare?”.

– “L’unica cosa possibile: star lì di più, non di meno. Con tutta la serie di consapevolezze nuove e piccole abitudini-relazioni-emozioni radicalmente diverse. E dando Luce Nuova ogni giorno a nuove prospettive. Fino a che tutto matura e fa accadere possibilità molto più chiare e semplici…”.

 

La rivoluzione è piccola, altrimenti semplicemente non è.

 

Il principio è uno solo: l’unica cosa che l’universo contempla è rispettare le proprie leggi. Per questo ne parliamo qui in modo così esteso e accorato (!).

Perché se io incorro in errori e lo capisco, poi non posso cambiare tutto ciò che mi circonda con un colpo di testa.

 

E’ semplicemente impossibile e soprattutto, controproducente.

 

 

C: “Ora ho capito perché ho dato fuori di matto. Ho voluto fare un gesto dimostrativo, da pazzi, come un suicidio: se voi non mi riconoscete, allora io me ne vado! Ci sarà qualcuno che mi riconoscerà più di voi! E invece ho ottenuto il contrario!”.

– Tutto qui?

– Sì, tutto qui. Ma ora so che chi non mi aveva mai riconosciuto era a casa, da piccolo, non al lavoro… ma adesso almeno lo so. E non cerco più niente!”.

 

 

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