Te piace ‘sto tono de griggio?
Scritta su un muro di Tor Bella Monaca
Numero 11. Creare una nuova struttura fondante attraverso pratiche e abitudini di benessere, fuori dalla paura.
Il modo impaurito è il problema, su questo dovremmo essere d’accordo.
Quando le persone scoprono tale verità, vedono la loro vita reale e fanno un vero balzo in avanti.
Non è l’avere paura ma è il modo ‘tremblent’, incerto e pronto prima alla censura, al dubbio, al boicottare pur di non riuscire a farvi godere qualcosa. E poi l’assenza di spirito critico, l’atteggiamento inerme a quel che sarà… le asserzioni assurde, tipo:
– “Se l’ho pensato, vorrà dire che alla fin fine sarà vero…”.
– “Ma che cosa?!? Hai analizzato il pensiero? Ti ricordi che ne abbiamo parlato più volte, solo poche settimane fa?! Lo vogliamo discutere, criticare? Vuoi prendere posizione?!”.
Quando si sentono risuonare così, in questo dialogo interno molto più efficace, le persone si vedono chiarissime per come sono. Finalmente.
Solo una struttura diversa ti salva dalla struttura della paura. Non tentativi ma tutto lo scenario.
Con la paura, il ‘gesto’, l’excursus, la parabola, ampia o limitata, è importante. Se tutto è più luminoso e largo e fluido, la paura non m’inceppa piu, non ci penso più nemmeno a come mi possa fermare, mentre prima pensavo solo a quello.
E la domanda “come faccio se ho paura?” è una domanda boomerang (come si dice nella vendita…). Proprio per questo, signor cliente, occorre buttarsi con tutto se stessi dall’altra parte. Tanta paura, tanto buttarsi.
Se no, stai lì di nuovo tutto contratto.
E ti accorgi che la paura amplifica e la gioia semplifica.
Confidarmi con qualcuno, scriverne, buttar fuori, gridare in macchina, andare a correre, stoppare, invertire il processo di paralisi della paura, uscire dalla nausea e dal diaframma bloccato, creare una pratica quotidiana al mattino e alla sera di esercizi di bioenergetica…
…sono tutte trame essenziali e preziosissime della nostra nuova esistenza.
Ricapitolando nel dettaglio, come percorso:
- Gruppi di terapia o gruppi di aiuto o gruppi di riferimento. Senza la sensazione di nuova famiglia, non trovo la struttura necessaria a sostenermi.
- Recupero di amici con cui mi confidavo e con cui posso (devo!) riprendere. Affrontando anche cose che prima non dicevo per niente.
- Scrittura di stati d’animo.
- Impegnarsi nel dialogo interno come mai prima. Farmi da specchio e da risonanza mentre affronto situazioni per me ancora problematiche. Ma farlo materialmente, concretamente, impiegarci del tempo.
- Fidarsi di sé e darlo per scontato. E non metterlo mai più in discussione. Lavorare sul fatto, non più discutibile, ma proprio mai più, che “ciò che si produce dentro di me va bene per definizione”. Questa affermazione è inedita e da costruire in molte persone. Le quali spesso sono convinte dell’assoluto contrario: quel che si produce dentro di me va male per definizione. Ma per definizione di chi, buon Dio? “Ah non saprei. Da sempre è così”.
- Ripetiamo: buttar fuori in qualsiasi modo; in uno sport emotivo, fitness boxe o arte marziale;
- Ripetiamo: gridare in macchina, andare a correre a perdifiato, tirare pugni ai cuscini tutte le mattine o qualsiasi altra manifestazione di noi stessi ci venga in mente. Fidiamoci. E partiamo. Senza pensarci. E soprattutto stare nella gioia perenne di me che mi emoziono, anziché nei pensieri.
Insomma: invertire il processo di paralisi della paura.
Ecco, la sensazione di iniziare a costruire una struttura di auto cura, che mi sorregga davvero, concretamente, è così rifondante che trasfigura, riaccende, commuove e fa letteralmente rinascere. Perché si nutre da dentro e non dipende più dall’esterno e quindi dalle paure che capitano.
Vuoi stare meglio? Sul serio? Si può. O vuoi stare meglio a patto che non cambi niente della tua vita? O comunque niente di essenziale? O che non richieda un grande sforzo perché non ne puoi più? Oppure senza cambiare le tue abitudini?
Se vuoi così, non lo otterrai. Mai.
Se invece ti catapulti nello star bene e dichiari al mondo che rivoluzioni la tua vita, allora è facile, come in un trasloco o nel magico potere del riordino. Traslòcati allora dentro di te, da qualche altra parte. Una parte molto ma molto più pulita e luminosa.
Mettiti buonino alla scrivania e affronta ciascuno dei punti sopra indicati. Catapultàti anziché cambiare solo poche cose. Leggi i link, fai gli esercizi, trovati qualcuno con cui discutere dei risultati -noi ovviamente intendiamo dei seri professionisti dell’aiuto- e rimettiti in marcia per la Cattedrale Interiore di Santiago che ti accoglie.
Con la paura non hai davvero altra scelta. Non c’è l’opzione B. Qualsiasi essa sia. Le hai già provate tutte. Si può solo mettercela tutta. Ora.
Adesso hai di fronte altre decine spunti concreti di cambiamento. Li vuoi percorrere, attraversare? Vuoi stare meglio? Davvero?
Quando tornerà il prossimo attacco di paura vuoi avere mille punti di appoggio o nessuno e sentirti ripiombare? Allora non rompere.
Se no, vuol dire che vuoi continuare a tremare senza impegnarti con tutto te stesso.
La cosa che emerge chiara a questo punto è sempre la stessa: hai da ammettere (e smettere) che la questione benessere l’hai sempre affrontata con il dito mignolo della mano sinistra, ed ora invece occorre che ti riprendi impegnandoti veramente.
Il senso è proprio questo: sappiamo benissimo che questa botta ci è venuta a cercare per indurci finalmente a impegnarci nella nostra produzione artigianale e privata di ciò che ci fa star bene bene bene.
E se non lo sai… è ora che tu lo sappia.
La questione infatti che aiuta molto è il cambio di abitudini che questa relazione strutturata e profonda con il terapeuta instaura. Mettiamo, per esempio, che lui si metta di fronte a te, in relazione, guardandoti dritto negli occhi, a confrontarsi con te su ciò che senti, condividendo e rispecchiando ogni pensiero ed emozione, passandola all’esame di realtà, verità, congruenza.
Questo poi impari a farlo da solo.
E se non sei in terapia e non puoi, fallo direttamente da solo.
E notiamo che così passiamo molto meno tempo ad evadere dal mondo, a sospenderci, a perderci nei piccoli vizi, e siamo moltissimo di più nella consapevolezza e presenza a noi stessi, che evita di sentirsi preda senza speranza di pensieri sconnessi, proprio perché abbiamo accettato che non ci sia più niente di inesplorato in noi. Ecco che abbiamo instaurato la nostra nuova struttura fondante, le mura reggenti tutta la nostra vitalità. Ti pare poco?
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4. La Paura Amplifica, la Gioia Semplifica
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Uscire dall’Incantesimo della Paura: Riepilogo
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