Dopo essersi conosciuti abbastanza, aver fatto un bel cammino introspettivo, l’unica possibilità è cambiare vita? Lavoro, casa, affetti? In una parola: stravolgere tutto?
Cioè, vista dall’altra parte, se fai un cammino su di te e lo fai profondamente, poi non puoi più fare la stessa vita di prima?
Oppure la puoi fare proprio perché stai meglio?
Non è un vero cammino su di sé se non si conclude con una cambio radicale all’altezza delle conoscenze acquisite su di sé, consapevolezze, verità, respiri nuovi?
Vi spiego perché me lo chiedo.
Ho visto My Octopus Teacher. Vedetelo. Respirateci dentro. Non è solo una meravigliosa opera d’arte, è pura vita a cuore aperto. E ditemi se è possibile per il protagonista, tornare alla vita di prima. Credo sia uno dei più bei film di sempre. Ma la domanda alla fine, mi è venuta: l’excursus, la parabola, la linfa vitale gettata e fatta saltare in aria dalla storia, da tutte le storie come questa, non deve necessariamente avere un fine, inteso sia come scopo che come finale, di trasformazione totale?
Adesso sento di sì. Non sei proprio più quello di prima. Non puoi proprio più lavorare come prima, amare come prima, muoverti in ogni giornata come prima. Non lo riesci proprio più a fare materialmente.
Ecco.
Che il cammino vi sia propizio allora, e la luna nuova.
Per me invece, si apre una prospettiva inedita, mai vista prima in questa luce, in forma come al solito di domanda. Potrei chiedere a me e ai miei clienti, nessuno escluso, ogni volta:
– “E adesso, che stai meglio, come cambierai la tua vita, gli equilibri, il lavoro, gli affetti, la casa, il denaro?
– Perché?
– Perché se no è aver fatto finta. E la parabola del cambiamento non è compiuta”.
Potrei fare così?
E io? Quante porte riesco ad aprire e soprattutto a chiudere davvero?
Mi aiuta vedere gli angloqualcosa. Come parlano. Come vengono intervistati. Come raccontano. Quanto sono capaci di cambiare vita così: in uno schiocco di dita. Dal Canada alla Florida, dall’Oregon al Texas, dalla sera alla mattina.
Noi no. Eh, noi no. Bah.
Perché invece per loro, dalle loro parole, dagli stati d’animo, dalle scoperte fatte e ormai acquisite, il cambiamento non è proprio nemmeno in discussione?
Non lo so. Ma loro sembrano dircelo. Si cambia vita totalmente. E il resto sono cose piccole piccole. Dettagli. Boom.
Provate a vederlo questo film. Netflix. Ma si trova anche in streaming. E’ un documentario. Ma di una potenza e di una suspence notevoli. E chiedetevi alla fine, non è importante e non svelo niente della storia, se lui poi, può ritornare a fare la vita di prima, che poi era moltissimo giá di suo bellissima.
La domanda sullo stravolgere tutto o meno sarà un’esagerazione che forse ci viene proprio dall’emozione che abbiamo appena vissuto.
Non lo sappiamo. Tuttavia, resta.
Prendiamola anche al contrario: un individuo che capisca che la totalità della sua vita, o più banalmente il tennis, come mi sta capitando con un cliente in queste settimane, sono “reami” dove a quella specifica persona scatti lo stress, la prestazione, inarrivabile della sua famiglia-educazione-ambiente-carattere. Ecco: alla fine-fine, conoscendo tutto di sé, per star bene deve necessariamente cambiare vita? E smettere totalmente il tennis? Oppure come Agassi, riscegliere il tennis perché è l’unica cosa che sa fare? Può continuare a fare ciò che faceva prima?
Lo so, non c’è una risposta univoca. Ma tendenzialmente, può vivere meglio e fare meglio quello che già faceva, oppure ha da cambiare radicalmente per star bene?
O ancora, banalmente, prepararsi ad entrambe le cose e poi vedere che succede?
Certo, mollare tutto è più facile. E il mondo anglosassone con i suoi cambi radicali e la fede in questo mito del poter sempre ricominciare altrove, aiuta di molto.
Ma comunque, è possibile anche da noi? Oppure è possibile che si resti attaccati alla paura tutta nostra (forse solo italiana?) del capire e non cambiare, per carità, quasi nulla, dopo?
Ecco, sono tutte riflessioni importanti.
Che non portano a nulla, ma aprono squarci sull’universo.
Come ad esempio: eh, ma allora è meglio cambiare per cambiare, ogni tanto, come i cicli di 12 anni del calendario cinese a cui si riferisce un personaggio famoso che vede la sua vita rivoluzionarsi e trasformarsi radicalmente ad ogni ciclo.
Oppure banalmente, traslocare ogni pochi anni, perché ci obbliga a buttare il nostro vecchio sé. Altrimenti quello ci resta azzeccato addosso.
Che fare?
Niente zio, stai sereno. Ma fatti domande.