E così, come in un romanzo giallo, scopri la quarta verità quando sei convinto che ce ne siano solo tre.
Continuando a spiegare che cos’è esattamente l’Accettazione e soprattutto come lavorarci su, mi capita di provare a spiegare in modo schematico e semplice e speriamo efficace come praticare il sentiero dell’accettazione reale.
E così cerco di fare adesso con voi.
Questo è ciò che dobbiamo chiederci per esplorare le 3 fasi, i 3 livelli, i 3 punti di vista attraverso cui la ferita agisce. E da qui pertanto 3 sono le accettazioni. E così la 4^, sorprendente, arriverà a liberarci.
Partiamo dall’alto, dalla superficie, da ciò che è più visibile. La prima accettazione infatti riguarda la prassi. La quotidianità. Lo abbiamo appena visto in Non Mi Sopprimo Più.
La prassi vuol dire il sistema entro cui ti muovi, la filosofia di vita, le abitudini.
Nel momento in cui inizi a praticare le classi di bioenergetica, o incontri la meditazione o ti sottoponi a qualcosa che dopo ti farà stare meglio, allo stesso identico modo inizi ad accettare dicendoti spesso, e standoci a contatto con profonda accettazione, che A. i tuoi obiettivi di una vita senz’altro non li raggiungerai mai, perché caratteriali. E ti dici che va bene così. Così come B. le tue preoccupazioni e paure non passeranno mai davvero, non si risolveranno mai sul serio perché anche loro sono solo caratteriali. E te ne fai una ragione. E il primo risultato, diciamo, te lo sei portato a casa. Lo abbiamo già visto e ribadito in diversi punti e qui lo sottolineiamo soltanto. Perché imprescindibile.
Chiediti quindi: quali sono i miei obiettivi e preoccupazioni di una vita? Ecco. Dai per scontato che non li raggiungerai mai davvero i tuoi obiettivi nel modo e nella misura e nella forma in cui te li prefiguri perché sono solo un tormento; e le tue preoccupazioni non passeranno, perché sono tipiche tue e si ripresentano sempre in diverse sembianze, ma sostanzialmente uguali. Quindi smetto di lottare da oggi e per sempre contro l’irraggiungibile.
Ora. Come ti senti? Questo è l’atteggiamento di chi accetta che possa andare anche non nel modo auspicato, e contro i propri desideri, e lascia accadere quel che sarà.
Poi, sempre riguardo al primo livello, quello immediatamente percepibile, affrontiamo 1. i sintomi e i pensieri che li seguono e ci accompagnano da una vita.
E vedrai, caro amico, che sono del tutto identici agli obiettivi e alle preoccupazioni. Un po’ celati e camuffati, ma sono loro. La constatazione ti lascia sbigottito.
Esattamente, la formula, riportata già in Non Mi Sopprimo Più, è:
1. Sintomi e Pensieri Bloccanti: Scriviti tutti sintomi fisici o psicosomatici che hai, che sono cronici e sempre uguali e ti accompagnano da decenni (e di cui abbiamo fatto esempi all’inizio dell’articolo precedente, Non Mi Sopprimo Più). Poi aggiungi i pensieri che accompagnano questi sintomi o che fanno parte di te (ad es. mi preoccupo sempre di… penso sempre a… faccio attenzione ogni volta a…).
Che cosa ‘regge’ tutta questa impalcatura quotidiana? E’ il secondo strato, quello immediatamente sottostante la consapevolezza a determinare tutto. Ed è 2. ciò che torna a ripetersi, che attiene ai temi irrisolti che continuano a riproporsi. La formula esatta, anche qui è:
2. Blocchi Emotivi e Temi Irrisolti Ripetitivi. Elenca tutti i blocchi emotivi che senti, le situazioni ripetitive, i temi irrisolti che continuano a ripetersi nella tua vita. Es. Non riuscire mai ad affermarmi, Paura delle relazioni profonde, Insoddisfazione cronica, Auto Critica insopprimibile… ecc.
E di nuovo: cosa alimenta queste battaglie epocali, decisioni di vita, lavori, avventure e sostanzialmente tutta la nostra esistenza vera?
3. La Ferita e i dolori ricevuti nella nostra crescita sono i due alimentatori dei nostri fallimenti. In una parola il nostro carattere. La terza formula su cui interrogarsi che abbiamo trovato è:
3. Ferite e Dolori Profondi. Passa in rassegna le Ferite che sai di avere, quelle più profonde da una vita che determinano i sintomi e i temi irrisolti di cui sopra. Es. Condanna, Umiliazione, Sentirsi Schiacciati, In Secondo Piano, Rifiutati, Mai Se Stessi, Sottoposti a Continue Ingiustizie, Tradimenti, ecc.
A questo punto? Cosa accade?
Guardiamo altri esempi dopo quelli visti in Non Mi Sopprimo Più.
Accade che la ferita e il dolore continuano ad agire e non si risolvono mai davvero perché si percepisce che c’è un quarto livello da accettare, un’altra e ulteriore dinamica molto presente: il Senso di Colpa, la Punizione, l’Afflizione. Tutte auto inflitte e senza speranza alcuna.
Ed è a questo livello che si svela che:
4. Auto Punizione. Abbiamo fatto finta e tendiamo a far finta. La realtà più evidente infatti è che abbiamo messo in piedi una recita infinita per fare in modo di voler risolvere ogni cosa con energie che ci sconquassano per poi sentire che in realtà non possiamo mai riuscirci e non vogliamo riuscirci, poiché l’intento è solo ritornare a sentire l’amaro sapore della sconfitta, disfatta, esclusione, confine, abbattimento totale e così via, variamente articolati.
Una tragedia shakespeariana.
La domanda da fare alla malattia, al problema invalicabile, all’angoscia che ci attanaglia, allora è (segnatevela subito così ce la togliamo di torno e possiamo rifletterci su): che ci stai a fare tu nella mia vita (cara malattia o sintomo o tema ricorrente o…)?
Come vedete, è semplice e implacabile. E si percepisce facilmente quanto sia lì proprio lì la spiegazione di tutto, come in un film di Alfred Hitchcock e il suo WhoDunIt, il segreto della storia.
Tuttavia, mio Dio, mio Dio, mio Dio, quanto è profonda e importante la risposta?
E’ talmente importante che in ognuna delle motivazioni che l’inconscio potrebbe dare e non dà, il bastardo, sono celate e rivelate insieme le porte aperte e chiuse della coscienza all’improvviso. Per questo ci segniamo tutto e registriamo tutto in terapia. E soprattutto, occorrono delle tecniche per aggirare l’ostacolo.
Quindi mettiamo che la risposta che vi viene sia generica, come sempre succede a tutti: perché (io malattia) così ti ricordo che tutto deve essere (eh eh) penoso e faticoso e doloroso e non risolto ecc ecc ecc.
Allora bisogna farsi delle domande complementari:
Qual è il vantaggio che mi dai?
A che cosa mi obblighi?
Qual è il senso simbolico di questo accidente che mi capita?
Il senso di ciò che ti capita è in ciò a cui ti obbliga.
E piano piano l’inconscio prima si mette in allarme e poi -se vede che siamo animati seriamente- si presenta e ti dà spiragli incredibili.
Noi realizziamo sempre al 100 per 100 quello che desideriamo davvero. Questo è il primo assioma che già ci rivoluziona l’esistenza. Se senti mancanza, vuoi al 100 per 100 mancanza. Quindi per noi cosa vuol dire se siamo malati? Vuol dire che desideriamo con tutto noi stessi nel profondo essere nella mancanza di salute e a volte morire. Perché? Solo apparentemente per riprenderci e tornare sani, mentre in realtà vogliamo punirci. Sconvolgente, no? Non abbiamo un partner? Non lo vogliamo. Al 100 per 100. Perché? Per tormentarci. Perché questo e meno di questo mi merito. Perché sì. Te la meriti la solitudine. Brutta merda. Questo ci diciamo dentro noi. Davvero. Tale è il tenore del discorso.
Perciò occorre cambiare la struttura della nostra vita, del nostro pensiero e del nostro ragionamento. Come abbiamo scritto al punto relativo. Non è chiederci come fare ad uscirne, la domanda. La domanda è perché dico che lo voglio così tanto, uscirne dai problemi, quando invece poi voglio finire per star male, e perché in realtà voglio punirmi così tanto. Tutto quiz. (Io avevo scritto tutto qui. Ma il correttore che prima o poi uccido, ha scritto quiz e per una volta mi sembra che ci stia meglio).
E ciò spalanca voragini e terremoti nelle nostre consapevolezze. E ci spinge finalmente a cambiare sul serio.
E’ totalmente assurdo, paradossale, contro naturale il nostro comportamento.
Ma che cosa sto facendo? Io che mi sono battuto come un leone da sempre per farcela, conservo una parte profonda che in verità è convinta che hanno fatto bene a punirmi e continua ad auto infliggermelo in modo sempre uguale e perverso. Io non sono nulla di tutto ciò di cui mi accuso e mi punisco. Lo so da decenni eppure continuo questo balletto. Far finta di lottare e condannarmi allo stesso tempo.
E non si può cambiare mai vita senza questo crollo consapevole. Lo citiamo spesso. Ne parlano Lowen e poi Marchino a proposito di falso sé, vero sé e sé sintomatico. E’ uno dei cardini della formazione professionale bioenergetica.
A questo punto? Avete presente quando non riuscite a capire perché le cose non vi vanno mai bene? Il denaro, i colloqui di lavoro, le relazioni, insomma tutto? Ecco, a questo punto lo avete chiaro davanti agli occhi il perché. Perché non volete. E ci riuscite benissimo a non attirarlo, il benessere. O meglio, a far finta benissimo di attirarlo per poi fallire all’ultima yarda.
Questo vi cambia.
E non lo comprendete soltanto. Lo sentite. Con le emozioni. E finalmente vi percepite come ospiti di una vita non vostra. E ne uscite. Anche velocemente e con uno scarto di lato e uno scatto d’orgoglio.
Ecco il caso di Helda, delicatissima persona che fa invece un gioco dentro di sé durissimo, e che penoso è dire poco:
1. Sintomi e Pensieri.
Preferisco stare male e morire di dolore…fisicamente… piuttosto che…
non avere attenzioni
non dire che ho fallito
perché io ho fallito in alcune cose, soprattutto nella vita sentimentale, nell’idea di questo amore ideale.
2. Temi Ricorrenti.
Io non vivevo la vita dei bambini
Il dolore e il morire di dolore corporeo ed emotivo insieme è tutto quello che ho…
Quindi non me lo posso togliere
Non avere dolore e non morire di dolore
significherebbe accettare la morte civile, famigliare, relazionale, che ho intorno, sempre e da sempre.
3. Ferita e Dolori Profondi.
Questa visione di me che preferisco il dolore e la morte mi fa sentire diversa, malata, deviata, un pensiero perverso.
Questo esprime esattamente il livello mortifero di dolore emotivo
che ho sempre provato nel dover fare cose più grandi di me.
E mi fa sentire un’atmosfera intorno a me di angoscia, di nessuno di che si occupi di me, di tensione drammatica che c’è sempre stata nella mia famiglia.
4. Auto Punizione.
Io muoio di dolore fisico (lo preferisco! Lo attiro!), ma almeno sono nella verità: e cioè che è meglio morire…
…piuttosto che vivere questa vita di fallimento totale degli altri in cui mi sento immersa fin da bambina, in cui mi sento diversa, non vista, non sentita, non supportata, non sostenuta, totalmente, tanto da volerne morire.
Preferisco star male, piuttosto che star bene fisicamente e dover accettare che intorno a me non c’è niente.
Preferisco morire perché ciò che ho intorno è una morte dell’anima.
I miei mi hanno sempre rimandato questo.
Respirare dentro questo mondo portato alla luce, fa male e scioglie tutto emotivamente, finalmente, dopo decenni. Quindi fa molto bene in realtà. Sposta tutto e fa uscire tutto dai sintomi psicosomatici alla consapevolezza reale ed efficace e sana e opportuna.
Rileggere certe affermazioni provoca dapprima stupore e poi sempre meno. Poi ancora, sentirle è un sollievo, è conoscersi e accettarsi per come si è e per quello che ci è successo davvero.
E le anime che accettano di star bene sul serio, questo cammino percorrono.
Anche perché, contemporaneamente, il cammino bioenergetico e meditativo corporeo, li sostiene oggi profondamente. Lo abbiamo indicato sempre in Non Mi Sopprimo Più. Rivediamolo:
Alla fine, rileggi meditando mentre fai esercizio di bioenergetica in movimento: tutto ciò che adesso elenco dentro di me, deriva dalla soppressione di me che la ferita ha sancito tanto tempo fa e io e solo io mi somministro oggi tutti i giorni. E poi continua inspirando a pieni polmoni l’assunzione, il cambio di posizione di vita che rappresenta per te, ripentendoti ad libitum:
Non ho Più Bisogno di Punirmi, Non Mi Sopprimo Più, Sono Libero per Definizione, Espanso, Spontaneo, Naturale, Non Mi Riduco Mai Più, Non Mi Metto Più in un Angolo e così via, proseguendo con tutto ciò che mi viene in mente.
Vai alla continuazione di questo articolo: Due Separazioni.
Immaginate che botta di vita derivi da tutto questo lavoro su di sé?
Volete sperimentare la sensazione che si prova nel sentire esplodere la propria vitalità e uscire così fuori dai confini dei blocchi e delle resistenze?
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