Una pace interiore raggiunta gettandosi con tutto sé stessi negli squilibri, è tutto.
Una pace controllata, viceversa, è la negazione della vitalità.
Mettiamo che non abbiamo dormito bene a causa di un brutto sogno….
Oppure che una preoccupazione, poi risolta, ci abbia lasciato comunque un’irrequietezza, un velo di trattenimento.
Ecco: non vi è mai capitato di metterci poi giorni, e alla fine, settimane, per riprendervi, per far fluire di nuovo a pieno regime, entusiasmi e “fondo corsa” nelle normali attività?
In questi piccoli casi si può vedere facilmente l’effetto pulizia e fluidità dell’intensità.
Se mi mantengo sempre sopra una certa soglia di piacere e coinvolgimento intenso, non incorro più in fenomeni di stop improvviso, e, se capita, dura molto meno e con effetti per niente invalidanti, perché so già che cosa mi sta succedendo. E mi sento così coinvolto che per forza di cose mi è più facile riprendermi.
Ad esempio, mettiamo che io abbia avuto uno scontro acceso sul lavoro.
Ora, se ho familiarità con la pratica dell’Intensità e della Leggerezza Profonda, so che la cosa migliore è rituffarmi presto in qualcosa che mi prenda molto e mi appassioni, sia sul lavoro che fuori, sempre ovviamente in positivo.
E non più a scervellarmi sui come e i perché mi sia successo e perdermi in preoccupazioni più o meno angoscianti, come ho fatto per decenni, su come risolvere il conflitto, prima di stare di nuovo bene.
Ora: qual è la pratica dell’Intensità che più pulisce le energie e le rigenera?
E’ la conoscenza e lo sviluppo del Proprio Scopo Primario.
Qui ne parliamo in abbondanza in molti punti.
Ma andiamo piano. Perché prima di arrivarci allo scopo primario, occorre fare tutto il percorso della Trasformazione del Carattere, che così tanto ci ha “svoltato” la vita.
Lo Scopo Primario è il premio che arriva al culmine dell’intensità. Quindi, ogni giorno, concentriamoci su questa.
L’Intensità e la seconda fase importante, dopo aver accettato in modo sano e rivelatorio che accade solo ciò che è naturale e non le fughe paturniose nelle realtà presunte e ipotetiche…
A questo punto, sono pronto per capire che solo ri-appassionandomi a tutto, anche solo come spirito, ritmo e velocità, adesione ad un principio, prima ancora che ad un contenuto, alla cosa, alla res latina, al quibus, posso riprendermi il famigerato gusto del quotidiano, così semplice in verità.
Quando lo si scopre, si tolgono incrostazioni inveterate, sovrimpresse, calcaree, piccole abitudini immodificate da troppo, troppo tempo.
Lowen lo ribadisce più volte e senza mezze misure:
Il divino in forma umana è l’estasi dell’orgasmo.
(…)
Lottando contro il destino ci si avvolge solo più profondamente nelle sue spire. Come un animale preso in una rete, più uno lotta più si lega strettamente. Questo significa che siamo condannati? Siamo condannati solo se lottiamo contro noi stessi. La spinta principale data dalla terapia è l’aiuto a smettere di lottare contro sé stessi.
(…)
Essere pieni di vita significa respirare profondamente, muoversi liberamente e sentire con intensità.
Alexander Lowen
“Que corra l’aire!”, dicono i nostri amici castigliani.
Ecco, il piacere ci re-investe proprio come se ri-aprissimo le finestre dopo tanto tempo.
E scopro l’unica verità degna di questa vita: se mi connetto alla parte migliore di me, i conflitti si disinnescano.
Noi la chiamiamo Felicità per darle un senso di inafferabilità.
Ma non dovremmo chiamarla Intensità?
Che cos’è la Felicità se non è Intensità?
E’ come l’occasione di un trasloco che faccia piazza pulita, non solo di cose ma anche di ambienti e persone, atmosfere e stati d’animo e incertezze, soprattutto incertezze.
Aaaah, si riapre il respiro e si riaccendono i cassetti: i quali sono pieni di che? Andiamo a vedere. Di nuovo a vedere. Questo è l’impeto giusto. Lo sentiamo di nuovo.
Quanto tempo era che non lo sentivamo…
La pioggia nel pineto ritorna a lavarci via tutto.
Su le soglie del bosco non odo
Parole che dici umane
Ma odo parole più nuove
Che parlano gocciole e foglie lontane.