Un tempo
la mia vita era facile.
La terra
mi dava fiori frutta in abbondanza.
Or dissodo un terreno secco e duro.
La vanga
urta in pietre, in sterpaglia.
Scavar devo
profondo, come chi cerca un tesoro.
Umberto Saba
Ah, se a scuola c’insegnassero a respirare prosperità!
Mah, non so, l’impressione è che un giorno ci si arriverà.
Per esempio, una delle cose che mi frulla nella testa è: ma perché non ci mettiamo d’accordo tutti noi, e intendo piccoli gruppi di amici, per stabilire una lista di concetti che mancano nella scuola, tipo comunicazione e affetti, per esempio, due “monstre” che la didattica ignora totalmente, oltre appunto ad abbondanza, scopo primario e cos’altro? La lista è presto fatta; e perché non mettiamo insieme i nostri figli e non teniamo dei corsi al pomeriggio? Per esempio: come evitare i giochi psicologici, i racket, il bullismo. Che cosa sono, quali bisogni recano e come soddisfarli in maniera naturale? Come si sceglie la scuola superiore e l’università? Cosa seguire e cosa no delle mie istanze e motivazioni per realizzare me stesso? Ma ci vuole per forza Rudolf Steiner?
Non sarebbe una piccola rivoluzione insegnare ai nostri figli l’abbondanza? Va bene, mi taccio e torno al punto, quello dei grandi. I mancanti.
Ma dov’è? A che punto, a quale età ‘switchciamo’ (cambiamo improvvisamente) da abbondanza nei bambini a insoddisfazione perenne nei grandi? Nella pubertà? Senz’altro. E’ il comparire della sessualità che sancisce la scomparsa dell’altra metà della mela?
E nella terapia, non cerchiamo proprio di nuovo la sensazione di unità e prosperità? Non è quello il filo rosso da ritrovare? Chi ci ha convinto? E a che punto? Che ci manca sempre 30 per fare 31? E soprattutto: chi fa partire -dentro di noi- questa sensazione di circolo vizioso da paura di non sapere per definizione che cosa volere né dove cercarlo?
A livello sociale, Lowen nella prefazione de Il Piacere, afferma che il potere commerciale e consumistico della nostra Società ci toglie appunto il piacere, per allontanarci da noi stessi e farci desiderare forme effimere di divertimento, da acquistare. Ci allontanano da noi per poi indurci a desiderare di tornarci. Senza riuscirci mai. E lui si riferisce agli anni ‘60 (!).
E’ sicuramente uno dei fattori che contribuisce allo sviluppo della mancanza.
Anche la compulsività dei giovani sui social e sulle apparenze, allontana da sé, sempre di più. Hanno inventato i Social con l’apparente obiettivo di avere abbondanza di amici, ma con il chiaro obiettivo di farti sentire mancante se non raggiungi quei pochi standard, difficili da ottenere, di centinaia di migliaia di contatti, non di amici veri, e a condizioni francamente ridicole, come per esempio su Instagram. Qui parte la corruzione. Si è così disposti a qualsiasi cosa, ad abbassare la propria moralità e gli usi e costumi pur di avere qualcosa che a questo punto ci deve mancare enormemente, per definizione.
Conosco due ragazze 13-14enni che ogni settimana devono disinstallare una app, Tik-Tok, poiché altrimenti non riescono materialmente a staccarsi dai video tutto il giorno.
Altre persone in terapia, decine, sono sconcertate e molto turbate dal funzionamento di app di incontri dove devono continuamente scartare o scegliere persone, in un nanosecondo, senza alcuna base concreta di giudizio, solo estetica, gradevolezza e quindi superficialità. E mentre scartano con un solo gesto, si raggelano al pensiero che qualcun altro stia facendo altrettanto con loro.
Per questi motivi, la terapia attraverso il corpo è sempre più importante, oggi. Perché a parole non solo è difficile convincerci. Ma parlarne non incide affatto su questi processi viscerali di dipendenza dalla mancanza. E il corpo, e le emozioni che dal corpo scaturiscono, non possono che riportarci al principio che in realtà a chiunque di noi non manca nulla, mai.
Ripartiamo da lì.
Ma quale che sia la causa scatenante della mancanza, occorre vedere in ogni singolo caso da dove è scaturita.
Una ragazza che…
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3. Mancanza e Abbondanza Sono Solo Due Presupposti
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