Visione Radicata: 40. L’importanza dell’Atto Simbolico

Scale, scale a pioli, scalinate e rispettivamente il fare le scale,
tanto in salita quanto in discesa,
sono rappresentazioni simboliche dell’atto sessuale.

Sigmund Freud

 

 

Il simbolo non è né allegoria né segno,
ma l’immagine di un contenuto che per la massima parte trascende la coscienza.

Carl Gustav Jung

 

 

 

L’importanza dell’Atto Simbolico

 

“E’ bastato quell’attimo di consapevolezza e mi sono vista!- mi dice Cristina.

Mi sono finalmente guardata allo specchio sia fisicamente che dentro di me. Ho visto i miei vizi, le mie paure, il mio peso, le abitudini. E mi sono detta: ma come diavolo stai vivendo?!? Questa non sei tu!.

Allora ho voluto proprio fare una cerimonia! Ho bruciato il pacchetto delle sigarette con tutta la plastica sopra, come simbolo di un modo di vivere. Respirare la schifezza di quell’odore, dire a me stessa: adesso basta! Ma per tutta la vita!
E mi sono accorta -solo dopo- che è proprio quello che dici tu a proposito dell’Atto Simbolico”. 

 

Ecco: momenti e dichiarazioni come questa arrivano una bella mattina in tutte le persone in terapia.

L’atto simbolico sancisce, dichiara e testimonia a noi stessi una nuova condizione, appunto.

  • Quindi c’è l’illuminazione (Vera Immagine di Sé);
  • e c’è qualcosa che la sancisca (Atto Simbolico).

 

Ma che cosa definisce un Atto Simbolico?

E perché è importante per la salute e il benessere?

Ogni rito, ogni azione importante, che sia risolutiva, è un Atto Simbolico.

E via via che si sta meglio, ogni azione che compiamo diventa sempre più significativa, quindi connessa, incisiva, rappresentativa di una direzione, quindi simbolica.

E’ questa l’informazione da sapere.

Quel che sto facendo, è la rappresentazione
di quale aspetto importante per me? -occorre chiedersi.

 

Qui ci occupiamo della Visione Radicata e di come lavorare sulla nostra vera immagine di sé, ma anche gli altri ambiti, relativi alle fasi precedenti, dal Rito di Accettazione, alla Lampada di Luce e al Cambiamento di 30 Giorni, sono Atti Simbolici. Ad esempio, quello di accettazione dimostra la scelta di non andare più dietro ai fantasmi, bensì verso ciò che c’è, che è tanto, sempre e in ogni occasione, e non serve che arrivi altro.

Ma qui, nella Visione Radicata, di cui ci occupiamo adesso, ci muoviamo ormai con miglior padronanza di queste dinamiche.
Allora possiamo più facilmente vedere quanto il lavoro di terapia proceda e funzioni come fossimo sempre inseriti in un rituale, un Atto Simbolico appunto, che origini da una Emozione Chiave, si nutra di una Nuova Metafora, e faccia fiorire la Vera Immagine di Sé e così via, secondo 4 assi di sviluppo, che vediamo in queste note.

 

Emozione Chiave            Vera Immagine di Sé

 

Atto Simbolico                 Nuova Metafora

 

Quindi procediamo con calma, punto per punto.

 

A che momento siamo del lavoro su di sé?

La persona che assume consapevolezza di quel che le succede davvero, e che sente di stare cambiando, ora, nella nuova realtà interiore, si rende conto di aver già messo in strada dei mutamenti e oggi si ritrova un sistema strutturato per il benessere, dove ognuno degli elementi è connesso agli altri.

Come fare ad esempio a sapere che è un atto simbolico davvero, quello che compio, se non ho una metafora che lo regga? Altrimenti è un acting out, cioè una coazione automatica che non so da dove viene e quindi nemmeno dove andrà a finire davvero.

Vale a dire che, ovviamente, ogni cosa che compiamo è espressione di qualcosa. Ma non vi è mai capitato di sentire che stavate facendo qualcosa di assolutamente importante per voi, ma senza sapere minimamente che cosa fosse realmente, e perché?

E non vi è mai capitato di vedere qualcuno dare in escandescenza, dimettersi o terminare una relazione, o decidere d’impulso, ma senza sapere perché lo abbia fatto? E poi ritrovarsi perduto e solo con i cocci di una vita da rimettere assieme?

 

Ciò accade perché ad un certo punto, quando sentiamo di dover dare una svolta, occorre sapere che cosa è importante che ci sia prima della decisione e che cosa dopo, quale elemento necessiti sempre una connessione al nostro mondo interiore e che tutto finalmente sia facile come una fioritura.

 

Per fortuna, in questa stagione di cambiamenti, se abbiamo seguito i cammini precedenti, di accettazione e così via…. di solito siamo già in buona parte avvertiti che -se c’è qualcosa che stona- occorre fermarsi a capire cos’è e analizzarlo alla luce di ciò che abbiamo scoperto sul nostro benessere.

E non si scappa: ognuno ha il proprio sistema di sentire il proprio benessere.
Che può essere automatico e ancora poco strutturato, oppure consapevole, adulto e maturo.

Manca spesso infatti l’informazione di come si inserisce quel che facciamo ogni giorno nel nuovo sistema di benessere. Di come funziona e a che cosa fare attenzione.

 

Torniamo all’esempio di prima del bruciare il pacchetto di sigarette:
se il gesto resta fine a se stesso, e la persona continua a sperperare denaro o a riempirsi di alcol o altri vizi, vuol dire che non ha il quadro d’insieme che gli dia una motivazione superiore:

non c’è connessione con qualcosa di più grande,
una metafora ispiratoria, un’immagine di sé migliore,
connessa e collegata, che lo spinga molto di più
e lo sorregga non solo da non farlo vacillare,
quanto da fargli affrontare
con facilità ed entusiasmo
ogni nuova sfida.

 

Per questo motivo l’Atto Simbolico trova la sua ragione sempre all’interno di una metafora, una storia, un principio di causa-effetto a cui connettersi e di cui essere la fioritura che ne conchiuda il senso generale, e lo disveli.

“Ah, ecco- ci fa dire. Allora sì, adesso quadra, adesso capisco il senso di tutto”.

Perciò, quando non riusciamo nei nostri intenti, non solo con vizi e cattive abitudini, ma con aspetti più prioritari e fondanti: affetti, lavoro, scelte di vita… è sempre perché non abbiamo un sistema più profondo, tutto collegato, in cui “mi vedo davvero come sono e conosco i passi collegati che devo compiere per mantenere la rotta”.

 

La storia di un ragazzo ebreo tedesco rende bene questa sintesi. E’ una storia letta su un giornale recentemente, in occasione della consueta giornata della memoria.

Il padre, pochi giorni prima dell’invasione della Polonia, porta il ragazzo oltre il confine tedesco e lo affida a qualcuno che lo terrà al sicuro. Lo saluta e lo rende consapevole che probabilmente non si vedranno mai più. L’addio è straziante. Lo avverte: “Tu sei l’unico tra i tuoi fratelli che probabilmente riuscirò a salvare da questa persecuzione. Vivi per noi, vivi con intensità, vivi ogni istante della tua vita”.
E si salutano in fretta.
Tutti i suoi famigliari perderanno poi davvero la loro vita pochi anni dopo, in un campo di concentramento.

Intervistato ora, ormai ultra novantenne, quest’uomo parla dell’atto simbolico che ha effettuato per tutta la vita: la restituzione.

“Non potevo fare altro che restituire, ogni giorno, la vita che mi era stata donata. Quindi ho solo e sempre aiutato le persone in difficoltà. Lavorando, certo, avendo una mia famiglia, ma in ogni momento libero e soprattutto dopo, in pensione, ho consacrato la mia vita alla restituzione. Era la cosa che mi dava più senso e mi donava una pace e una sintonia impossibile senza”.

L’atto simbolico per lui è esserci e donare per prima cosa, ogni giorno. La metafora che regge questo atto è la restituzione.

 

Questa metafora è stata molto utile alla mia cliente di cui poco sopra, Cristina, che è afflitta da sempre dalla mancanza. Adesso di denaro e di affetti, ma da bambina era di considerazione e di calore. Insomma, mancanza diffusa, generalizzata e totale. Abbiamo insieme deciso che poteva allora essere per lei la giusta posizione di vita e metafora e atto simbolico, quello di donare.

“Se io dono, devo per forza partire dalla metafora di abbondanza che tutti mi dicono io rappresenti per gli altri. E solo questo può invertire la rotta”.

Si badi bene che lei comunque aveva sempre praticato sconti a clienti ed era estremamente comprensiva con coloro che non potevano pagare, ma solo perché si sentiva carente come loro.

Carente / Sacrificata / Impossibilitata /Esclusa.

Ma mai aveva riflettuto sulle implicazioni dei messaggi che la vita le continuava a mandare.

Poi, appunto, un giorno le fu finalmente chiaro.

“Se i clienti non mi pagano e io da sempre mi sento sola, sfigata e mancante, allora, forse, sono solo io che devo donare senza chiedere nulla, almeno per una parte della mia vita, della mia settimana. Perché solo adesso mi vedo per come sono! Sono io che alimento questo pantano! Perché è da una vita che respiro la precarietà e la speranza vana! Non hai idea di che cosa ho visto di me! Sono io! Solo io! A mandare avanti tutto questo.

E ho capito che invece, solo con uno spirito puro, totale e totalizzante posso invertire questo flusso come merito, da sempre! Io non avrò mai l’abbondanza che non ho avuto da piccola! Ma basta farci i conti una buona volta e voltare pagina! Quindi mi comporto ogni giorno finalmente libera, come se avessi 80 anni, come se fossi finalmente fuori da questa carenza atavica, che ho nel sangue. Non è più importante. Mi pongo al di là della condanna inverosimile, antica e oggi falsa, di non avere diritto, altrimenti continuo a proiettarla ogni giorno su tutto.
E non hai idea di quale respiro di sollievo!
Io dono, e siccome tutti mi dicono che sono preziosa, anche se io non lo sento, restituisco, regalo a profusione e senza fine. Come se avessi forze e risorse inesauribili”.

Pura / Totale / Abbondante / Disinteressata / Generosa / Coinvolta / Potente / Libera / Leggera

 

E questo, solo questo, settimana dopo settimana, ha sbloccato completamente la sua vita. Il calore, l’energia, la riconoscenza, la stima e l’attrazione che le persone hanno iniziato a sentire per lei, stanno facendo sì che il denaro e le relazioni, allo stesso momento, stiano arrivando in una forma meravigliosa, intensa e costante, sconosciuta prima. E proprio perché non se l’aspetta più. Per sempre.

Ogni atto simbolico pertanto è espressione della metafora, ispirazione, immagine interna motivante e ispiratrice, che regge una COERENZA INTERNA ai nostri comportamenti.

 

Altrimenti, se l’atto non è connesso ed espressione di una storia forte che ci accompagni, è distruttivo e confuso, esplosivo magari, ma fine a se stesso.

 

Ma, ora, come si trova e si sceglie l’Atto Simbolico adatto a ciascuno di noi?
Vediamolo.

Visione Radicata: 41. Come si Trova l’Atto Simbolico

 

 

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