Prepararsi a trascorrere la notte in rada,
al tramonto in Corsica, Bio a Vela 2015
Stare nell’incertezza
fa fiorire doni
Si parla molto in questa nostra epoca di due aspetti della medesima medaglia:
- di benessere corporeo, di salute
- E, dall’altro lato, di meditazione, del giusto distacco, di trovare chiarezza, lucidità, consapevolezza di sé; quindi di terapia, spesso alternativa, personale, mista; di giusta filosofia di vita per se stessi, per i propri valori; di trovare la formula migliore per salvaguardare la soddisfazione e recuperare il senso di ogni giornata che valga la pena di essere vissuta…
Io, da anni e anni, ho iniziato a meditare attraverso il Bacino. Rientrava sempre nei cambiamenti di 30 Giorni che cominciai tanto tempo fa e poi ho mantenuto. L’occasione è stata un corso di T.R.E. (Trauma Relaxing Exercises. E’ di un ex allievo di Lowen, David Berceli. Cercatelo su internet, per me è stato rivelatore).
A ciascuno la sua meditazione, direte voi. Gli italiani meditano notoriamente in bagno. Oppure correndo, o in bicicletta… si tratta almeno di 10 milioni di persone… non sottovalutiamone l’importanza.
Adesso io medito a letto o sul divano o in piedi, in posizioni e tempi che variano a seconda dei bisogni e che prima erano inediti nella mia vita.
Perché ho scelto questa forma? Perché è una meditazione di movimento, come andare a correre, ma senza sforzo e soprattutto è di “abbandono”. E poi perché si basa su osservazioni del mondo animale: ogni essere trae giovamento da questa specie di ”passaggio dal corpo”.
E poi perché mi fa muovere l’unica radice di tutti i benesseri: il bacino.
Muovere il bacino è la chiave di tutti gli accadimenti della nostra vita:
ciò che sentiamo esprimiamo e assimiliamo attraverso il bacino
fa sbocciare fiori nella nostra vita.
Una conferma mi viene anche dai uno dei miei più cari maestri, Luciano Marchino, che ne parla a proposito della ri-evoluzione anche se io l’ho scoperto quando già la praticavo. E’ stata una conferma preziosa.
Il nostro (modello) si sviluppa in sei stadi: partendo dalla inconsapevolezza, giunge alla consapevolezza, che è la condizione della rievoluzione. Ecco le fasi di quella che possiamo chiamare dissoluzione creativa dell’armatura.
1. inconsapevolezza: viviamo i nostri blocchi come naturali;
2. sorpresa: ne riconosciamo la qualità di blocchi;
3.compromesso: ci accorgiamo di quanta energia stiamo consumando per mantenerli attivi, ma rinunciare ad essi ci fa sentire in pericolo di morte, perché ancora ci indentifichiamo con essi;
4. rabbia e depressione: incominciano ad emergere le emozioni bloccate -dolore, rabbia, desiderio, paura, erotismo- e il loro irrompere è correlato alla paura di impazzire;
5 accettazione: i blocchi perdono la loro rigidità e noi diveniamo più fluidi, più in contatto con la nostra vera realtà (grounding);
6. rievoluzione: raggiungiamo un miglior livello di organizzazione e complessità interna che promuove il nostro accesso alla dimensione spirituale.
Luciano Marchino, Monique Misrahil, Risvegliare l’Energia, Mimesis/Forntiere della Psiche, pagg- 69-70.
Allora, perché è necessaria qualsiasi forma di meditazione corporea che attraverso il corpo attivi le emozioni? Perché spiega ed introduce molto bene il quinto e unico modo sano di reagire ai paradossi…
Nell’inserto del blog che si intitola “L’Enigma del Furetto”, ho messo in fila i diversi modi di affrontare i paradossi che ci fanno star male.
E tra questi modi, quello che sembra funzionare è proprio arrendersi e non arrendersi contemporaneamente, paradossalmente… la trasformazione, in sostanza.
- Ricordiamo, il primo è la Ferita: vivere costantemente l’abbattimento, l’angoscia e il blocco del Diritto Negato nella nostra educazione, che ha provocato appunto la Ferita Caratteriale. Senza informazioni, consapevolezza e senza riuscire a vederne il dono, possiamo solo vivere nello sconforto, confusione e insoddisfazione. Questa è la condizione principale che porta in terapia.
- Il secondo è il Tema Irrisolto della nostra esistenza: lottare con tutto se stessi apparentemente per i propri obiettivi, ma in realtà per contrastare questa angoscia, questa Ferita, con orgoglio infinito, ma con l’unico risultato di confermare la sofferenza che non abbiamo mai accettato. E’ una vera e propria posizione di vita costante, con cui tutti abbiamo a che fare. In altri contesti viene detto Karma o Copione.
- Il terzo è il Ritiro. Dopo tanto tempo passato a cercare soluzioni, oscillando soltanto tra Ferita e Tema, impariamo la sconfitta e perdiamo la speranza, e allora preferiamo vivere ritirati, senza farci più tanto male, ma senza pienezza, rassegnati, appunto.
- E il quarto allora è l’Adattamento, che attenua, ottunde e relativizza la sensazione di progressione e ci fa adattare fin nella forma mentis a non poter avere mai la giusta pienezza, così privi della risoluzione reale delle difficoltà.
- Solo il processo di Trasformazione del Carattere, invece, come abbiamo già indicato, può ricondurci alla Leggerezza Profonda, allo scopo di benessere e pienezza che stiamo cercando e ad una vita consistente e motivante.
Tale processo di trasformazione prende ciascuna delle 4 posizioni di vita ricordate sopra e le trasforma appunto:
Ferita > Accettazione Incondizionata
Tema > Leggerezza Profonda
Ritiro > Evoluzione Sostenibile
Adattamento > Visione Radicata.
la Trasformazione ha il dono di radicalizzare le fasi della terapia e portarle fino in fondo.
Una spruzzata di benessere superficiale, infatti, non serve e illude ancora una volta, senza portare da nessuna parte.
Vuoi star bene? Accetta di trasformare tutta la tua esistenza, seguendo un filo che ti conduce attraverso 5 leggi della natura, 5 paradossi, 5 scoperte e posizioni di vita corrispondenti.
Ne ha scritto molto bene Stephen M. Johnson, nel suo “Stili Caratteriali”:
(…) l’organismo reagisce alle frustrazioni ambientali non soltanto tramite un cambiamento comportamentale ma anche con delle reazioni nella muscolatura volontaria e involontaria. Quando incontra negatività e frustrazione continue e apparentemente inamovibili, il giovane organismo, nel tentativo di sopravvivere, comincia a inibire gli impulsi che sembrano generare questa negatività o a contrarsi in difesa da essi. Questa reazione, nell’organismo, è manifestata da una contrazione dei muscoli che inibiscono gli impulsi. Questa contrazione diviene cronica, e come risultato può generare cambiamenti alquanto evidenti nella postura e anche nel funzionamento di vari organi del corpo.
L’inibizione muscolare dell’impulso è una manifestazione concreta e visibile della proibizione genitoriale o ambientale. È la manifestazione fisica del processo di introiezione. Questa assunzione della proibizione o della negatività dà inizio alla perdita del movimento, delle emozioni e del comportamento spontanei. Essa viene scelta solo perché è preferibile al dolore insito nel lasciar libere le naturali reazioni alla frustrazione cronica. La decisione di inibire è vissuta come una scelta di sopravvivenza. Il bambino in stato di dipendenza non può vivere in una condizione di guerra continua con l’ambiente e con gli stati interni di rabbia, terrore e disperazione cronici che accompagnano l’abbandono della spontaneità. Così, l’organismo si volge contro se stesso, inibisce i propri impulsi e interiorizza la battaglia tra i suoi bisogni immediati e le proibizioni dell’ambiente.
(…) Lo schema inibitorio diviene uno schema di sopravvivenza, che a sua volta diviene parte del sé ideale. Da quel punto in poi, il sé ideale è minacciato da un’espressione viva e spontanea, ed è mantenuto in vita dal controllo di questi stessi impulsi. Dunque le affermazioni su di sé di tipo cognitivo sotto forma di “decisioni da copione” ( “lo sono una persona comprensiva, che dà, pacifica” ecc.) rinforzano i blocchi muscolari.
Stephen M. Johnson. Stili Caratteriali, Crisalide Editore, pagg. 112-113-
Allora, la Trasformazione funziona in un modo che si capisce meglio se si prende ad esempio qualsiasi forma di meditazione.
Ogni forma di pratica corporea-emotiva agisce sanando paradossi: se non mi sento spontaneo a naturale, l’unica possibilità è PRATICARE COSTANTEMENTE qualcosa che apparentemente vada contro il buon senso che ci sentiamo ripetere ogni giorno nella nostra società.
Vediamo un esempio concreto. In terapia bioenergetica, o nelle sessioni di esercizi, l’esperienza del cavalletto bioenergetico rende bene questa soluzione del paradosso:
- Mi stendo sullo strumento di terapia, detto “il cavalletto bioenergetico”, sulla schiena, in una posizione scomoda e appesa all’indietro. Questo è uno degli esercizi che io e molti dei miei clienti compiamo tutte le mattine.
- La prima reazione naturale è la fuga: cerco di trovare una via d’uscita.
- Al contrario, dopo un pò, capisco che l’unica possibilità è cercare di accettare la forza di gravità. Io posso scegliere. Se accetto e non mi oppongo più, succede qualcosa: il corpo riprende a respirare e l’esercizio mi rigenera.
- Se si sceglie questa possibilità di accettazione, accade una sorta di liberazione: “la battaglia è realmente finita”. Non ci sono più: oppressione (ferita) e tentativi di soluzione (tema) oppure fuga (llusione, sopportazione, fantasia, abbattimento), bensì c’è una vita nuova, tutta da esplorare.
- E una rivoluzione copernicana.
- Il flusso, la carica del respiro, dell’entusiasmo, della voce, dell’emozione, ci portano dritti verso questo circolo virtuoso.
Tale consapevolezza è il motivo per cui le meditazioni bioenergetiche di movimento funzionano di più, e sono efficacissime e risolutive, perché appunto uniscono aspetti di chiarezza e lucidità all’integrazione che il movimento del corpo fornisce.
Per questo, nel nostro studio Self, si svolgono 2 Sessioni a settimana di Pratica Bioenergetica, o più comunemente dette Classi di Esercizi. Le quali altro non sono che connessione e integrazione nel corpo.
La Trasformazione di Amanda
La vita attuale di Amanda esprime bene questa nuova possibilità: per lei, fino a pochi mesi fa c’era solo una parola a tormentarla: mancanza, mancanza, mancanza. Oggi invece -nella sua pratica settimanale di bioenergetica- spinge con tutto se stessa per non essere più bloccata simbolicamente dai colleghi o dal compagno o da chiunque.
Prima si bloccava ogni giorno e non provava nemmeno più a far bene il proprio lavoro perché voleva disperatamente andare a farne un altro, di lavoro, e non voleva più compromessi. Voleva tornare a sentire solo fluidità e passione ogni giorno, ma soffriva e preferiva stare lontana da ciò che le piaceva. Tutto “doveva”, per forza, fin da bambina, essere difficile per lei: sacrificio, sacrifico, sacrificio, e “non ce la posso fare”: “Io non valgo, sono solo brutta e grassa”.
Quello che fa attualmente le dà -al contrario- padronanza; la fa stare bene e sentire utile.
“Ciò che voglio fare nella vita è aiutare gli altri a stare meglio e a lavorare meglio”.
Questa è la radice comune tra ciò che fa e ciò che vorrebbe fare.
In questo circolo virtuoso può finalmente trovare la propria soddisfazione e il senso di realizzazione di Sé.
E tornare, come moltitudini di noi, a rifiorire letteralmente.
La Ferita è un Dono
Riepilogo
Se si desiderano altre info e dettagli su come funziona una sessione di esercizi di bioenergetica si possono leggere i due successivi approfondimenti:
Torna a Emozione Corporea e Pratica Bioenergetica: Riepilogo
- Le Sessioni di Esercizi di Bioenergetica
- Promozioni Bioenergetiche
- Guarda il video: L’esperienza Bioenergetica
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Per info sul prossimo incontro sul tema La Ferita è un Dono
Leggi il programma completo degli incontri de La Trasformazione del Carattere 2018
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