Viene da sorridere nel descrivere le tenerezze del faidate più praticato al mondo: cercare di star bene in questa vita sgarrupata…
Perdonate la battuta ma tant’è: ci arrangiamo per come riusciamo a sopravvivere. Con una parte fin troppo adattata a questa famiglia, società, abitudini, trend sociali, valori, permessi e proibizioni.
E -già solo per questa quantità notevole di adattamento- l’altra parte risulta parecchio auto negata.
Ora, dipende ovviamente da cosa ci è successo nei primi anni e dagli schemi che poi si sono instaurati nella nostra postura, energia, capacità o meno di vivere emozioni, sentimenti, situazioni problematiche.
Insomma, quanto è piena e realizzata la nostra vita e quanto no?
Ecco alcune testimonianze indicative in questo senso:
“Ma sì, non avrei niente da dire sulla mia vita… ma… c’è sempre un ma… Questa è la verità”.
“E’ successo all’improvviso: ho iniziato a non dormire e non so francamente perché. Ho sempre saputo che c’era qualcosa che non mi lasciava stare. Ma fino ad un certo punto l’ho tenuta a bada… poi…. non più”.
“Alterno problemi di salute, che tutti mi dicono essere solo psicosomatici, a piccoli attacchi di ansia, a volte decisamente prolungati”.
“Mi chiedo se ha senso continuare a prendere farmaci così, senza una diagnosi. In sostanza, quando li prendo, sto anche meglio, certo, ma cos’ho dottore -gli ho chiesto- si può sapere, una volta per tutte?”.
“La verità, che non ho mai voluto ammettere, è che le mie relazioni sono un disastro. Ecco, l’ho detto. IO sono un disastro nelle relazioni… e non l’ho mai voluto vedere”.
Caratteristiche comuni della Posizione di Adattamento / Autonegazione
- Nulla da segnalare nella vita che ci siamo scelti, ma in realtà non va per niente bene
- C’è sempre una parte nascosta, da non rivelare, da contenere, come un boicottatore interno
- Il senso generale è sentire di non essersi riusciti davvero a prendersi carico della propria vita, in profondità
- Le scelte ci sembrano obbligate
- Il livello di vitalità e coinvolgimento è relativo
- Si ha la sensazione di non avere una direzione realmente impressa da noi
- A volte, lo ammettiamo, ci siamo messi in situazioni discutibili, solo per l’attivazione emotiva che queste comportavano. Almeno affrontiamo qualcosa, anche se è un problema solo presunto
- La cronicità di tante sensazioni/situazioni è la matrice comune allo stato d’animo che ci accompagna da troppo tempo.
Come per le altre posizioni della formazione del carattere: non ci sono alternative? L’attraversiamo tutti? Dobbiamo risolverle tutti?
Dipende da quanto questo adattamento e la conseguente auto negazione siano invalidanti. Ma in generale, questo è il cammino che ciascuno di noi deve fare responsabilmente per star meglio.
In generale, vale la legge che abbiamo già visto.
Il benessere non è mai assoluto, è solo relativo:
solo io -che avuto i miei personalissimi problemi- so che cosa significa per me star bene davvero, dopo aver risolto le mie difficoltà e finalmente sentire come si sta a vivere meglio.
Il mio stesso benessere, per altri può non essere significativo e non rappresentare nulla.
Se riesco a dormire meglio, togliere i farmaci inutili ed esagerati dalla mia vita e vivere finalmente una relazione degna di questo nome, quanto mi sentirò meglio rispetto a prima? Probabilmente tanto, davvero tanto.
Quindi, è sbagliata la domanda: ma ci stai dicendo che noi, che credevamo di star bene, ne abbiamo sempre una?
No, vi sto dicendo che -se per voi è tutto ok- non ci sono problemi a vivere la vita. Se il livello di adattamento non è alto, e non avete negato nessuna parte significativa di voi, il problema non c’è.
Ma noi terapeuti incontriamo, trattiamo, consigliamo, migliaia di persone che vivono solo apparantemente bene, e che ci chiedono che cosa fare per star meglio.
Ecco cosa si può fare.
Il Cammino della Trasformazione del Carattere.
Lo analizziamo nei punti successivi.
Ma l’importante è che qui siamo consapevoli che la posizione di adattamento è descritta da Stephen M. Johnson nella formazione del carattere e riguarda tutti, nessuno escluso. E occorre farci i conti. Chiedersi quanto ci siamo adattati. E quanto tendiamo ancora ad adattarci. E come tutta la nostra vita, aspetto dopo aspetto, come in una foto stroboscopica, può essere analizzata da tanti punti di vista, molto interessanti, attraverso cui rivedere, scatto dopo scatto, i movimenti che facciamo nella ricerca della nostra quotidiana soddisfazione.