Piaceri: il primo sguardo dalla finestra al mattino,
il vecchio libro ritrovato, volti entusiasti, neve, il mutare delle stagioni,
il giornale, la dialettica, fare la doccia, nuotare, musica antica,
capire, musica moderna, scrivere, viaggiare, cantare, essere gentili.
Bertolt Brecht
E va bene! Vi parlo dell’inversione del piacere. Del corpo che produce piacere e di come sia una rivoluzione copernicana rispetto alla vita mentale e virtuale e doverosa che conduciamo oggi.
Lo faccio perché parliamo spesso in queste note dell’integrazione tra mente, corpo ed emozioni che si raggiunge in Bioenergetica, ma rimandiamo spesso alla prova concreta: vale a dire che risolviamo tutto in un “provare per credere, non si può descrivere”.
Invece no: qualcosa si può dire. Si può rappresentare la sequenza minuto per minuto del piacere esplosivo che parta dal corpo e che arrivi solo dopo, in un secondo tempo, alla testa, e solo attraverso le emozioni.
Quindi l’inversione del piacere è ciò che sperimentiamo nella nostra vita così poco adattata alla realtà naturale delle cose: mi convinco, mi costringo, mi devo dare una mossa, mi do un obiettivo, devo pormi un obiettivo, devo farcela nella fatica, quando avrò superato tutte le difficoltà, allora…
In questo senso, inverto il punto di partenza da quello di arrivo, perché sono convinto da decenni che non posso fare altrimenti.
Macché. Si può fare naturalmente. Ed è così semplice:
tutte le volte che sento di partire da un pensiero, un assunto di base, che poi mi costringe a strutturarmi per realizzare proprio quel pensiero/progetto/reazione, allora semplicemente, non otterrò altro che routine faticosa, sempre simile a se stessa:
- La Fatica mi porterà Fatica
- L’Insoddisfazione, altra Insoddisfazione
- Il Conflitto, sempre nuovi Conflitti
- L’Incomprensione, chissà come mai, una volta chiarita con difficoltà, altra Incomprensione.
E così via. Nel più grande e ricorrente punto interrogativo delle nostre giornate: la sensazione di trovarci “punto e a capo”.
E di non aver capito davvero qualcosa d’importante che è lì e toc, toc, ci ritorna a cercare. Non è vero?
Però scusa, la nostra vita è strutturata così. Come possiamo fare? Cosa dovremmo fare?
Dovremmo sapere che questa è una prospettiva totalmente innaturale. Tutto qui. E di conseguenza trovare in tutti i possibili rivoli della nostra settimana, abitudini NON per tornare al corpo, bensì per partire dal corpo e dalle emozioni.
E lo facciamo tutti. Solo che ci organizziamo da soli, senza dircelo.
Qui indichiamo come “Corpo“ una sintesi, non lo sport o meri esercizi, bensì una serie di istanti importanti in cui ci sentiamo pieni, grati, profondi e leggeri allo stesso tempo, in connessione con noi stessi, i desideri e le prospettive, come se avessimo trovato la giusta misura, e sapendo che è lì che ci attende ogni giorno.
Vuoi dire che il benessere si allena? Che ci si predispone alla Felicità?
Esatto, ma anche di più: che si cerca in direzione contraria al senso comune, e senza grandi illuminazioni.
Ri-tornare al corpo andando in palestra è quindi diverso dal ri-partire dal corpo ogni giorno e dalle sue priorità.
Ho rivisto recentemente il Film Il Giorno della Marmotta, tradotto in italiano con il titolo di Ricomincio da Capo. Fatelo anche voi. Spiega molto bene non solo il messaggio esplicito, che cioè possiamo passare solo dall’egoismo all’altruismo, bensì il come si fa, su che cosa concentrarsi, ogni santo giorno che la vita ci manda su questa terra.
Ed è la purezza di ogni istante in cui ci dedichiamo alla gioia e al coinvolgimento con gli altri, attraverso la condivisione totale, la presenza emotiva dedicata, l’arte e la bellezza delle cose, senza aspettarci mai più nulla di nulla, perché già il dono che abbiamo nel respirarci dentro questo donare/ricevere doni allo stesso tempo, è già tutto. E ditemi se il periodo eccezionale che stiamo vivendo, non ha proprio questo segreto da svelarci.
Alcuni esempi:
Ilaria partiva da un dovere ab initio, familiare, sociale, brianzolo.
Una specie di onnicomprensiva fatica di vivere, di conformarsi, di rispondere ad un giudizio. Pertanto, la sua sensazione interiore, era una macchina cervellotica che si metteva in moto al risveglio e che fagocitava azioni per alimentare sé stessa e tutto il sistema di conseguenza.
Ripartire dal corpo, per lei, ha rappresentato dapprima un lusso, poi un’eccentricità, poi una piccola strada, per arrivare infine ad una realtà interiore completamente diversa.
Era cominciato tutto con una scelta di seguire, come hobby, per carità, un corso di Yoga. Poi di passare a dei rituali di benessere quotidiano, legati al corpo: esercizi, alimentazione, scrittura di pensieri altrimenti perduti, respirazioni, consapevolezze, psicoterapie diverse, alla fine finalmente una terapia corporea, negoziazioni su principi semplici, di libertà reciproca e non più di obbligo, ridefinizioni di priorità, sviluppo di passioni.
E tutto fino a sfociare in cambio di lavoro, fondazione di un’associazione, scoperta di condividere il cammino già da tempo con un’altra anima lì vicina, che prima nemmeno vedeva, costruzione entusiasmante di una casa e di una famiglia, fino all’accoglienza di una figlia, come una fioritura, ad illuminare tutto di grazia infinita.
Cosa avete sentito? Esatto, una sequenza inesorabile di piccoli atti e decisioni di dettaglio, le quali hanno valore immenso SOLO perché fini a se stesse e al puro piacere di metterle in atto, e senza alcun rimando a nulla.
Atti simbolici, che costruiscono vite diametralmente opposte, ma che si basano tutte su atmosfere terze, fuori dal contesto, non oppositive ad un dato di fatto:
lo schema è A= Problema; B=Apparente sforzo per superare il problema ma che alla fine non lo risolve e in realtà lo alimenta; oppure che, se lo risolve, non fornisce la soddisfazione che promette.
Per questo C=la soluzione è porsi fuori da una modalità disturbata, ereditata, non endogena, non pertinente alla vita che vorremmo da sempre vivere, per respirare molto più dentro, e ridefinire tutto. Che non è altro che quello che i nostri maestri di riferimento chiamano: trasformazione del carattere.
Una bella intuizione di Chesterton, ci informa proprio sulla sfumatura che manca da comprendere in questo processo.
La vera difficoltà dell’uomo non è di godere i lampioni o i panorami, non di godere i denti-di-leone o le braciole, ma di godere il godimento, di mantenersi capace di farsi piacere ciò che gli piace.
G.K. Chesterton
Questo è proprio lo stesso senso che ha trovato Federica, di cui parliamo spesso in queste righe, la quale non poteva semplicemente essere potente… ma non ha solo deciso di “essere potente“, non sarebbe bastato.
Ha dovuto comprendere come si fa, e per lei è stato, attraverso la presenza corporea ed emotiva senza più fughe: il corpo e l’arte espressiva.
Alexia invece non poteva…. Non poteva qualsiasi cosa: indipendenza, realizzazione, sensazione di autodeterminazione. E non è stato facile per lei smettere di ribellarsi a questo ricordo imposto e non più reale, ma accettarlo di sentirlo in sottofondo per tutta la vita, senza però agirlo mai più.
Quindi…. Vi capita di essere schiavi dei vostri pensieri, ossessioni, compulsioni, sistemi acquisiti o conoscete qualcuno che lo sia? Ecco, ripartire ogni mattina che l’Universo accende su questa terra dalla rieducazione al piacere emotivo, corporeo, animale, naturale. Eccola la strada per percepire di nuovo la vita esplosiva in tutto e per tutto.
Ora, per ciascuna delle persone di esempio di cui sopra, il cammino attraverso gli esercizi di Bioenergetica ha rappresentato la danza dei movimenti che vedete nel film che abbiamo citato sul Giorno della Marmotta che si ripete sempre uguale.
Qualsiasi sia il periodo che stai vivendo, anche una clausura imposta, sempre attraverso gli stessi esercizi devi passare, sempre alle stesse leggi della natura ti devi sottomettere, tutte le mattine, tutte le settimane. E quando capisci che lo puoi fare solo con onore e piacere, ogni istante, allora davvero la tua esistenza cambia e s’illumina.
Per ognuno di questi esempi, potremmo infatti dare una sequenza di fotografie di come li abbiamo visti evolvere nel re-immergersi negli esercizi settimanali.
Nel film Il Giorno della Marmotta (Ricomincio da capo), come nella vita, per passare al fatidico “giorno dopo”, occorre consacrarsi a questi valori e a queste leggi, nulla di meno. Al vederle, valorizzarle e onorarle ogni giorno. Fino alla totalità del fondo del fondo della piccola azione.
Provate. E non vi chiederete più che cos’è il cambiamento.
Non è nella novità,
è nell’abitudine che troviamo i più grandi piaceri.
Raymond Radiguet
In sostanza e conclusione, è davvero un meccanismo curioso, quello che si è creato negli ultimi 200 anni, e che ci fa sentire naturale e comunemente accettato qualcosa che invece inverte la propensione spontanea a stare nel flusso del coinvolgimento. E ci vieta il piacere per poi spingerci a ri-conquistarlo a patto che non ci riusciamo.
Due allora sono gli aspetti essenziali per re-invertire il prima e il dopo, la causa e la conseguenza, il necessario e l’effimero.
Il primo, come abbiamo visto, è sapere che siamo destinati alla ricerca della sintesi emotiva secondo natura. E in che cosa consista: quale sensazione sentire e quale no.
Vedere e accettare e lasciarsi andare in questa danza naturale ogni giorno. Danza in cui siamo tutti-tutti-tutti inseriti nella scoperta di che cosa e di come ci faccia bene in sé.
E le persone non fanno altro che cercare questa formula, ogni stagione della vita.
E il secondo, come conseguenza, è concentrarsi sul processo, non sulle cose. Possiamo solo sintonizzarci sul modo dei modi. Con tutto noi stessi.
Posso solo sentire che sto in una sintonia tra me, ciò che faccio e le relazioni con gli altri. E solo questo conta.
Il resto, le cose e le persone e le attività che ci circondano sono solo la declinazione di questa sintonia.
E davvero, se ci giriamo intorno, vediamo che esistono solo due tipi: chi l’ha capito e chi no.
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