Innanzi tutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione!
Paul Gauguin
E’ una malattia. La gente ha smesso di pensare, di provare emozioni, di interessarsi alle cose;
nessuno che si appassioni o creda in qualcosa che non sia la sua piccola, dannata, comoda mediocrità.
Richard Yates
Non dimentichiamo che le piccole emozioni sono i grandi capitani
della nostra vita e che obbediamo a loro senza saperlo.
Vincent Van Gogh
C’è sempre un’emozione rimossa, preponderante, che occorre riprendere e seguire ed esprimere e far diventare cardine della propria rinascita.
Spesso è la rabbia. Come afferma Lowen: la rabbia è l’emozione che guarisce.
Ciò perché la spinta all’auto affermazione e alla reazione è la più grande che abbiamo.
Ed è anche la più repressa nella nostra educazione famigliare e sociale.
Ma in molti casi può essere una sana tristezza. Nel mio caso, il passaggio cruciale è stato ammettere la paura.
E attraversarla.
E attendere che si trasformasse ogni volta.
Questo attendere con fiducia che si trasformi è il segreto.
Ri-attraversare tutto il giro delle emozioni, vuol dire proprio questo.
Non significa certo -al contrario- che un’emozione per noi difficile ci possa NON essere più, di colpo, e sparisca dalla nostra vita. Non è possibile. Punto.
Molti, moltissimi, dei disagi delle persone che vengono a farsi aiutare deriva dalla mancanza di questa informazione fondamentale:
Nessuna emozione può sparire per sempre dalla nostra vita, soprattutto se è collegata ad un trauma.
E si badi bene il soprattutto.
Pertanto, se un’emozione è difficile per noi, possiamo solo aprirci ad essa, in modo nuovo e sano, per permetterci ogni volta di familiarizzare con lei, e lasciarla andare, fino a che non ritorni, e non ci travolga più, e si trasformi di nuovo in una nostra preziosa alleata.
L’emozione è la nostra vitalità, non possiamo non volerla o desiderare di annientarla. E se non comprendiamo che è questa volontà di andare contro la nostra natura che ci provoca disagi e sindromi ventennali, allora non possiamo desiderare pienamente il benessere, perché lo cerchiamo nell’altra direzione, opposta e controvento e su una strada irta di fatica e delusione.
Per questo, a volte è più d’una emozione a presentarsi e a guidare il cammino. perché sono tutte collegate nel nostro tessuto emotivo. Noi non siamo una sola o un paio di emozioni, noi siamo tutto il giro di giostra delle emozioni.
Ma in ogni caso, c’è sempre un’emozione, in terapia, che guida la trasformazione di Sé.
L’Emozione Scardina.
Se non c’è emozione non c’è cammino.
L’Emozione Esplode i blocchi caratteriali, come un fiume in piena. E di questa esplosione abbiamo finalmente bisogno: che tutto fluisca.
Quindi, c’è proprio l’istruzione, in terapia bioenergetica:
Stai a contatto con questa emozione. Potrebbe essere la cosa più importante della tua vita, ora che l’hai ricontattata.
Avverti chi ti sta vicino da dove viene e che cosa stai facendo. Chiedi di starti vicino in questa evoluzione, non far del male a te e agli altri, ma…
… prova ad aprirti ogni giorno a questa emozione, che sia rabbia o chissà cos’altro… è lì sotto ad ardere da decenni. Chiede spazio. Lasciale spazio.
Permettile che ti guidi. E non che ti travolga. In modo attento e non avventato, certo, ma vivaddio vitale. E vedrai che ricchezza ne viene fuori.
Perché?
Perché quella che tu chiami rabbia, o paura o tristezza o gioia irrefrenabile e maniacale, è solo energia.
Che avrebbe dovuto fluire e trasformarsi in altre emozioni e renderti libera, ed ora, può finalmente tornare a farlo.
Ecco, questo discorso, più o meno, arriva a presentarsi a tutti, ad un certo punto della terapia corporea.
Ed è una rivoluzione degli intenti.
Ci fa uscire dalla testa e dalla volontà. Finalmente.
Non vedevamo l’ora e non lo sapevamo.
E’ come una prospettiva nuova. Una Visione Radicata. Dall’emozione, appunto.
Un respiro moolto più consapevole.
Uno specchio enormemente più vero di noi stessi.
Ora, direte voi, come si fa, ad aprirsi a questi leoni in gabbia e ad affrontare le conseguenze di questa apertura? Come si fa in questo marasma di carenza totale di istruzioni, insegnamenti, informazioni che invece dovrebbero accompagnarci fin dalla adolescenza?
Si fa come continuiamo da soli a fare. Con tentativi ed errori. Ed alcune conoscenze importanti.
Informazioni che sono connesse:
- all’immagine di sé che emerge dall’accettare l’emozione chiave che sentiamo (ad esempio: se mi arrabbio chi sono realmente? Mi fa paura? E’ per questo che non mi concedo di farmi liberare da questa sensazione di rabbia dirompente?)
- alla nuova metafora che ci guidi
- all’atto simbolico necessario per esplorare e affermare noi stessi.
Qui vogliamo soffermarci invece sull’informazione altrettanto basilare che le emozioni sono integralmente connesse al corpo e dal corpo esse si sprigionano.
E su quanto sia importante sempre partire e ritornare e curare e rammentare che a questa sensazione che parte dai tessuti corporei siamo destinati. E’ il punto di partenza e di arrivo di tutto.
Ma insomma: bastava così poco? -ci diciamo. Era sufficiente lasciarsi fluire nel vento delle emozioni ed accettarle per come sono e per come siamo noi?
E dircelo prima, no, eh?
Dobbiamo ogni volta trovare da soli la strada? Conquistarci con le lacrime e i fendenti ogni piccola conquista? Sì, è così.
Ma quanta vita nuova?
E che bel respiro ci porta?
Un passaggio, tratto sempre dall’esperienza del fondatore della Bioenergetica, rende bene questo cammino che ciascuno di noi dovrebbe attraversare in terapia:
Essere più vitali e provare più emozioni è spaventoso. Ho lavorato con un giovane il cui corpo era assai poco vitale: era teso e contratto, i suoi occhi erano spenti, il colore della pelle giallastro, il respiro superficiale. Respirando profondamente e facendo alcuni esercizi, il suo corpo divenne più vitale: gli occhi si fecero più brillanti, il colorito migliorò, sentì dei formicolii in alcune parti del corpo, le gambe cominciarono a vibrare.
Ma a quel punto disse: “E’ troppo per me, non lo sopporto”.
Penso che siamo tutti, chi più chi meno, nella situazione di quel giovane.
Vogliamo essere più vitali e sentire di più, ma ne abbiamo paura. La nostra paura di vivere si vede dal modo in cui ci teniamo occupati per non sentire, corriamo per non doverci fermare di fronte a noi stessi, ci stordiamo di alcool e droghe per non sentire il nostro essere. Dato che abbiamo paura della vita, cerchiamo di controllarla o dirigerla. Crediamo che essere trasportati dalle emozioni sia cattivo o pericoloso.
(…)
Richiede che ci fermiamo e che smettiamo di agitarci, che ci prendiamo il tempo di respirare e di sentire. In questo processo possiamo sentire il nostro dolore, ma se abbiamo il coraggio di accettarlo ne trarremo anche piacere.
Se possiamo guardare in faccia il nostro vuoto interiore, troveremo l’appagamento.
Se possiamo attraversare la nostra disperazione, scopriremo la gioia.
E in questa impresa avremo bisogno di aiuto.
A. Lowen, Onorare il corpo, p.124, Astrolabio editore.
Torna a Emozione Corporea e Pratica Bioenergetica: Riepilogo
- Le Sessioni di Esercizi di Bioenergetica
- Promozioni Bioenergetiche
- Guarda il video: L’esperienza Bioenergetica