21.b) La Logica Contenuto – Contenitore

 

 

Picasso era un pittore? Davvero lo credete? Era qualcuno che semplicemente dipingeva quadri?

E Michelangelo? Era solo uno scultore? allora come mai ha dipinto la Cappella Sistina la prima volta che ha preso un pennello in mano?

Esempi troppo grandi, direte voi.
Certo, voliamo basso.

 

Eppure uno dei punti più concreti di cambiamento che ho sperimentato in questi anni è lo stravolgimento della prospettiva, del punto di vista attraverso cui analizzare la nostra esistenza.

Tra le principali rivoluzioni del senso comune, è particolarmente efficace la logica Contenitore-Contenuto.

Cominciamo col definire il Contenitore.
Esempi specifici: ciascuno di noi si muove all’interno di un contenitore cui fare riferimento: ad esempio il lavoro, gli affetti.

Sono contenitori più o meno grandi che possono contenerne altri oppure no.

Il caso del lavoro in famiglia è emblematico: molti non accetterebbero mai di lavorare con la famiglia per le indubbie sovrapposizioni che ciò comporta; per altri ancora, viceversa, ciò è normale da generazioni.

Ecco, il contenitore è oltremodo interno e non esterno e molto spesso due persone si muovono in modi completamente diversi in un contenitore apparentemente identico.

Cambiamo allora il contenitore di riferimento interiore, personale, privato, e l’esterno cambierà segno in un istante.

Uno dei pilastri di un cambiamento verso il benessere nasce dalla riconsiderazione di un contenitore e di un contenuto da un altro punto di vista, diametralmente opposto: qual è il contenitore reale a chi faccio riferimento dentro di me, che mi definisce come espressione di tale riferimento e quindi come contenuto?

Come ho scritto nel punto relativo allo Scopo Primario, Una Storia che Valga la Pena, io da ragazzo lavoravo come giornalista, poi –attraverso le storie delle persone che incontravo per lavoro- mi sono appassionato alla psicologia e allo scrivere per il cinema. Nel corso degli anni ho approfondito il mio scopo primario per cui mi sentivo al mondo: aiutare gli altri a vivere e comunicare sempre meglio.

Nel frattempo, sempre nel corso degli anni, ero capitato in azienda, con l’idea generale già abbastanza chiara di contribuire:

  • a far sentire i miei colleghi più realizzati nell’ambiente di lavoro
  • comunicare con consapevolezza
  • e lavorare con sempre miglior benessere e soddisfazione.

Secondo voi, come mi muovevo? Assolutamente svincolato dall’ambiente comune di riferimento. Che era il posto dove lavoravo.
Il mio contenitore era il mondo del lavoro in generale e il gruppo dei miei colleghi che consideravo individui da aiutare a stare sempre meglio e quindi più motivati verso il lavoro stesso e l’ambiente di lavoro.
Con questa immagine interiore mi muovevo molto più sicuro di me e con una visuale ampia e profonda.

Ad esempio, per come mi avete conosciuto, io volevo diventare dirigente? Nemmeno per idea.

Fin dall’inizio, sentivo di muovermi secondo i miei riferimenti ed ero guardato un po’ come un alieno.

Un mio collega, figlio di alto dirigente, invece aveva proprio come scopo insito nella sua vita, il diventare Dirigente come simbolo della carriera da esibire ai genitori, alla moglie, al mondo.

A me ogni giorno interessava soltanto portare idee all’azienda, ai colleghi, su come migliorare il modo di vivere e di lavorare delle persone in azienda. Il resto, francamente, mi interessava zero. E si percepiva. Mi muovevo intrattenendo relazioni amichevoli e calorose a tutti i livelli e in modo trasversale secondo i miei obiettivi che erano diversi, chiari e radicati: erano il mio schema di riferimento, il contenitore primo.

Quindi non era l’azienda in quanto tale il mio obiettivo. Io non ero il contenuto espresso da quella specifica azienda. E in questa strada, mi consideravo di passaggio nel mio ruolo, in senso buono, non interessato ad alcun simbolo di potere o di denaro.

Sentivo che presto sarei andato da un’altra parte, dove mi avrebbe portato “il mio posto nel mondo”.

Quando ti muovi all’interno del tuo personale contenitore, che è lo schema interiore che più ti permette di realizzare il tuo scopo primario, il resto viene da sé. E senti che va bene così.

In questo flusso continuo, con tutta l’umiltà e la modestia di cui ero capace, mi chiedevo continuamente:

  • Io chi sono rispetto a questo contenitore-azienda-ruolo-gruppo di persone?
  • Lo riconosco, lo confermo troppo?
  • Oppure lo innovo, lo attraverso?
  • Oppure ancora lo rifiuto?
  • E in qualsiasi modo io mi muova, che cosa mi interessa di più, rispetto allo scopo primario di aiutare gli altri?
  • Allora questa sarà sempre la scelta che farò, tra quelle che posso compiere, perché questo è il mio reale contenitore: sceglierò ciò che aiuti di più le persone che entrano in contatto con me oggi. A star meglio, a lavorare meglio, a relazionarsi in modo più autentico.

Sapete quante persone rifiutano ciò che fanno giorno dopo giorno? La maggioranza. Senza rendersene conto, ovviamente.

E dal punto di vista affettivo? La cosa è ancora più interessante. La questione su cui ogni coppia si confronta è proprio “la visione che lui o lei ha del rapporto rispetto alla mia”.

  • Che cos’è un rapporto affettivo?
  • Come lo considero io in generale?
  • E nello specifico, questo rapporto e non altri, come si situa nel mio mondo affettivo?
  • Quali impegni allora io mi prendo e quali impegni non mi prendo in questo rapporto?

Queste sono le domande che ci poniamo in terapia di coppia con le persone che cercano il senso della loro relazione.
Immaginate di rispondere a queste domande e poi, soprattutto, di condividere le risposte con il partner. Si scatena una riflessione fondamentale.
Di che cosa è espressione il nostro rapporto se non del grande contenitore a cui facciamo riferimento?
E se questo riferimento non è condiviso, non è questo il motivo per cui a volte, nella coppia, sentiamo uno scollamento, come se andassimo in due direzioni diverse?

La verità è che nessuna coppia può fare a meno di porsi queste domande.

 

Ora, conta solo: dove vogliamo stare? E che cosa ci aiuta di più per stare proprio lì?

La Logica Contenuto-Contentore può essere un semplice grande aiuto.

Leggi l’esempio specifico: 21c) Il Caso Contenitore: Renata, la Musica in Carriera

 

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Vai a Riepilogo: L’Abbondanza Nelle Relazioni – 7 Relazioni Abbondanti

 

2 thoughts on “21.b) La Logica Contenuto – Contenitore

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