Posizione della Ferita
La nostra personale Ferita:
- La conosciamo da sempre. Fa parte di noi
- Ha a che fare con un’emozione ricorrente: abbattimento ripetuto oppure rabbia, paura e agitazione non identificate, non chiare, diffuse e possibili anche se sconnesse da cause evidenti
- E’ legata a polarizzazioni, sentire in sé entrambi gli opposti:
- Non saper né prendere, né lasciare
- Sentirsi totalmente generosi / ma ache molto egoisti
- Durezza esterna / poca struttura interna
4. Sensazione di non controllo, di essere “agiti” dalle forze interne verso cui siamo impotenti
5. Sintomi psicosomatici estesi e cronicizzati, costitutivi, metabolici. Es. problemi di fegato o altri organi
6. Preoccupazioni tipiche legate alla Ferita:
- “Perché mi ritrovo sempre a questo punto?
- Come uscirne?”
- Situazioni conosciute di “pantano”
Per individuare la propria ferita, o le proprie ferite, se crediamo ce ne siano più d’una, occorre porsi semplici e profonde domande:
La Mia Ferita: che cosa ha caratterizzato la relazione primaria con i miei genitori?
Le possibili risposte possono essere consapevoli dopo una ricerca, una disamina accurata, anche scritta, di tutte le atmosfere, i ricordi, le situazioni ricorrenti.
Occorre poi -soprattutto- confrontarsi con uno specialista.
Esempi -solo indicativi!- di casi reali:
- Cerebrale: “La sensazione è come ostilità, rifiuto totale, e soprattutto freddezza. Per me è normale. Questo ho sentito come messaggio: io sono non voluto. Solo adesso mi rendo conto che per me oggi è agghiacciante, ma era normale, è l’atmosfera della mia famiglia… Ecco perché io se ci penso sento una rabbia indicibile… allora non ci penso, e starei sempre per i fatti miei”.
- Orale: “Mi dicevano: ti voglio immensamente bene ma non posso mai essere con te. Quindi: mi sono sentito abbandonato, solo, ansioso, con un bisogno di riempire, di mancanza. A cui alterno momenti di rimozione totale e decido che non mi manca niente e che andassero tutti a quel paese”.
- Simbiotico: “Ansia, preoccupazione esasperante, relazione totalizzante, assenza di confini tra me e l’altro, bisogno di condividere-tutto-e-poi-non-sapere-che-cosa-voglio. Come conseguenza, incapacità e senso di colpa se vado verso l’autonomia e quindi senza rispecchiamento nell’altro, confusione totale”.
- Narcisista: “Vittima di aspettative e contemporaneamente frustrato nella mia autostima. Di sentimenti non autentici, di comportamenti in famiglia che non mi rispettavano. Non so cos’è amore, se non condizionato ad uno status altro da me, che io non rappresento. Non sento nient’altro che messaggio di non valore a come avrebbero voluto che fossi, anche nei miei rapporti sociali oggi mi sembra che sia così. E io invece alterno in modo mostruoso: valgo tanto/valgo zero! e non sento alternativa: rifugiarmi in me stesso, vado verso i miei obiettivi che sono l’unica cosa che mi interessa.
- Manipolatore (Psicopatico): “Tu non esisti per come sei, ma per come devi essere. E devi essere il migliore. La vita è dura, ti devi arrangiare sempre da solo. Non sentire, non essere debole. Non considerare le emozioni. Tradito nella fiducia. Sfruttato. Ti voglio bene solo a patto che non ti abbassi mai sotto un certo livello. Alleati con me contro il mondo di cui non possiamo fidarci”.
- Sottomesso (Masochista): “Intrusione, senza alcun rispetto, senza che mi venisse chiesto, quindi usato per i bisogni degli altri. Questo è ciò che ricordo. Io mi sento sacrificato a prescindere, mi so occupare solo degli altri e non sono mai nel mio piacere. Non posso mai avere appoggio, sollievo”.
- Rigido: Io? Direi che non sono stato mai riconosciuto per i miei bisogni. Tutto veniva “dopo”. Dopo lo studio, l’ordine, la pulizia, le cose da fare. E’ una vita che mi sento vittima di ingiustizie continue, condizionato ad un modo di essere da garantire, il modo di essere bravo. Mi faccio sempre il mazzo nella vita e mi ritrovo insoddisfatto cronico. Oggettivamente non dovrei lamentarmi di niente eppure so solo continuare a darmi da fare, senza piacere. Non conosco il piacere sessuale integrato con il cuore. Non ho mai saputo “palpitare”. Più che innamorarmi sono un bravo padre, marito, partner.