Da tempo avvertivo la sensazione che avevamo perso il senso del limite.
Sempre di più, sempre più veloci, senza mai accettare qualcosa in meno. (…).
Ciò che dà forza alla rinuncia, è sempre la prospettiva di un bene maggiore.
Enzo Bianchi, da un’intervista a Repubblica.
Esiste anche un approfondimento, come esempio di compilazione: Lista Personale dei Miei Piaceri
La verità è che i giorni passano e noi non troviamo mai il tempo di fare quel che ci piace.
Non è così?
Quante volte lo abbiamo detto?
Ma questa ammissione si regge su palafitte molto più profonde di quel che sembra.
E lavorarci spalanca un mondo inaspettato.
La Lista dei Piaceri ci porta infatti direttamente -e in modo semplice!- al lavoro imprescindibile sulle proprie propensioni, vocazioni, inclinazioni, coinvolgimenti, passioni, semplicissimi piaceri ed entusiasmi. Ci prende un giorno qualsiasi della nostra esistenza e non ci lascia più.
Come tutti gli scavi, consapevolezze e illuminazioni sui fini reconditi di ogni essere umano -che nel nostro approccio chiamiamo Scopi Primari- il mettersi lì a chiedersi facilmente “che cosa mi piace davvero”, è un’esperienza emotiva che sembra un gioco, ma può avere -anzi, senz’altro ha- effetti di illuminazione che possono re-indirizzare tutta la vita.
Quindi, wow, dicono di questo lavoro alcuni clienti più giovani:
“Ma così mi sa che rischio proprio di trovare chi sono.
Super entusiasmante!”.
Una ragazza nello specifico ha esclamato:
“Mi piace talmente tanto che ne ho paura.
Quindi credo che mi farà proprio bene”.
In ogni caso, tentativo dopo tentativo, nel cammino dei cammini per cercare che cosa diavolo preferiamo fare davvero, si arriva ad individuare un momento in cui il confronto su di sé diventa inevitabile, ricco e semplice allo stesso tempo.
Affrontarlo è come avere 2 fotografie opposte di sé stessi e sentirsi finalmente motivati a scegliere il meglio:
CHE COSA MI PIACE VS. CHE COSA MI IMPEDISCE DI VIVERLO
“Si certo -le persone si dicono al termine- capisco tutto, ma ora siediti per benino, rileggi il lavoro che hai fatto, e infine chiediti nel modo più esistenziale possibile: che vuoi fare? Da che parte vuoi stare?”.
Ed è uno dei migliori e più puliti valori aggiunti sulla strada del cambiamento di sé: non solo vedere al volo quale delle due folgorazioni ci appartiene…
…bensì molto di più: soprattutto potersi gridare con semplicità:
“ma certo! E’ qui che voglio stare! E non più lì! Ed è arrivato il momento in cui o mi decido adesso, oppure non ne esco più”.
Senza contare che, nel compiere questo cammino, ci sono solo poche istruzioni da seguire. COMINCIAMO?
1) Lista dei Piaceri.
Il primo passo da fare materialmente è un semplice elenco, il più possibile emotivo, e dettagliato, anche se lungo, di tutte le nostre “cose che ci piace fare”.
Vale a dire una successione delle attività, attitudini, passioni, occupazioni, lavori, hobby, che ci facciano sentire bene, soddisfatti, pieni. Molto meglio, ovviamente, se sono concrete e se le conosciamo e le abbiamo già vissute e sappiamo di cosa si tratta, ma altrimenti, se sono solo sogni e intuizioni, e sono comunque importanti per noi, inseriamoli pure.
Sono attività, NON obiettivi o risultati.
Quindi NO: laurearmi con il massimo dei voti;
SI’: il piacere assoluto che mi dà lo studio della tale materia e la scrittura della tesi.
Rispondono alla domanda:
“Nella vita che mi piace fare, io mi vedo con soddisfazione mentre…”.
Quindi, ci ripetiamo questa affermazione, più e più volte, e riempiamo la frase nella maniera più emotiva possibile.
Nel mio caso sono uscite almeno 20 risposte (21). Però, all’inizio erano circa 12. Poi nei giorni successivi, mi sono venute in mente altre cose, che -stranamente- avevo tralasciato.
In questo “non averci pensato prima” consiste l’esperienza.
All’inizio vi verranno in modo semplice, un po’ mentale, lineare.
Queste sono le mie prime 6 risposte di getto, che poi sono diventate tante di più.
- Ad aiutare con tutto me stesso le persone a non sprecare la loro vita
2. In uno spazio comunitario nella natura
3. Nella sensazione di amore e reciprocità della mia famiglia, con Mirella e Angelica
4. Nel mio orto e giardino a coltivare e raccogliere frutta (io non ho al momento un orto e giardino)
5. Nella fluidità della sensazione di studiare sempre cose nuove per aiutare le persone nella mia missione
6. In Bioenergetica in Paradiso
…
…
…
2) Perché, Come e Che cosa.
Dopo la prima stesura, caro lettore, prova a riscrivere la lista, aggiungendo a ciascuna attività, il PERCHÉ’, il COME e il COSA ti dà.
Ad esempio, dove ho inserito “in uno spazio comunitario nella natura”, vedrete negli esempi successivi, come ciò si sia ampliato, in modo da far risultare l’essenza motivante per me, ogni volta che lo rileggerò.
In questa motivazione risiede il Segreto e valore aggiunto di tale esperienza.
In tale secondo passo, nella riscrittura, è infatti la summa dei benefici del lavoro: che sia stimolante e funga da motore, energia, accensione, indirizzo delle nostre forze, risorse e desideri.
Per ora, limitati a seguire l’ispirazione e l’emozione, senza andare troppo nella testa. Apri lo spazio al ricordo delle migliori esperienze e alla contemplazione della tua vita in ogni suo aspetto. E riscrivi la lista di prima, aggiungendo a ciascuna attività, il PERCHÉ’, il COME e il COSA ti dà. Ovviamente, se hai bisogno di più spazio, usa ogni volta altri fogli…
3) Quale butto giù dalla torre?
Procedere poi –subito o anche dopo qualche giorno, quando siamo sicuri che la lista è completa- ad un confronto tra la prima e la seconda attività della lista: a quale delle due rinunciamo? E così via: se vince la prima, la confrontiamo con la terza; poi paragoniamo chi vince con la quarta e così via.
Non abbiamo paura di abdicare a qualcosa. Serve solo per stabilire una reale priorità: riuscirei a stare di più senza questa o senza quest’altra? Scelgo quella, tra le due, a cui proprio non posso rinunciare e/o, se proprio sono pari-pari, preferisco quella più importante esistenzialmente per me.
La volta successiva, togliamo quella che ha vinto arrivando fino in fondo, e rifacciamo il processo con le rimanenti.
Alla fine, lo faremo per 5 volte, fino ad avere, le PRIME 5 Attività che ci piace fare/vivere di più nella vita. Le quali ci danno semplice piacere, e quindi ci indirizzano verso una costanza di coinvolgimento, una direzione, un senso, scopo, significato, alla nostra esistenza. La raccomandazione generale è di essere il più concreti ed emotivi possibile.
Ma non è finita.
4) Lista delle Altre Attività.
Alcuni l’hanno chiamata Lista degli Indugi. Adesso infatti stiliamo un elenco delle grandi o piccole attività, in cui, al contrario, ci sentiamo costretti a vivere, o in cui forse indugiamo, ci soffermiamo spesso, come semplici e antichissime abitudini, o piccoli e grandi vizi nei quali, come in una deriva, occupiamo il tempo, CHE NON SONO INSERITE NELLA LISTA PRECEDENTE.
Per attività, qui intendiamo, come prima, il dettaglio di ciò che materialmente facciamo, che ci mostri NON PIÙ l’elenco dei coinvolgimenti che ci donano soddisfazione, energia, fervore, piacere corporeo, operosità, vitalità…
…Bensì, purtroppo: piacere effimero, fantasie ad occhi aperti, perdite di tempo e di senso, costrizione, obbligo, dovere, necessità, responsabilità forzate, non realizzazione di sé, malumori, vizi, dovere soverchiante, impegni senza più senso presi tanto tempo fa, ma anche illusioni, accidia, fiacchezza, inattività, indolenza, pigrizia, poltroneria.
Rispondono alla domanda:
“E cosa faccio, invece, quando non sono impegnato nelle attività che mi piacciono di più?”.
Questo elenco è più controverso e all’inizio più disturbante perché meno patinato, più svelante, realistico e da specchio al nostro reale modo di vivere.
Potranno uscir fuori:
- attività che non consideriamo costruttive, come piccoli o grandi vizi, oppure occupazioni effimere ma che esistono, come léggere pettegolezzi su internet o sognare ad occhi aperti di comprare qualcosa in modo irrefrenabile o mangiare in modo smodato ecc.
- oppure occupazioni alla lunga distraenti, disturbanti, deleterie perché appunto rovinano la salute, fanno perdere tempo, distraggono, ossessionano, come andare e venire dal lavoro, riunioni inutili in ufficio, azioni per aggraziarsi o accontentare gli altri, fumare, bere, vedere amici o parenti con cui ci sentiamo ormai estranei, ma crediamo di non poterci esimere, fare le vacanze o passare le feste consacrate sempre nello stesso modo, ecc.
- oppure francamente spiacevoli ma a cui ci sentiamo costretti. E che quindi sono un chiaro segnale per noi di rinuncia. Es. un lavoro che non ci piace più o lunghi spostamenti per lavoro, oppure una relazione, che non ci coinvolge più da tempo e a cui ci sentiamo solo obbligati senza riuscire ad uscirne, oppure ancora sempre con le stesse discussioni infinite
- infine, espressioni delle nostre ferite: pensieri disturbanti ma profondi e inconfessati, e che occupano un’infinità di tempo, attività reali diverse anziché quelle dichiarate.
Ad es.:
– faccio finta di voler mettere da parte denaro, e poi in realtà mi piace spendere e dilapidare.
– Sto sempre a criticarmi e a trovare il mio difetto specifico che mi massacra, e lo faccio ogni santo giorno
– lotto con le ansie sottili e paragoni con gli altri, (quali nell’estremo dettaglio?) fino a che a sera mi sento sfinito/a.
– Dico che mi piace aiutare gli altri, ma devo ammettere che invece…
5) Ora rileggiamo quest’ultima lista. E chiediamoci: In sostanza: cos’è che m’impedisce di stare nel primo elenco?
Quello bello, coinvolgente, interessante? L’ho indicato tra queste attività, sinceramente? Se no, lo scrivo finalmente.
Poi, anche qui, aggiungo PERCHé QUESTA ATTIVITà, COME LA SVOLGO, E COSA FACCIO MATERIALMENTE per ogni punto.
6) Proseguendo: quanto ci sto in questo secondo elenco?
In questa parte ombra, ma che molto ben mi rappresenta? E cosa posso fare per limitare questi danni?
NB: l’elenco può essere disturbante, ma è proprio questo il dono che ne può scaturire: constatare quanto sia deleterio visto così, nella sua interezza.
Allora, un aspetto importante, può essere indicare per ciascun punto della lista, ciò che facciamo di solito o possiamo fare per limitare l’influenza di questa attività deleteria nella nostra vita. Vi preghiamo quindi di aggiungere, per ogni punto di questa seconda lista, il piccolo antidoto o argine o precauzione che mettiamo in atto o possiamo adottare per questo problema.
7) E procediamo allo stesso modo del primo elenco, FINO AD AVERE LE PRIME 5 ATTIVITA’ CHE MI IMPEDISCONO DI STARE NEI MIEI PIACERI.
Dopo aver compilato la lista più dettagliata possibile, anche se lunga, e dopo averla rivista nei giorni successivi con una serie di ammissioni: “ah, sì, c’è anche questo. Non l’avevo scritto, oh Madonna…” e aver inserito i piccoli antidoti a nostra disposizione…procediamo, al termine, al confronto tra la prima e la seconda attività della lista e così via. Fino ad avere le PRIME 5 attività/occupazioni reali/pensieri ricorrenti/indugi/perdite di tempo/vizi ecc. che in realtà ci occupano l’esistenza più di ciò che vorremmo.
8) Inseriamo infine un numero…
…accanto ad ognuna delle componenti SOLO delle 2 liste delle 5 attività piacevoli e delle 5 attività meno piacevoli.
Torniamo quindi alle due liste e aggiungiamo questo indicatore, un semplice numero, di seguito all’attività inserita. Ci darà il LIVELLO di realizzazione o di pervasività di ciascuna delle attività delle 2 Liste.
Questi i 5 indicatori:
1. L’ho solo intuito, visto, pensato / o è un’occupazione piccola e passeggera
2. Ho iniziato a realizzare il progetto-attività / oppure ci sto dentro abbastanza
3. Ho effettuato la metà del cammino / o ci sono dentro a metà
4. Posso dire di averlo realizzato / o di esserci dentro completamente
5. E’ un progetto-attività/ oppure un vizio-un’abitudine ormai consolidata da tempo e mi occupa davvero tanta attenzione ed energia.
9) Sono Liste Condivise?
A questo punto, prima di procedere al conclusivo confronto tra le due liste, chiediamoci: sono liste CONDIVISE?
Nel senso che chi ci conosce, le conosce? O sono ancora troppo private? E, nel caso positivo: io lo dico a me stesso/a che sono queste le cose che mi piacciono di più? Oppure scriverle è stata decisamente una sorpresa per me? E di conseguenza: lo dico a tutti gli altri che mi circondano? Oppure ho timore, rimando, prendo la scusa della riservatezza/timidezza/senso del dovere per restare in realtà, alla fine lontano/a da me?
E anche nel caso della seconda lista, più difficile da portare alla luce del sole:
Mi vergogno? E’ comprensibile. Ma posso confidarmi con qualcuno? O consultare un esperto? Di cosa ho paura in realtà? Non voglio ammettere queste disfunzioni? Altrimenti, se non tiro fuori in qualche modo tali temi, come potrò risolverli e realizzare me stesso?
Il principio guida è uno dei maggiori cardini del benessere:
solo ciò che condividiamo, che emaniamo con piena responsabilità e verità, produce il solco della nostra vita.
La trasparenza è l’unica che fa combaciare desiderio e realizzazione.
Chi ci circonda conosce quanto queste attività dovrebbero essere le guide delle nostre giornate? E nello stesso implacabile modo: condividiamo gli sconforti, le confusioni, i vizi, le titubanze, le perdite di strada? Se no, se non lo facciamo, la non-condivisione sarà il confine, il limite, che noi stessi mettiamo alla nostra esistenza.
Ma niente paura. Avete iniziato qui un lavoro che vi porterà senz’altro a costruire una strada di consapevolezza interna e comunicazione esterna, portatrice finalmente di notevole benessere.
10) Confronto tra le 2 Liste
Al termine, dal confronto tra la prima è la seconda lista, possono scaturire alcune riflessioni/osservazioni importanti:
Rispondere nel dettaglio, sempre per iscritto -in modo da non poter poi ignorare le risposte- a ciascuna delle seguenti domande:
- La prima cosa: sto più nell’elenco piacevole o in quello spiacevole/reale, in termini di tempo, attenzione, spazio che do agli elementi della lista? Sinceramente?
- La prima lista mi porta effettivamente in direzione opposta e contraria rispetto alla seconda? E allora? Non mi basta? Non è sufficiente per decidermi ad investire energie per muovermi nella direzione che preferisco? Cos’altro aspetto?
- Quanto l’elenco delle occupazioni piacevoli e realizzanti è ideale o forse di facciata -e quanto invece mi nutre, mi motiva perché riesco a coltivarlo? (Sottolineo, estrapolo, distinguo di nuovo gli elementi della lista).
- In sostanza: quanto sono vicino o lontano dalle mie passioni?
- Sono solo sogni ad occhi aperti?
- Oppure mi conforta e mi sostiene sentire che quella è realmente la mia vita?
- Era il livello di vicinanza/realizzazione di me che mi aspettavo prima della compilazione? Che conoscevo già o è una scoperta per me?
- Ci sono aspetti che in un primo momento non mi erano venuti in mente e questo mi ha sorpreso? Come mai a mio avviso non si erano subito palesati? C’entra con la direzione generale verso il benessere o verso il malessere della mia vita? In quale senso?
- Che cosa mi sorprende di più? E che indicazioni traggo da questa lista?
- Cosa posso fare per non avere più questa sensazione, se c’è, di scissione tra ciò che mi piace e il tempo e l’attenzione che non gli dedico?
Allo stesso modo procedo per la seconda lista:
- quanto sono vicino/dentro al secondo elenco? Quello delle mie attività non proprio piacevoli, soprattutto se sono distorte e disturbanti per me e non volevo ammetterlo?
- Quali sorprese in questo secondo elenco?
- Che immagine di me fuoriesce dal confronto? Confortante o disastrosa? E non è sempre meglio dirsi la verità, qualunque essa sia?
- Che cosa mi dà più fastidio, se c’è, in questo secondo elenco?
- Ce la sentiamo di stilare almeno un piccolo piano di azione, passi, decisioni conseguenti, per farla finita con questi aspetti?
- Se no, quando? Indicare almeno una data o una risposta: “dopo che cosa” ci potremo finalmente dedicare a togliere dalla nostra vita questi aspetti, se non ci piacciono? E’ una scusa, sinceramente?
- Cosa potrei fare per colmare il Gap, se c’è, tra questi due elenchi? E per spostarmi dove?
- Chi o che cosa -dentro di me- mi impedisce di “muovere le truppe” da un elenco ad un altro oppure da un livello di realizzazione progettuale ad un altro, più concreto?
- Dopo che ho risposto, mi chiedo: è una motivazione che ha senso quella che ho appena inserito?
- Questi blocchi, se sono emersi dal confronto tra le due liste, mi fanno arrabbiare fino al punto di dire: adesso basta(!)? Oppure mi lasciano indifferente? Oppure che cosa?
- Riesco ad essere concreto al termine dell’esperienza? Oppure resto ancora nel vago e indeterminato? E cosa mi servirebbe per essere più incisivo?
E’ un lavoro su di sé che può cambiarci l’esistenza oppure può accelerare la trasformazione.
A chi lo ha provato, è sempre successo qualcosa di sbloccante, nell’immediato o nel tempo.
In ogni caso, al termine, nel confronto tra le due liste, la domanda delle domande è una sola: se la prima lista mi fa stare bene, altrimenti sarebbe finta, ma non lo è…
… già il solo fatto di averla presente, rileggerla spesso, fino a spostarmi con tutto me stesso il più possibile, piccolo passo dopo piccolo passo, verso di lei e farla assurgere a mio riferimento…
… non è di per sé auspicabile?
Molti ci chiedono: “come mai, se questa è davvero la lista di ciò che mi realizza, tendo allora a spostarmi sempre sugli altri item, quelli della seconda lista? Non sarà per caso che ho troppi grilli per la testa? O che sono solo sogni adolescenziali? O che il senso della vita è proprio questo? Vale a dire che esistono i desideri e i sogni ad occhi aperti e poi esiste la realtà, quella fatta di impegni che non piacciono a nessuno ma da assolvere?”.
Ma no! -rispondiamo noi, decisi.
Non vedi che già nella domanda c’è il boicottaggio della tua soddisfazione?
NON stiamo parlando del sogno del chiringuito in riva al mare rispetto ad una vita responsabile verso i nostri figli.
Questo sarebbe inserito nella seconda lista! Tra le fantasticherie.
Qui stiamo parlando di tutta una serie di impedimenti esterni ed interni, che noi stessi siamo i primi ad alimentare per fuorviare il proprio sé dallo stare a contatto con ciò che ci piace, realizza, ci fa star bene. E lo facciamo così gradatamente e su un piano inclinato da talmente tanto tempo, che non ci vediamo più scivolare. E’ il famoso boicottatore interno, di freudiana memoria.
A questo serve, il confronto tra le due fotografie dove siamo spinti e alimentati in direzioni opposte.
Direzioni che diremmo caratteriali, secondo:
- l’Analisi del Carattere di Reich (che cosa ci spinge a fare il nostro carattere che non vorremmo mai?)
- la Bioenergetica di Lowen (come invertire la rotta, ridare consapevolezza, espressione e potere ad ogni singolo individuo?)
- e la Trasformazione del Carattere di Johnson (come trasformare i blocchi continui e ripetuti in preziose risorse?).
Il problema quotidiano è che noi spostiamo sul piano delle fantasie, quindi allontaniamo, “riduciamo” da soli l’immagine di noi stessi; effettuiamo il lavaggio del cervello dentro di noi che alimentiamo in direzione contraria alle semplici cose che ci piacciono. E possiamo invece esserne consapevoli e cambiare con tutte le risorse a disposizione.
Altrimenti, perdonatemi, in che cosa può mai consistere una terapia realmente efficace?
C’è sempre un motivo legato alla propria ferita per cui noi indugiamo nella seconda lista e non stiamo nelle realizzazioni di noi stessi.
Nel mio caso, folgorato, ho ammesso per l’ennesima volta: è perché non sono stato sostenuto, che oggi faccio fatica a sostenermi in ciò che semplicemente mi piace? Eh sì.
Vedete, la verità è che noi emotivamente semplifichiamo, e questo diventa mortale:
- se non sono stato sostenuto, non mi sostengo, non spingo, e poi, via via: non ho spinta, non sono uno che merita sostegno.
- E quindi non merito la riuscita, non valgo ecc..
- E alla fine, “derivo”, scantono, mi abituo al
- E mi sistemo in una vita che non disturbi il manovratore, il quale sono sempre io, ma mi parlo ancora dopo decenni con le parole di chi non mi sosteneva.
- Incredibilmente rivelatorio e finalmente puro, pulito e motivante: se non mi decido io, non mi aiuteranno certo le voci interne che mi criticano ancora come allora…
E ci sono in realtà diversi modi per non sostenersi a stare nel piacere:
- C’è chi è stato ignorato: e ignora se stesso e le proprie istanze. Ci facciamo ciò che ci facevano da bambini. Indissolubilmente.
- Chi è stato sottomesso, sottomette al dovere il proprio piacere. In regime di 1 a 1. Tutto direttamente proporzionale.
- Chi non è stato abituato a scegliere e a farsi un’opinione di ciò che gli piace. E quindi non sa. Terribilmente, non sa. E sta lì decenni a non sapere. E quando inizia, rinasce letteralmente.
- Chi vive di mancanze fin da bambino e si somministra mancanza. E se non è mancanza di sostegno questa…
- Chi non sente emozioni quindi non si chiede nemmeno che cosa gli piace.
- Chi pensa agli altri, agli altri, agli altri, perché così è abituato da sempre. Cosa farà per realizzarsi? Quello che fanno gli altri? Ecco.
Il motivo per cui non stiamo nelle nostre realizzazioni piacevoli è sempre lì, molto semplice, fin troppo facile da vedere (dall’esterno).
Per questo, “starci”, finalmente, o anche solo spingersi a entrarci a contatto, e finanche capire soltanto il perché non ci siamo e dove potremmo invece essere, ci commuove e ci fa star bene fino alle lacrime.
Ma c’è un piccolo colpo di scena, da scoprire su questo lavoro, che sveliamo ora. Tanto da mettere in discussione il senso comune e risultare, come al solito, un paradosso per garantire il nostro benessere.
La Lista positiva, questo elenco prezioso della nostra vita, va fatta vivere moltissimo e sempre, ogni giorno, dentro, non fuori.
Nel senso che va immaginata, in meditazione bioenergetica, già realizzata. Punto per punto di ognuno dei cinque. Come un ripasso emotivo. Quotidiano. Muovendoci dentro queste attività immaginate, come se le svolgessimo già, nutrendoci ogni giorno dentro. E apprezzandone l’essenza. Ogni giorno.
Immedesimazione, corpo in meditazione, auto suggestione, attrazione.
Così funziona il benessere.
Solo così noteremo al volo se stiamo cambiando e in che modo. Solo così la vita che desideriamo ci verrà incontro, in forma di telefonate, affetti, incontri, offerte, energia e denaro e opportunità. Potrebbero arrivarci in modo sconcertante ed entusiasmante.
Dopo che lo vivo dentro come attuale, dopo-dopo, non ho quasi bisogno di far niente, poiché tutto mi succede proprio perché sento che me ne nutro dentro e fuori non è così importante, perché il dentro nessuno me lo potrà mai più portare via.
Vuoi star bene e avere una vita piena? Cura le visioni interne. Profondamente.
Questo vi auguro che vi accada, che ci accada, che troviate la vostra strada interiormente.
Che parta da questo lavoro, da queste liste, quindi, un modo più ampio e centrato di vivere e di affrontare l’esistenza.
Ecco: la lista positiva io la vivo sintonizzandomi con lei come se fosse mia, dentro, già accaduta, nel corpo e nelle emozioni che considero acquisite e mai più desiderate da fuori o da lontano. Questo mi cambia la vita.
Nell’ascolto dentro si realizza fuori solo ciò che viviamo già.
Altrimenti se lo cerchiamo solo fuori, magari accade pure e bene, ma non ci piacerà come dovrebbe, e non ci trasformerà.
Buona visione, amici miei, anime mie. Pure emozioni nella corrente.
Riflessioni, considerazioni, piani di azione conclusivi:
Al termine delle tue annotazioni, di tutta la compilazione, caro lettore, se vai al successivo articolo, indico un esempio concreto di come fare in modo parziale e male questo lavoro delle liste. E di come farlo invece totale e trasformativo, realmente efficace. Da leggere per poi eventualmente ritoccare il lavoro svolto.
Può essere utile per sapere:
– cosa e come ampliare
– in quali casi aggiungere
– accorpare per argomento simile
– eccetera eccetera.