Lo scopo primario è tale quando ci sembra che sia così da sempre e che -una volta scoperto- ci accompagnerà per sempre.
Arriva a spazzare:
- Paure
- Mezze misure
- Titubanze
- Confusioni
- Ricalcoli dell’itinerario.
Abbiamo visto come la legge dell’intensità sia il secondo passo, la seconda conseguenza dopo la prima, cioè aver accettato tutto-tutto.
Ciò perché questi sono -lo ripeteremo sempre- 2 principi guida correlati, come 2 facce della stessa medaglia:
- se ho accettato davvero e fino in fondo, allora…
- …non ho più indugi: mi va solo di godere le intensità di ogni giorno che viene, senza più rinunce o ritiri o attese salvifiche.
L’Accettazione autentica libera energia, altrimenti è solo rassegnazione.
E ciò vuol dire imparare.
Imparare a buttarsi nell’incertezza, valorizzandola come sensibilità e nostra vera essenza.
Di come valorizzare l’incertezza, ne abbiamo parlato ne Il Segreto della Leggerezza Profonda – Far Litigare le Parti Interne.
E abbiamo visto come questo corrisponda a domande puntuali su passi precisi:
Come dar luce in tutti i modi, agio, possibilità e generare entusiasmi?
E Come ringraziare la ferita e tutti gli altri passi leggeri visti finora?
Con questi strumenti apprendo a rigenerarmi. Finalmente, lentamente e inesorabilmente.
Va da sé, allora, che una delle rivoluzioni che arrivano su questo cammino, si manifesti allorché quei “piccoli passi” ci connettono a qualcosa di più grande, ad una fonte, ad un principio organizzatore:
Il nostro Scopo Primario, che tutto ordina e predispone.
Ad es. se ho imparato a dar luce dentro e luce fuori, a me e agli altri, ad aspettarmi il meglio, mi predispongo molto di più a:
- Intuizione
- Piacere
- Senso
- Coinvolgimento
- Continuità
- Presenza
- Profondità
Tutto a vari gradi successivi.
In altre parole, se non scopro l’intensità, non posso trovare il mio Scopo Primario.
Solo a quel punto di scintilla, infatti, da un certo momento in poi, c’è questa illuminazione:
“Ma forse allora, quel che mi ha sempre illuminato, mosso qualcosa, ispirato…
è proprio questa emozione! Questo stato d’animo così coinvolto!”.
È quel qualcosa di travolgente che che ci fa sentire -e non solo capire!- che tutto va bene così e ha una sua gerarchia naturale.
- Può essere Dedicarsi agli Altri.
- Oppure, allo zenit opposto, Rifuggire gli altri e Consacrarsi alla Propria Ricerca. Di bellezza. Di ragione. O di chissà cos’altro.
- Come può essere invece Seguire La Mia Coscienza Spirituale, Esprimermi nell’Arte, ecc. ecc.
Ma sono solo esempi…
È soltanto, definitivamente, più importante di:
- Litigi
- Conflitti interni
- Voglie passeggere
- Desideri non concreti
- Fatiche ripetute.
Se faccio così e mi dedico a… allora sento che tutto quadra.
Due principi allora: Intensità e Trascendenza.
Non è vero che diventiamo quello che pensiamo. Diventiamo come ci emozioniamo.
E solo se ciò che pensiamo ci emoziona, trascendiamo da quella precisa occupazione… per arrivare a toccare qualcosa che va al di là di questa giornata e ci riempie così tanto la vita.
Da lì a cambiare le abitudini è un attimo.
Pertanto, la porta dell’intensità, della versione migliore di noi stessi, è la direttissima per scoprire per quale diavolo di motivo siamo al mondo, che noi qui comunemente chiamiamo Scopo Primario.
Ne abbiamo parlato tanto, in queste righe proprio perché tutto poi confluisce qui.
Tutta la storia dell’essere umano è imbevuta di questa destinazione:
Scrive Fëdor Dostoevskij ne L’Idiota:
“E, allora, avevo l’impressione come se una voce mi chiamasse lontano, e che se fossi andato sempre dritto, sempre, sempre, fino ad arrivare a quella linea dove cielo e terra si incontrano, allora avrei trovato la soluzione dell’enigma che mi angosciava, la visione di un’altra esistenza, mille volte più viva e rumorosa della nostra”.
L’intensità, quando scopre il senso della propria vita, compie il miracolo della sintesi del tempo. Il tempo non è più altrove. Passato. Futuro. Rimpianto. Il tempo è qui.
Per realizzare i vostri obiettivi, dovete avere un piano e mancanza di tempo, ha detto Leonard Bernstein.
Quando sento dentro di me la dicotomia “vorrei tanto fare questo ma non ho tempo”, ecco: è il momento di meditare col corpo e concentrarmi sul desiderio, fino a che la soluzione fiorisca, facile. E vedo chiaro come realizzare il mio desiderio.
E, nel farlo, liberare ancora più tempo.
Tempo che, alla fine, avanza addirittura.
Credevo di non avere nemmeno 1 minuto per far nulla, ora mi sembra che faccio tutto e mi avanzi tempo, com’è possibile?
Perché cambia la percezione.
E se questa non è la felicità, allora non voglio essere felice.
Come ha molto ben sintetizzato qualcuno, quando non sei a contatto con la tua profondità:
Guarda che cosa stavi disegnando, mentre eri distratto dal rumore di fondo della vita che non hai scelto.
Gabriele Romagnoli, La Prima Cosa Bella, La Repubblica.
Non si può mai seguire solo la ragione.
E’ impossibile arrivare da qualche parte senza calpestare la ragione, ha detto Albert Einstein
Solo fare qualsiasi cosa senza più un fine, infatti, da oggi in poi e per sempre, spalanca la porta alla realizzazione del proprio scopo primario.
Nell’arte c’è il concetto tanto temuto dagli artisti dell’Opera Seconda: è la bella scoperta dello scopo primario.
Nell’opera seconda, l’artista svela esattamente lo scopo primario con cui crea. Qual è il filo rosso che la lega alla Prima?
E’ il famigerato perché faccio le cose.
Una volta, l’opera prima, può essere bella in modo fine a sé stesso, ma il motivo per cui l’opera seconda è così difficile è perché svela la ragione delle ragioni della propria ispirazione, individua uno stile, una direzione, un WHY?, come sintetizza molto bene Simon Sinek. Di cui abbiamo parlato e riportato il video in questo altro punto. Perché faccio quello che faccio? (Una Storia che Valga la Pena)
E la verità.
La quale, OGGI, viene scagliata fuori da sé stessi:
di fronte all’ispirazione della vita, siamo tutti artisti.
Viceversa, il perdere di vista il proprio Scopo Primario, fa sì che l’anelito per la vita si affievolisca nel tempo.
E alla fin della fiera, se non ti chiedi un bel giorno perché vivi, non vivi.