Leggerezza Profonda: 45. L’Energia Più Alta è Sempre per gli Altri

“Quanto meno abbiamo, più diamo.
Sembra assurdo, però questa è la logica dell’amore.”

Madre Teresa di Calcutta

L’energia non è mai per sé e indirizzata.

Se faccio qualcosa per me, mi costa sempre fatica.

 

Se mi dedico e basta, mi dedico come scelta, mi dedico altri altri, questo gesto rimane, illumina.

Questo è il motivo per cui “chi meno ha, più dà”, come dice Madre Teresa.

 

Perché per dedicarsi agli altri non serve niente. E poi, chi non ha niente, può solo aprirsi a chi gli è accanto.

Anzi, aggiunge sempre Madre Teresa: “Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quando amore mettiamo nel dare.”

 

Vuoi trovare la tua piena energia? Dedicati agli altri.

Con tutto te stesso. Passa la soglia del livello energetico appena sufficiente. E spenditi totalmente. Per trovare il tuo scopo nelle cose che fai. E per trovare soddisfazione nelle relazioni con gli altri. Passa la soglia del farlo per fare. 

E non pensare a come fare.

Decidi semplicemente che lo farai per sempre. Emozionati. Credici fino in fondo. E lascia che accada.

 

James Hillman dice: esci dallo specchio e affacciati alla finestra.

Fino a quando ti occuperai dei tuoi problemi non potrai trovare la loro soluzione.
I tuoi problemi sono creati ad arte dal sistema caratteriale che si auto riproduce e auto alimenta. Non vuole la soluzione.
Vuole solo energia. A discapito della tua.

 

Quando ti dedichi ai problemi -veri- degli altri, dimentichi di colpo la soluzione ai tuoi problemi e sei già fuori dalle tue questioni irrisolvibili.
Ora, non hai più bisogno di nulla per vivere perché ti senti già pieno. Per il fatto stesso di donare.
Prima, non riuscivi a trovare nulla mai e poi mai che colmasse il vuoto.

Ora è bastato indirizzare la tua vita alle leggi di natura, rinunciando a colmare qualsiasi esigenza.

L’energia è uno stato.

C’è o non c’è.

Se mi dedico alla connessione con la fonte, se decido di sentirmi emozionato e coinvolto, sempre, se non esisto per me, nel sensi delle solite questioni irrisolte, la riconoscenza negli occhi degli altri, e dei miei nei loro, è già tutta la mia energia.

 

Un racconto di un Kalidou Koulibaly, Calciatore famoso, è emblematico di questa realtà dell’animo umano:

Sono cresciuto in una città francese chiamata Saint-Dié, dove c’erano molti immigrati: senegalesi, marocchini, turchi. I miei genitori venivano dal Senegal. Mio padre è arrivato per primo in Francia, era un boscaiolo. Ma prima di ottenere quel lavoro, venne a Parigi senza documenti e lavorò in una fabbrica tessile. Sette giorni alla settimana. Lo ha fatto per cinque anni in modo da poter risparmiare abbastanza soldi da portare mia madre in Francia. E poi, Little Kalidou è nato a Saint-Dié. (Il mio nome è stato scelto dal Corano)”. 

Giocavo tutti i giorni in un piccolo parco vicino a casa. Il campo era metà erba e metà cemento e spesso dovevamo fermare il gioco per lasciare passare le macchine. C’erano tantissimi immigrati nel quartiere quindi giocavamo Senegal contro Marocco, Turchia-Francia, Turchia-Senegal. Era come il mondiale tutti i giorni. Io non avevo la PlayStation a casa mia, quindi entravo, mi toglievo le scarpe e mi rilassavo come se fosse casa mia. Ero il benvenuto. Se la nostra vicina mi diceva: “Kalidou, vai al negozio a prendere del pane”, andavo al negozio come se me l’avesse chiesto mia madre.  Quando cresci in un ambiente del genere sono tutti tuoi fratelli. Eravamo neri, bianchi, arabi, africani, musulmani, cristiani, sì ma eravamo tutti francesi. Avevamo tutti fame, quindi si andava a mangiare tutti cucina turca, o venivano tutti a casa mia a mangiare piatti senegalesi”,

“A mia madre piace raccontare una storia sulla prima volta che siamo tornati in Senegal. Avevo sei anni ed ero un po’ spaventato. Era la prima volta che incontravo tutti i miei nonni e cugini, ed è stato uno shock vedere come vivevano le persone in altre parti del mondo.Tutti i bambini giocavano a calcio senza scarpe e  io ero davvero turbato da questo. Mia madre disse: “Kalidou, togliti le scarpe. Vai a giocare come loro”. Alla fine, mi sono tolto le scarpe e sono andato a giocare a piedi nudi con i miei cugini. Qui che inizia la mia storia calcistica”. 

“Ricordo che durante Francia-Senegal del Mondiale 2002 dovevamo andare a scuola.  Il maestro guarda l’orologio e dice “Mettete tutti da parte i libri. Ora guarderemo un film educativo, che sono sicuro tutti troverete molto noioso”. Prese il telecomando e selezionò il canale della partita, poi disse: “Questo sarà il nostro segreto”. 

“È stato uno dei momenti più belli della mia vita. C’erano 25 bambin in classe – turchi, marocchini, senegalesi, francesi – ma eravamo tutti insieme. Ricordo così chiaramente dopo la vittoria del Senegal, tornando a casa dopo la scuola, vedevo tutti i genitori dei miei amici senegalesi che ballavano per strada. E poi, perché tutti erano così felici, anche i genitori dei turchi e dei francesi iniziarono a ballare con loro. Questo è il calcio, questo era il mio quartiere. Puoi avere tutto nella vita: soldi, macchine bellissime. Ma non puoi comprare da nessuna parte queste tre cose: amicizia, famiglia e serenità”. 

 

La storia del pensiero umano è intrisa totalmente di questa verità:

La gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza di pensieri crea profondità. La gentilezza nel donare crea amore.
Lao Tse

L’insegnamento deve essere tale da far percepire ciò che viene offerto come un dono prezioso, e non come un dovere imposto.
Albert Einstein

In amore non essere un mendicante, sii un imperatore. Dà e resta semplicemente a vedere che cosa accade…
Osho

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