L’ansia è un sottile rivolo di paura che si insinua nella mente.
Se incoraggiata, scava un canale nel quale tutti gli altri pensieri vengono attirati.
Robert Bloch
Quindi qual è il rapporto esatto tra paura e mancanza?
La paura è l’altra forma della mancanza. Sono una lo specchio dell’altra. Lo specchio fallato di un ideale di perfezione di sé, di sicurezza, affermazione, di essere quello che gli altri credono che noi siamo.
Quindi se la mancanza e l’abbondanza non si incontrano mai e non si può risolvere la mancanza bensì svoltare decisamente nel vento dell’abbondanza, la paura e la mancanza si manifestano sempre insieme, magari una celata all’altra, o manifestamente a braccetto (mi manca ma mi fa paura).
In sostanza, nella voce della paura si rispecchiano tante mancanze e tante bugie. Vedere un uomo grande e grosso bloccato e freezato dalla paura -e così convinto di essere condannato- è senz’altro vedere rispecchiata una mancanza illusoria e una bugia fortissime.
Quindi, come tutte le forme di mancanza, occorre accettare che anche la paura corrispondente rechi un aspetto utile, positivo, protettivo, il quale dimostra che non lo vogliamo davvero, ciò che desideriamo, solo perché ci manca.
Per cui le 8 domande del punto ‘Ci Manca Sempre Ciò di Cui Abbiamo Paura’, possono aiutarci parecchio anche se partiamo dalla paura. Abbiamo infatti visto bene, in quella serie di note, come ogni mancanza rechi sottostante una paura.
Ora, basta analizzare la situazione partendo dal punto opposto, la paura appunto, descriverla, e poi: “cerca la mancanza che c’è sotto”.
Ad esempio, se mi manca il riconoscimento che non ho mai avuto, ma mi fa paura, perché mi hanno anche convinto di non meritarmelo, io magari avrò paura di espormi. E in alcuni casi, gli esseri umani possono sentire solo questa paura bloccante. Allora, se questo accade, la persona percepisce solo la paura e sente il suo desiderio di esporsi e la paura bloccante, ma non è consapevole della mancanza originaria da cui è mosso.
Allora, c’è sicuramente una mancanza, in questo caso il desiderio di esporsi, di avere l’attenzione, il riconoscimento sempre negato.
E se è sempre stato negato nell’infanzia, la paura tornerà solo a ricordarcelo. In questo senso è preziosa, è un ricordo, è un allarme, è una verità, è un segnale.
Mancanza e Paura allora sono le due facce della medaglia della consapevolezza. Quando le senti, l’una o l’altra, non le puoi ignorare. Puoi solo prenderle per quello che rappresentano: una benedizione. E soprattutto, puoi essere felice di vederle finalmente in quest’ottica. Certo occorre che qualcuno te lo dica e ti illustri come fare. Ma è il compito di queste note. E dunque adesso lo sai.
Che cosa vuoi dire con ‘la paura ci protegge’?
Che la paura è da ringraziare perché è un meccanismo di protezione innato che ci mette in guardia da qualcosa che evidentemente non ci convince fino in fondo. La paura smaschera la mancanza. Certo, col tempo, in molti di noi, questa paura può apparire come insana e avvilente e occorre lavorarci su.
Ma è perché l’hanno lasciata crescere in noi quando noi eravamo bambini senza darci strumenti per elaborarla, affrontarla, e valorizzarla. E quindi la viviamo solo come bloccante.
E ora noi per primi la lasciamo andare troppo dove diavolo vuole, senza avere strumenti per fermarla.
E lei ha assunto -dalla protezione che aveva- un aspetto salvifico a patto che non viviamo. E questo siamo d’accordo che sia paradossale e non assomigli per niente alle voci della madre originaria che voleva fare solo il nostro bene, preservandoci dai pericoli della nostra esperienza.
Tra ‘stai attento’ e ‘sii terrorizzato’ ne passa di differenza.
Ma proprio per questo, scusate, riflettiamoci: occorre proprio abbracciare con tutto il nostro cuore questa paura e la parte bloccata che la vive, in modo totale e dedicato, fino a che non ritroviamo la via dello sblocco e della prudenza, non della rinuncia.
Non possiamo odiarla, non possiamo avversare una parte di noi, né giammai bramare di non sentirla mai più, come invece fanno in molti, poiché altrimenti ci ritroviamo cornuti e mazziati, cioè non solo freezati e incapaci ma anche soli e auto giudicati, relegati e senza speranza.
La meditazione bioenergetica
“La Mancanza Abbraccia la Paura”
Se la mancanza e l’abbondanza -come abbiamo visto- sono come il giorno e la notte e non si incontrano mai, e se occorre lavorare sull’abbondanza direttamente senza mai più cercare di risolvere la mancanza (e abbiamo visto nei punti sulla mancanza come si fa), diverso è il caso del rapporto tra mancanza e paura.
Mancanza e paura sono infatti come l’immagine e lo specchio; sono la stessa cosa eppure non lo sono; sono complementari e solo così si manifestano l’una all’altra, si incontrano sempre e sono insieme e vivono insieme per definizione, e non possono liberarsi della presenza l’una dell’altra. In qualche modo, ricordano il rapporto tra sorelle gemelle, che possono scegliere: o fanno una vita parallela, vivono nella stessa casa ma ognuna nella propria camera e atmosfera e si scambiano appena cenni fastidiosi, oppure sono inseparabili e alleate e invincibili e consapevoli del dono che hanno ricevuto. In sostanza, o lo vivono male o lo vivono super bene. E chi conosce gemelli sa quanto questo sia vero.
E come abbiamo visto che non sia reale per niente occuparsi di risolvere la mancanza, bensì è molto più opportuno scegliere la luce dell’abbondanza semplicemente e senza fatica…
…Allo stesso modo, la paura e la mancanza o si affiancano, sorelle, alleate e rispecchianti, oppure, altrimenti, se non si accettano, comunque si inseguono senza trovarsi mai.
E chiunque di noi abbia sentito mancanza o paura sa quanto sia vera questa sensazione di circolo vizioso dove inseguiamo una mancanza che poi ci suscita una paura per uscire dalla quale torniamo alla mancanza e così via, in una corsa a giro sempre uguale che ci esaurisce le energie.
La meditazione bioenergetica “La Mancanza Abbraccia la Paura, fa invece dire ad entrambe, finalmente strette l’un l’altra, in lacrime:
– “Ogni volta che sono sul punto di risolvere le mie mancanze tu mi blocchi con la tua paura”.
– “E io invece? Ogni volta che sono stufa di avere paura, e non ne posso più, tu alzi la posta della tua mancanza facendomi sempre più paura, costringendomi a bloccarti, a impaurire te, a fermare tutto”.
La paura smette di essere paura e la mancanza di essere mancanza quando si abbracciano. Si fermano. Si riconoscono. Si rispecchiano. E si vedono nel loro folle giro vizioso. E abbandonano la rincorsa al non farcela del denaro, degli affetti e dell’affermazione finale.
Descrizione della Meditazione Bioenergetica
la Mancanza Abbraccia la Paura
Dopo alcuni esercizi di grounding e bend over, mi metto in posizione comoda.
Immagino che dalla mia spalla sinistra, braccio sinistro, gamba sinistra, esca la personificazione di me, che comincia a camminare per la stanza, di quando sono in mancanza.
Immagino ad occhi chiusi il mio sé, quando mi sento in mancanza, muoversi come scaturendo da me e camminare nello spazio. Osservo come si muove, che aggettivi userei per descriverlo.
E visto che non può, che non riesce a colmare questa sua mancanza, se io guardando questa mia parte da qui, avessi una bacchetta magica, che cosa passerei magicamente a questa rappresentazione di me di quando sono in mancanza? Di cosa ha bisogno? Di che cosa non riesce a rendersi conto, in realtà?
A me ad esempio viene in mente che mi manca la sicurezza in me, NON mi manca tutto ciò che questa insicurezza mi porta erroneamente a desiderare affinché un giorno io possa illudermi di poter essere sicuro.
Immagino allora di toccare questo mio alter ego mancante e che in lui si produca istantaneamente una sensazione di accettazione di questo lutto di mancanza di sicurezza, e che sia stato un dono… perché mi ha portato, sensibilità, tenerezza e rispetto nella relazione con me stesso e con gli altri. I miei più gradni doni.
Immagino che finalmente arrivino pienezza e soddisfazione, non più ansia, non più necessità, bensì prosperità. Immagino che si volga questo me stesso all’interno e non più all’esterno, e che si ascolti. Lui va tanto bene così e non ha bisogno di niente.
Così per ciascuno di noi, è il caso di immaginarsi alle prese con questa immagine di sé mentre sente mancanza. Che cosa manca realmente a questa persona? Che cosa può fare anziché correre sempre a cercare di colmare mancanze che poi si rinnovano sempre uguali? E glielo passo di nuovo, con un semplice gesto magico. Lo ripeto più volte nella mia immaginazione. Siamo in una fantasia e almeno qui, nelle visioni interne, possiamo davvero fare tutto e dare tutto il necessario a questa nostra parte.
E lo vedo lì, questo altro me stesso, in un angolo della stanza, mentre è alle prese con il nostro dono che magicamente lo illumina.
Allo stesso modo, ora, immagino che dalla mia spalla destra, braccio destro, gamba destra, esca la personificazione di me, che comincia a camminare per la stanza, di quando sono in preda alla paura.
Immagino ad occhi chiusi il mio sé, quando mi sento impaurito, muoversi come scaturendo da me e camminare nello spazio. Osservo come si muove, che aggettivi userei per descriverlo. Nel mio caso, è angosciato, bloccato, senza speranza. Ma nel caso di ciascuno di noi, chiediamoci: cosa darei io a questa parte semplicemente con un gesto, magico? Nel mio caso le darei connessione, possibilità di sentire che può compartire, condividere con me questa sua paura, che non è da sola. E che questo stato è mutevole, passeggero, è un ricordo. E non è mai, mai, mai davvero ancora bloccante come lei pensa.
E ripeto nella mia immaginazione questo gesto magico di dono alla mia parte impaurita. Gesto capace, potente, esaustivo, esatto, che rigenera questa mia parte impaurita, la quale trova finalmente un approdo e una verità.
E poi, come un’ultima fase di questa visualizzazione, immagino che la mia parte piena di paure da destra vada verso il centro, e così la mia parte piena di mancanza, da sinistra anch’essa vada verso il centro. E che si incontrino queste due parti. Si abbraccino. Entrambe sono rivitalizzate e vere, commosse e non più a rincorrersi inconsapevoli. E grazie al nostro preciso intervento magari si possono confortare. La mancanza dice commossa:
– “Ogni volta che sono sul punto di risolvere le mie mancanze tu mi blocchi con la tua paura”.
– “E io invece? Ogni volta che sono stufa di avere paura, e non ne posso più, tu alzi la posta della tua mancanza facendomi sempre più paura, costringendomi a bloccarti, a impaurire te, a fermare tutto”.
-“Io non posso mai colmare questa mancanza che sento, perché tu con tutte le tue paure, non me lo permetti”.
-“Anch’io non posso mai smettere di avere paura, perché tu continui ad andare dietro alle tue mancanze, e questo mi provoca sempre più paura”.
-“Io non voglio più sentire mancanza, aiutami”.
– ”Io non voglio più sentire paura, aiutami”.
Ci appare allora chiaro e ci commuove il senso di tutto il nostro mondo interiore:
Ci manca sempre ciò di cui abbiamo paura. Quindi non vogliamo davvero colmarla la nostra mancanza, perché abbiamo troppa paura di ciò che potrebbe succedere.
E lasciamo questa nostra rappresentazione, meditazione, visualizzazione, mentre prendiamo queste due parti, dallo spazio intorno a noi e le riportiamo dentro di noi, nel nostro petto, mentre si abbracciano, a rappresentare la risoluzione di questo scacco, questa sensazione, che né la mancanza né la paura, se cerchiamo di trovare una soluzione, una chiave per un problema irrisolvibile, mai potranno trovare.
Ma se le accogliamo, con infinita tenerezza entrambe, dentro il nostro petto, allora sì che tutto quadra, allora sì che possiamo prenderci carico di tutte le nostre mancanze e paure, ma non agirle più perché sono solo dei ricordi indelebili del passato.
Adesso possiamo stare solo nella gioia, pienezza, energia, entusiasmo, salute, riposo, prosperità, come ci siamo sentiti negli esercizi questa sera.
Ma occorre prenderle le nostre parti ammaccate, e accoglierle, lenirle, curarle, completamente, totalmente, senza più correre dietro a ciò che ci farebbero fare automaticamente paura e mancanza.
Di nuovo, con la mano sinistra immaginiamo di prendere la nostra mancanza e la portiamo al petto, dentro di noi. E con la mano destra prendiamo la nostra paura, portandola al pento. E immaginiamo che si abbraccino a lungo, confortate.
E stiamo tutto il tempo necessario con la ritrovata integrazione che questa esperienza ci ha portato.
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6. Le Domande da Paura – Questionario
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Uscire dall’Incantesimo della Paura: Riepilogo
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