L’Enigma del Furetto

 

Nella realizzazione del noto proposito “buttiamoci fuori di casa”, sono capitato in serate davvero inaspettate, organizzate da un gruppo di terapeuti cosiddetti olistici, in un circolo, ristorante, centro culturale.

Ti trovi in mezzo a chiropratici, esperti di PNL, di numerologia, massaggi di ogni tipo, di lettura di I Ching e così via, in uno splendido incrocio tra culture occidentali e orientali. Ognuno offre quel che sa fare. E in una serata, puoi girare di postazione in postazione e provare i trattamenti che desideri. Si chiama “Vitamine per L’anima”. Bello, no? Allora mi butto. E una ragazza-medicina, così si definisce, mi vede il compito che mi è stato dato in questa vita e qual è il mio animale guida. Oh mamma.

Mi siedo e rimango sorpreso e affascinato. Lei mi dice che -interrogando chissà chi su di me- vede un furetto (ecchediavoloèunfuretto…?) alle prese con un secchio in cui cade sempre dell’acqua, goccia a goccia. Il furetto crede che nel secchio ci sia un buco da cui quest’acqua possa defluire, ma non è così; controlla e non è così. Il compito del furetto è scoprire come riuscire a mantenere l’acqua in costante equilibrio senza che fuoriesca… Come farà? Questo è il compito che ti è stato dato in questa vita.

Apperò. Mica male, eh? Eppure rimango di sasso. Perché è proprio quello che mi capita da anni e forse in realtà da sempre. Affrontare e risolvere problemi apparentemente paradossali. E aiutare gli altri a farlo. E’ questo il lavoro di un terapeuta: cos’altro se no?

Non solo, ma da diversi anni mi interrogo, cerco e studio paradossi, contraddizioni e antinomìe. Adesso so che –ogni volta che si fa un passo avanti- si risolve un problema apparentemente inaffrontabile. Esistono due tipi di paradossi secondo la mia esperienza e quattro modi per affrontarli.

Il primo è …

…il classico paradosso della vita quotidiana. Di norma sono tutte quelle istanze opposte che ci portano stress: in azienda, ad esempio, è ridurre i costi e aumentare i ricavi oppure raggiungere obiettivi ancora più alti con diverse risorse in meno.

Nella vita quotidiana, questi paradossi sono talmente connaturati nella nostra giornata che non li nominiamo nemmeno come tali:
– riuscire a far quadrare le proprie esigenze personali e quelle dei figli;
– essere presenti sia a casa che sul lavoro;
– riuscire a ricavarsi momenti preziosi per la coppia anziché essere travolti dagli impegni quotidiani.

Alcuni studiosi affermano addirittura che questa abilità sia direttamente proporzionale alla carriera: più siamo in grado di comporre paradossi, più saliamo in alto nelle gerarchie delle responsabilità. E io credo che sia molto vero.

Il secondo tipo invece si presenta quando le istanze sono contraddittorie a livello personale, privato, e assumono i caratteri del paradosso dentro di noi. E così –se nel primo tipo possiamo trovarci di fronte ad un impasse- nel secondo siamo in un doppio impasse: non possiamo fare né una scelta né il suo contrario. E’ un vero e proprio dilemma: qualsiasi cosa noi scegliamo sappiamo che non sarà comunque ciò che ci soddisferà. Lo sappiamo perché di solito è già capitato troppe volte: … dopo, ci ritroviamo a non godere di quel che ci siamo procurati con le nostre stesse mani. Allora, che fare?

Allora, il problema non è scegliere questa o quella specifica cosa che ci renda felici, perché non la troveremo, bensì, ad un livello più profondo, capire come e perché una parte di noi non vuole essere soddisfatta e serena oppure non sa come fare. Questo io di solito lo chiamo il Falso Paradosso, perché ha una spiegazione ad un altro livello e quindi non bisogna accettarlo, ma riformularlo, parlarne, vederlo da un altro punto di vista ecc.

Una ragazza mi contattò perché non sapeva scegliere tra il marito e l’amante. E ciò la stava avvilendo. E sapete qual è la risposta più comune a domande come questa? Non ha importanza non sapere chi ti piaccia di più. Non avrai mai una risposta precisa a questa domanda se la poni in questo modo. Quindi mettiamola per un momento da parte. E interessiamoci invece di sapere che vita fai, che cosa cerchi da un rapporto e quanto conosci chi sei e che cosa vuoi: solo alla fine ti emergerà chiaro perché ti ritrovi in situazioni come questa. Di solito ogni scelta importante tra due grandi alternative non si risolve mai nella scelta tra l’una o l’altra. Margherita Buy, nel film “La Settimana della Sfinge” chiedeva a Paolo Hendel: “Ma perché tutte queste donne?!”. “Come perché? Perché una è troppo!”.

Questa contraddizione è molto disturbante per chi la formula, ma reca in sé la verità che si cela sotto situazioni apparentemente inspiegabili. Quindi è in realtà una grande opportunità per capire se stessi.

Alcuni esempi:
– vedere la soluzione per stare meglio, impegnarsi con tutte le nostre forze e poi invece ricadere irrefrenabilmente nei vecchi comportamenti problematici;
– ritrovarsi a fare qualcosa che eravamo sicuri ci liberasse dalle vecchie atmosfere e invece ci incasina ancora di più;
– battersi strenuamente per qualcosa e alla fine capire che in realtà non ci interessa per niente.

Io pratico la bioenergetica che è una psicoterapia corporea, ed il corpo è pieno di comportamenti paradossali ogni volta che si blocca. Ma è formidabile come il corpo -se curato- “riunisca”, integri, indichi la via della profondità, molto di più che la testa e la parola insieme.

Ad esempio, abbiamo paura e allora siamo tesi e all’erta. Stando all’erta non vediamo altro che paure e preoccupazioni, fino a vedere anche paure dove non ci sono, o non sono così reali. Pertanto, la cosa migliore da fare è essere sereni nonostante la paura: e non è un paradosso questo? Capito? Ecco l’Enigma del Furetto.

In un caso di manifesta impotenza sessuale, un giovane uomo è riuscito a riaffermare la propria virilità solo rifiutandosi di fare l’amore, di sottomettersi in una relazione evidentemente “down”. Cambiata partner, sparita l’impotenza: non è affascinante che anche per curarci occorra passare per apparenti contraddizioni?

Ci sono quattro modi di affrontare i paradossi:

1) FERITA. La prima posizione è proprio questa del blocco, dove purtroppo non si reagisce, si fugge, si diventa un po’ cinici, ci si cura con troppe medicine, si accetta tutto e ci si indurisce. In termini tecnici bioenergetici: se mi lascio andare sarò comunque deluso, o punito, o insoddisfatto, ecc. secondo il tema di ciascun carattere bioenergetico (cioè 5 tipologie di armature corporee + 2 ulteriori).

Allora posso solo farmene una ragione e barcamenarmi da solo vivendo in modo molto parziale e contratto. C’è un lavoro che normalmente si fa in terapia e che conduce a sentire questo blocco, principalmente familiare, di atmosfera, di permessi non avuti in passato.

Ad esempio, Alessio si presentò con un classico dilemma: si sentiva brutto anche se era molto bello. Scavando, si scoprì che soprattutto non credeva di essere “abbastanza importante”, che lui “valesse mai la pena per gli altri”. Da bambino era brutto davvero ma da ragazzo, dopo anni di apparecchio per i denti e un’operazione per lo strabismo, era diventato alto, di aspetto molto gradevole e robusto. Eppure, a distanza di 15 anni, continuava a sentirsi senza importanza. Quindi il suo tema aveva a che fare con qualcosa di più profondo dell’aspetto fisico.

Un altro esempio è quello di Giovanna: non si è mai sentita riconosciuta dalla propria famiglia. E la vita l’ha sempre rimessa “al proprio posto”. Anche ora, da adulta, si sente non considerata, si “sbatte” per avere riconoscimenti professionali, ma sente che non lì raggiungerà mai. E allora cosa può fare?

 

2) TEMA. E’ questo un classico esempio della seconda posizione, o modo, di affrontare il paradosso; seguendo il caso di Giovanna: non è vero che io non sono degna di amore o di considerazione… Allora reagisco, ci metto tutto me stessa per uscire da questa sorta di maledizione che la vita mi ripresenta… In altri termini: prima o poi ce la farò, vi manderò tutti a quel paese, voglio essere finalmente libera, autonoma, degna, all’altezza ecc.

In sostanza è la lotta quotidiana per dimostrare a se stessi e agli altri che esiste un altro destino per me e che me lo merito. Cosa c’è che non va? Che questa seconda posizione, se agìta senza consapevolezza, consigli, ricerca, terapia, in molti casi si basa –di converso- sul rafforzamento involontario dell’altra posizione, la prima.

Vale a dire:

– da A voglio passare con tutto me stesso a B quindi riconosco A in tutta la sua potenza.
– E sono in pieno gioco -dentro di me- tra A e B, perché A non esiste, è un’illusione.
– Ma se A non è vera, sono in realtà degno di amore quindi non devo dimostrare a nessuno di esserlo: anche B quindi non è vera.
– Allora l’effetto è grottesco perché sono già bello e abbellendomi sempre e dove non ne ho bisogno allontano gli altri anziché avvicinarli… e tutto il travaglio mi serve solo per ripiombare nella prima situazione di cui sopra, detta anche posizione depressiva.

Non conoscete nessuno che si ritrovi immancabilmente sempre nelle stesse solite atmosfere, spesso esagerate, nonostante tutti gli ripetano che quel che gli capita in realtà se lo va a cercare?

 

Evvabé, e quindi? Il furetto direbbe: pensaci, che puoi fare?

Ci hai pensato? Alla fine ci sono solo altre 2 possibilità: la terza e la quarta posizione da cui ripartire per vivere meglio.

 

3) RITIRO: La terza viene comunemente chiamata “imparare la lezione”. Io la chiamo “on/off”: non mi faccio più fregare come prima. Vivo un po’ più ritirato, accorto, ci sono quando dico io (on) e non ci sono quando non mi va (off). NON sarò più generoso e disponibile come prima, sono stato un fesso finora ecc…

Che cosa c’è di strano? E’ che questa non è altro che una posizione da 6–, molto saggia se considerata un punto di svolta per ripartire ma non vale se ha il sapore della rinuncia e del ritiro. E spesso lo ha.

Anche qui: non ne conoscete nessuno che abbia preso questa posizione di vita, vero?

Per esempio, Giovanna non tenta più di essere riconosciuta sul lavoro e sente la tristezza degli estenuanti tentativi fatti per decenni nel cercare di meritarsi il riconoscimento degli altri. Quindi smette e si sente molto sollevata.

Alessio non cerca più di fare di tutto per impressionare le sue partner. E’ un grosso passo avanti per entrambi perché hanno svelato il paradosso del secondo tipo: finalmente ho capito; mi dico che faccio di tutto per risolvere i miei problemi, ma in realtà mi massacro di fatica per ottenere il contrario… avere ogni giorno la conferma che non potrò mai sentirmi all’altezza -nel caso di lui- e mai realizzata e valorizzata -nel caso di lei… Sì, certo, però Alessio rischia di restare da solo e Giovanna di non essere comunque soddisfatta.

Ricordate la legge dell’attrazione? Se noi comunque non investiamo più in qualcosa d’irraggiungibile, l’universo lo sente e ci manda quel che ci meritiamo.

 

4) TRASFORMAZIONE. E veniamo allora alla quarta posizione, quella della verità. La posizione parte dalla profondità e dalla fiducia nel proprio Sé (insieme di Io + desideri e bisogni corporei + emozioni):

“se quanto introiettato da piccolo non è vero, allora io posso sentire questa istanza, questa paura, questa rabbia o tristezza che sia, ma non agirla. E posso finalmente fare da solo quel “pezzo di strada” che a casa mia da bambino non mi era permesso di fare…”.

 

Non conoscete nessuno che ha problemi col denaro, che non lo sa chiedere? Oppure che non riesca a farsi valere o che non gioisca mai pienamente?

Riprendendo l’esempio di Alessio:

“se non sono brutto, so che posso oggi sentirmi sostenuto da me stesso e magari da affetti e da amici fidati -o da un aiuto esterno- e vado lo stesso verso una ragazza che mi piace nonostante il cuore mi balli in gola e io mi senta una vera schifezza in confronto a lei…”.

La grande differenza che posso cogliere oggi è che io –da adulto- ora posso scegliere. Si chiama: sentire e seguire il proprio vero Sé, senza più meccanismi di difesa dell’Io. Facile a dirsi, direte voi… infatti, è facile a dirsi ma con consapevolezza si può anche realizzare. E’ questa la differenza.

 

Succede tutti i giorni, in terapia. (Ma va?). Il “fai da te” in questi casi è consigliato con cautela perché occorre pazienza, tanta pazienza, tentativi ed errori, indicazioni, confronti, consapevolezze, riflessioni. Le resistenze sono forti dentro di noi. Se io mi limito a capire con la testa, il mio corpo può ancora rifiutarsi di cambiare abitudini, emozioni parassite, trovare altre strade, evitare boicottaggi vari… in una parola, il corpo può somatizzare, dando comunque segnali importanti di richiesta di rispetto di certi tempi e meccanismi, di gradualità.

Volete un esempio? E’ tanto tempo che ho capito l’importanza di fare cambiamenti nella mia vita e non sempre tutto ciò è privo di contrasti dentro di me… Un paio di settimane fa mi sono fermato a riflettere su quanto profondi erano questi contrasti e che cosa andavano realmente a “urtare” in me. Ma mi son detto: “ok, respira, registra e vai avanti”.

Allora succede che adesso vi sto scrivendo con accanto le stampelle poiché –ahimé- sono caduto rovinosamente in bicicletta, prendendo una bella botta al femore e al tendine dell’inguine. Nulla di grave o di rotto, ma sapete che cosa dice il libro dei sintomi e delle simbologie della Meta Medicina (“Ogni Sintomo è un Messaggio”, di Claudia Rainville, caldamente consigliato)? Che quando ci si fa male in quelle precise parti del corpo, vuol dire che si stanno affrontando cambiamenti per i quali sentiamo antiche opposizioni dentro di noi… (Maddai!?).

In ogni caso, Alessio può così, in questa quarta posizione, aprirsi con fiducia nonostante ciò che sente dentro. Iscriversi a seminari per interesse vero in cui sentirsi a proprio agio, cercare la soddisfazione e non la compensazione delle proprie incapacità e smetterla così di preoccuparsi, relazionandosi con le persone che lo circondano per quello che è e non per come dovrebbe essere. Sarà più facile trovare qualcuno da cui farsi vedere in modo autentico…

C’è una bella frase a questo proposito, non ricordo detta da quale donna famosa, credo fosse Mae West:
gli uomini si affannano a mostrarci i loro presunti pregi
mentre ci conquistano quando ci fanno vedere i loro difetti…

E Giovanna? Ha smesso da tempo di voler lavorare nel settore che aveva pre-scelto per dimostrare a tutti di essere brava… Ha iniziato così ad accettare quel che arriva dal lavoro e dagli affetti come naturale e come parte della propria storia. Ad essere triste per ciò che la propria famiglia le ha impedito di sentire. Ma con molta più voglia di vivere con maggior soddisfazione e senso dell’esistenza, qui ed ora.

Tuttavia attenzione: l’importante è sapere che avremo sempre queste quattro posizioni tra le quali oscilleremo. Fanno parte di noi. Ma contano i tempi che passiamo in ognuna di esse, e il “peso” che continuano ad avere per noi. Insomma, basta conoscerle, perciò ve le metto in questi schemi, poco ortodossi e molto utili.

Infatti, la domanda sorge spontanea a questo punto: che ci faccio con queste informazioni?

Secondo me, tantissimo. Per cominciare, se volete, potete appuntare paradossi che potreste contribuire a risolvere: il Furetto è lì che scalpita.

Nel prosieguo vedremo come i paradossi ci portano dritti dentro precisi meccanismi ancora più interessanti, di cui parleremo a parte:

“L’inversione di causa e conseguenza” (La Metafora del Quando)

“la profondità anziché la pesantezza” (Check-list: Piacere al Posto di Tempo).

Intanto vi allego nelle righe seguenti uno schema di intervento sul paradosso. Ne vedremo delle belle. Paradossali, ma belle.

Nei prossimi passi, vedremo il Cammino della Trasformazione del Carattere, così come indicato dai maestri bioenergetici e rivisto da noi in modo da fornire utili strumenti quotidiani per la costruzione del proprio benessere.

 

Riconoscere e affrontare un Paradosso

  • Come si presenta un paradosso
  • Paradossi e Polarità. Definizioni ed essenza
  • La visione della vita senza paradossi
  • I tipi più importanti di paradosso
  • I paradossi personali e quelli di lavoro
  • Come si affronta un paradosso
  • Il corpo: i paradossi buoni e non buoni
  • Sentire il paradosso e non agirlo
  • Individuare cosa c’è sotto: essere consapevoli di ciò che è più profondo tra i due estremi
  • La scomposizione: e se fosse un falso paradosso?
  • Il metodo self applicato al paradosso: cosa vedi, cosa fai, come puoi fare il salto di qualità e come finalizzare…
  • Qual è la visione più corretta
  • Che cosa faccio attualmente su questo tema
  • Che cosa posso fare di diverso
  • Quali sono i temi cruciali più profondi
  • Quale piano d’azione e finalizzazione?
  • La tecnica delle due sedie: le alternative del paradosso
  • Lo sviluppo del dialogo interno
  • La gestione ecologica delle decisioni
  • Ogni paradosso ha un circolo vizioso
  • La ricerca dei circoli virtuosi

 

 

La Ferita è un Dono

Riepilogo

Per altri punti:

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Esplodere l’Emozione

Per info sul prossimo incontro sul tema La Ferita è un Dono

 

Leggi il programma completo degli incontri de La Trasformazione del Carattere 2018

 

Programma degli incontri di Terapia di Gruppo Bioenergetica 2016

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